Una gara di corsa a piedi di 100km cosa può significare? Un obiettivo sfidante? Una meta da raggiungere? Un allenamento per gare più lunghe?
Per ognuno ha il suo
significato, certo si tratta di gare non per tutti ma di persone che vogliono
osare, vogliono impegnarsi negli allenamenti, vogliono impegnarsi mentalmente
ad avanzare rischiando di non arrivare, mettendo in conto delle difficoltà
sempre in agguato, gente che è disposta a correre di giorno e di notte, a
mangiare correndo e camminando o fermandosi per pochi secondi o pochi minuti,
Iolanda questa passione la condivide con suo marito Gian Paolo Sobrino e con
molti altri ultrarunner, di seguito le sue impressioni dopo la classica e
mitica gara di 100km del Passatore Firenze Faenza, ritrovo di migliaia di
ultrarunner.
Gara di 100km del Passatore, cosa significa per te? “Il Passatore ha rappresentato per me
la gara obiettivo dell’anno. Mi sono allenata e ho affrontato gare di
transizione pensando ogni volta a quel sabato pomeriggio di maggio in cui
sarebbe partita la mia sfida. Per quanto
mi sia impegnata ero però cosciente di non essere pronta per affrontarla come
avrei voluto. Nelle gambe avevo sì una ultra, ma non ancora la distanza sui 100
km. Tenere insieme impegni familiari, lavorativi e sportivi, seppure a
discapito di una ridottissima vita sociale, non è sempre facile.”
E’
difficile essere pronti per una gara di 100km, si può sentire abbastanza
fiducia di poter riuscire, di potercela fare, di fare una buona prestazione, ma
i pensieri che vogliono sabotare ci sono sempre, che ti dicono e se vengono le
vesciche? E se ti vengono i crampi? E se qualsiasi cosa. Ma ci si presenta
sempre alla partenza per sfidare ogni pensiero e ogni avversità.
Hai avuto particolari problemi, difficoltà, momenti critici? “Ho sostenuto allenamenti impegnativi e
nel periodo antecedente la gara le mie energie sono state assorbite anche da
altre situazioni che mi hanno comportato ulteriori stress e stanchezza. Sono arrivata alla settimana prima della gara
in cui sentivo le gambe deboli e il sonno prendere il sopravvento. Tenere
insieme tutti i 'pezzi' delle mie giornate e riuscire a riposare un congruo
numero di ore è stata davvero un’impresa. Avrei mollato tutto! Dicevo ai miei
amici che quasi quasi avrei rivenduto il “kit” (pettorale e biglietti del
treno)! …ma credo che nessuno mi abbia
mai presa sul serio!
Quel sabato mattina 28 maggio però sono riuscita a girare
pagina e a cancellare quelle sensazioni negative. Mi sentivo pronta a partire
per Firenze in treno e da lì alla volta di Faenza, a dedicarmi quel viaggio
interiore e fisico e quella nuova esperienza, ma soprattutto a mettermi alla
prova! La gara sono riuscita a gestirla molto bene fino al km 60. Il caldo non
ha rappresentato un problema, mi sono rinfrescata e idratata adeguatamente.
Nella seconda parte tuttavia ho adottato un passo troppo lento che non sono più
riuscita a scrollarmi di dosso. Con il senno di poi penso proprio che mi ero
prefissata un obiettivo troppo ambizioso anche se devo ammettere che ad un
certo punto ho tirato i remi in barca e non sono più riuscita a correre e
soffrire adeguatamente come avevo immaginato e sperato, avrei certamente potuto
dare di più. Uno ad uno i miei obiettivi si stavano sgretolando ma
assolutamente avevo ancora voglia di impiegare un tempo inferiore a quello del
2015. Come avrei potuto presentarmi al campo senza almeno aver raggiunto
quell’obiettivo minimo? E soprattutto non avrei mai potuto perdonare a me
stessa un atteggiamento così remissivo… Non c’era più tempo di crogiolarsi; ho
deciso che da Brisighella (88esimo km) avrei corso senza pause fino al
traguardo. Così è stato e non ho
mollato, accorciando anche i tempi ai ristori (solo qualche veloce sorso
d’acqua) perché ora davvero nulla poteva più essermi concesso.”
Una
lotta con se stessi sia mentale con tante scuse e zavorre da portarsi dietro e
anche una lotta fisica ma ci si abitua con l’esperienza e si riesce ad avanzare
sempre fino alla linea del traguardo.
Come decidi obiettivi e strategie di gara, team, famiglia, amici,
figure professionali?
“Conoscere il percorso mi è stato di aiuto nella gestione delle energie, degli integratori
e dell’abbigliamento. Famiglia e amici, ormai sono preparati a sopportarmi,
coach e fisioterapista anche!”
Con l’esperienza è cambiato il
tuo modo di allenarti? Curi la preparazione mentale? “Quest’anno per motivi organizzativi il
mio allenamento si è rivoluzionato: pochissima palestra (ahimé!) e allenamenti
in pista seguita da un coach di grande spessore atletico, Marcello Capotosti.
