Indossare la maglia azzurra da una parte è un’esperienza unica, arricchente, il massimo nella vita di uno sportivo, dall’altra parte richiede tanta responsabilità, pressioni, tensioni.
Sono tanti i pensieri e le fantasie dell'atleta, non si
può fallire, soprattutto per la classifica a squadra dove solo 3 atleti
contribuiscono al totale dei chilometri percorsi, con i loro rispettivi
chilometri individuali. Di seguito Lorena racconta la sua esperienza
rispondendo ad alcune mie domande.
Che sapore ti ha lasciato questo mondiale? Avuto problemi, criticità? “La mia prima esperienza in un mondiale
è stata esaltante: correre con persone di continenti diversi, abitudini
diverse, culture diverse, correre con i migliori al mondo in questa specialità
così difficile e che ti mette a durissima prova, è davvero esaltante. Io ho
avuto qualche difficoltà, per la prima volta ho dovuto fare i conti con un
problema fisico che lungo le 24h è diventato così fastidioso da mettermi ko.”
Con
le ultramaratone non si scherza, se durante una gara di 24 ore viene fuori un
problemino, alla lunga si pagano conseguenze in termini di prestazioni o di
salute, quindi da una parte la gioia di essere tra i tanti atleti
internazionali i migliori al mondo e dall’altra parte la non possibilità di
poter dare il massimo per se stesso, per la squadra femminile, per la propria
nazione, ma può succedere.
Cosa lasci a Belfast e cosa porti a casa? “A Belfast ho lasciato il freddo, il
vento ed il cielo con le sue nuvole veloci. Da Belfast sono tornata con una
innegabile amarezza per un obiettivo personale
non raggiunto, con la soddisfazione di avere battuto la squadra
francese, con la consapevolezza che la Nazionale Italiana era
"squadra" vera, con la carica giusta per affrontare le prossime
sfide.”
Bisogna
essere resilienti e vedere il bicchiere un po’ pieno e quindi si torna a casa
con nuove consapevolezze e con nuovi entusiasmi per continuare su giuste
direzioni che continuano a portare a mete e raggiungere altri obiettivi.
Hai conosciuto altri atleti di altre nazioni? Curiosità? Sorprese? “Ho parlato con tante persone,
scambiando impressioni, timori, condividendo obiettivi ma con nessuno in
particolare: correndo fianco a fianco con tante persone per tante ore è facile
scambiare parole con chi trovi al tuo fianco per qualche giro. Ricorderò
sicuramente Susan, una ragazza Irlandese che mi a parlato di Belfast, dei suoi
abitanti, delle sue contraddizioni, che mi ha messo una mano sulla spalla in un
momento di difficoltà per entrambe.”
Questa
è la bellezza dello sport di fatica, di condivisione con altri di momenti,
gioie e anche sofferenze, condivisioni di storie di altri luoghi, di scambi di
sguardi, di contatti seppur brevi ma duraturi nella memoria non verbale nel
tempo.
Quali sono ora tue mete, direzioni, obiettivi? “Percorro la mia strada, le mie
prossime gare sono stabilite da tempo, con una esperienza importante in più che
sono certa mi aiuterà ad affrontarle con maggiore serenità e forse...sicurezza
in me stessa.”
Sempre
avanti con più consapevolezze, con nuove esperienze che danno frutti, ti fanno
portare a casa sempre qualcosa di utile.
Come vedi gli italiani ULTRA? Hai qualcosa in comune alle altre atlete? “Gli Italiani e le Italiane non mollano
mai, fino alla fine onorano la maglia, questo ci accomuna tutti!”
E’
vero molto uniti e solidali con una buona rete che li supportava, tutti atleti
tecnici e dirigenti sempre pronti a sostenere a incoraggiare.
Vi siete trovate bene? Sentivi la responsabilità di essere anche
squadra?
“Personalmente mi sono sentita subito parte di una squadra affiatata, non ho
sentito alcuna responsabilità ed anzi tutto è stato semplice e spontaneo. Io ho
vissuto questo.”
Si
costruisce tutto, si costruisce sia l’atleta che l’intera squadra nel corso del
tempo gli incontri a gare importanti unisce atleti e tecnici per tirare fuori
il meglio a livello individuale e di squadra.
C'è un alimento particolare che hai assunto in gara? “No, tutto come sempre non ho usato
nulla di diverso o particolare.”
Quale è stata la sosta maggiore nelle 24ore? “Purtroppo per me l'ultima ora di
gara...mi sono fermata perché non stavo bene e non sono più ripartita.”
A
volte bisogna arrendersi all’evidenza, a volte la sofferenze e il dolore è
troppo e non ha senso andare oltre, si fa quel che si può in quel momento.
Come ti prendi cura di te ora dopo il mondiale? “Cerco di riposare, mangiare e fare ciò
che mi piace anche se il caldo e il lavoro che non posso permettermi di
trascurare, influenzano tantissimo questo mio programma "coccola per
recuperare"! Ah...e torno a correre una gara lunga dopo soli 15 gg...per
divertirmi!”
Certe
gare diventano coccole se si affrontano senza stress e incontrando tanti amici
runner.
A casa, lavoro, amici, cosa hai raccontato dopo il mondiale? “Ho raccontato tutto...ho risposto a
tutte le loro domande e curiosità ma soprattutto a tutti ho espresso la mia
contentezza per avere avuto la possibilità nuovamente di rappresentare l'Italia
in una manifestazione così importante internazionale, a tutti ho espresso la
mia soddisfazione ed emozione nel portare la bandiera Italiana nella cerimonia
di inaugurazione!”
Bella
storia, fatta di persone e team, di gioie e dolori, di insegnamenti di vita,
grazie Lorena.
Interviste a Lorena sono riportate nei miei libri:
“Lo sport delle donne”, edito da Prospettiva Editrice.
Inoltre Lorena è menzionata nel libro “Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline.
Psicologo clinico e dello sport, Psicoterapeuta
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