Non si finisce
mai di imparare e di migliorare, importante è applicarsi, osservare, essere
presenti, determinati, avere passione e tutto diventa più facile e più fluido.
Ho chiesto a
René di rispondere ad un questionario di psicologia e sport per il benessere e la performance per conoscere
il punto
di vista dei comuni sportivi e dei campioni, quali sono gli aspetti che
incidono sul benessere e quali sulla performance, interessanti le sue risposte.
Ti
sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “A mio parere i campioni sono
quelli che partecipano a manifestazioni importanti (Olimpiadi, mondiali, ecc.)
o che comunque corrono forte (per capirci, correre una maratona sotto le 2h10).
Io mi sento un dilettante abbastanza forte.”
Qual
è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Il mio percorso sportivo
inizia molto presto. All’età di 4 anni mio papà e mio nonno mi mettono gli sci
ai piedi. Fino a 10 anni ho praticato sci di fondo e calcio. Poi, visto il mio
carattere chiuso, mollo il calcio e continuo con lo sci. A 13 anni inizio a
fare un po’ di atletica ma solo per un’estate perché vengo convocato nel
comitato regionale di sci di fondo e non riesco più a conciliare entrambi gli
sport. A 19 anni, dopo due medaglie di bronzo ai Campionati Italiani Junior
prima sulla 10 km a Tecnica Classica e poi sulla 20 km Pursuit (Partenza e
primi 10 km in Tecnica Classica per poi cambiare sci e continuare per gli
ultimi 10 km a Tecnica Libera), non vengo inserito nei centri sportivi e cosi
abbandono lo sci e vado a lavorare da Geometra. Inizio nuovamente con
l’atletica perché senza sport non riesco a stare, ma ormai ho 20 anni e non
posso pretendere grossi risultati in pista ma miglioro sempre di più. Entro in
fabbrica a fare i turni per riuscire ad allenarmi di più e poi mi proietto su
distanze lunghe dove i risultati stanno arrivando.”
I risultati stanno arrivando con il nuovo primato
personale in maratona per un atleta già medagliato ad altissimi livelli nello sci di fondo con due
medaglie di bronzo ai Campionati Italiani Junior.
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e/o performance? “Con la testa che ho, per
cercare di migliorare, in questi anni ho speso parecchio tempo in tanti piccoli
dettagli. Dai video durante la corsa per migliorare l’efficienza tecnica
all’alimentazione per eliminare i dolori alla pancia ed al fegato durante le
corse prolungate. Questi sono i fattori che ho curato maggiormente.”
Per arrivare ai massimi livelli non bisogna trascurare nessun aspetto
che può incidere nella performance e nel benessere dell’atleta e bisogna fare
attenzione al minimo dettaglio.
Nello
sport chi ha contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “Nei miei miglioramenti parte
del merito è dato al mio allenatore Giorgio Rondelli che mi segue dal primo
allenamento di atletica. Un’altra parte importante la ricoprono i miei genitori
perché mi aiutano in ogni cosa perché ci tengono a vedermi felice dopo i
risultati ottenuti.”
Per raggiungere massimi livelli è importante affidarsi ai massimi
esperti dell’allenamento e importante è anche il supporto di famiglia e amici.
La gara della tua vita dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle? “Di gare belle ce ne sono state
tante ma quelle che in assoluto mi hanno dato più soddisfazione sono state le
due maratone da 2h15. La prima a Firenze 2015 perché non mi aspettavo di
correre così forte alla mia terza maratona; la seconda a Francoforte 2016
perché ho corso con una facilità paragonabile a Firenze ma con una chiusura nel
finale più forte e con un margine nella parte centrale di gara che mi dà la
consapevolezza, sempre che la preparazione vada per il verso giusto senza
infortuni e con la giusta motivazione, di poter scendere sotto le 2h15 nei
prossimi anni (sperando già a Berlino 2017).”
