E’ quello che emerge da interviste ad
atleti che partecipano a competizioni estreme che comportano tante ore di gara
e di allenamento ed in percorsi e condizioni atmosferiche impervie. La fatica
esiste ma si riesce ad addomesticarla, ci si prepara ad andare oltre, ad fare
allenamenti sempre più sostenuti nelle diverse condizioni estreme, il fisico e
la mente si adatta un po per volta e tutto diventa gestibile e fattibile. La
mente aiuta tanto facendo un lavoro di immaginazione nel momento della gara,
immaginazione del percorso, della fatica che si farà, di quelo che potrebbe
accadere. Ed allora avviene che la preparazione è basata anche su questa
immaginazione, l’atleta sa quali sono le parti più difficili da allenare.
Anche la paura di non farcela,
dell’ignoto della gara estrema, delle condizioni atmosferica, queste paure si
possono addomesticare pensando che tutto ciò che può succedere in allenamento o
in gara fa parte della vita e, quindi ad ogni problema c’è almeno una soluzione
da poter trovare, il fisico e la mente si adattano alle paure e si scopre che
anche nel passato in certe situazioni si è avuto paura ma poi si è riusciti a
continuare, ad andare avanti, ed anche aiuta il fatto che altri simili a noi ci
sono riusciti ed anche all’inizio era dura per loro oppure anche loro avevano
paura ma poi ce l’hanno fatta e così se vogliamo anche noi possiamo riuscire
nel raggiungere i nostri obiettivi nello sport e nella vita. Riuscendo in ciò
diventano più addomesticabili e gestibili la fatica e la paurta ed allostesso
tempo si rafforza la mente, si eleva l’autoefficacia personale e si sviluppa la
resilienza.
La paura di
non farcela può portare a pensieri negativi e alla successiva ansia. In questi
casi è importante focalizzarsi sul respiro, fermarsi ed osservare quello che
succede ascoltando il respiro, pian piano il respiro rallenta, si può osservare
la diminuzione delle palpitazioni e del tremore delle mani.