Alla prima esperienza di un mondiale Francesca porta a casa qualcosa di utile, una grande esperienza, porti a casa tantissimo oltre alla miglior prestazione personale, che quando viene a un mondiale è molto gradita, ma tutto ciò non viene a caso, dietro tutto ciò c’è un grande lavoro individuale e di squadra per curare tantissimi aspetti importanti per il benessere e la performance.
Di seguito Francesca racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mi
domande.
Che sapore ti ha lasciato questo
mondiale? Soddisfatta? Problemi, criticità? “Sono molto soddisfatta
della gara che ho fatto. Un’esperienza meravigliosa, di un’emozione unica anche
perché la fatica indubbiamente c’è stata ma è andato tutto bene. Parlo sia dei 210 km che sono riuscita a fare che del decorso gara: le gambe sono state bene, ho
sempre corso (a parte piccoli tratti di 150 metri di passo stabiliti insieme al
mio allenatore Luca Sala a partire dalla sesta ora per preservarmi) e anche di
stomaco sono stata bene, per la prima volta in una gara di questo genere.
Infatti, nelle precedenti tre 24h che avevo corso, circa dalla 14-esima ora di
gara ho sempre avuto nausea e poi vomito, così come a fine gara. Stavolta
invece, grazie alle accortezze dello staff che mi ha fatto alimentare
costantemente ogni ora anche di notte e anche quando non avevo fame, non ho
avuto questo problema.
Per me, che non mi reputo ancora esperta di 24h, questa
è stata una grande scoperta e un grande insegnamento. Le crisi ci sono state,
certo, il nostro organismo non è abituato a “prove così estreme”, ma se a
distanza di quasi un mese ripenso a questa esperienza, i ricordi positivi sono
molti si più di quelli negativi e quando va così dopo una gara sono contenta.”
Cosa lasci a Belfast e cosa porti a
casa? “Porto tutto a casa! Ogni gara mi insegna sempre
qualcosa, a livello sportivo ma soprattutto a livello umano. Quando penso al
mondiale di Belfast il ricordo della fatica fatta è in secondo piano mentre ho
ben impresse nella mente alcune immagini bellissime: i nostri tecnici IUTA e
Marcello che mi aspettavano ad ogni giro, pronti ad assistermi
nell’alimentazione ma soprattutto a darmi sorrisi, sguardi e parole di
incitamento. Porto con me l’immagine degli staff delle altre nazioni mentre
passavo in gara davanti ai loro gazebo, è stato troppo bello vedere come si
erano organizzati e come anche loro sostenevano i propri atleti. Porto con me
la gioia e l’orgoglio di aver rappresentato tutti i miei amici ultra-maratoneti
che corrono la mia stessa disciplina, ho pensato spesso a questo onore,
soprattutto nei momenti di difficoltà. Quanti atleti avrebbero desiderato
essere lì al mio posto? Non potevo mollare!”
Appare ingorda Francesca, ma realtà dei fatti è questa quando sei
soddisfatto, quando riesci in qualcosa, devi tenere tutto per te, devi fare un
carico esperienziale ed emozionale per riempire i tuo serbatoi interni, e tutto
ciò servirà anche un domani per ricordarti chi sei e quello che sei capace di
fare.
Hai conosciuto altri atleti di altre
nazioni? Curiosità? Sorprese? “Più
che conoscere ho rubato con gli occhi, ho ammirato i grandi fuoriclasse di
questa disciplina e li ho salutati, ogni volta che mi doppiavano. Ricorderò
sempre Florian Reus, il campione del mondo della precedente edizione di Torino
che ho salutato quasi sempre durante i suoi doppiaggi, Katalin Nagy, la ex
campionessa del mondo e Ishikawa, il vincitore giapponese che nell’ultima ora
di gara andava velocissimo! Non mi sono resa conto che potesse essere lui il vincitore,
perché nelle ultime ore correva veloce anche un americano, vedevo che mi
doppiavano entrambi ma non mi rendevo conto di chi fosse in testa. Ho un po’ di
rammarico per non essermi congratulata con il vincitore; dopo la gara, un po’
per la stanchezza, un po’ per la voglia di salutare i miei amici di squadra,
non mi sono resa conto degli atleti che avevano conquistato il podio, li avrei
abbracciati volentieri.”
