“Ciò
che non mi uccide mi rende più forte” (Friedrich Nietzsche)
La resilienza,
il cui significato è: “mi piego ma non mi spezzo”, sta a significare che il
vero campione esce fuori dalle sconfitte con più voglia riscattarsi, di far
meglio, di migliorare gli aspetti, le aree in cui ha mostrato carenza. Chi è
resiliente, infatti, non si lascia abbattere da una sconfitta ma ne esce
rafforzato, analizza i suoi errori e trova le giuste soluzioni per tornare a
vincere. È grazie a questa dote del carattere che si diventa campioni: alcuni
ci nascono altrimenti la si può sempre coltivare.
Il
concetto di resilienza è presente anche nelle persone che subiscono traumi,
quelli che possiedono questa caratteristica non vanno incontro a stress acuti,
o disturbi post traumatici di stress, ma ne escono più forti, con un valore
aggiunto. Gli individui che dopo aver vissuto un evento negativo attivano un
processo resiliente non rimangono “intrappolati” nel dolore ma risanano le
ferite assumendosi il controllo della propria esistenza e riorganizzando la
propria vita.
Essere
resilienti implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio,
affrontando le difficoltà grazie alle proprie risorse personali, relazionali e
contestuali. Le persone dotate di alta resilienza sono flessibili, sanno
adattarsi con prontezza a nuove situazioni.
Si
definisce resilienza la capacità di resistere alle frustrazioni, agli stress,
in generale alle difficoltà della vita. La resilienza permette la ripresa dopo
un evento traumatico, dopo un infortunio, dopo una sconfitta. La persona
resiliente possiede propensione a ricercare strategie creative di fronte alle
difficoltà. Essere resilienti significa essere duttili e flessibili, accettando
di sbagliare, sapendo di poter rivedere e correggere le proprie azioni.