Partecipare come atleta a un mondiale è
sempre qualcosa di eccezionale e straordinario, essere il capitano di una
squadra composta di 3 atleti dove diventa determinante l’impegno di ognuno dei
tre atleti per la classifica finale di squadra diventa una bella responsabilità
per il fatto di motivare ciascuno a dare il meglio di sé e vivere l’esperienza
nel miglior modo possibile, di seguito Paolo racconta le sue impressioni a
seguito di alcune mie domande.
Ciao
Paolo, che sapore ti ha lasciato questo mondiale? Soddisfatto? Avuto problemi,
criticità? “Questo Mondiale mi ha lasciato un sapore agrodolce.
Ho vissuto intense ed indimenticabili emozioni, come sempre quando ho avuto la
fortuna di partecipare ad eventi internazionali indossando la canotta azzurra,
ma è rimasto un retrogusto amaro per il pessimo risultato chilometrico. Le
incognite e le criticità sono sempre molte quando si affronta una 24 h di
corsa... nel mio caso la più grossa si è manifestata con un problema
biomeccanico sopraggiunto all'incirca dalla 19^ ora (era come se rimbalzassi
sul posto senza riuscire a trasmettere spinta propulsiva in avanti, chi mi ha
visto da fuori dice che sembravo come un video alla moviola...) che mi ha fatto
perdere parecchia strada, senza contare la maggior fatica ma soprattutto la
frustrazione per la sensazione di impotenza. Non posso assolutamente essere
soddisfatto: quando scegli di fare sport agonistico spillandoti un pettorale e
vieni chiamato dalla Federazione a rappresentare il tuo Paese in una
competizione internazionale quello che conta è il risultato (purché conseguito
con onestà, sia chiaro). Tutto il resto sono chiacchiere, fuffa. Posso provare
a cercare lati positivi (aver dato tutto, non aver mai mollato nonostante le
difficoltà, aver visto saltare atleti molto ma molto più quotati di me in una
24 h che rimane pur sempre una competizione imprevedibile... ma quello che
rimane è il risultato, lontano dal personal best e al di sotto delle
aspettative.”
Cosa
lasci a Belfast e cosa porti a casa? “A Belfast lascio
qualche goccia di sudore sul circuito del Victoria Park e porto a casa una
strana sensazione di umidità lungo la schiena.”
Hai
conosciuto altri atleti di altre nazioni? Curiosità? Sorprese? “Ho
approfondito la conoscenza con un francese, ma il tempo a disposizione è sempre
troppo poco per riuscire a conoscere atleti di altre nazioni. Sono rimasto
impressionato per organizzazione e per carisma dagli atleti della nazionale
USA.”
Quali
sono ora tue mete, direzioni, obiettivi? “Attualmente l'obiettivo
a breve è cercare di capire cosa non abbia funzionato e individuare ed
eventualmente rimuovere la causa del problema che ho avuto in gara per evitare
che si ripeta in futuro. Solo dopo potrò pianificare la partecipazione ad
eventuali competizioni.”
Come
vedi i nuovi giovani italiani ULTRA? C'è ancora possibilità per te di altre
convocazioni? “Dei nuovi giovani italiani Ultra ho
avuto la fortuna di conoscere Francesca Innocenti che a Belfast ha fatto
un'ottima performance. Gli altri non li ho ancora conosciuti, ma mi hanno
riferito i tecnici Iuta, che li stanno seguendo, che sono molto forti
fisicamente e con grandi motivazioni, sicché il futuro dell'ultramaratona in
Italia specialità 24 h pare essere garantito. Per quanto mi riguarda amo
talmente tanto la maglia della Nazionale che la indosserei anche nel giorno del
mio matrimonio, ma so anche che per meritarla e onorarla servono i risultati e
purtroppo l'ultimo che ho conseguito non gioca a mio favore.”
Sembra esserci un buon ricambio di atleti
per la 24 ore di corsa, questo grazie ai tecnici che seguono e corteggiano
nuovi talenti ma anche grazie agli atleti più veterani che trasmettono loro
entusiasmo ai più giovani nelle diverse competizioni nazionali e
internazionali.
Hai
qualcosa in comune a Fausto o Nico? Vi siete trovati bene? Sentivi la
responsabilità di essere anche squadra? “Credo che io Fausto e
Nico siamo completamente diversi, sia per carattere che per modo di correre.
Però insieme ci siamo trovati molto bene. Per quanto riguarda le responsabilità,
quando si gareggia per la Nazionale si percepiscono sempre parecchio. Tra
l'altro io, essendo capitano, avevo l'obbligo di provare a fare squadra e non
solo gruppo. Le responsabilità pesano sempre, ma in questo caso le si accettano
molto volentieri.”
Il capitano di una squadra di atleti
ultraruuner specialità 24 ore è un bel biglietto da visita, si tratta di avere
competenze atletiche e manageriali riconosciute nel corso degli anni di
partecipazione a eventi internazionali dove si apprende sempre dalla propria
squadra e dagli atleti e squadre di altre nazioni,
C'è
un alimento particolare che hai assunto in gara? “Mi
sono alimentato come al solito con zuccheri, acqua gasata e saltuariamente un
po' di coca cola.”
Quale
è stata la sosta maggiore nelle 24 ore? “Nessuna sosta se non
quattro fisiologiche di circa 45 secondi l'una per far pipì.”
Come
ti prendi cura di te ora dopo il mondiale? “Adesso mi sto
leccando le ferite fisiche e umorali riposando e coccolandomi con mangiate
pantagrueliche.”
E’ importante dopo gare impegnative
elaborare quanto avvenuto sia a livello atletico che a livello emozionale, così
come è importare riprendere uno stato di cessata turbolenza e ritrovare
serenità utile per far emergere nuovi bisogni e nuove consapevolezze per
prendere nuove direzioni verso mete sempre ambite e sfidanti.
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Ultramaratoneti e gare estreme, Matteo Simone
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