mercoledì 23 dicembre 2015

Il calcio praticato dai non vedenti


Ci sorprendiamo ad apprendere che anche i disabili praticano sport, abbiamo difficoltà ad immaginare come possano fare a superare le proprie disabilità per praticare un determinato sport, per esempio il calcio praticato dai non vedenti, oppure il basket in carrozzina, eppure il disabile riesce ad eccellere nello sport, ed è anche determinato nei suoi obiettivi, riesce ad ottenere i successi prefissati grazie alla sua capacità, alla sua determinazione, alla sua voglia di emergere, di stare con gli altri, di dimostrare il suo valore, di riscattarsi, comunque tutte motivazioni che si riscontrano negli sportivi non disabili, e succede che anche alcuni atleti disabili facciano uso di sostanze dopanti, così come molti atleti disabili mostrino il loro fairplay come il pluricampione Alex Zanardi, che è un esempio per tutti. (1)

Il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), Luca Pancalli ci tiene a precisare che: “Il movimento paralimpico italiano è un pianeta fatto di protagonisti straordinari, di storie meravigliose, di emozioni pazzesche, di gioie e delusioni, di sogni che diventano splendide realtà. Un mondo da conoscere, da vivere, una dimensione in cui investire entusiasmo e passione, con la certezza di chi crede che lo sport è uno soltanto. E non ammette differenze.”

Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi

Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. 

Marcel Proust


Il prossimo 10 Aprile parteciperò alla Maratona di Roma, correndo i leggendari 42 km. Per coronare questo momento sportivo ho deciso di affiancarvi una sfida solidale. Il mio obiettivo è di raccogliere 1.000 euro di donazioni a favore del progetto “FOR GOOD”, di Sport Senza Frontiere.

Con questo gesto dimostreremo che basta poco per fare tantissimo.
Tutti I fondi da me raccolti andranno INTERAMENTE al progetto che sostengo.


Grazie, con il cuore e con le gambe!


Il team di Rete del Dono

lunedì 21 dicembre 2015

Sport veicolo di educazione, inclusione sociale e benessere di tutta la Comunità


Ritengo che lo sport sia una scuola di vita, sia lo sport individuale che quello di gruppo permettendo agli atleti, ai ragazzi di conoscersi, di mettersi in gioco, di diventare una risorsa per la squadra, di sperimentare il gioco ma anche l’agonismo.

Appassionato di sport come opportunità di conoscenza della propria persona e per il benessere psicofisico, emotivo e relazionale, ed avendo la passione per la corsa in particolare, inoltre in qualità di psicologo dello sport e dell’esercizio fisico, mi piacerebbe trasmettere l’idea della pratica sportiva come opportunità di integrazione sociale.

Pertanto vorrei correre la Maratona di Roma coinvolgendo gente ed invogliando persone ed Enti a contribuire alla vision dell’associazione Sport Senza Frontiere che è una onlus che da anni si batte per l’integrazione sociale attraverso lo sport.

Il suo operato si avvale di operatori qualificati e in collaborazione con una rete solidale di partner e associazioni sportive, organizza percorsi sportivi gratuiti per bambini e adolescenti che si trovano in una situazione di grave disagio sociale.

Grazie al progetto “FOR GOOD”, l’associazione opera a Milano, Roma, Napoli e Buenos Aires con l’obiettivo ambizioso di seguire 700 bambini e adolescenti svantaggiati provenienti da quartieri a rischio e particolarmente disagiati.

Clement Molliet, Sky Trailer: Ultrarunner è un manager della sua gara

(Ultrarunner is also a manager, he needs to manage his race all the way)
Matteo SIMONE

Per approfondire il mondo degli ultramaratoneti e delle gare estreme mi è stato proposto di scrivere un testo che tratti il tema dal punto di vista psicologico, anche attraverso testimonianze di atleti simbolo di queste discipline. E’ importante conoscere cosa motiva questi atleti, quali sono i meccanismi psicologici, cosa li spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici.
Ho predisposto un questionario ed ho raccolto più di 100 testimonianze. Questo ci permette di conoscere più da vicino le motivazioni che affascinano le persone ad avvicinarsi a questo tipo di discipline considerate estreme. Sono stati contattati atleti che hanno percorso competizioni sportive della distanza superiore alla maratona e quindi anche coloro che hanno gareggiato alle IRONMAN che prevede 3,8km di nuoto, 180k. di bicicletta e la maratona di corsa a piedi.
Tra gli atleti contattanti anche alcuni non Italiani, tra i quali Clement Molliet, medaglia di bronzo nel 2015 al Campionato Europeo Sky Trail svoltosi in Val d’isere.
 Ecco cosa ci racconta Clement che possiede anche una pagina facebook
You can define Ultrarunner? (Ti puoi definire ultramaratoneta?)  “Ultrarunner is an athlete for me. It’s a guy who’s ready to puch his limit and going in an other world. Ultrarunner is also a manager, he needs to manage his race all the way. (Per me Ultrarunner è un atleta. E’ un ragazzo che è pronto a spingere il suo limite ed andare in un altro mondo. Ultrarunner è anche un manager, ha bisogno di gestire la sua gara per tutto il percorso.)”
What was your path to becoming a Ultrarunner? (Qual è stato il tuo percorso per  diventare un ultramaratoneta?) I was not really in this world in my past. I was nordic skier and mostly a short distance skier. (Sprint). I was in the junior french ski team during 3 years. (Non ero veramente in questo mondo nel mio passato. Ero sciatore nordico e per lo più sciatore di brevi distanze. (Sprint). Ero nella squadra di sci francese juniores per 3 anni.)

