Matteo SIMONE
Contattando diversi atleti mi è capitato di conoscere alcuni super sportivi che definisco quasi cannibali di sport.
Di
seguito Juan Pablo Savonitti si racconta rispondendo ad un questionario di
psicologia e sport.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un
giorno della tua vita?
“Adesso a quasi 35 anni no. Ma quando ne avevo 17/18/19 e facevo atletica
leggera (400 metri) un po' si.”
Quali sono i sogni da realizzare? “Dedicarmi alla mia passione al 200%, senza
dover lavorare ogni giorno per poter permettermi di correre ed allenarmi. Correrò
la Panamerican highway dall’ Alaska (USA) a Ushuaia (Argentina). A partire dal
1 gennaio 2019. Il percorso inizia in Prudhoe Bay, Alaska e finisce a Ushuaia,
in Argentina.
L'intera traccia attraverserà i
seguenti paesi (USA, Canada, Messico, Guatemala, El Salvador, Honduras,
Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia, Ecuador, Perù, Cile e Argentina). Sto
cercando uno o vari sponsor per supportarmi con la logistica e tutto il
materiale necessario per questa avventura. l'idea è quella di trovare donatori (aziende o
privati) e raccogliere fondi per charity. (1 USD per ogni km corso).”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un atleta? “Da piccolo giocavo a pallavolo e
pallacanestro per 2 club diversi. Ero in Argentina e un giorno a 16 anni ho
conosciuto un allenatore d'atletica Cubano, Miguel Angel Justiz. In quel
momento lasciai pallavolo e pallacanestro e mi sono dedicato soltanto
all'atletica leggera 400metri. L'ho fatto per 2 anni e da quel momento ho
sempre fatto qualcosa: Palestra, Alpinismo, Tennis, Body Building, Crossfit.
Soltanto lo scorso giugno (2016) e senza allenamento ho corso la mia prima 100
km, Vitosha 100 in Sofia, Bulgaria. Da quel momento è diventata una droga. A un certo punto sono riuscito a correre un ultra di 141 km e il weekend
successivo un'altra di 86 km, per certi atleti questo sarebbe una follia.”
A volte si nasce predisposti per lo sport, lo sport diventa nutrimento, un bisogno primario.
A volte si nasce predisposti per lo sport, lo sport diventa nutrimento, un bisogno primario.
Il 18 giugno 2016, Pablo ha corso la Vitosha 100 Km Mountain Super Trail (BUL), 90km trail, in 13h53’07”. Il vincitore è stato il bulgaro Ivaylo Atanasov 8h24’52”, precedendo i due connazionali Ruslan Palazov 8h29’03” e Ivaylo Hadzhiev 8h32’57”. Tra le donne ha vinto la bulgara Antonia Grigorova 9h25’56”, precedendo le connazionali Mariya Nikolova 9h43’30” e Nadezhda Angelova 9h47’32”.
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere o performance? “Penso prima di tutto il fattore mentale. La decisione di voler fare quello che mi piaceva. Correre e allo stesso tempo farlo in un ambiente montano, due passioni che sono state il mio motore. Poi occorre aggiungere la forza di volontà. Credo d'essere molto rigido con me stesso e penso che anche questo abbia contribuito ai migliori risultati. L'allenamento e la nutrizione li metterei subito dopo in un secondo scalino. Alla fine se un giorno nevica o piove tantissimo e ti devi alzare alle 6 per andare a correre 20km lo puoi fare soltanto se veramente lo vuoi fare. Non ci sono scuse o grigi secondo me.”
Le
chiavi del benessere e del successo sono mentali, fisici e nutrizionali.
Importante la passione e la motivazione che ti spingono ad allenarti in
qualsiasi condizioni, anche avverse.
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere o performance? “Direi che in un 70% io e poi il
restante 30% gli allenatori che ho avuto. Loro ti possono insegnare la tecnica,
mostrarti gli errori e dirti che tipo di allenamento fare ma alla fine, secondo
me, siamo sempre noi che contribuiamo in maggior misura.”
Il
benessere e la performance dipende in maggior misura da noi stessi ma da soli
non si va da nessuna parte è importante circondarsi di persone competenti e
professionali che ti aiutano.
