Matteo SIMONE
Lo sport ti rimette al mondo ogni volta in modo diverso, ho avuto modo di conoscere Silvia attraverso gli appuntamenti di corsa con atleti con disabilità visiva e di seguito Silvia si racconta rispondendo a un mio questionario utile per approfondire il mondo degli atleti.
Ti sei sentita campionessa nello sport? “Si,
per fortuna ho avuto diverse volte la possibilità di sentirmi una campionessa
di scherma. Ho
avuto l’opportunità di partecipare a 4 Campionati Italiani assoluti e ho
portato a casa 2 bronzi e un argento. Senza contare le gare di qualificazione,
che mi hanno visto quasi sempre presente sul podio. Ma l’occasione di sentirmi
una campionessa è arrivata durante un torneo internazionale sperimentale di
scherma per non vedenti che si è disputato a Cascais, nel 2015. Lì ho
conquistato l’oro per l’Italia ed è stata una bellissima soddisfazione.”
Rappresentare
la propria nazione in un torneo internazionale da una parte è una grande
responsabilità, c’è sempre un po’ di se stessi che rema contro, che vuole
sabotare; dall’altra parte è gioia e momenti indimenticabili. Poi quando arriva
l’oro c’è forse un’esplosione di emozioni da contenere, elaborare, assimilare.
Qual è stato il tuo percorso nella pratica sportiva? “Diciamo che il
mio percorso nello sport è stato abbastanza accidentato. Dopo uno stop a causa
di molteplici interventi chirurgici necessari a combattere il glaucoma, che poi
mi ha portato via la vista, mi era stato sconsigliato di ricominciare a
praticare attività sportive, in particolare quelle agonistiche, finché nel 2012
ho sentito parlare della scherma per non vedenti. Quindi praticamente dal nulla
ho pensato di andare a provare. I primi tempi sono stati duri, sia fisicamente
che psicologicamente. Non avevo mai praticato uno sport per cechi e dopo gli
anni trascorsi tra ospedali e medicine, non avevo la preparazione fisica
necessaria. Con
molto impegno sono riuscita a perdere peso e a conquistare una buona resistenza
fisica. Ho dovuto lavorare parecchio anche sulla coordinazione, ma dopo un 2013
abbastanza deludente, sono riuscita a salire per la prima volta sul podio del
Campionato italiano assoluto di Acireale nel 2014.”
In
questa lunga risposta c’è tanto da apprendere rispetto agli aspetti che fanno
di una persona un campione nello sport e nella vita. Sperimentare, avere il
coraggio, poi diventa importante l’impegno e ancora più importante la resilienza,
non abbattersi ai primi segnali di difficoltà.
Quali sono i fattori che contribuiscono al benessere e
performance nello sport? “Ovviamente per una buona performance è necessaria una
buona preparazione fisica, fatta di ore di allenamento in sala, lezioni
individuali con il maestro, per apprendere le tecniche per l’utilizzo della
spada, esercizi in sala pesi per mantenere la tonicità muscolare e una sana
alimentazione. Oltre a tutto questo però, ho capito che è molto importante
anche l’ambiente circostante. A mio parere è necessario il sostegno da parte
della famiglia e degli amici, un buon rapporto con gli allenatori e non meno
importante l’armonia nella squadra dove ci si allena.”
In
pratica questi sono gli elementi del benessere e della performance nello sport,
un clima sereno, l’impegno, avvalersi di persone e strutture qualificate ed
essere sostenuti da team, famiglia, amici.
C’è qualcuno che contribuisce al tuo benessere e performance
nello sport? “Penso che sia fondamentale il ruolo degli allenatori
che debbono insegnarmi le tecniche e consigliarmi le strategie da mettere in
atto durante gli assalti basandosi sulle mie caratteristiche e potenzialità,
non solo fisiche, ma anche caratteriali. In sala pesi invece, è importante il
ruolo della mia personal trainer che deve scegliere gli esercizi, tenendo
presenti le mie esigenze legate allo sport che pratico.”
