Per essere chiamato
"traumatico" l'evento deve produrre nell’individuo un'esperienza
vissuta come "critica", eccedente cioè l'ambito delle esperienze
normalmente da lui prevedibili e gestibili.
Per il DSM IV, 1994, il trauma è “Un evento vissuto al di fuori della norma, estremo, violento, lesivo,
che minaccia o ferisce l’integrità fisica e psichica di un singolo o di un gruppo
di persone; in genere richiede uno sforzo inabituale per essere superato”.
Si può considerare il trauma da due
diversi punti di vista: se si considera l’aspetto oggettivo, si valuta prevalentemente la drammaticità
intrinseca all’evento.
Esistono eventi come l’abuso o la tortura, per esempio, che
sono esperienze dolorose e insostenibili per chiunque le subisce, e che si
connotano come esperienze oggettivamente traumatiche.
Se si considera la dimensione soggettiva l’attenzione si sposta
dall’evento al soggetto dell’evento.
In questo
caso è decisivo il modo individuale di elaborare l’evento traumatico.
Non ci sono
due persone che provino o manifestino il trauma esattamente allo stesso modo. Quel che risulta nocivo per una persona
può essere stimolante per un’altra.
Raramente l'attraversare tali
esperienze, pur se penose e difficili, determina lo sviluppo di una vera e
propria sindrome clinica, o il (PTSD). Perché un evento estremo, ancorché molto
doloroso, si traduca in una sindrome, è necessario il concorso di ulteriori
fattori personali ed esperienziali nella storia pregressa dell'individuo (quali
fenomeni di abuso e trascuratezza nell'infanzia, problematiche
psicologiche pregresse, etc.).