Qual è stata la gara della tua vita? “Direi che è stata Tryavna Ultra, 141km
e 5500m di dislivello. Durante la notte c'è stata una pioggia intensa che non
mi faceva vedere neanche 5 metri davanti. A malapena riuscivo a seguire il
sentiero. Il peggio di tutto era che faceva anche tanto freddo e in quel
preciso istante mi trovavo in una ripida salita. Verso le 4 sono arrivato al
checkpoint quasi in uno stato d'ipotermia. Una volta entrato in quel rifugio mi
sono accorto che non ero l'unico. C'erano una decina d'atleti in mutande e
coperti con delle coperte mentre facevano asciugare i loro capi. Ho bevuto tè e
caffè e dopo circa 30 minuti sono partito di nuovo. I piedi mi sanguinavano
perché li avevo sbattuti parecchie volte su certi sassi e quindi la parte anteriore
di quasi tutte le unghie aveva penetrato le dita. In più avevo tante vesciche
e in un momento ho pensato anche di non farcela. A malapena riuscivo a
camminare. Mi mancavano 41km alla fine e avevo percorso 100km. Non volevo
fermarmi lì. Quindi ho deciso d'arrivare a tutti costi e così ho fatto. Dopo
che ho lasciato l'ultimo checkpoint è stato un grandissimo sollievo e ho avuto
la fortuna che quasi tutto il resto del percorso era sull'erba, sui prati.
In
alcuni momenti che mi rendevo conto che avrei finito la gara e ricordavo il
dolore dei miei piedi, mi veniva quasi da piangere dell'emozione. Una volta
arrivato alla meta, sono andato al pronto soccorso dove mi hanno curato i piedi
e dato l'antitetanica per l'infezione che avevo presso alle dita. La settimana
successiva e con un bendaggio fatto da me, ho corso un’altra ultramaratona di
86km. Una sensazione unica ho provato e sinceramente lo rifarei.”
Quale esperienza ti dà la convinzione di potercela fare? “Quella appena raccontata. Insisto nel credere che tutto dipende da noi stessi. Se nella vita c'è qualcosa che non riesci ad avere, secondo me, e perché non l'hai voluta abbastanza. Altrimenti saresti riuscito ad averla.”
C’è
tanto dietro un’ultramaratona considerata estrema per le condizioni
atmosferiche e per le sofferenze a cui si può incorrere, ma non si riesce a
farne a meno, diventa una coazione a ripetere.
Se vuoi puoi, più riesci ad alzare l’asticella e più acquisti autoefficacia e sicurezza.
Il 16 luglio 2016, Pablo ha corso la Tryavna-Ultra (BUL), 141km trail, in 33h27’37”. La gara è stata vinta dal bulgaro Ivaylo Hadzhiev 20h25’30”, precedendo i connazionali Rosen Rusey 20h50’40” e Kaloyan Grigorova 21h37’47”. Tra le donne vinse la bulgara Antonia Grigorova 26h10’54”, precedendo le connazionali Eleonora Grigorova 26h45’22” ed Evelina Zlatanova-Kazakova 28h01’53”.
Cosa familiari e amici della tua attività sportiva? “Un po' si sono abituati diciamo, ma
all'inizio quando leggevano le distanze e i dislivelli s'impaurivano un po' e
mi chiedevano: "ma cosa mangerai e dove dormirai?" "per maltempo
la sospendono?". Penso che ognuno
conosce i suoi limiti e anche se devo ammettere che più di una volta mi sono
iscritto a gare dove non ero al 100 per cento, se mi metto nei panni dei miei
famigliari ed amici penso che sia una reazione normale.”
Un episodio divertente della tua attività sportiva? “Durante la Persenk Ultra (160km e
7500metri di dislivello), mi trovavo in un tratto della gara con un altro
corridore e durante la seconda notte ho iniziato ad addormentarmi mentre
camminavo. Ho perfino avuto delle allucinazioni dove vedevo le sagome degli
alberi come se fossero degli animali selvaggi e a volte le immaginavo come dei
palazzi in una grande città. Ero consapevole che si trattavano d'allucinazioni
dovute alla stanchezza e a non aver dormito e per periodi brevi di tempo
chiudevo gli occhi oppure dicevo qualche frase senza senso. A un certo punto
dico all'altro corridore: - Martin, la banca apre alle 8 domattina! - Cosa? - Che la banca apre alle 8 domattina, non mi
avevi chiesto a che ora apriva la banca? - No! ma stai bene? Mi devo
preoccupare? Gli ho spiegato che era una cosa normale, che stavo bene ma solo
stanco e ci siamo messi a ridere.”
Quale è stata la gara più estrema? “Persenk Ultra (160km e 7500 metri di dislivello). Gli ultimi 10 km mi sono sembrati infiniti, non finivano mai e mi trovato dentro una specie di labirinto dentro il bosco dove mi sono chiesto più di una volta, 'ma non sono già passato da qui?'. Dal punto di vista tecnico c'erano dei passaggi molto ripidi ma poco esposti ma se aggiungo il discorso della stanchezza e delle allucinazioni penso che potrebbe essere una combinazione molto pericolosa.”Importante
condividere gioie e dolori, soprattutto quando si è immersi nella natura al
buio con deprivazione del sonno, l’umorismo aiuta ad andare avanti ed è una
fonte di resilienza.
Il 19 agosto 2016, Pablo ha corso la Persenk Ultra 160 (BUL), 157km trail, in 41h06’50”. Il vincitore è stato il britannico Charlie Sharpe 22h01’02”, precedendo i due bulgari: Vladimir Milushev 24h43’53” e Bozhidar Antonov 26h58’06”. Tra le donne vinse la bulgara Antonia Grigorova 31h11’09”, precedendo l’italiana Ingrid Qualizza 34h22’11” e la bulgara Dedislava Tsvetanova 34h23’48”.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Che sono più testardo di quel che
credevo. D'essere molto determinato. Se voglio una cosa non mollo mai finché la
raggiungo.”
Quali capacità hai dimostrato di possedere? “La determinazione e la volontà nel
voler raggiungere i miei obiettivi. In una gara sempre do il massimo provando
ad anticipare eventuali contrattempi, clima, fame, voglia di andare in bagno,
qualunque minimo dettaglio. Più pianificata ed organizzata è la tua gara meno
problemi troverai durante. Ovviamente ci sono sempre degli imprevisti.”
Che significa per te partecipare ad una gara? “Mettermi alla prova con altri
corridori. All'inizio lo facevo per acquisire esperienza, volevo solo finire la
gara anche 5 minuti prima del cut off limit. Poi quando inizi ad allenarti seriamente
e quello che fai non è più un hobby le tue esigenze cambiano. Vuoi abbassare i
tempi delle edizioni precedenti e ti passa anche per la testa la possibilità di
stare anche nel podio. La parte più dura sono gli allenamenti. La gara è il
momento dove dai il massimo e provi in un certo modo a giustificare i tuoi
allenamenti ed entra tanto in gioco anche la testa. E' fondamentale essere
preparato psichicamente prima e durante la gara. Questo se parliamo dal punto
di vista competitivo di una gara. Poi in una gara ci sono anche tantissime
altre cose, le bellissime persone che trovi durante, altri corridori, i
volontari, i paesaggi, il pubblico.”
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle gare? “Sì. Nella gara Tryavna Ultra (dolori e
ferite ai piedi) e Persenk Ultra (allucinazioni e mi addormentavo mentre
camminavo). Se ci penso adesso a freddo potrei arrivare a credere che sia stata
una follia ma per come sono fatto lo rifarei ancora.”
Quali sono le sensazioni che sperimenti: pre-gara, in gara, post gara? “Pre-gara: una roba proprio da maniaci.
Già prima di dirigermi all'aeroporto controllo più di una volta se mi sto
dimenticando qualcosa: vaselina, cerotti, bastoncini, bandane, ecc. La notte
precedente normalmente preparo tutto sul letto, separo le cose e pianifico gli
orari in cui dovrò mangiare i gel o le barrette. Faccio anche un pronostico
anche di dove dovrei trovarmi ad una certa ora se tutto va come pianificato. Adesso non è più come all'inizio
dove l'unica sensazione pre-gara era 'ce la farò a finire?' In Gara: durante
la gara provo sempre a seguire quanto pianificato. Non sempre va come
pianificato ma di solito va bene. Impari qualcosa di nuovo in ogni gara. Credo
che le sensazioni si facciano vedere negli ultimi 15 km della gara, dove inizi
ad immaginare che ormai è quasi fatta anche se mi è successo di pensarla così
dopo aver corso 120km in una gara di 160km. Gli ultimi km sono i più duri. Post
Gara: subito dopo la gara ho una specie d'euforia. Ormai è fatta. A volte
piango dall'emozione. Il perché non lo so. Forse mi metto a pensare al percorso
trascorso durante la gara e non solo, agli allenamenti, alle cose che rinuncio
scegliendo quello che faccio, ecc. Comunque è una sensazione unica e molto
personale anche se potrebbe sembrare "denominatore comune" tra gli
atleti.”
