Partecipare come atleta a un mondiale è
sempre qualcosa di eccezionale e straordinario, essere il capitano di una
squadra composta di 3 atleti dove diventa determinante l’impegno di ognuno dei
tre atleti per la classifica finale di squadra diventa una bella responsabilità
per il fatto di motivare ciascuno a dare il meglio di sé e vivere l’esperienza
nel miglior modo possibile, di seguito Paolo racconta le sue impressioni a
seguito di alcune mie domande.
Ciao
Paolo, che sapore ti ha lasciato questo mondiale? Soddisfatto? Avuto problemi,
criticità? “Questo Mondiale mi ha lasciato un sapore agrodolce.
Ho vissuto intense ed indimenticabili emozioni, come sempre quando ho avuto la
fortuna di partecipare ad eventi internazionali indossando la canotta azzurra,
ma è rimasto un retrogusto amaro per il pessimo risultato chilometrico. Le
incognite e le criticità sono sempre molte quando si affronta una 24 h di
corsa... nel mio caso la più grossa si è manifestata con un problema
biomeccanico sopraggiunto all'incirca dalla 19^ ora (era come se rimbalzassi
sul posto senza riuscire a trasmettere spinta propulsiva in avanti, chi mi ha
visto da fuori dice che sembravo come un video alla moviola...) che mi ha fatto
perdere parecchia strada, senza contare la maggior fatica ma soprattutto la
frustrazione per la sensazione di impotenza. Non posso assolutamente essere
soddisfatto: quando scegli di fare sport agonistico spillandoti un pettorale e
vieni chiamato dalla Federazione a rappresentare il tuo Paese in una
competizione internazionale quello che conta è il risultato (purché conseguito
con onestà, sia chiaro). Tutto il resto sono chiacchiere, fuffa. Posso provare
a cercare lati positivi (aver dato tutto, non aver mai mollato nonostante le
difficoltà, aver visto saltare atleti molto ma molto più quotati di me in una
24 h che rimane pur sempre una competizione imprevedibile... ma quello che
rimane è il risultato, lontano dal personal best e al di sotto delle
aspettative.”