Cosa
pensano i tuoi familiari e amici della tua attività sportiva? “Quando ho cominciato a
fare scherma, nessuno pensava che avrei potuto disputare delle gare. In realtà
nessuno pensava che avrei potuto praticare questo sport, partendo praticamente
da 0. Adesso i miei genitori, quando possono mi seguono nelle trasferte e anche
se non ci sono so che mi sostengono e sono convinti che posso ottenere degli
ottimi risultati. E’ sempre bellissimo chiamare a casa o scrivere agli amici sapendo
che sono lì che aspettano con ansia di sapere che cosa è successo, non ne
parliamo poi se posso dire che sto per tornare con un buon risultato.”
Ti
va di descrivere un episodio curioso della tua attività sportiva? “Ce n’è uno molto carino da
raccontare, risale a più di un anno fa, quando stavo facendo una lezione
individuale con il maestro, che cercava di forzarmi il più possibile a farmi
fare un affondo deciso, ma evidentemente l’ho preso un po' troppo alla lettera,
infatti ho spezzato la lama della mia spada sulla sua spalla.
Nonostante avesse
dovuto interrompere l’allenamento per mettere del ghiaccio, si è complimentato
e ha detto che dovrei fare degli affondi così anche nelle gare. L’ unico
problema, come sottolineato dall’altro maestro che era lì ad osservare la
scena, è che se li facessi così anche nelle gare, per ogni assalto avrei
bisogno di 5 spade e come puoi immaginare, non sarebbe molto conveniente."
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Prima di cominciare a fare
scherma non avrei mai pensato di essere così forte e determinata nel cercare di
ottenere quello che voglio. Ci sono stati momenti molto difficili, problemi
fisici e sconfitte pesanti da mandar giù, ma alla fine, non so come, ho sempre
trovato il coraggio e la voglia di ricominciare ad allenarmi, con lo scopo di
capire quali erano i miei limiti e gli errori e cercando sempre di migliorare.
Allo stesso tempo ho capito quanto le mie insicurezze riescano a volte, a
impedirmi di avere delle buone performance, dato che nonostante i successi mi
rendo conto di non sentirmi mai migliore rispetto agli altri e troppo spesso ho
paura di non essere all’altezza della situazione che ho d’avanti, perché tendo
troppo a vedere i miei difetti piuttosto che i miei pregi.”
Importante è raccogliere frutti nel corso del tempo, si mette in conto
un po’ di indecisione, un po’ di insicurezza, la voglia di essere perfetti.
Quali capacità, caratteristiche, qualità ti aiutano nel praticare il tuo
sport? “Per fare scherma, è necessario essere veloci, agili e coordinati nei
movimenti, ma ancor di più, è importante saper mantenere la calma e saper ragionare
su quello che sta accadendo in pedana. Anche se si è pesantemente in
svantaggio, finché l’avversario non mette l’ultima stoccata, l'assalto si può
ancora recuperare. Oltre a questo non bisogna poi sottovalutare l’importanza
dell’udito e del tatto.
Sviluppare questi due sensi è importante per muoversi
meglio durante l’assalto e per capire con più precisione dove si trova e cosa
sta facendo l’avversario.”
Da una parte bisogna essere scaltri, veloci e intuitivi, dall’altra
parte, a volte bisogna essere cauti e agire con attenzione per riorganizzarsi e
cercare di sorprendere l’avversario.
Che
significato ha per te praticare il tuo sport? “Posso dire che la scherma mi ha dato la
possibilità di cominciare una nuova vita. Quando sono nata, non avevo nessuna
patologia che facesse ipotizzare anche lontanamente, quello che poi è successo.
Ho perso la vista a 23 anni circa, dopo circa 21 interventi chirurgici, volti a
tentare di combattere il glaucoma che si era sviluppato a causa del trauma, in
seguito a una pallonata, mentre giocavo a palla a volo. Non conoscevo nulla del
mondo dei non vedenti e sinceramente non volevo averci nulla a che fare. La
scherma mi ha dato la possibilità di mettermi in gioco e mi ha regalato
opportunità che probabilmente non avrei mai avuto.
Ho potuto conoscere molte
persone che mi hanno aiutato ad affrontare meglio la mia disabilità e che in
molti casi mi hanno fatto conoscere soluzioni ai problemi di tutti i giorni,
che non avrei mai immaginato. Oltre ai successi personali, ho potuto anche rendermi
utile agli altri, mettendo a loro disposizione il mio tempo e la mia
esperienza, infatti da diversi anni mi occupo del settore giovani dell’Unione
Italiana Ciechi e Ipovedenti di Roma.”
