Matteo SIMONE
La vittoria dà sempre grande gioia, è il coronamento di un periodo o di una lunga carriera di allenamenti, gare, impegno, determinazione ed è bello arrivare al traguardo con le braccia alzate, salire sul podio, leggere il proprio nome sul web o quotidiani, insomma è un esperienza positiva meritata che aiuta anche ad andare avanti nella pratica della propria passione con impegno e fatica.
Ti sei
sentita campionessa almeno un giorno della tua vita? “Sì, dopo la mia vittoria alla 24h
di Montecarlo del 19-20 Novembre 2016 anche se, a dire la verità, mi sono goduta
il mio ‘momento di gloria’ solo il giorno dopo, una volta che mi sono ripresa
dalla fatica e dal malessere post-gara.”
Qual è
stato il tuo percorso per diventare un Atleta? “Correvo fin da ragazzina per le
strade di campagna del mio paese natio, Castiglion Fibocchi (Ar) senza sapere
durante le uscite né i km che stavo percorrendo né il ritmo a cui correvo. Non
sapevo neanche dell'esistenza degli orologi con gps incorporato e correvo con
la tuta da ginnastica felpata in inverno e le magliette di cotone in estate e
senza scarpe da running.
Nell'estate del 2011 sono andata a vivere in città ad
Arezzo e ho iniziato a correre al Parco Pertini, il principale di Arezzo, a
documentarmi su scarpe e accessori da running e a settembre dello stesso anno
ho corso la mia prima gara competitiva alla Fratta S. Caterina, frazione della
Valdichiana Aretina.
Dopo un mese mi sono iscritta alla società Atletica
Sestini e ho iniziato ad allenarmi costantemente, a conoscere il significato di
‘ripetute’ e ‘fartlek’, a documentarmi sui tipi di scarpe da running, sull'abbigliamento
e accessori da corsa e a fare altre gare, la mia prima mezza maratona è stata
quella di Firenze ad aprile 2012.”
Bello quando gli
atleti raccontano che correvano nel proprio paese da ragazzini, che correvano a
scuola, che correvano verso il paese vicino, è un ricordo che sta a significare
il prendersi una certa libertà, il cercare di allontanarsi da casa, di arrivare
da qualche parte con le proprie forze. E’ bello sperimentare il senso di
libertà senza competizione, senza misure, senza tempo, senza dar conto. E poi
arrivano le prime gare, le prime società, i primi consigli ed allenamenti seri
fino ad arrivare a vincere una gara importante, questa è stata l’esperienza di
Francesca Innocenti, serena e felice.
Nello sport
chi ha contribuito al tuo benessere e alla tua performance? “Il
cambiamento significativo nel rendimento sportivo lo devo al mio allenatore
Luca Sala, presenza fondamentale di questo mio periodo sportivo. Mi segue con
costanza e mi suggerisce gli allenamenti da fare con un programma impegnativo
ma dandomi tanta motivazione.”
Il bravo
allenatore oltre a stilare le tabelle di allenamento, diventa una persona di
riferimento dell’atleta, una persona che comunica, che ascolta, che definisce
insieme agli atleti gli obiettivi da raggiungere, si confronta con l’atleta su eventuali
problemi in allenamento o in gara ed inoltre ha un importante ruolo nel
motivare l’atleta.
Qual è
stata la gara della tua vita o dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La gara più emozionante è stata
la 24 ore di Montecarlo del 19-20 Novembre 2016. E’ stata la prima gara che ho
preparato ‘seriamente’, con un programma mirato e vario e a pochi giorni dal
via non vedevo l'ora di correre, di mettermi alla prova e di raccogliere i
frutti dei sacrifici fatti. I momenti difficili ci sono stati ma il fatto di
essere riuscita a correre (seppur alternando la corsa a tratti di camminata)
anche durante la notte e nelle ultime ore di gara è stata per me la più grande
soddisfazione.
La 24 ore di Montecarlo è stata anche un punto di partenza per
la preparazione di altre gare di questo genere, mi ha insegnato tante cose, a
conoscermi meglio, a scoprire aspetti del mio carattere e ne farò tesoro per le
prossime ultra-maratone che farò.”
Obiettivi raggiunti diventano punto di arrivo ma anche punto di partenza per nuovi obiettivi, per nuove preparazioni mirate e con una maggior consapevolezza.
Qual è
una esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la puoi fare? “L'essere
riuscita a ripartire a correre l'ultima ora e mezzo della competizione quando
ho saputo che stavo perdendo la prima posizione conquistata 15 ore prima. Ho
lottato per non perdere la vittoria correndo quasi come avevo fatto durante le
prime ore, facendo oltre 8 km nell'ultima ora.
Non avrei mai creduto di
riuscire a fare una cosa simile dopo 23 ore di fatica: il nostro corpo e la
nostra mente sono strumenti meravigliosi che, se allenati e trattati bene hanno
potenzialità che neanche noi conosciamo. Il giorno dopo, ripensando a quello
che avevo fatto, mi venne in mente una frase di Nietzsche ‘Non credi di
farcela finché non ce la fai’.”
Dice bene Francesca, bisogna allenare e trattare bene corpo e mente, è importante sia l’allenamento fisico nel preparare muscoli ed organismo alle lunghe fatiche e sia l’allenamento mentale per adattarsi al cambiamento, alla novità, alla sorpresa, per sorprendere se stessi.
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Gli amici che praticano sport a
livello agonistico come me (podismo o triathlon) condividono le loro esperienze
con me, ci confrontiamo ed è come se ‘parlassimo la stessa lingua’. I colleghi
ed amici ‘non sportivi’ mi ammirano e mi fanno i complimenti e sono curiosi di
conoscere questo mondo a loro così tanto sconosciuto. I miei genitori finchè
facevo le gare brevi in zona venivano anche a farmi il tifo, da quando ho
intrapreso la scelta delle ultra-maratone mi chiedono spesso perché debba
andare così lontano da casa a gareggiare. Hanno 69 e 74 anni ed è anche
comprensibile qualche loro preoccupazione.”
Ti va di
descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Quando corsi la mia prima gara
alla Fratta S. Caterina in provincia di Arezzo (era di circa 9 km) mi stavo
allenando solo da un paio di mesi. Evidentemente partii troppo veloce e i
leggeri falsipiani del percorso di gara mi tagliarono il fiato fin dai primi km
e non essendo pronta a tollerare la fatica mi ritirai. Venni via senza nemmeno
ritirare il pacco gara perché pensavo che spettasse solo ai finisher.”
Cosa hai
scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Ho scoperto che quando la fatica
inizia a farsi sentire amo correre da sola. Nelle ultra-maratone riesco a
conversare per le prime 2 ore di gara, poi preferisco starmene per i fatti
miei, concentrandomi per sentire meno la fatica, con la sola compagnia della
musica.”
Quali
capacità, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? “Sono disciplinata nell'eseguire
gli allenamenti, accetto consigli e sono abbastanza severa con me stessa nel
senso che in questi anni sono riuscita ad imparare una cosa: saper gestire la
fatica sia fisica che mentale.”
Brava Francesca,
non trascura l’importanza dell’attenzione verso l’aspetto mentale che ti
permette di fare cose straordinarie aprendo la mente al non ordinario,
permettendosi di pensare in grande senza autolimitazioni, senza pensieri
negativi e catastrofici.
Che
significa per te partecipare a una gara? “E' una prova con me stessa che mi
serve a capire e misurare come sono riuscita a preparare i km da affrontare e,
bene o male che vada, da lì riparto. Quando faccio le stesse gare con il mio
fidanzato ci divertiamo a fare un confronto tra noi ed è un’occasione per
incontrare gli amici che condividono la nostra stessa passione, è bello
incontrarsi in giro per l'Italia da Nord a Sud nel giro di qualche settimana!”
Ripartire sempre,
sia che hai fatto una bella prestazione sia che hai fatto una cattiva
prestazione, ogni volta si riparte con più insegnamenti, più grinta, più
motivazione e apprezzando tutto ciò che circonda la gara: luoghi, culture,
amici.
Quali sono le
sensazioni che sperimenti pre gara, in gara, post gara? “Nelle gare significative e che mi
coinvolgono anche dal punto di vista emotivo non vedo l'ora di essere al
momento della partenza.
In gara penso a fare bene, km dopo km, ad andare al
ritmo che mi sono prefissata, controllando ogni lap del Garmin che nelle 24 ore
imposto ad intervalli di 5 km e cerco di stare tranquilla e di fare cose che mi
fanno stare bene psicologicamente come parlare se ne ho voglia, ascoltare i
dialoghi degli altri partecipanti, ascoltare la mia amata musica, fare qualche
ristoro in più se sento anche solo un po' di sete perché so che il cammino
sarà lungo e non devo fin da subito sentirmi sotto pressione.
Quando iniziano
le difficoltà cerco di dividere mentalmente il percorso a piccole tappe,
aspettando ad esempio il ristoro come piccolo momento di conforto. Nel
post-gara nelle ultra tipo le 6 h o le 50 km riesco subito a fare riflessioni
sulla gara e su quello in cui penso che potrei migliorare. Dopo Montecarlo
invece volevo solo dormire e soltanto il giorno dopo ho metabolizzato quello
che avevo fatto, iniziando a riflettere dopo un altro paio di giorni a cosa
poter fare per migliorarmi nella prossima 24 ore. Perché si può sempre fare di
meglio.”
Qual è
stata la gara più estrema o più difficile? “Non c'è n'è stata una soltanto. Il Passatore per l'antipatia
che ho per le salite e la necessità che ho di bere spesso. Avevo due borracce
dietro ma non mi furono sufficienti e la disidratazione intorno al 40° km mi
causò anche la cistite, ogni 20' avevo la necessità di fermarmi per la
sensazione impellente di dover fare pipì.
La 24 ore di Putignano per il caldo
torrido e i km nelle gambe che non avevo. Correre in una zona industriale il 9
di Luglio con 35° in partenza e alla fine è stato massacrante. Infine la 47 km
della pace sul Lamone per le condizioni climatiche opposte: la rigidità del
clima e il mio errore nel vestiario. Nevicava e pioveva e non avevo indosso né la maglia impermeabile né i guanti, pensavo che mi avrebbero tagliato le dita
delle mani! E' proprio vero che da ogni gara si impara sempre qualcosa.”
Hai
sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare? “Certamente. So di non essere
forte nelle salite e alla 100 km del Passatore 2016 già alle prime salite di
Fiesole mi chiedevo come avrei potuto riuscire ad arrivare fino a Faenza! Il
caldo mi aveva fatto terminare le mie due borracce piene di acqua già dopo
pochi km e già le prime salite di Fiesole erano per me difficoltose.
La
premonizione si avverò...infatti per fare gli ultimi 24 km impiegai quasi 6
ore, camminando e riuscendo a malapena ad alzare i piedi da terra per le
vesciche che mi si erano formate sulla pianta dei piedi e le gambe sfinite dai
km e dalle salite.”
A cosa devi
fare attenzione nel tuo sport? “Bisogna fare attenzione ad alimentarsi bene in gara e a bere
tanto soprattutto nelle gare estive. Per questo preferisco le gare a circuito,
perché anche se meno suggestive dei ‘viaggi’ come la 50 km di Romagna o il
Passatore mi danno tranquillità in quanto so che ogni 1-2 km potrò mangiare
qualcosa o bere se ne avrò necessità. Così come l'avere a disposizione gli
indumenti di cambio o altri accessori se ne avrò bisogno.
Bisogna stare attenti
a coprirsi bene e usare indumenti specifici per il clima più rigido durante le
24 ore soprattutto di notte e nelle stagioni meno calde perché con la
stanchezza la termo-regolazione viene compromessa e aumentano i rischi di
congestione. Viceversa d'estate tendo a ripararmi la testa con il cappellino e
a bagnarla spesso così come le braccia per avere refrigerio.”
Cosa ti fa
continuare a fare sport? “Continuerò
a fare le ultra-maratone perché mi piace pormi degli obiettivi e provare a
superare i miei limiti. Ho la fortuna di condividere questa passione con il mio
fidanzato e ci sosteniamo a vicenda condividendo anche i programmi di
allenamento.”
Come hai
superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “La mia crisi durante
la 24 ore di Montecarlo è insorta intorno alle 23, avevo tanto sonno e l'ho
superata grazie alla musica. Ho acceso il mio lettore mp3 che mi ha tenuto
compagnia e mi ha ‘risvegliata’. Le successive due crisi di sonno avute in
piena notte le ho superate fermandomi per 5 minuti a sedere e poi grazie alle
luci dell'alba non ne ho più avute.
Di infortuni ne ho avuti due molto
ravvicinati tra loro nel 2012, quando avevo iniziato a correre da meno di un
anno. Il primo subito dopo la mia prima mezza maratona in primavera e il
secondo in autunno. Infiammazione al tendine di Achille sinistro entrambe le
volte, risolta con tecarterapia, riposo assoluto dalla corsa di due mesi e
mezzo e cambio di scarpe. Infine le difficoltà avute durante la 47 Km del
Lamone non posso dirle di averle superate ma ‘sopportate’ stavo infatti
concentrata a correre il più veloce possibile per sentire meno freddo, sognando
ad occhi aperti una bella doccia calda!”
Quale può
essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Lo sport è libertà. Provate gli
sport che più vi incuriosiscono, quando troverete quello giusto per voi ve ne
accorgerete. Diventerà parte del vostro stile di vita, uno spazio tutto vostro
per rilassarvi, sfogarvi, distrarvi, il vostro corpo e la vostra mente ne
trarranno benefici.”
Una volta incontrato
lo sport che fa per te non lo lasci più, te ne innamori, ti ci affezioni, non
vedi l’ora di incontrarlo e praticarlo.
Quale può
essere un messaggio per sconsigliare l'uso del doping? “Chi fa uso di sostanze illecite
inganna prima di tutto sé stesso, la sua coscienza e la propria salute.”
Ritieni
utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti dell'attività sportiva? “Sono infermiera
in Salute Mentale, conosco l'importanza del sostegno psicologico. Credo
sia utile la figura dello psicologo in tutti gli sport condotti a livello
agonistico che pur essendo fatti con passione e piacere richiedono impegno
fisico, di tempo e sacrifici. Rinunce del tempo da dedicare alla famiglia,
rinunce al riposo che mese dopo mese possono pesare mentalmente. Le emozioni e
la motivazione possono trarre beneficio se supportati da uno specialista in
modo da far arrivare l'atleta il giorno degli appuntamenti più importanti,
nella migliore condizione possibile sia fisica (per merito del preparatore
atletico) che mentale (per merito dello psicologo).
Lo ritengo uno strumento di sostegno
fondamentale per affrontare al meglio le difficoltà che possono insorgere nella
preparazione di gare ricche di aspettative e altrettanto faticose dal punto di
vista fisico e mentale come le 24 ore.”
Sogni realizzati e da realizzare? “Riuscire a vincere una gara
Internazionale nella specialità per cui sono stata selezionata tra gli atleti
osservati a livello nazionale, la 24 ore, è stato per me un sogno che ho visto
materializzarsi! Anche aver vinto il Campionato Italiano di 6 ore in pista a
San Giovanni in Lupatoto nel 2016 è stata per me una grande soddisfazione.
Il
mio sogno da realizzare? Indossare la maglia azzurra ai Mondiali di 24 ore di
Belfast 2017!”
Interviste a Francesca sono riportate nei libri:
“Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni”, Matteo Simone, pubblicato da Progetto Cultura.
Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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