La
gara fa sperimentare tante sensazioni ed emozioni, si passano tante fasi ed
alla fine è bello uscirne integri e riflettere sull’accaduto e sull’intera
preparazione per l’obiettivo portato a termine.
Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nel tuo
sport?
“Penso che le difficoltà maggiori in una gara in montagna siano gli imprevisti.
Personalmente faccio attenzione quasi ad ogni passo che faccio. E non mi
riferisco soltanto nei passaggi esposti e/o tecnici. Ogni passo, basta torcersi
una caviglia e sei fuori e non soltanto dalla gara. Fuori anche per qualche
mese. Questo riguardo i fattori concernenti la persona. Riguardo i fattori
esterni come il clima e gli animali selvaggi si possono prendere alcune
precauzioni ma comunque c'è sempre un fattore di rischio.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a
fare una prestazione non ottimale? “Condizioni fisiche soltanto in un
periodo in cui ero in overtraining. L'alimentazione compie un ruolo
importantissimo. Condizioni ambientali, direi il ghiaccio se non hai i
ramponi. La neve e la sabbia sono "fattori ambientali" duri anche durante
un semplice allenamento.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Mollare al momento niente. Se mi sento
troppo stanco a livello muscolare decido di riposarmi quel giorno per essere al
100% nell'allenamento del giorno successivo. Cosa mi fa continuare? la voglia
di esplorare nuovi posti facendo quello che é la mia passione, la corsa in
montagna.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Sempre "parlando" con me
stesso. Le decisioni le prendo dopo che ho analizzato i pro e i contro. Posso
sbagliarmi ma è la mia decisione. Mi fido pienamente di me stesso. Ho avuto dei
dolori, ho perso tutte le unghie dei piedi, sono caduto tantissime volte
durante alcune discese ma per fortuna non ho mai avuto degli infortuni.”
Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Il messaggio che darei è quello di
frequentare il più possibile la natura. Allontanarsi dalla città nei weekend
con la famiglia e fare una escursione in montagna, lasciando orologi e
telefonini in macchina, dormendo in tende durante il weekend e avvicinando i
ragazzi allo sport in una maniera diciamo "motoria" correndo con il
cane per prendere una palla, arrampicando un albero, ascoltando i rumori della
natura.”
Meno
tecnologie, meno virtual social e più esperienza diretta è la palestra della
vita.
C'è stato il rischio di incorrere nel doping
nella tua carriera sportiva? “No, mai. Qualcuno mi ha suggerito cosa
prendere ma mi sono rifiutato. Nel breve periodo in cui ho fatto bodybuilding,
prendevo la Creatina, la glutammina, aminoacidi BCAA, vitamine e proteine, ma
non sono mai andato oltre. 1) Non lo vedo come una cosa corretta nei miei
confronti e neanche nei confronti degli altri. 2) Non giustifico il fatto di
prendere una cosa che è vietata per fare meglio di qualcun altro, con quale
obiettivo? Un podio, un primo posto, qualche soldo? No! 3) Se devo ricorrere a
quello per raggiungere un obiettivo non sono più io quello che lo sta
raggiungendo.”
Raggiungere
gli obiettivi con accurata programmazione che prevede fatica, impegno,
determinazione ed integrazione alimentare corretta è sempre preferibile al
doping.
Quale può essere un messaggio per sconsigliare l'uso del doping? “Prima
di tutto il discorso morale. Lo sport competitivo ti spinge a certi limiti e
anche a voler vincere. Ma vincere col doping non è vincere, è far finta di
vincere. Dopo che fa male e anche se hai lo scienziato dietro che ti dà anche
l'antidoto per non farti scoprire sono sempre robe che entrano nel tuo corpo.”
Vero, il doping è diventato il cancro dello sport,
quanto meno te lo aspetti anche persone più insospettabili ne fanno uso, ho
scritto un libro dal titolo Doping il cancro dello sport.
Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? “Questo penso che sia un discorso molto
personale. Uno che é andato sempre dallo psicologo e che ne ha tratto
giovamento può essergli d'aiuto. Nel mio caso personale non penso che possa
essermi d'aiuto. So bene perché faccio questo sport e quali sono le mie
motivazioni. Nei momenti di crisi ho sempre trovato delle soluzioni con me
stesso ma ripeto è un discorso molto personale e lungo da descrivere in poche
righe.”
Un’intervista
a Juan Pablo è riportata nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti
psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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