Belle le parole
di Silvia, a volte ci capitano cose che non avremmo mai immaginato, a volte lo
sport come da così toglie. Quello che diventa importante è rialzarsi sempre,
riorganizzarsi, cavalcare l’onda del cambiamento e capire come andare avanti
nella vita anche attraverso lo sport che ti rimette al mondo ogni volta in modo diverso.
Quali sensazioni sperimenti nello sport? “Le sensazioni
sono molteplici, la gioia per un bel risultato, il sentirsi più forti quando si
è superato un limite che si riteneva insuperabile, il sentirsi più sicuri di
se, quando si riesce a correggere un errore, il coraggio di provare anche la
mossa più azzardata, se sai che non hai nulla da perdere, l’ansia di sapere
cosa farà il tuo avversario, l’agitazione nello scegliere in due secondi
l’azione migliore da fare e alcune volte la paura di aver scelto la strategia
sbagliata.”
Tutto ciò significa sperimentare la vita che comporta l’azione, lo
sperimentare ansie e paure, ma anche gioie e soddisfazione, ogni cosa ha un
risvolto della medaglia, un prezzo da pagare.
Nella pratica del tuo sport quali
sono i rischi? A cosa devi fare attenzione ? “La scherma
richiede una buona resistenza fisica e la capacità di mantenere la
concentrazione nonostante la fatica. Non si tratta di uno sport particolarmente
rischioso, ma questo perché la maschera, la divisa, la spada e il resto, devono
rispondere a parametri di sicurezza, che fanno sì che non ci si possa far male.”
Quali condizioni ti ostacolano nel tuo sport? “Non ci sono
particolari condizioni che possono ostacolare uno schermitore, ma di certo la
necessità di indossare una maschera e una divisa, fatte con un materiale e un tessuto
particolare, che servono a proteggere dai colpi fa sì che si senta parecchio
caldo. Inoltre quando si disputano le gare, la confusione che c’è nel
palazzetto, spesso può disorientare e deconcentrare, proprio perché, per un non
vedente l’udito è fondamentale.”
Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? Hai rischiato
di mollare di fare sport? “Si, ci sono state delle occasioni in cui ho pensato
seriamente di mollare. Precisamente quando dei problemi fisici o i miei
attacchi d’ansia durante le gare, mi hanno fatto precipitare agli ultimi posti
della classifica. Alla fine però, ha sempre prevalso la voglia di combattere
contro me stessa e di dimostrare a me e agli altri che non meritavo quel
risultato. Fare sport inoltre aiuta a stare bene, a rimanere in forma e a
distrarsi dai problemi di tutti i giorni.”
Quale
può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi al tuo sport? “Quello che mi sentirei di
dire ai ragazzi è che lo sport è un’ottima occasione di crescita. In
particolare per un ragazzo che ha una disabilità è un’ottima opportunità per
socializzare con gli altri e per familiarizzare con i propri limiti. La scherma
in particolare rafforza il carattere, perché richiede molto impegno e
dedizione, ma soprattutto perché si tratta di uno sport che ti mette contro un avversario
e tu sai che uno dei due dovrà vincere. Fondamentalmente è la stessa cosa che
accade tutti i giorni, se hai una disabilità. Sai che hai dei limiti e che non
dovranno vincere loro.”
Ritieni
utile lo psicologo dello sport? “Non mi sono mai rivolta a
uno psicologo, quindi non saprei dire se è utile. Però è una cosa che ho
intenzione di fare. Credo che ci siano dei momenti in cui ti rendi conto che
forse non potrai risolvere da sola dei problemi, di conseguenza devi almeno
provare a chiedere aiuto. Ho capito che non riesco a tenere sotto controllo gli
attacchi d’ansia durante le competizioni, di conseguenza ritengo sia arrivato
il momento di andare a fondo e capire qual’ è realmente la causa di tutto
questo, ma soprattutto è ora di trovare una soluzione efficace. Credo sia importante
affidarsi ad una figura professionale e qualificata.”