Importante avere le conferme in gara dopo periodi di allenamento
impegnativi che comportano anche sacrifici in termini di dispendio di energie e
impegno di tempo al difuori dell’attività lavorativa.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “I
miei familiari mi assecondano, mi aiutano e mi spronano quando le cose non
vanno bene. Gli amici della corsa mi aiutano alcune volte negli allenamenti e
gli amici che non fanno parte dell’ambito sportivo, visti anche i risultati che
sto ottenendo, sono contenti di quello che sto facendo.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva? “Un episodio simpatico è successo alla maratona di Milano al mio
esordio sulla distanza. Dal km 13 mi si è affiancato il mio allenatore Rondelli
in bicicletta spronandomi ed incitandomi verso il traguardo. Continuava a dirmi
di puntare quelli davanti a me e quando io li passavo lui iniziava con quello
davanti. Quando si è accorto che davanti c’era il buco e non potevamo più
prendere nessuno dei fuggitivi, mi ha urlato di puntare la Madonna e di non
mollare.”
Se hai qualcuno che crede in te, riesci a fare l’impossibile, ad andare
più forte di quanto immagini, ti affidi alle parole del tuo allenatore che ti
conosce meglio di te grazie alla tanta esperienza con il lavoro di tanti
atleti.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Sono sempre
stato molto introverso e lo sport mi ha e mi aiuta ancora oggi ad essere meno
chiuso. Quando corro le mie insicurezze svaniscono.”
Lo sport aiuta ad essere più sicuri di se stessi, ad avere più fiducia,
ad essere consapevoli di essere speciali in qualcosa, di avere delle doti
particolari.
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai
dimostrato di possedere? “Negli ultimi anni, dopo molte delusioni tra sport e
lavoro, ho notato di avere una grande determinazione, capacità di superare le
delusioni e ripartire da zero.”
Lo sport aiuta a conoscersi attraverso il duro lavoro, al superare crisi
e difficoltà, attraverso il raggiungere obiettivi.
Che significa per te partecipare ad una gara? “Al momento, per
me, lo sport vale molto. Però, per come lo sto vivendo, le gare sono l’aspetto
fondamentale. Nel senso che per come mi sto allenando ho bisogno di gareggiare
e confrontarmi con gli altri. Altrimenti non avrebbe senso e potrei continuare
a fare sport per stare bene, facendo molteplici attività con gli amici o solo
(corsa senza lo stress delle ripetute, bici, nuoto, tennis, sci, ecc.).”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Io ho una
sensibilità incredibile del mio limite. Sento se sto correndo più piano o più
forte della mia soglia. In maratona è un pregio. Quando provo ad andare oltre
faccio talmente tanta fatica che rischio di pagare lo sforzo calando notevolmente
il ritmo. Per questo molte volte, in gare anche più corte, mi stacco dal gruppo
e continuo col mio passo. Molti atleti, solitamente, li riprendo nel finale di
gara.”
Importante essere presenti a se stessi, esercitare tanta attenzione nei
confronti di se stessi, approfondire la conoscenza personale, tutto questo lo
sport permette di essere e fare, di conoscersi per conoscere proprie risorse,
caratteristiche e qualità ma anche per conoscere i propri limiti.
Quali sensazioni sperimenti
facendo sport (pre-gara, in gara, post-gara)? “Nel pre-gara, solitamente sono teso e nervoso ma poi lo scarico in gara.
Durante la competizione sono concentrato sul ritmo e sulle sensazione. Nel post
gara escono le emozioni sia positive sia negative in base al risultato.”
La gara più estrema o più difficile? “La gara più
difficile è stata la Maratona di Zurigo ad Aprile 2016. Dopo una buona
preparazione le cose non sono andate come speravo. Alla partenza mi sono
trovato con grandine, pioggia e freddo. In gara ha iniziato a scendere una neve
bagnata e cosi, al km 10 ero già bagnato. Col freddo che vi era ed essendo in
pantaloncini e canottiera ho dovuto fermarmi a metà gara. Ci siamo fermati in
tanti dei top runner e siamo finiti all’ospedale per principio di ipotermia. Da
dimenticare.”