Il mondo degli ultramaratoneti è sorprendente

Matteo SIMONE

Il mondo degli ultramaratoneti è sorprendente, sto approfondendo la conoscenza di questi fantastici e bizzarri personaggi e le risposte che mi danno sonno le più strane e particolari, alla domanda “Ti puoi definire ultramaratoneta?” e le risposte sono le più bizzare, gli intervistati si divertono piacevolmente a raccontare le svariate gare fatte nel corso della loro carriera, le più difficili le più lunghe, le più sofferte.
Per esempio Michele Monti è un ultracorridore che piace correre anche in mare, sui fiumi, ecco la sua risposta: “Mi posso definire ultra maratoneta, faccio gare sia in bici e sia corsa e corro pure dentro il mare”. Non esistono limiti per queste persone particolari e fantasiose, possono prediligere deserto, ghiaccio, strada, pista, l’importante è correre e non fermarsi, arrivare al traguardo in qualsiasi modo e vivere l’esperienza piacevole di questo sport.
Fare tanto sport per tempi prolungati ed in modi diversi è anche una caratteristica dello spagnolo Arnaud Julia Bonmati, un atleta professionista (team Buff), specializzato in Raid Avventura multisport e Ultra Trails di montagna, Campione Mondiale di Raid Avventura nella Bimbache Extrem. Nel 2012 e 2013 vince il Campionato Catalano di Ultra Trail. Il 2013 vince il TDS (sur les Traces des Ducs de Savoie), 119 km con 7250 metri di dislivello positivo. Ecco cosa risponde: “Io non mi definisco come un ultrarunner, Io normalmente dico che sono un atleta di ultra distanza. Mi piacciono molti sport, ed in ogni sport mi piace la lunghezza e la durezza. Questo è il mio stile di vita e in tutti gli sport che pratico. (I don’t define myself like a ultrarunner, I normaly said that I’m and ultra distance athlet. I love a lot of sports, and in each sport I like the long and hard. This is my style in life and in all the sports that I practice.)”
Gli atleti non per definirsi ultramaratoneti non si riferiscono solo alla quantità di chilometri percorsi o da percorrere in gara ma si riferiscono anche ad una mentaliutà che guarda oltre, ecco come risponde alla domanda Ciro Di Palma: “Certo, sono un ultramaratoneta, per due motivi: il primo è perché corro distanze oltre la classica maratona e il secondo è perché ho la mentalità da ultramaratoneta...GUARDO OLTRE !!!”

La vision della Uisp: liberi di muoversi, di vincere, di perdere, di rallentare


In occasione della corsa di Miguel, sul libro-dispensa pubblicato dal titolo “Ai vostri posti (il mondo, lo sport, le olimpiadei. I campioni che hanno vinto e quelli che non ce l’hanno fatto) vi è riportata la vision della Uisp con le parole del Presidente Nazionale Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti), Vincenzo Manco: “#Liberi di muoversi è la sfida culturale che ha scelto l’Uisp, la più grande associazione italiana di sport sociale e per tutti, nata nel 1948. Uisp significa liberi di vincere, di perdere, di gareggiare, di rallentare, di giocare, di esprimersi, di conoscersi, di partecipare, di camminare e di correre. Liberi dal doping e dal razzismo. Ma anche libere di scegliere, di esprimersi, di decidere. Significa liberi e libere di amara e di invecchiare, di sognare e di emozionarsi. Perché questa è la visione di sport che vi proponiamo, un’esperienza da fare insieme e in libertà.”
La Corsa di Miguel non è solo una corsa podistica ma molto di più, è una manifestazione organizzata dal Club Atletico Centrale con l’Unione Italiana Sport per Tutti intitolata alla memoria di un maratoneta-poeta argentino, uno delle migliaia dii desaparecidos uccisi dal governo argentino per fini politici. Miguel Benancio Sanchez amava la vita, l’atletica, l’Argentina, il suo Paese.
Miguel a 18 anni, prese la sua valigia di cartone e seguì i fratelli che erano già partiti per Buenos Aires. Fu qui che cominciò una nuova avventura. Faceva l’imbianchino e il calciatore prima di scoprirsi innamorato dell’atletica. Giocava nella quarta divisione con il Gymnasia y Esgrima de LaPlata. Ma l’atletica lo conquistò. Si allenava di mattina presto e alla sera tardi con il tecnico Osvaldo Suarez, mitico personaggio che aveva vinto tre volte la Corrida di San Silvestro. La sua giornata era infinita. Sveglia con una mela, primo allenamento, treno, lavoro, ancora allenamento, scuola serale per completare quegli studi che non aveva finito. A volte rientrava all’una di notte. Aveva tanti fratelli e sorelle, in tutti erano dieci. Era un poeta autodidatta. Il suo “Para vos atleta”, “Per te atleta”, fu pubblicato dalla GazetaEsportiva di San Paolo, il 31 dicembre del 1977, nove giorni prima della sua sparizione. Era un inno alla corsa.

Ultrarunner, percorsi non solo lungo strade e sentieri ma anche dentro se stessi

Matteo Simone 

Per molti atleti ultrarunner vi è la consapevolezza dell’importanza del corpo e della mente, e quindi non significa solo avere solo muscoli da allenare ma una buona gestione di sé fisica e mentale, ecco di seguito alcune testimonianze. 

Franco Collè: A mio avviso essere ultramaratoneta non vuol dire essere un atleta, bensì una persona che ha imparato a gestire in modo ottimale le proprie energie fisiche e mentali.”  
Nico Leonelli: Significa essere una persona preparata fisicamente e mentalmente.”  

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