Qual
è stata la gara della tua vita? “Ricordo con molto piacere
la gara di qualificazione per il Campionato italiano di Roma 2016, che si è
svolta ad Ancona a dicembre 2015. Ero un po' meno nervosa del solito e non mi
aspettavo nulla, ma sapevo che vincendo tutti gli assalti del girone avrei
avuto accesso direttamente alla semifinale, e così ho fatto. Ho vinto ogni
incontro, compresa la finale e mi sono conquistata il primo gradino del podio.
Ricordo di aver trascorso due belle giornate insieme ai miei compagni e che
mentalmente, ero molto serena, perché oltre ad essere un periodo tranquillo, mi
ero allenata come dovevo e mi sentivo in forma.”
Quale
è stata la tua gara più difficile? “Probabilmente proprio l’ultima.
Cioè Il campionato italiano di Gorizia 2017. Era circa un anno che non riuscivo
a ottenere buoni risultati e avevo dovuto saltare anche delle gare, a causa di
alcuni problemi di salute. Non mi ero allenata particolarmente bene e non mi
sentivo in piena forma, anche perché il week end prima della gara avevo avuto
la febbre e avevo dovuto saltare anche gli ultimi allenamenti. Sapevo però di
essermi impegnata molto nei due mesi precedenti e non volevo fare nuovamente
brutta figura. Avevo visto dei progressi negli assalti in palestra e quindi
sapevo di poter arrivare almeno a un terzo posto. Ci tenevo molto inoltre a
dimostrare alla squadra che potevo essere ancora competitiva. E’ stata una gara
carica di ansia, ma in alcuni momenti sono anche riuscita a mantenere il
controllo e combinare qualcosa di buono.”
Quali
sono i prossimi obiettivi, sogni che hai realizzato e da realizzare? “Sia nella vita, che nella
scherma, di sogni ne ho realizzati parecchi, ho un lavoro che mai nessuno
avrebbe ipotizzato potesse essere svolto da una non vedente, riesco a rendermi
utile alle persone che vivono la mia stessa problematica, e nonostante tutto
sono riuscita a farmi valere nelle competizioni sportive.
Ora il sogno sarebbe
continuare ad allenarmi e partecipare almeno una volta alle olimpiadi. Ancora
non c’è un regolamento internazionale comunemente accettato per la scherma dei
non vedenti, ma ci si sta lavorando in vista dei prossimi giochi olimpici di Tokyo.”
Sei
consapevole delle tue possibilità, capacità, limiti? “Troppo spesso mi sento più
consapevole dei limiti che delle mie possibilità.”
Quanto
credi in te stessa? “Credo in me stessa e nelle mie possibilità, ma
troppo spesso ho paura di sbagliare e di non riuscire a ottenere i risultati
che vorrei. Forse è perché sono molto critica nei confronti di me stessa e
ritengo sempre di poter fare di meglio o di dover migliorare qualcosa."
Qual
è un’esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare? “Il 2016 è stato caratterizzato da diversi
problemi personali e di salute e questo mi ha impedito di allenarmi come avrei
dovuto, di conseguenza dopo un oro nella qualificazione, sono arrivata alla
finale del Campionato italiano di Roma, troppo carica di ansia e mi sono
classificata tra gli ultimi. Nel frattempo ho cominciato a lavorare, quindi ho
pensato che era ora di lasciar perdere, dato che non ritenevo di poter gestire
lavoro, studio e sport insieme.
Dopo averci riflettuto parecchio ho ripreso l’allenamento
di scherma una sola volta a settimana senza alcun tipo di aspettativa. Ero
anche parecchio demotivata. Dopo una gara di qualificazione chiusa al quinto
posto, ho ricominciato a credere che con un po’ di determinazione in più potevo
anche farcela, ma ero ancora convinta che quella del 2016/17 sarebbe stata la
mia ultima stagione schermistica. Questo fino a che un giorno un mio amico non
mi ha proposto di andare con la sua squadra a fare una corsa di circa 5 km, per
una raccolta fondi e dopo un anno che non correvo, anche se con moltissima
fatica, sono riuscita a raggiungere il traguardo con un tempo accettabile per
una persona non allenata. Questo mi ha dato una carica fortissima, ho ricominciato
a fare attenzione all’alimentazione, un po’ di esercizio fisico dopo l’ufficio
e ho ricominciato gli allenamenti di scherma in maniera più determinata.