Il rammarico per entrambi di non aver rispettato i tempi per una giusta
preparazione ad una 100 km; il punto è che io non ho voluto saperne di saltare
questo appuntamento, volevo esserci a tutti i costi. Quante volte mi ha
ripetuto che ho precorso i tempi, che non ha avuto modi e tempi per riuscire ad abbassare il mio crono su
distanze più brevi e conseguentemente in maratona e in ultra. Eravamo coscienti
di tutto questo ma sapevamo anche che in un modo o in un altro l’avrei portata
a termine! Durante gli ultimi
allenamenti cercavo di isolarmi e di focalizzare, sembravo quasi scontrosa e
accigliata; in realtà ero solo alla ricerca di concentrazione, avevo necessità
di percepire il mio corpo, di capire le reazioni alle prime temperature calde,
di scegliere la mia andatura: di ascoltarmi.”
E’
sempre una lotta con gli allenatori che non sono tanto propensi ad allenare per
distanze oltre la maratona, ma adesso se ne stanno facendo una ragione perché
sono tanti gli atleti che vogliono osare e gli allenatori sono costretti a
dargli una mano e a rivoluzionare le loro tabelle di allenamento.
Coccole e autoprotezione ci sono state nella tua preparazione o nel
post gara?
“Qualche massaggio pre-gara e di
recupero non manca mai! E poi anche l’incoraggiamento degli amici e delle
persone vicine sono importanti e fonte di energia.”
Sono
sempre di più gli ultrarunner che si avvalgono delle energie mentali da parte
di amici e familiari che li incitano anche attraverso chat e social.
Quali sono le sensazioni sperimentate prima, durante e dopo la gara? “Nei giorni precedenti la gara ho avuto
davvero difficoltà a concentrarmi sul mio obiettivo e sulla corsa. Però quante
volte avevo già visualizzato quella partenza, la calda salita di Fiesole, i
tubi dei giardini affacciarsi dalle ville ad offrirci acqua fresca e a
rigenerarci, il saluto degli amici che avrei incontrato sulla strada, il
passaggio maratona, i ristori con piadina e mortadella (che rigorosamente non
ho toccato), la salita della Colla di Casaglia, e poi lo zaino e la ripartenza
con indumenti puliti e asciutti e
lampada frontale, la via in discesa, e infine le incognite del percorso che
spiana, i passaggi di Marradi, San Cassiano e Brisighella… e sperare in
quell’ambito traguardo che tanto avrei voluto tagliare con il buio… Quante
volte ho pensato che quei dolori muscolari che mi attanagliavano in allenamento
e nei giorni seguenti li avrei dovuti affrontare e sopportare in gara… E quante
volte i miei compagni di pista mi hanno osservata e incoraggiata… ero sempre la
prima ad iniziare e l’ultima a finire, mi dicevano che ormai avevo resistito a
km e km di ripetute e variazioni e che nulla doveva più farmi paura… ma a 100 km
non si è mai pronti!”
La
100km soprattutto quella del Passatore diventa un lungo
viaggio e quindi bisogna pensare a tutto prima di partire ed è bello tutto ciò
che si attraversa, e come i grandi
viaggi l’attesa è tanto bella e ti fa assaporare il giorno della gara con tutte
le fatiche, gioie e sapori.
Prossimi obiettivi, sogni da realizzare? “Di obiettivi ce ne sarebbero tanti,
davvero troppi, ma dovrò scegliere. Poiché ambisco a fare meglio, dovrò
rassegnarmi a tagliare il numero di gare lunghe e dedicarmi con maggiore
intensità agli allenamenti. Ho fiducia nel mio coach e in quello che sto
facendo, spero davvero di riuscire a dargli carta bianca, ma questa temo sia la
sfida più difficile! Grazie
Matteo, è sempre un piacere rispondere alle tue domande, occasione per
osservarsi, confrontarsi con se stessi e con gli altri e conoscersi meglio.”
Il
coach aiuta a definire e programmare gli obiettivi, a trovare una sistematicità
negli allenamenti per renderli più adeguati e mirati a gare sfidanti
raggiungendo performance e sperimentando benessere allo stesso tempo. E’
importante mettere per iscritto pensieri, sensazioni ed emozioni, aiuta a
incrementare consapevolezze e prendere la giusta direzione verso mete e
obiettivi sempre più specifici e ambiti. Anch’io ringrazio Iolanda e tutti gli
atleti che si rendono disponibili a parlare di loro stessi illustrando pensieri
e condotte che aiutano a comprendere questo mondo dello sport.
Un’intervista
a Iolanda è riportata nel mio libro La 100km del Passatore. Una gara fra
coraggio e resilienza.
La
100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre
una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e
gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e
famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che
racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che
hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste
aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da
avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della
psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie
capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata
degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro
dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta
Autore di libri psicologia e sport
Nessun commento:
Posta un commento