lunedì 7 agosto 2017

Lo sport incrementa consapevolezza, autoefficacia, resilienza

Matteo Simone 

Cosa spinge un gruppo di quarantenni e cinquantenni a partecipare a ultra maratone, sudare, faticare? 

Certo non la performance ma la voglia di mettersi in gioco, di mantenersi in forma, rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e relazionare; la voglia di fidarsi e affidarsi a qualcuno che ti fa compagnia, che ti porge una bevanda, che ti aspetta; una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e corpo per provare a stare nel gruppo che contiene e sostiene, per non mollare, per occuparsi di se stessi e degli altri, per raccontarsi, per far parte di un gruppo, una squadra con progetti di gare, per ricordare momenti passati insieme, per condividere momenti, pregata fatti di viaggi e incontri, per superarsi, questo è lo sport che vogliamo che incrementa consapevolezza, autoefficacia, resilienza e spirito di squadra e appartenenza. 
Chiamateli pure masochisti o incoscienti, ma in realtà quello che emerge dalle varie storie e testimonianze è che si tratta di un mondo fantastico e sorprendente, affascinante, accudente e protettivo.

Stefano Velatta, Campione Italiano 6 ore corsa su strada a Curinga


Stefano Velatta, un atleta dai grandi numeri, un atleta forte ultrarunner, un atleta centista capace di correre per 100km e vincere il Campionato Italiano, capace di vincere il Campionato Italiano di 50km e di vincere anche il titolo italiano di corsa si strada di 6 ore, quindi un anno redditizio dal punto di vista della performance di ultra maratona.

Stefano Velatta, classe 1975, nel 2017 all’età di 42 anni, gli anni che corrispondono ai chilometri della maratona, è stato capace di regalare a se stesso, alla sua famiglia, al suo team, alla sua squadra, al suo paese, ai suoi amici, ai suoi fan, 3 titoli importantissimi, si tratta di titoli di Ultramaratona, una specialità di sport di endurance per persone che vanno incontro alla fatica senza mollare, con resilienza, con convinzione, con consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti, con autoefficacia, con la considerazione della fiducia in se stesso, con tanta resilienza, non mollando.

venerdì 4 agosto 2017

Cosa spinge persone a fare sport di endurance


"I nostri corpi sono i nostri giardini, il nostro volere è il giardiniere"    William Shakespeare

Cosa spinge persone, soprattutto quarantenni e cinquantenni a fare sport di endurance come Ultramaratone, condividendo fatica, impegno ma anche sano divertimento? 

Semplice la risposta per chi lo sperimenta direttamente, lo sport rende felici, incrementa consapevolezza, sviluppa autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo sport incrementa la Resilienza, si affrontano e si superano meglio i problemi, le crisi, le difficoltà, si è più attenti e gentili.

Lo sport rende felici, incrementa consapevolezza, sviluppa autoefficacia


Chiamateli pure masochisti o incoscienti ma in realtà a spingere a fare sport di endurance come Ultramaratone, faticando anche nelle salite è il benessere che si sperimenta, un benessere particolare che agisce sulla testa e si diffonde per tutto il corpo e rimane ancorato nella propria anima come un'arma da utilizzare nelle situazioni più difficili emotivamente.
In effetti è risaputo e sperimentato che lo sport rende felici, incrementa consapevolezza, sviluppa autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo sport incrementa la Resilienza, si affrontano e si superano meglio i problemi, le crisi, le difficoltà, si è più attenti e gentili.
 Sto continuando ad approfondire e sperimentare il mondo degli ultrarunner fatto di fatica e soddisfazioni, di programmi, di obiettivi, di percorsi, di viaggi interiori.
Resilienza ed autoefficacia per non arrendersi mai e per raggiungere i propri obiettivi. Gli atleti sperimentano sicurezza nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi leader, aumenta autoefficacia nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, si scopre di possedere capacità insospettate.
Di seguito alcune testimonianze, per esempio Alberto Ceriani, atleta non vedente capace di portare a termine un Ironman ecco come risponde alla domanda Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?La soddisfazione di vedere che nonostante i miei impedimenti fisici posso farcela.”
Si riconoscono i limiti mentali, e quindi la possibilità di andare avanti superando i blocchi mentali, e percorsi non solo lungo strade e sentieri ma anche dentro se stessi, una ricerca interiore attraverso la lunga corsa, le lunghe distanze.
Marco Dori, ultrarunner e Ironman, racconta le sue impressioni: “Significa misurarmi con i miei limiti soprattutto mentali. Non ho una corporatura da maratoneta; sono alto 1,94 mt e peso intorno ai 95 kg e negli anni passati già la maratona per me era una misura limite. Poi ho scoperto le ultra e ciascuna di esse è stato un percorso dentro me fatto di sfida, difficoltà, solitudine, contatto con la natura, rispetto, voglia di mettermi alla prova. Quando parto so che vivrò un’esperienza irripetibile e unica.
Gli atleti sperimentano di saper soffrire, di riuscire, di superare momenti difficili, per esempio il veterano Vincenzo Luciani dichiara: “Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”
Si impara a superare qualsiasi ostacolo, per ogni problema c’è almeno una soluzione. Di fronte a sconfitte traggono insegnamenti.
Matteo Nocera vince la prima 6 ore all’esordio, vince la seconda 6 ore, ma alla sua terza 6 ore è costretto a fermarsi ma ne trae un grande insegnamento complimentandosi con il vincitore, di seguito le sue parole: “E’ stata la mia gara più importante...! Adesso posso iniziare a correre sicuramente in modo più completo. Se per assurdo avessi vinto anche questa ... di sicuro sarei rimasto indietro poi! P.S. L'equilibrio e la serenità in effetti le impari dopo le tempeste...! Concentrato sul Passatore! A presto Matteo Simone. “
Con la forte passione e giusta motivazione si può avere la capacità di gestire momento per momento eventuali imprevisti o crisi ed andare avanti nello sport e nella vita. La passione è un motore potente lo spiega Simona Morbelli rispondendo alla domanda Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?La motivazione credo sia la componente principale. Fare qualcosa che ti piace e farlo con degli obiettivi porta ognuno di noi a migliorarsi e non mollare. Forza, determinazione, costanza, resilienza, nel momento stesso in cui sei realmente motivato il tuo corpo aiutato dalla tua mente ti può portare ovunque.”
Essere resilienti implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio, affrontando le difficoltà grazie alle proprie risorse personali e relazionali. La pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne che in situazioni ordinarie sono insospettabili.
Tenacia, determinazione, resilienza accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso. Il non fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti permette di rialzarsi più forti e determinati di prima permette di ricominciare con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza.
L’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali misurarsi con l’impossibile, l’incerto, sfide continue, un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, conoscere se stessi, rialzarsi quando si casca, ci si infortuna.

Gli atleti sono disposti a mettersi alla prova, a misurarsi con le difficoltà, di seguito alcune testimonianze, per esempio Susanna Forchino così risponde alla daomanda Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?Il fatto di potermi misurare con i miei limiti, di constatare ogni volta che ‘volere é potere’ e di provare ogni volta una felicità immensa nel portare a termine un’impresa.
Mentre per Iolanda Cremisi è una continua ricerca, una continua scoperta di risorse interne, le più nascoste: “La forza che ho trovato in me stessa, capire che, se si vuole, qualsiasi obiettivo può diventare raggiungibile, aver scoperto risorse interiori finora inesplorate, entrare in contatto con me stessa.
Anche per Federico Crotti si tratta di scopriere, si misurarsi, di sfidare se stesso: “Scoprire i miei limiti. Dove può arrivare la forza di volontà. Inoltre sto imparando a conoscere veramente il mio corpo, le mie risorse fisiche
E’ importante essere consapevoli nel “qui e ora” di quello che si fa, momento per momento, facendo ogni cosa con la massima attenzione e concentrazione, non lasciando niente al caso, curando i minimi particolari, senza distrazioni.
Ecco cosa hanno scoperto molti ultramaratoneti del loro carattere.
Franco Draicchio: “Di essere più forte di quanto pensassi, affronto meglio le difficoltà della vita di tutti i giorni.” Ciro Di Palma: “Ho solo avuto conferme. Se voglio, posso fare tutto.” Monica Casiraghi: “Del mio carattere le ultra mi hanno insegnato a essere sicura e determinata e a superare le paure della vita.” Laura Ravani: “Che posso smettere di avere paura inutilmente. Che se rimango concentrata sulla realtà e su quello che sto vivendo in genere riesco a capire come devo comportarmi.”
Alcuni atleti introducono tecniche e metodi di allenamento mentale come la stessa psichiatra Laura Ravani ecco cosa risponde alla domanda Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?La capacità di andare facilmente in auto ipnosi e il meccanismo di autoefficacia. Poi il preparare una gara mentalmente durante le settimane prima, attraverso visualizzazioni. Sono talmente abituata che se non lo faccio mi trovo impreparata e faccio flop.”
Per alcuni c’è un riscoprirsi diversi, più socievoli per esempio, è il caso di Enrico Vedilei: “Sembrerà strano ma ho scoperto di essere molto socievole e stare bene in mezzo alla gente, cosa che da piccolo non mi riusciva bene.” E’ anche il caso di Silvio Cabras: “Avendo un carattere molto timido e introverso, socializzando mi ha dato la possibilità di aprirmi!”
Si scopre di possedere capacità insospettabili, e questo serve da insegnamento anche nella vita oltre che nello sport, si impara a superare qualsiasi ostacolo. Per ogni problema c’è almeno una soluzione, è possibile trovare tale soluzione che ti porterà al traguardo finale, a superare gli imprevisti, le sofferenze che comunque diventano passeggere.
Tutto quello che si apprende nelle gare di endurance poi viene trasferito nella quotidianità, ecco cosa ha scoperto Marco Zanchi: “La capacità di affrontare i problemi e difficoltà in gara ti possono essere d’aiuto anche nella vita quotidiana!” Simile scoperta l’ha fatta anche Matteo Colombo: “Ho imparato a gestire e a controllare le mie emozioni e miei stati d’animo soprattutto nei momenti di difficoltà e debolezza… per me correre significa anche migliorarmi in qualità di persona nel mio quotidiano e nella mia vita privata, lavorativa, sociale, famigliare ecc.”
Si diventa più forti, questa è una scoperta di Giuliano Cavallo: “Diventare più forte caratterialmente ed essere sempre ottimista.” Simile scoperta l’ha fatta anche Iolanda Cremisi: “Ho trovato in me stessa una forza incredibile, e anche nella vita di tutti i giorni ho imparato ad avere pazienza e riuscire sopportare situazioni difficili.”
Insomma si cambia in meglio, una sorta di autoterapia, di seguito l’esperienza di Maria Moramarco: “Ho scoperto di avere tanta pazienza e determinazione. CORRERE è un po’ come fare terapia, scopri te stesso e riconosci debolezze, pregi e difetti, hai una visione di vita diversa da quella che hai vissuto prima.”
Gli atleti sperimentano più sicurezza nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, inoltre sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi leader. In sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri ma prima di tutto da se stessi.

L’ultracorsa diventa l’attività che ti permette di andare avanti anche nella vita, più vai avanti nelle distanze e nelle difficoltà delle ultracorse e più sei in grado di andare avanti nelle difficoltà della vita quotidiana, lavorative, famigliari.

Sto continuando l'approfondimento sia in modo diretto, partecipando ad alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di atleti di queste discipline di sport di endurance e di ricerca personale.
Ciò mi ha permesso di scrivere un libro con il recordman Daniele Baranzini dal titolo “Ultramaratoneta: analisi interminabile” e un mio libro dal titolo "Ultramaratoneti e gare estreme", Prospettiva Editrice.
Ordinabile in siti di vendita online e in tutte le librerie d'Italia. Ad esempio su ibs
http://www.lafeltrinelli.it/libri/matteo-simone/ultramaratoneti-e-gare-estreme/9788874189441 (dove si può anche prenotare online e poi ritirare in libreria)
Inoltre è in uscita Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida di Matteo Simone (Autore). Corsa e maratona

giovedì 3 agosto 2017

Il mondo degli ultrarunner fatto di fatica e soddisfazioni


A spingere a fare sport di endurance come ultramaratone, faticando anche nelle salite è il benessere che si sperimenta, un benessere particolare che agisce sulla testa e si diffonde per tutto il corpo e rimane ancorato nella propria anima come un'arma da utilizzare nelle situazioni più difficili emotivamente.

In effetti è risaputo e sperimentato che lo sport rende felici, incrementa consapevolezza, sviluppa autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di poter far qualcosa, di riuscire in qualcosa, inoltre lo sport incrementa la resilienza, si affrontano e si superano meglio i problemi, le crisi, le difficoltà.

Sperimentarsi nello sport e mettersi in gioco


Tutti si allenano, competono, partecipano, arrivano, faticano più o meno, il vincitore ufficiale è solo uno per aver trovato la giusta alchimia fisica, mentale e nutrizionale, ma in realtà tutti ne escono vincenti, dagli organizzatori per l'evento riuscito ai partecipanti per l'esperienza appagante e aggregante.

Tante le realtà associative che vogliono sperimentarsi nello sport e mettersi in gioco.

Ne è un esempio l'A.S.D. di promozione sociale "Filippide del Fermano", affiliata alla FISDIR, nata per proporre la corsa ai giovani affetti da sindrome autistica. "Filippide del Fermano", in vista della prima "Run for Autism Europe", organizza il prossimo 7 settembre, alle 18,30, al Lido di Fermo, una gara podistica non competitiva di 8 km. Si potrà correre insieme agli atleti di Filippide del Fermano e a due delegazioni di atleti disabili del Portogallo e della Slovacchia. Seguirà Pasta party per tutti i partecipanti e spettacolo di Kung fu.

Siamo tutti in grado di poter partecipare, competere, eccellere, basta volerlo


Siamo tutti in grado di poter partecipare, competere, eccellere, basta volerlo. Non aspettare il momento migliore, è sempre il momento per mettersi in gioco e apprendere dall'esperienza.
Anything is possibile, together is much better (Ogni cosa diventa possibile, insieme è più facile).
Tante le realtà associative che vogliono sperimentarsi nello sport e mettersi in gioco.
Ne è un esempio l’associazione Achilles International Rome che propone allenamenti e gare con la partecipazione di guide e atleti con disabilità visiva, , C’è la possibilità di mettersi a disposizione per un allenamento di corsa o camminata orientativamente il lunedì e il giovedì alle ore 18.00 presso il Parco degli Acquedotti.

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