In
soli due mesi ho recuperato un po’ di forma e sono riuscita a salire sul terzo
gradino del podio dei Campionati Italiani di Gorizia 2017. Qualche problemino
fisico ancora c’è, ma tutto ciò, è stato un grande spunto per voler continuare.
Sono molto contenta di aver imparato a gestire lavoro e sport insieme. Non è
facile alzarsi tutti i giorni alle 6:30, andare a lavoro, tornare a casa,
cambiarsi e correre in palestra per 2 ore di allenamento, ma sapere che ci sono
riuscita mi dà la forza per impegnarmi ancora di più.”
Quali sono le
sensazioni relative a precedenti esperienze di successo? “I successi ottenuti mi danno molta
soddisfazione, sono contenta e mi aiutano a credere di più in me stessa.
Purtroppo però quando penso alle gare, mi viene sempre in mente l’ansia che
provo durante tutta la competizione, la paura di non poter riconfermare il
risultato e quindi la consapevolezza di non aver mai dato il meglio di me.”
Hai un modello di
riferimento, ti ispiri a qualcuno? “Non ho nessun modello in particolare, perché
ritengo che nella vita bisogna scegliere i propri obbiettivi in base alle
esigenze e alle possibilità che si hanno al momento, quindi credo non sia
corretto ispirarsi a modelli che rimangano tali per lungo tempo. Devo dire però
che ho molta ammirazione per Beatrice Vio. Una ragazza che non si è mai arresa,
nonostante gli enormi ostacoli che ha dovuto superare.
Mi piace molto la sua
grinta e la sua tenacia in pedana. Mi piacciono molto anche l’aggressività
della Di Francisca e lo stile della Vezzali. Dato che se un normodotato viene
bendato, può allenarsi tranquillamente anche con un non vedente, mi piacerebbe tirare
con loro almeno una volta.”
C’è una parola o
una frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci e impegnarti? “In realtà, di frasi, ce ne sono due, ma
ovviamente non dirò chi le ha dette, perché, come recita il detto: “si dice il
peccato, ma non il peccatore”. Dopo varie sconfitte subite nei primi anni,
subito dopo una gara, qualcuno mi ha chiaramente detto in faccia che io non
dovevo dire di meritare di andare sul podio. Ovviamente si tratta di qualcosa,
che detta subito dopo una sconfitta, fa parecchio male, ma è servita a far leva
sul mio orgoglio. Fino a quel momento ero sempre arrivata tra gli ultimi, ma
quella frase che ogni tanto mi risuonava nelle orecchie mi ha permesso di
capire che non dovevo permettere a nessuno di potermi dire una cosa del genere.
Dopo qualche mese infatti, sono cominciati ad arrivare i primi risultati. La
seconda frase, che mi ha aiutato tantissimo invece arriva da una persona dalla
quale non me lo sarei mai aspettata.
Risale a poco prima di Gorizia 2017. Una
sera, ho preso il cellulare per leggere dei messaggi e in uno c’era scritto che
se non avessi fatto cavolate, come al solito, avrei potuto diventare la futura
campionessa italiana. Chi lo ha inviato, magari voleva solo incoraggiarmi, ma
devo ammettere che ci è riuscito.”
Importante
ricevere i feedback e importante è quello che si fa dei feedback ricevuti, se
sono negativi servono a farti reagire, a farti comprendere, se sono positivi
servono per darti più carica.
Come hai superato
eventuali crisi, infortuni, sconfitte, difficoltà? “Credo che quando ti rendi conto che quello
che pratichi è lo sport che ti piace e anche volendo, non riesci a trovare
nulla con cui sostituirlo, allora cercherai sempre di trovare la soluzione alle
crisi e agli eventuali problemi fisici. Non posso spiegare come ho fatto a superare
le mie difficoltà, perché in realtà non ho ancora trovato delle soluzioni, ma sono
convinta che senza la passione per la scherma non potrei concludere nulla.”
La
passione diventa a volte il senso della vita, il motore che ti permette di
mobilitare le energie per seguire direzioni e mete, per raggiungere obiettivi e
trasformare sogni in realtà.
Riporto un'intervista a Silvia nel libro: “Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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