Matteo Simone
Lo sport ti permette di guardare sempre avanti, di avanzare sempre in qualche modo, di vedere sempre cosa c’è ancora di incompiuto e organizzarsi bene per fare qualcosa ritenuto sempre importante e allettante.
Di
seguito Emilio racconta la sua esperienza rispondendo a un mio questionario.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Se per campione intendi vincere una gara no, ma io mi sento campione ogni volta che raggiungo un obiettivo o supero un mio limite e quindi all’arrivo di un ultra trail mi commuovo come se avessi vinto le olimpiadi e mi prendo qualche minuto da solo per guardarmi dentro e godermi il risultato.”
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Se per campione intendi vincere una gara no, ma io mi sento campione ogni volta che raggiungo un obiettivo o supero un mio limite e quindi all’arrivo di un ultra trail mi commuovo come se avessi vinto le olimpiadi e mi prendo qualche minuto da solo per guardarmi dentro e godermi il risultato.”
Qual è stato il tuo percorso nella pratica sportiva? “Ho iniziato con il basket
dai 6 ai 18 anni e nel frattempo dai 10 anni in poi correvo le stracittadine di
10km. Poi una lunga pausa durante l’università e il periodo di avvio
dell’attività professionale.
Poi di nuovo montagna, inizialmente sulle cime
dolomitiche a cercare di collezionare più 3000 possibile finché un giorno
passeggiavo per Cortina ed ho visto l’arrivo della LUT ed è stato amore a prima
vista: circa un mese dopo ero al traguardo della mia prima Camignada poi 'sie refuge' e per ora non mi sono più
fermato.”
Quali fattori contribuiscono al benessere e performance nello sport? “La capacità di staccare la spina dagli impegni quotidiani e restare soli ad ascoltare il proprio corpo, scoprendo che i limiti spesso sono mentali e non fisici.”
Quali fattori contribuiscono al benessere e performance nello sport? “La capacità di staccare la spina dagli impegni quotidiani e restare soli ad ascoltare il proprio corpo, scoprendo che i limiti spesso sono mentali e non fisici.”
C’è qualcuno che contribuisce al tuo benessere e performance
nello sport? “Lo sport di resistenza è una sfida con sé stessi, ma
ovviamente occorre che chi ti vive accanto in famiglia o nel lavoro non ti
faccia pesare le assenze per gare ed allenamenti. Io ho la fortuna di avere
Raffaella che condivide con me la passione per la corsa e questo aiuta di
certo.”
Certo,
lo sport rientra nell’organizzazione dell’individuo conciliando lavoro e
famiglia e considerando che è un aspetto e risorsa fondamentale per l’individuo
e chi gli sta intorno, certo ci vuole un giusto equilibrio.
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Che sono un pazzo a non
accontentarmi di distanze più corte in ambiente meno pericoloso, ma poi vedo
che anche i più critici sono in realtà solo preoccupati, perché mi capita
spesso di incontrare persone a cui hanno raccontato con soddisfazione i miei
traguardi.”
Si è apprensivi e preoccupati ma orgogliosi allo stesso tempo.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Gli episodi più divertenti
sono legati alle allucinazioni sensoriali che dopo un certo numero di ore in
gara (in genere almeno dopo le 12 ore) mi capita di avere; ho visto spesso
inesistenti volontari che segnavano un bivio che non c'era, ho visto durante la
QUT 2017 una pozzanghera che rifletteva il cielo all’alba ed ho creduto fosse
un burrone senza via d’uscita, ho visto una donna con un passeggino in uno
stretto sentiero alpino, ho visto in lontananza un inesistente piazzale pieno
di autobus in fondo ad una valle ma mancavano ancora due ore al piazzale e
soprattutto non c’era traccia nemmeno di un’auto.
Ma la più divertente è stata
durante la LUT 2016, quando alle prime luci dell’alba nel sentiero che scende
verso il lago di Misurina ho visto un orso a bordo sentiero ed a voce alta ho
esclamato 'oh, c….o, un orso e adesso?'; ovviamente erano tutti alberi quelli
che poi avvicinandomi vedevo. Credo che dopo un certo numero di ore di fatica
senza dormire, il subconscio faccia emergere paure e desideri come negli incubi
e nei sogni.”
E’ l’esperienza di tanti atleti di sport di endurance, io stesso nella
durissima 100km di Asolo, nell’ultima parte di gara vedevo il percorso che si
trasformava in selva oscuro, cespugli e rami trasformati in cinghiale, essere
umano e murales, esperienze uniche che ti mettono alla prova ti fanno entrare
all’interno di te stesso in profondità, ti fanno cercare risorse residue negli
anfratti nascosti del tuo corpo e della tua anima.
