Matteo SIMONE
Con la maglia azzurra addosso da una parte c’è più responsabilità, più tensione, più pressioni ma dall’altra parte ce la voglia di far bene, c’è l’energia dei fan che l’atleta sente arrivare da ogni parte del copro, si cerca di attingere le risorse residue da ogni anfratto del proprio corpo.
Di
seguito Nico racconta la sua esperienza al Mondiale di Belfast di 24 ore di
corsa su strada.
Ciao Nico, che sapore ti ha lasciato questo mondiale? “Ciao Matteo, alla vigilia ero un po’
preoccupato per non essere riuscito a fare tutto ciò che necessitava la
partecipazione a questo importante evento. Mi sono allenato e ho curato gli
aspetti di contorno (quali alimentazione, fisioterapia e preparazione mentale)
in maniera inferiore, rispetto alle gare precedenti, per cui il timore di non
riuscire a reggere le 24 ore di corsa era abbastanza forte e invece sin
dall'inizio ho sentito le gambe girare bene e questa condizione l'ho tenuta per
molte ore, tanto da fare il mio PB sui 100 km in 8 ore e 27.”
Per partecipare a un mondiale e rappresentare la propria nazionale, non basta solo essere forte atleticamente, ma avere una personalità da campione, presentarsi all’evento mondiale con tutte le carte in regola, sia dal punto di vista fisico che mentale e anche relazionale, bisogna avere la consapevolezza di voler e poter fare una buona prestazione sia a livello individuale che di squadra, quindi bisogna curare tutti gli aspetti che hanno a che fare con il benessere e la performance individuale e di squadra, pertanto sembra giustificato il timore di Nico di non riuscire a reggere le 24 ore di corsa. Ma in certe occasioni l’atleta si trasforma e sorprende anche se stesso.
Soddisfatto? Avuto problemi, criticità? “A posteriori credo che il mio errore
sia stato quello di essermi rilassato troppo nella seconda parte di gara, in
quanto dopo aver fatto quasi 134 km in 12 ore, invece di continuare a mantenere
la stessa condotta di gara tenuta fino a quel momento, in modo da raggiungere
un risultato di rilievo, ho avuto una forma di appagamento per aver ormai
allontanato lo spettro del 'ritiro' e mentalmente non ero più predisposto
all'eccessiva sofferenza.
Al contrario degli ultimi Europei con la nazionale,
in cui non volevo mai fermarmi e i dottori mi obbligarono a farlo, per
indossare un abbigliamento più pesante per le ore notturne, questa volta io
stesso ho deciso per il cambio di abiti e mentre gli assistenti mi vestivano,
io ne ho approfittato per mangiare 2 piatti di brodo con patate ed un paio di
barrette, per uno stop totale di 7-8 minuti.”
Senza
se e senza ma, credo sia andata benissimo così come è andata, una prestazione
pregevole con tutto lo spirito di un ultrarunner che non si risparmia che vuole
dare il massimo per se stesso e per la squadra, che torna a casa sfinito ma
soddisfatto.
Hai conosciuto altri atleti di altre nazioni? Quali sono ora tue mete, direzioni,
obiettivi?
“Ho rincontrato molti atleti che avevo conosciuto agli Europei di Albi e alla
Spartathlon di Atene. Con quasi tutti gli atleti di questa specialità, c'è
sempre tanta cordialità e disponibilità non comune ad altri sport. Con molti
di loro ci vedremo tra due mesi allo Spartathlon, l' Ultramaratona più famosa e
dura al mondo.”
Lo
sport di endurance, degli ultrarunnner ricco di sorprese, di aneddoti, di
persone sorprendenti e straordinarie, ci si incontra in gare impegnative e
difficili, si torna a casa con nuove consapevolezze e con nuove direzioni, mete
e obiettivi sfidanti da raggiungere.
C'è ancora possibilità per te di altre convocazioni? “Rappresentare l'Italia nel mondo è
sicuramente un grande orgoglio e lo sarà per sempre, ma io generalmente
partecipo a gare di lunga distanza con l'unico obiettivo di vivere una nuova
esperienza e possibilmente di concluderla e quindi senza eccessivi stress
mentali, al contrario invece delle Gare Internazionali per Nazioni, in cui la
prestazione ed il risultato sportivo è ovviamente più importante di certi
aspetti più romantici della corsa. Pertanto credo che a malincuore, Belfast
rappresenti probabilmente la mia ultima presenza in Azzurro.”
Pare
appagato e soddisfatto Nico, il suo sogno da bambino di partecipare a un
mondiale l’ha trasformato in realtà, ha sperimentato cosa significa indossare
una maglia azzurra con tutti gli annessi e connessi, ora può essere libero di
continuare a volare per altre strade del mondo lunghissime fino alla meta stabilita,
ci sono treni che bisogna prendere quando passano, ci sono momenti giusti, c’è
un mondo ancora da scoprire fatto di sport e di vita quotidiana ordinaria.
Hai qualcosa in comune a Fausto o Paolo? Sentivi la responsabilità di
essere anche squadra?
“Io, Fausto e Paolo, siamo caratterialmente differenti. Paolo vive la vigilia
della gara con molta apprensione, sentendo molto il peso della maglia. Io e
Fausto, invece (almeno questa volta) l'abbiamo vissuta in maniera molto più
disincantata, avendo la consapevolezza che probabilmente sarebbe stata la
chiusura di un ciclo.”
C'è un alimento particolare che hai assunto in gara? “Nell'integrazione, questa volta ho
ridotto al minimo il consumo di gel (che spesso mi creavano, dopo poche ore, un
senso di nausea) preferendo tavolette, barrette ed anche cibi solidi.”
Come ti prendi cura di te ora dopo il mondiale? “Dopo gare di queste lunghezze è indispensabile dare al corpo il
giusto tempo per recuperare, facendo specifici impacchi alle gambe ed anche
opportune sedute di fisioterapia.”
Nella
vita bisogna rispettare una certa ciclicità fatta di fatica e riposo, di performance
e recupero, di dolore e gioia, vincite e sconfitte.
Questo è il bello della vita, tutto passa, tutto
cambia.
Sto
continuando ad approfondire il mondo degli ultrarunner
fatto di fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di
viaggi interiori.
L’esperienza continua sia in modo diretto partecipando ad
alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di
atleti.
Un’intervista a Nico è riportata nel libro “Il piacere di correre oltre” di Matteo Simone.
Editore: Prospettiva Editrice. Collana: Sport & Benessere.
Data di Pubblicazione: novembre 2022.
Nico è menzionato nel mio libro “Maratoneti e
Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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