Bisogna
copiare dagli altri, spiare come fanno a fare una perfetta performance, assorbire
le loro energie positive, i contesti internazionali permettono di incontrare grandi
campioni.
Quali sono ora tue mete, direzioni,
obiettivi? “Dopo 4 settimane di riposo il Mondiale
mi sembra così lontano! Ho staccato di fisico ma soprattutto di testa. Dal 1°
Luglio ho fatto solo 4 allenamenti da 12 km e una garettina in notturna di 13
km in una piccola frazione dove lavoro. Domenica correrò con spensieratezza la
50 km del Gran Sasso, la mia prima ultra dopo il Mondiale, sarà bello correre
con la mente libera da ogni aspettativa! Mi assaporerò ogni km, mi godrò i
bellissimi paesaggi abruzzesi che attraverseremo.”
La
ciclicità è fondamentale nella vita e nello sport, soprattutto in sport di endurance
dove ogni tanto periodo di coccole, autoprotezione e riposo aiutano a rilassarsi
e ripartire più carichi e con più entusiasmo, domenica sarò anch’io sul Gran Sasso,
ci abbronzeremo insieme con tanti altri ultrarunner.
Come vedi gli italiani ULTRA? C'è ancora
possibilità per te di altre convocazioni? “Spero
tanto di ripetere questa esperienza nel 2018 per gli Europei. Ogni volta che
esco a correre il pensiero va alla mia maglia azzurra, così stimata, onorata:
sono fiera di essere un’atleta della Nazionale italiana e il cuore mi si
riempie di gioia quando racconto la mia esperienza del Mondiale a chi ne è
interessato. Ci sono tante ragazze giovani e forti nel panorama
dell’ultramaratona, ognuno di noi deve seminare nei mesi successivi, me
compresa, dobbiamo preparare il terreno per poi coglierne i frutti nella
primavera prossima, all’inizio della nuova stagione, in vista del prossimo
appuntamento azzurro!”
Parla
bene Francesca con nuove consapevolezze, sta seminando bene, sta costruendo la sua
personalità da campionessa, non può che continuare su questa strada della performance.
Hai qualcosa in comune alle altre
atlete? Vi siete trovate bene? Sentivi la responsabilità di essere anche
squadra? “Io ero la più giovane della squadra
italiana e l’unica a vestire per la prima volta la maglia azzurra. Mi sono sentita
emozionata, ma subito a mio agio con i compagni di squadra. In tutta la gara
sono stati belli i momenti in cui sono stata affiancata a loro, anche se solo
per qualche metro nei momenti dei sorpassi, ci siamo salutati ad ogni giro e
detto qualche parola nei momenti di difficoltà. Eravamo gli azzurri, con il
cuore che batteva per la nostra Italia, anche quando le gambe e la testa
iniziavano a essere stanchi! Per me è stato così e sono certa anche per i miei
compagni/e di squadra, sono orgogliosa di appartenere a questo gruppo. Virginia
Oliveri l’ho conosciuta direttamente a Belfast, una persona solare, che
trasmette allegria e che spero di rivedere presto in qualche ultra! Lorena
Brusamento e Luisa Zecchino le conoscevo già, con Lorena ho fatto la 24 ore a
Cesano Boscone dove nelle ultime due ore di gara mi è stata vicina per diversi
giri e la 12 ore di Franciacorta a cui ha partecipato anche Luisa che avevo
conosciuto alla 6 ore di Lavello la scorsa estate. Loro sono i miei esempi, io
sono stata onorata di correre al loro fianco con la maglia azzurra, due
bellissime persone, semplici, toste e con un cuore immenso!”
In
contesti internazionali indossando la maglia azzurra si fa parte di un team Italia,
si corre e si gareggia per se stessi e per la squadra, importanti diventano le relazioni
tra gli atleti per un obiettivo sfidante e comune.
C'è un alimento particolare che hai
assunto in gara? “Ho iniziato a bere
acqua e zucchero dopo 20’ di gara, poi solo acqua, un po’ di coca cola, thè
caldo di notte o bevande energetiche allungate con acqua quando avevo sonno.
