giovedì 6 febbraio 2014

La preparazione atletica per una competizione

Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta

La preparazione atletica per una competizione richiede un impegno notevole di tempo e di fatica fisica.
Prepararsi a una gara diventa un investimento di energie fisiche e di tempo finalizzati alla miglior resa nel giorno della competizione.
La preparazione va programmata con la massima accuratezza, considerando il proprio potenziale atletico facendo riferimento alle competizioni e ai programmi di allenamento affrontati in precedenza.
E’ importante partire innanzitutto dalla consapevolezza che si ha nell’impegno in cui ci si sta per apprestare, considerando anche le precedenti preparazioni a competizioni simili, i momenti di difficoltà, di eventuali crisi, di infortuni e rinunce, e pensare a come sono stati affrontati e superati. Si può inoltre cercare di confrontarsi con altri atleti che hanno sperimentato una preparazione simile, a persone più esperte.
Si consiglia inoltre di stilare un programma di massima di allenamento che comprenda alcuni test importanti di allenamento o di gara, per valutare il grado di preparazione e capire quali ritmi sostenere per raggiungere il proprio obiettivo.

Sport: valori, doping e psicoterapia


A proposito della problematica del doping, Non si può non partire da questa piaga sociale che ogni anno fa vittime illustri come il ciclista Armstrong o il marciatore azzurro Schwarzer.
Bene, innanzitutto facciamo una distinzione sulle sostanze utilizzate. Per esempio gli anabolizzanti vengono usati soprattutto nel body building. Per quanto riguarda invece il ciclismo, si parla di emotrasfusione. Addirittura anche negli sport di concentrazione, come il tiro con l’arco per esempio, sono stati scoperti casi di utilizzo di beta bloccanti.
Quindi sì, c’è una trasversalità di sport colpiti purtroppo. Si tratta di farmaci, andrebbero usati solo sotto prescrizione medica. Per Armstrong e Schwarzer invece il problema è soprattutto mentale. Molti infatti investono tanto nello sport, forse troppo. Non viene più vissuta come passione, ma la disciplina sportiva viene vissuta come voglia di vincere, di essere riconosciuto. Poi subentrano altre cose, come gli sponsor, i mass media, che non possono accettare un fallimento.

lunedì 27 gennaio 2014

Consapevolezza attraverso il modello R.O.S.A.: Respiro, Osservazione, Sensazioni, Attenzione

Matteo Simone 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

“Il primo elemento chiave del coaching è la consapevolezza, vale a dire il frutto di un’attenzione estremamente focalizzata, di concentrazione e chiarezza di vedute.” 
 John Whitmore (1)

Modello R.O.S.A.: Respiro, Osservazione (interna ed esterna), Sensazioni, Attenzione (Fase contemplativa) (per stare bene).
Una possibilità di esplorare la realtà interiore e di percorrere il sentiero del qui e ora, della consapevolezza del momento presente. La tecnica più appropriata per esplorare la realtà interiore è la consapevolezza della respirazione.
Respiro nel “qui e ora”, momento per momento senza giudicare, è una forma di autoconsapevolezza, si resta in ascolto, in osservazione del respiro e delle sensazioni corporee, considerando che tutto sorge e tutto muore momento per momento.
Se siamo inconsapevoli delle nostre azioni presenti, siamo condannati a ripetere gli errori del passato, e non potremo mai riuscire a realizzare i nostri sogni nel futuro. 

Credere nel raggiungimento dell’obiettivo e passare all’azione

Psicologo dello sport, Psicoterapeuta


Utilizzando il modello O.R.A. (Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia) si definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’ importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto.
Attraverso l’ipnosi Ericksoniana si chiede di immaginarsi poi avanti nel tempo con l’obiettivo raggiunto:
Come ti vedi avendo già raggiunto l’obiettivo? Dove? Con chi? Come ti senti? Come è stato raggiungere l’obiettivo? Cosa hai fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono state le tue risorse? Come hai iniziato? Da dove sei partito? Quali difficoltà hai incontrato? Come le hai superate?
Sì passa al lavoro di Gestalt con la tecnica della “sedia vuota”: “tu sei avanti nel tempo e hai raggiunto l’obiettivo, visualizza te stesso sulla sedia davanti a te con obiettivo ancora da raggiungere, digli come hai fatto tu a raggiungerlo e come può fare lui”; “cambia sedia e diventa te con obiettivo da raggiungere, sei disposto ad impegnarti? Quanto credi in te stesso?”.
John Whitmore nel suo libro Coaching elenca alcune domande utili per passare all’azione:
“Che cosa intendete fare?
Quando lo farete? Questa è forse la domanda più ‘impegnativa’. Tutti possiamo avere grandi idee su ciò che ci piacerebbe fare o che faremo,  ma è soltanto quando fissiamo delle scadenze precise che la nostra azione passa a un livello di realtà.
La vostra azione vi condurrà all’obiettivo?

Incrementare le potenzialità di un team


Il punto di partenza per ogni intervento, progetto è la valutazione del contesto, delle persone e questo può avvenire conoscendo il contesto, le persone attraverso l’osservazione, il dialogo, il confronto. Un primo approccio è quello di chiedere informazioni relative al loro operato, alla loro persona, alle loro intenzioni, motivazioni, obiettivi, sicurezze, timori.
Bisogna fare un monitoraggio, una valutazione delle persone coinvolte, di come sono composti i team che siano aziendali, sportivi, squadre di soccorritori. E’ utile comprendere quali sono le risorse, le caratteristiche, le qualità occorrenti nei diversi contesti, nelle diverse fasi, cercare di potenziare, rafforare quelle che si posseggono già, sviluppare quelle che non si posseggono.
Si possono creare occasioni di incontro, confronto, per poter parlare, discutere, fare esperienza, per poter insegnare e far apprendere le buone prassi che portano all’eccellenza nei diversi settori e nelle diverse fasi del processo produttivo, sportivo, di intervento in contesti emergenziali.
John Whitmore nel suo libro Coaching elenca le caratteristiche che un team efficae e con un alto grado di erformance dovrebbe presentare: “Sostegno reciproco, cooperazione, fiducia reciproca, adattabilità, pazienza, amicizia, impegno, coraggio, senso dell’umorismo, entusiasmo, compatibilità, altruismo.” Inoltre Whitmore ilustra le fasi dello sviluppo progressivo di un team: “La prima fase è chiamata dell’inclusione.

L’esercizio del posto sicuro per ridurre lo stress

Matteo SIMONE 
3804337230- 21163@tiscali.it 

Lo psicologo si avvicina alla persona in difficoltà in punta di piedi, mostra la propria disponibilità all’ascolto empatico, si parla di empatia come qualcosa che serve a comprendere l’altro, a mettersi nei panni dell’altro, per capire il suo stato, la sua situazione, la sua sofferenza, il suo vissuto.

Tra lo psicologo e la persona si crea uno spazio protetto, si condivide uno spazio ed un tempo esclusivo, riservato a loro due, devono trovare una distanza che sia ottimale per entrambi e abitare questa distanza per il tempo stabilito o necessario, questo permette alla persona di fidarsi, affidarsi, sperimentarsi, parlare delle proprie sensazioni, emozioni.

giovedì 23 gennaio 2014

Autoefficacia nello sport

DJOKOVIC: “Ho cercato, sin da piccolo, di vedermi in campo l’ultima domenica di Wimbledon giocare la finale, per me è sempre stato l’obiettivo numero uno”. (1)

Intervento su misura (Tailoring): dopo un’attenta analisi della domanda, si personalizzerà il progetto di lavoro in base alle sue specifiche esigenze, alle sue richieste ed ai suoi obiettivi, alla personalità del cliente,
Per lavorare bene è necessario:
-      stabilire una sorta di “alleanza” sia con gli atleti che con l’intero staff;
-      la presenza di un clima di fiducia e di collaborazione reciproca con l’atleta e con le varie figure dell’equipe;
-      coinvolgere anche l’allenatore, il preparatore atletico e le altre figure professionali.
Si instaura una relazione basata sulla reciproca fiducia e tesa a permettere: ascolto empatico, l’espressione delle difficoltà, supporto psicologico. L’atleta e lo psicologo vivono uno spazio ed un tempo loro, riservato, esclusivo, derivato dal fidarsi da parte dell’atleta e dall’interesse dello psicologo a mettere se stesso e la sua professionalità a disposizione dell’atleta. Si tratta di incontrare l’altro che ha una esigenza, una difficoltà, un problema, stabilire un contatto reciproco.
Attraverso le osservazioni sul campo, si ha modo di cogliere le dinamiche tra atleti ed allenatori, le modalità di feedback da parte degli allenatori, le reazioni degli atleti ad allenamenti faticosi o dolorosi.

Translate