Un
mondo di pazzi questi ultramaraatoneti, ma sembra essere una pazzia curativa, è
un equilibrio tra pazzia e sanità, è la cosa giusta per loro in quel
particolare momento e in quel particolare periodo della loro vita, una pazzia
contagiosa, che fa sentire più vivi, più coraggiosi, più performanti, che dà un
senso alla vita in quel preciso periodo, condividendo il tutto con altri.
Di
seguito giuseppe racconta la sua esperienza della 100km da Firenze a Faenza,
rispondendo ad alcune mie domande.
Gara di 100km del Passatore, cosa significa per te? “La 100 km del passatore per me è stata
sempre un obiettivo, da novembre 2014 precisamente all'arrivo della prima
maratona fatta, ne sentii parlare da amici, poi da domenico (Martino), pensavo
fossero pazzi, poi piano piano la pulce si insinuò nel mio cervello. Fino ad
arrivare a Faenza.”
Hai avuto particolari problemi, difficoltà, momenti critici? “Nella gara a dire il vero ho avuto due
soli momenti di difficoltà, un momento nel quale ci sono stati degli stressor a
cui sono riuscito ad ovviare è stato all'inizio della salita del Passo della Colla
(circa il 38/40° km) quando si è manifestato un forte male di testa che
aumentava passo dopo passo curato al 50° km con un antinfiammatorio
dall'assistenza della Croce Rossa, e il secondo momento al 75° km con una crisi
di sonno durante la quale spesso mi è balenato il pensiero di fermarmi per
riposare, poi tra una parola e un caffè sono riuscita a superarla e arrivare
alla fine.”