Dimenticare per ricordare, dimenticare per non tornare all’evento
spiacevole ma ricordare per comprendere cosa e come fare in casi analoghi, si
apprende sempre dall’esperienza.
Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nel tuo sport? “I rischi maggiori
nell’atletica sono gli infortuni. Bisogna ascoltarsi e non forzare quando si
hanno dei sintomi strani.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione
non ottimale? “Le prestazioni peggiori le ho effettuate in condizioni climatiche
estreme come a Zurigo o quando si presentava la fitta al fianco destro (detto
comunemente fitta al fegato) ma curato con l’alimentazione togliendo latticini
e lieviti.”
Cosa
ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Quello che non mi fa mollare
è la determinazione nel voler ottenere un risultato prefissato ed il calore e
la fiducia della gente nei miei confronti e dalla mia famiglia.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Le sconfitte
le ho sempre superate grazie alla passione che ho per lo sport. Dopo una
pessima prestazione la voglia di correre è maggiore al risultato non ottimale.
Poi nell’arco della stagione ci sono anche le buone prestazioni che mi fanno
dimenticare le sconfitte".
Importante
focalizzarsi sul bicchiere mezzo pieno, non fissarsi sulle sconfitte o crisi ma
pensare a quello di buono che si è fatto.
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo
sport? “Quello che dico ai giovani è di andare avanti fin quando c’è il
divertimento. Lo sport non deve essere un peso e bisogna comunque conciliare
tutto nel modo migliore (vita, lavoro, studio, divertimento e sport). Poi i
sacrifici devono esserci per ottenere qualcosa ma mai abbattersi quando le cose
non vanno perché dopo il temporale esce sempre il sole.”
Importante intravedere sempre una luce al di là del tunnel.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera
sportiva? “Sinceramente non saprei neanche da che parte iniziare per doparmi.
Ho letto alcuni libri di ciclisti e sono rimasto sconvolto. I dopati dovrebbero
radiarli a vita alla prima furbata senza dare altre possibilità. Chi entra nel
giro del doping avrà sempre un debole. Poi, però, visti i numerosi casi di
coperture di atleti da parte delle proprie federazioni mi si rivolta lo
stomaco. C’è sempre qualcuno che paga per tutti e questo non va bene nel
sistema. Per me lo sport è vita, il doping è morte.”
Vero, lo sport è vita, è sensazioni, fatica, emozioni, il doping è
falsità, droga, malattia, vergogna, morte, anche no al doping.
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Non
saprei cosa dire. Le controindicazioni le conoscono tutti e nonostante ciò molti
atleti non ci pensano. Un po’ come chi fuma e compra i pacchetti con le scritte
che il Fumo Uccide ma ci ridono sopra. Evidentemente per questa gente è meglio
vivere da leoni un giorno…. Nel ciclismo, a differenza, lo fanno perché
rischiano di rimanere senza il loro lavoro e devono trovare una soluzione.”
A volte per alcuni diventa un percorso obbligato per sentirsi disperati
se non guadagnano o vincono attraverso lo sport, per alcuni lo sport è vita a
tutti i costi, non hanno un piano B.
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti
e in quali fasi dell’attività sportiva? “Io quando facevo ancora sci di fondo
avevo dovuto chiedere aiuto ad uno psicologo dello sport per tranquillizzarmi
nei giorni precedenti alla gara. Dormivo male negli ultimi giorni ed arrivavo
alla gara senza energie. Quindi per me può essere un ottimo aiuto a sconfiggere
l’insicurezza pre gara che migliorerà le sensazioni in gara.”
Uno strumento in più per il benessere e la performance nello sport
oltre all’allenatore, al massaggiatore, al nutrizionista, al medico dello
sport.
Sogni realizzati e da realizzare? “I
miei sogni sono ancora tutti nel cassetto. Non sono molti ma spero tra qualche
anno di poterli realizzare. La vita non si sa mai cosa ci può riservare ma
bisogna sempre crederci fino in fondo. Chissà che questi sogni non escano da
questo piccolo cassetto.”
Un’intervista a René è
riportata nel mio ultimo libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
Psicologo,
Psicoterapeuta