Per quanto riguarda invece i cibi solidi ogni ora mi sono alimentata su
consiglio di Luca Sala e Stefano Punzo, che mi facevano assistenza con vari
alimenti che avevo portato con me, a contenuto glucidico e proteico: pezzettini
di biscotti secchi o di formaggio, gallette di mais, cracker e gel. Poi di
notte anche patate lesse e brodo caldo con riso.”
Quale è stata la sosta maggiore nelle
24ore? “A parte le soste in bagno, mi sono fermata,
sedendomi solo una volta al tramonto per cambiarmi i vestiti e per prepararmi
alla notte. In quella occasione ne ho approfittato per mangiare patate lesse
preparate dallo staff IUTA. Con la stanchezza e la nausea che inevitabilmente
dopo tante ore di corsa viene fuori, fanno tanto bene!”
Bisogna conoscersi bene per affrontare questi sport prolungati con ore di fatica
e di esercizio fisico, comprendere come nutrirsi al meglio.
Come ti prendi cura di te ora dopo il
mondiale? “Ne approfitto per correre con la
mente libera, leggera e per approfondire le mie conoscenze sullo yoga, una
disciplina che mi ha incuriosito perché aiuta a migliorare la flessibilità
articolare, il rilassamento e la coordinazione tra movimenti e respiro. Ho
pensato che tutto questo possa essere molto utile se associato al nostro sport.
Nella corsa non è importante solo la forza di gambe, la resistenza e la potenza
ma anche la flessibilità di tutto il corpo, anche della parte superiore, così
come è importante il rilassamento fisico post-corsa che lo yoga può aiutare. Le
mie conoscenze sono ancora non approfondite, posso dire che mi sto documentando
on-line, che sono curiosa e che sto iniziando alcune posizioni, le più
semplici, associandole al respiro.
Magari approfitterò dell’arrivo dell’autunno
per approfondire più seriamente questa conoscenza e fare un corso con un’insegnante. Inoltre, ho
approfittato di questa pausa dalla corsa per tornare a nuoto, altro sport che
amo perché molto rilassante e qualche volta in palestra a fare potenziamento.”
Non
si finisce mai di imparare, bisogna informarsi e formarsi sempre, trovare sempre
più aspetti da migliorare.
A casa, lavoro, amici, cosa hai
raccontato dopo il mondiale? “Ho
avuto molte manifestazioni di affetto per questo Mondiale. Molti abitanti del
mio paese natio mi hanno seguito on-line informando i miei genitori della mia
risalita in classifica durante le ore del tramonto e la sera. Alcune mie amiche colleghe di lavoro
mi hanno seguito sul sito della gara, mi hanno “aspettato” giro dopo giro per
vedermi inquadrata dalla webcam, per vedere se sorridevo oppure se ero seria,
in difficoltà. Sono state lì fino a notte fonda e poi all’alba anche io le ho
pensate tanto!
Al mio ritorno al lavoro mi hanno fatto trovare dei palloncini
con i colori dell’Italia e uno più grande azzurro con la scritta 'A Francesca,
la nostra ultramaratoneta' e un grande mazzo di fiori, che emozione! Invece mia
sorella, appeso a una delle terrazze del mio appartamento, mi ha fatto trovare
accanto alla bandiera dell’Italia un enorme striscione con scritto 'grande
Francesca'. Al mio ritorno da Belfast quando l’ho visto sventolare mi sono
stampata il sorriso in faccia e ho pensato 'Io sono la sportiva di famiglia e
Linda, mia sorella, è l’artista!'".
Questo
è il bello dello sport, dopo le grandi fatiche, si è accolti e trattati come principesse.
Interviste a Francesca sono riportate nei libri:
“Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni”, Matteo Simone, pubblicato da Progetto Cultura
“Il piacere di correre oltre” (Il piacere di correre oltre dal punto di vista di uno psicologo dello sport).
Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022.
“Il piacere di correre oltre” a Più Libri Più Liberi. Il tema di quest'anno è "Perdersi e ritrovarsi".
Ci vediamo a Più Libri Più Liberi presso l’Eur, alla Nuvola, Salone del libro “Più libri, più libero”, mercoledì 7 ore 14.30 al Piano Forum, Stand Regione Lazio L05.
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