Matteo SIMONE
Il 25 febbraio 2015, presso il Palazzo Ducale di Camerino ha avuto luogo l’evento “Psicologia e Sport per il benessere e la performance nella pratica sportiva, organizzato dall'associazione Acrusd-Camerino in Corsa e promosso in collaborazione con Unicam, Cus e Liceo Sportivo di Camerino.
Hanno portato i loro saluti il prorettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari, il presidente del Cus Camerino Stefano Belardinelli, il Dirigente Scolastico dei Licei di Camerino, il docente del Liceo Sportivo di Camerino Alberto Montecchia, il rappresentante dell'Acrusd Giacomo Nalli e la coordinatrice del corso di laurea Unicam in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei Prodotti della Salute Rosita Gabbianelli. Al convegno, cui hanno partecipato le prime due classi del Liceo Sportivo, sono intervenuti il dott. Matteo Simone, autore del libro “Psicologia dello sport e non solo”, che ha illustrato come incrementare autoefficacia e resilienza per gestire lo stress e raggiungere obiettivi. A seguire Luigi Del Buono, Campione Europeo Master 2014 sui 3000 siepi, ha trattato l'aspetto mentale nella disciplina della Maratona presentando il libro "Maratona! my friend".
Nel
corso del Convegno “Psicologia e
sport per il benessere e la performance nella pratica sportiva” organizzato dall’associazione "A.C.R.U.S.D. Camerino in corsa", in collaborazione con l’Università degli Studi
di Camerino, ho invitato un alunno della 1^ e 2^ classe del Liceo
Sportivo di Camerino a leggere un brano della Prefazione di Sergio Mazzei (Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari) al
libro O.R.A. Obiettivi,
Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella
vita e nello sport:
“A mio avviso, l’essere campioni
non significa necessariamente ed esclusivamente primeggiare nelle pratiche
sportive ma soprattutto riuscire a realizzare ciò che serve attraverso un
processo irto di difficoltà. E’ un campione l’alcolista che attraversa il suo
percorso dei 12 passi così come il tossicodipendente che esce dalla sua
dipendenza, così come il padre di famiglia che riesce attraverso grandi
sacrifici a provvedere ai bisogni dei suoi cari. E’ un campione lo studente che
supera gli esami del suo corso di studi o il timido e imbranato ragazzo che
riesce a dichiararsi alla ragazza sognata nonostante la paura del rifiuto.
Altrettanto è un campione colui che perseverando attraversa tutti gli ostacoli
che si presentano nel suo cammino verso la realizzazione dei suoi obiettivi.
Anche dal punto di vista della pratica psicoterapeutica è un campione il
paziente che ha il coraggio di osservare se stesso e la propria vita e che
impara a usare propria consapevolezza.
In fondo il campione è colui che spinto
dalla propria autoregolazione organismica,
che è la funzione che permette agli esseri viventi di raggiungere la salute e
la libertà, è capace di assecondarla e favorirla tollerando sofferenza e
frustrazione allo scopo di realizzare il proprio obiettivo: esprimere se
stesso. Erving Polster, uno dei più autorevoli gestaltisti viventi ha scritto
un libro dal titolo “Ogni vita merita un
romanzo” che evidentemente sottolinea come il valore delle azioni vada
ritrovato nella difficoltà relativa
di ogni individuo che affronta la propria vita. Ben lungi quindi dal mito della
prestazione fisica, del riuscire a realizzare il primato o l’eccellenza in
qualche riuscito risultato sportivo, il valore dell’individuo andrebbe visto in
relazione al vissuto soggettivo e quindi a quanto è difficile per qualcuno
compiere una qualche azione.”
Inoltre ho invitato Luigi Del Buono, Campione Europeo Master 2014 sui 3000 siepi
ed autore del libro “Maratona! My friend”, a leggere un brano del libro
“Psicologia dello sport e non solo” relativo l’affrontare al meglio
una maratona:
“Una maratona oltre ad essere una competizione atletica è
un esercizio fisico prolungato nel tempo che supera le 2 ore e che può
protrarsi anche per 6-8 ore, pertanto affrontare/sostenere questo sforzo prolungato
nel tempo comporta una preparazione fisica e mentale, direi una preparazione
totale dell’essere umano che comprende l’alimentazione, il corretto gesto
atletico, una programmazione oculata degli allenamenti per un congruo periodo
di tempo che può essere dai 2 ai 6 mesi a seconda della preparazione di base,
delle caratteristiche, delle ambizioni dell’atleta.
Pertanto, a pochi giorni dalla partenza della maratona,
l’atleta non può far altro che fare il punto delle sue condizioni in base ai
test di allenamento e alle sue percezioni di benessere fisico/mentale.
L’atleta conoscendo il suo modo di affrontare questo tipo
di competizione potrebbe essere già a conoscenza dei suoi errori durante la
stessa competizione e potrebbe non far niente per evitarli avendo la presunzione
che questa volta non cadrà negli stessi errori, un consiglio è pensare che
questa è la volta buona per non fare errori, per esempio:
- non partire troppo veloce rispetto alle proprie
potenzialità di prestazione ed evitare la solita crisi del dopo 30/35 km, in
questo caso il suggerimento è di immaginare di percorrere una competizione di
37 km e 197 metri, considerando altri 5 iniziali di riscaldamento ad una
andatura di una decina di secondi al km più lenti del ritmo gara in modo da
evitare di correre i primi km ad una velocità troppo sostenuta rispetto al
ritmo prefissato, perché il sentirsi freschi e l’adrenalina in circolo invitano
a strafare. Si sa che la partenza ad una velocità superiore a quella prefissata
brucia subito le riserve di zucchero e dopo di che diventa il grasso il
carburante ma non è altrettanto redditizio.
- Un altro errore frequente è arrivare alla
disidratazione, a causa della mancanza di sete durante la prima parte di gara e
il non voler sforzarsi a bere per non perdere secondi ritenuti preziosi o per
evitare di inciampare nei pressi dei tavolini del ristoro o nel non rischiare
di perdere il gruppo di amici che hanno lo stesso ritmo di corsa. Un consiglio
potrebbe essere nell’allearsi dall’inizio con un altro atleta che ha più o meno
la stessa andatura di gara e decidere di alternarsi nel recuperare bevande ai
ristori.
- Altro errore che in genere potrebbe incorrere il
maratoneta è un ritmo non costante, perché può capitare che si viene superati e
allora si cerca di seguire l’altro ad una velocità che anche se è leggermente superiore,
alla lunga fa pagare le conseguenze.
- Altro errore è di partecipare alla competizione anche se
non ci si sente preparati, e questo perché si e già organizzato il viaggio, si
sono presi degli impegni, ecc., il rischio è di farsi del male, pertanto si fa
sempre in tempo a rinunciare rimettendoci anche qualche soldo ma, in compenso,
si preserva la propria salute nonché la propria forma fisica in modo da potersi
preparare per una successiva competizione. Se non si è pronti si può anche
valutare di optare per un test di distanza minore ma importante per una
successiva maratona, tale distanza potrebbe essere tra i 21km 97 metri e i
25/35 km, in considerazione anche del fatto che ci sono poche gare di distanze
intermedia tra mezza e maratona.”
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR