lunedì 4 maggio 2015

Storie di crisi nelle lunghe distanze

Gli atleti raccontano volentieri i momenti di crisi dove si sentivano spacciati, sfiniti, arresi, ma poi qualcosa è cambiato, si sono trasformati come se avessero indossato un costume da supereroe e sono ritornati in piedi con le energie sufficienti per portare a termine l’obiettivo prefissato, infatti è stato chiesto a diversi ultramaratoneti di raccontare un aneddoto e molti raccontano queste vicende ed esperienze rimaste impressse e che sono utili in eventuali altri momenti di crisi per ricordare che già altre volte hanno superato un momento difficile e quindi se vogliono ad ogni problema c’è almeno una soluzione. Di seguito le risposte ricevute alla doomanda: “Ti va di raccontare un aneddoto?”:
“A Brisighella (88°km) sono esausto, il ginocchio mi fa male soprattutto quando dal cammino passo alla corsa, il piede è anestetizzato, non lo sento più, sento la scarpa che stringe parecchio credo si sia gonfiato e circoli meno sangue, iniziano così i 12km più lenti della mia vita podistica.
Cammino dal ristoro fino all’uscita del paese, ogni volta che riprendo a correre sento male al ginocchio, vorrei continuare a camminare ma con due rapidi calcoli mi rendo conto che ci vorrebbe troppo tempo ed in quel momento il desiderio più grande per me è arrivare il prima possibile per smettere di correre, mi faccio forza e cerco di ridurre al minimo i tratti di cammino.
Il successivo ristoro sembra non arrivare mai perché si trova al 95° circa, a 7km dal precedente di Brisighella, 2km in più del solito, 2km che sembrano non passare più. Afferro un bicchiere d’acqua, i volontari mi incitano, mancano 5km a Faenza ma con 95km nelle gambe anche 5 miseri km sembrano interminabili, maledico il giorno che mi sono iscritto e mi riprometto di non rifarla mai più!
Ormai è fatta. A 2km dalla fine si entra nel paese, spengo la frontale e la metto in tasca, ormai è fatta, 98km e corro ancora, sono appena passate le 4:00 del mattino, è ancora buio, ho vinto la scommessa col sole, arriverò prima io del suo sorgere.

Importante il sostegno di famiglia e amici per gli ultramaratoneti

“Si può assaporare completamente una situazione piacevole , senza dispiacersi quando finisce perché si comprende che ogni cosa è destinata a passare.”
William Hart

Con il tempo i famigliari comprendono che forse è meglio accettare questa passione e diventano i primi tifosi dell’atleta sostenendolo nelle sue imprese in modo da agevolarlo nel prendere le opportune precauzioni o attenzioni per svolgere al meglio la competizione o allenamento considerato estremo.
Gli amici inizialmente considerano l’alteta fuori di se, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli aspetti del carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e competizioni di lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando quasi fieri di essere amici e raccontando in giro le gesta dei propri amici atleti, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile, extraterrestri.
Di seguito le risposte ricevute alla domanda: “Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme:
“Mia moglie ed i miei figli mi seguono ovunque, si informano e partecipano alle mie emozioni. Senza di loro non avrebbe senso tutto questo.”
“Non è difficile immaginarlo, anche se si fidano, in qualche modo, del mio equilibrio. Molti amici pensano bene di me perché li ho portato felicemente sulla mia cattiva strada dell’ultramaratona e si sono cavate le loro belle soddisfazioni. Ricordo con piacere un anno in cui ho portato al traguardo di una 100 km un gruppo di 5 amici dell’Atletica del Parco che si sono fidati della mia conduzione di gara. Un’esperienza indimenticabile per loro e per me.
Un anno ho portato mio figlio sulle strade della Pistoia Abetone e la sua ammirazione nei miei confronti è cresciuta perché si è reso conto della difficoltà e di avere un padre all’altezza di quella difficoltà.”

Con un buon allenamento mentale si può portare a termine qualsiasi gara

L’ultramaratoneta ha scoperto che volendo, si può far tutto, che la passione è un motore potente che riesce a mobilitare le energie occorrenti per portare a termine qualsiasi impresa con qualsiasi condizione, è una sorta di adattamento graduale che ti permette gradualmente di incrementare l’autoefficacia personale e sviluppare la resilienza che ti permette di andare avanti e non fermati per imprevisti o crisi ma avere la capacità di gestire momento per momento con tutte le proprie risorse, capacità personali scoperte nel corso di precedenti competizioni e situazioni.
Pertanto l’ultramaratoneta è continuamente alla ricerca di situazioni sfidanti da gestire, superare che poi facciano parte del proprio corredo caratteriale.
Infatti molti degli intervistati alla domanda: “Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?”, rispondono con determinazione e sicurezza di non avere problemi ad affrontare qualsiasi tipo di competizione:
“Nessuna, ancora oggi ritengo che possa arrivare in fondo a qualsiasi gara, con l’avanzare dell’età non so, i miei prossimi obbiettivi sono UTMB e TDG e spero di riuscirci.”
“Temo il freddo, quindi ogni gara esposta a temperature rigide mi preoccupa (il che non significa che prima o poi non la proverò…)”
“Penso che con un buon allenamento mentale si possa portare a termine qualsiasi gara. Non importa il tempo che impieghi.”

giovedì 30 aprile 2015

Hai un sogno nel cassetto?

Il sogno nel cassetto degli ultramaratoneti è percorrere sempre più chilometri nelle condizioni più difficili e continuare a correre anche a 100 anni. 

Ecco cosa rispondono alla domanda: “Hai un sogno nel cassetto?”:
Pasquale Artuso: “Il Tor des Geants (TDG)!” 
Marco Stravato: “La Nove Colli Running 202,4 km, ma di più l’UTMB (Ultra Trail du Mont Blanc 168 km con 9.600 metri di dislivello positivo in semi-autonomia che si svolge sui tre versanti francese, italiano e svizzero del Monte Bianco) e il TDG. Il trail lo preferisco ultimamente.”
Gianni Greco: “Poter correre una Ultra con mia moglie.”
Marco Dori: “Relativamente alle ultra, sì, diversi. Mi piacerebbe correre nel deserto, una di quelle corse a tappe. Mi piacerebbe correre anche sul ghiaccio al Polo Sud o Nord e poi mi piacerebbe fare una sky race / un ultra trail in montagna in mezzo alla neve. Poi mi piacerebbe riuscire a fare la Atene – Sparta di 248 km… Insomma, parecchie cose…”

mercoledì 29 aprile 2015

L’alimentazione degli ultramaratoneti semplice e naturale

Chiedendo a diversi ultramaratoneti se usano integratori o farmaci è emerso che diversi seguono una dieta vegetariana e per la maggior parte non usano farmaci se non alcuni ai quali gli è stato prescritto e tendono a far uso di alcuni integratori soprattutto nei periodi di maggior carico di allenamenti. La maggior parte sono propensi a farne a meno e cercare di andare avanti con un’alimentazione semplice e naturale, così come sembra essere lo stile di vita semplice e naturale, in particolare per gli ultratrail che sperimentano benessere a correre liberi tra sentieri, parchi, montagne. Quindi alla domanda: “Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?”, di seguito le risposte ricevute:
“Mai presi dei farmaci, integratori invece si.”
“Sali, magnesio e potassio soprattutto in estate.”
 “Aminoacidi prima delle gare o allenamenti lunghi, Sali minerali quando fa caldo, enervit gt che compro al supermercato, polase. Per quale motivo? Nelle ultra si andrebbe troppo sotto scorta, quindi penso sia quasi essenziale, certi limiti sarebbe impossibile da raggiungere, non uso nient’altro però.”
No, riesco a tirare avanti mangiando naturale.”
Non uso nessun farmaco e integratore specifico.”
“Quando mi alleno prendo degli aminoacidi immediatamente prima e dopo l’allenamento per proteggere i muscoli e riparare le microlesioni muscolari. Durante le ultra sciolgo maltodestrine nell’acqua.”

martedì 28 aprile 2015

L’atletica “LA SBARRA” per uno sport integrato

L’atletica “LA SBARRA” è una squadra di podismo della zona sud-est di Roma, la maggior parte delgi atleti si allenano nell’immenso Parco Tor Tre Teste - Alessandrino, uno dei tanti polmoni verdi di Roma, situato tra il lungo Viale Palmiro Togliatti, la via di Tor Tre Teste e le due vie consolari Prenestina e Casilina.
In questo parco c’è di tutto, è attraversato da un tratto di un antico acquedotto di Roma, l'Acquedotto Alessandrino che dà il nome al quartiere, inoltre all’interno c’è un anfiteatro all’aperto, una pista di atletica che fa da perimetro ad un campo di Rugby dove si riversano tanti bimbi e ragazzi appassionati a questo sport in alternativa al calcio.
Inoltre nel parco è possibile notare degli stormi di pappagalli verdi, ed in un laghetto è possibile osservare le tante tartarughe e i vari uccelli d’acqua che stazionano e transitano per il parco. Inoltre, sempre all’interno del parco il cui perimetro ha una lunghezza di circa 8 km è possibile anche usare un paio di zone attrezzate per gli esercizi fisici all’aperto.
Insomma è un ritrovo per tanti appassionati di sport all’aperto, individuali e di squadra, è un ritrovo per tanti appassionati della corsa e della camminata, è un ritrovo per coloro che portano i cani a spasso, per coloro che vanno in bicicletta e per coloro che vogliono fare un picnic o comunque uscire fuori casa senza allontanarsi più di tanto e godersi i colori, gli odori, i suoni del parco.
Una decina di anni fa un gruppo di corridori ha deciso di costituire una squadra podistica ed ha individuato un nome semplice e cioè “ATLETICA LA SBARRA” in quando il ritrovo è sempre stato in corrispondenza di una sbarra orizzontale che stava a significare un ingresso del parco.

La passione e la pratica dell’ultramaratona

La passione e la pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne che in situazioni ordinarie sono insospettabili. L’adattamento graduale a situazioni di estremo stress psicofisico permettono di esprimere delle caratteristiche che hanno a che fare con la tenacia, la determinazione, la resilienza, che accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso. Gli ultramaratoneti sperimentano di possedere risorse insospettabili, superando le diverse crisi e situazioni lungo il loro percorso. Di seguito alcune testimonianze:
“Della mia esperienza ultra decennale da maratoneta e poi da ultramaratoneta, ho scoperto un lato del mio carattere che nella vita di tutti i giorni invece non è proprio cosi: quello di avere una fermezza decisionale e una sicurezza caratteriale prima e durante le gare che sono quelle che ti fanno arrivare al traguardo!”
“Sicurezza, ho vinto la mia timidezza, la mia forza, non pensavo di avere tutta questa volontà mentale.”
“Di avere un carattere che non si abbatte mai e che sa trovare in se stesso la forza per superare gli ostacoli con tenacia che a volte sfiora l’ostinazione. Ognuno di noi ha dentro di sé dei poteri insospettabili quanto non sollecitati a dovere. Ho scoperto anche di avere delle buone qualità di leader e di saper condurre anche gli altri al traguardo, sapendo suscitare in loro le giuste motivazioni e dando sempre l’esempio.”
“Ha rafforzato la mia forza interiore.”

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