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Non credo di aver scoperto
qualcosa, ma di aver avuto la conferma di una tenacia nella ricerca di traguardi
quasi impossibili che anche nella vita professionale mi sono sentito
riconoscere; diciamo difficilmente mi arrendo anche quando il tempo sembra non
essere sufficiente o la stanchezza dovrebbe prendere il sopravvento, e questo
sia in corsa che nella vita.”
Lo sport diventa un adattamento alla vita, alle difficoltà, un sentirsi
sempre più sereni e sicuri nell’affrontare persone e situazioni.
Quali
capacità, caratteristiche, qualità aiutano nel praticare il tuo sport? “Non arrendersi mai, avere
sempre dei nuovi sogni ed obiettivi da perseguire, usare gli stimoli e la
conoscenza di sé stessi che lo sport ti trasmette per migliorare anche negli
altri aspetti della vita e viceversa.”
Che
significato ha per te praticare sport? “Porsi dei traguardi e raggiungerli,
e anche se arrivi ultimo sarà allora come aver vinto.”
Diventa uno status mentale, organizzarsi mentalmente ad affrontare
momento per momento la giornata e pianificarsi per il futuro per portare a
termine impegni e progetti sfidanti.
Quali sensazioni sperimenti nello sport? “Libertà, ottimismo, fiducia in se stessi e
amicizia con i compagni di viaggio con i quali a volte si sviluppano poi dei
legami che durano nel tempo e che sembrano avere radici più lontane, come è
successo con Luca 'Cranner' Sovilla che è diventato subito uno di famiglia come
se fossimo cresciuti insieme.”
Quali
sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? “Praticando uno
sport di montagna, i rischi e le difficoltà sono principalmente quelli connessi
a qualsiasi attività fisica in un ambiente che va conosciuto e rispettato ed in
questo la mia precedente esperienza “escursionistica” sicuramente aiuta.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano
nella pratica del tuo sport? “Fisicamente soffro molto il caldo e vivendo a “quota
zero” questo non agevola gli allenamenti. Quanto all’ambiente, non mi
spaventano passaggi impervi o dislivelli impegnativi: il mio unico limite è la
velocità e quindi non sempre riesco a superare i limiti di tempo imposti dalle
gare.”
Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? “Mi fa sentire vivo e mi dona sempre nuovi obiettivi:
senza mi annoierei e rischierei di attendere la 'terza età' (che peraltro si
avvicina a grandi passi) con enorme tristezza.”
Quale
può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi al tuo sport? “Non diventerete ricchi, ma
vi permetterà di provare delle emozioni positive che vi aiuteranno ad avere
successo nella vita professionale, qualsiasi sia il vostro lavoro e a non
abbandonare mai di fronte alle difficoltà che la vita prima o poi vi porrà di
fronte. E troverete degli amici veri come è successo a me con il Team Peggiori,
che è una specie di famiglia in cui convivono con la stessa passione campioni
che corrono i mondiali come Stefano Fantuz e dilettanti che inseguono i propri
limiti.”
Ritieni
utile lo psicologo dello sport? “Non mi è mai capitato di approcciarmi alla psicologia dello sport, ma
come ho detto prima i limiti negli sport di resistenza sono prevalentemente
mentali e non fisici (il nostro fisico è in grado di fare cose che la nostra
mente tende a negare), quindi se lo psicologo dello sport può aiutare ad andare
oltre i limiti mentali, certamente può aiutare le performance sportive.”
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Quando ho visto il primo
arrivo della LUT, uno dei miei sogni era finirla, ma per ora ancora non ci sono
riuscito e quindi ci riproverò l’anno prossimo. Un altro obiettivo era tagliare
il traguardo in una delle gare della settimana dell’UTMB a Chamonix, e ci sono
riuscito due volte su tre partecipazioni (OCC2014 e CCC2015). Per ora
l’obiettivo principale è provare a partecipare all’UTMB 2018 (e festeggiare
così i miei 50 anni): mi manca ancora una gara di qualifica (ne ho già due) e
spero di farcela finendo CCC2017 (ma ho un piano B con un paio di gare di
riserva). Il sogno, dopo aver visto Christoph Geiger, un signore svizzero che
ora ha 75 anni, finire l'UTMB 2015 e arrivarmi davanti al QUT 2017, è essere un
giorno il più anziano finisher in gara e salire finalmente su un podio di
categoria.”
E’ vero persone di età avanzata che continuano a fare sport sono un
vero esempio per tutti, mantenersi in forma sempre diventa importante, seguire
un sano stile di vita che contempla anche lo sport dà i suoi frutti, il mio
amico Aldo Zaino all’età di 82 anni continua a gareggiare ed è un esempio per
tutti, così come Walter Fagnani all’età di 93 anni continua a concludere il
passatore una gara di 100km.
Sei
consapevole delle tue possibilità, capacità, limiti? “Sono consapevole di non
averli ancora raggiunti i miei limiti e di avere le possibilità e le capacità di
superarli e fissarne sempre di nuovi. Che è la principale motivazione per
continuare far fatica e gioire dei miei piccoli risultati.”
Quanto
ti senti sicuro, quanto credi in te stesso? “Molto, ed in questo lo
sport ha una parte fondamentale.”
Certo, fissare piccoli obiettivi e poi gradualmente alzare l’asticella
con obiettivi sempre più sfidante aiuta a sviluppare autoefficacia nello sport
e autostima nella vita quotidiana.
Qual
è una tua esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare? “La prima volta che ho
superato la distanza della maratona in gara ho capito che quello che per molti
è un traguardo definitivo, per me poteva essere solo un punto di passaggio di
un viaggio più lungo ed il mio motto è diventato 'se non sei capace di correre
più forte, allora prova a correre più lontano'.”
Quando superi la distanza della maratona, ti si apre mente e orizzonti,
comprendi che i limiti sono mentali e che le possibilità dell’essere umano sono
infinite, si tratta solo di comprendere dove si vuole arrivare e come.
Quali sono le
sensazioni relative a precedenti esperienze di successo? “Mi commuovo di felicità quando ripenso a certi
traguardi raggiunti quando qualche anno prima sembrava impensabile e ciò mi
sprona a riprovarci per rivivere quelle sane emozioni.”
A volte
se si pensa a quello che si è fatto in passato si è un po’ increduli, se
abbiamo più fiducia in noi e ci impegniamo, riusciamo a fare cose straordinarie
e inimmaginabili e poi ne possiamo sempre godere delle sensazioni ed emozioni
sperimentate che diventano una sorta di tesoro da tenere nel nostro cassetto
della memoria esperienziale.
Hai un modello di
riferimento, ti ispiri a qualcuno? “Sarebbe facile rispondere citando un sacco di
campioni che ho avuto la fortuna di frequentare, ma è evidente che non possono
essere i miei modelli nello sport, avendo capacità diverse dalle mie. Alcuni
però, per il loro impegno sono esempi nella vita: uno per tutti Ivano Molin che
vive lo sport da atleta, organizzatore di gare, ed allenatore dei giovani e
tutto con un’umiltà non comune per uno che raggiunge i suoi risultati. Come
esempio sportivo mi ispiro a tutti quelli che corrono come me nella coda del
gruppo, e senza mollare mai raggiungono i loro obiettivi.”
C’è una parola o
una frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci ed impegnarti? “Mi piace ripensare ad un pensiero di Marco Olmo
che dice più o meno così: 'Nella corsa gli ultimi non sono certo meno degni dei
primi. Anzi, per certi aspetti lo sono anche di più. Arrivano fino in fondo
correndo molte ore di più di quelli che sono in testa. Arrivano fino in fondo
anche se sanno fin dall’inizio che non avranno mai una medaglia al collo'."
Come hai superato
crisi, infortuni, difficoltà? “Con la rabbia derivante dal fatto che non poter
più essere parte del mondo della corsa in natura sarebbe un vuoto troppo grande
da riempire. Ad inizio 2016 ho rischiato la vita per aver trascurato
l’appendicite ed essere finito in sala operatoria con una grave peritonite;
rialzarmi non è stato facile, ma dopo 3 mesi ho voluto fortemente essere al via
della DUE ROCCHE 21km con 750+ con soli 10 km di allenamento alle spalle e con
la tenacia e la forza di volontà l’ho finita entro il tempo limite ed è stato
il mio nuovo inizio che mi ha poi portato nel giro di poco più 12 mesi a finire
altre 5 ultra, di cui una di 100km.
Riguardo a questo “incidente di percorso”
c’è un episodio particolare a cui tengo molto: appena uscito dall’ospedale,
Silvia Rampazzo è venuta a trovarmi con Michele e mi ha regalato la tazza
premio finisher della Ronda
Ghibellina che aveva appena vinto, facendomi promettere che mi sarei ripreso
per andare a conquistarmene una da restituirle l’anno successivo, e così è
stato! Quindi mai mollare e rincorrere sempre i propri obiettivi anche quando
sembrano essersi allontanati per sempre.”
Per approfondimenti:
"Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida", edizioni-psiconline.
Matteo SIMONE
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