Matteo Simone
Nell'antica Grecia l'emerodromo era un portatore di messaggi, un messaggero che correva da una città all'altra per recapitare i messaggi che gli venivano affidati.
Un famoso emerodromo fu Fidippide; di lui
parla lo storico Erodoto quando racconta del percorso di circa 42,195 km che
compì correndo, nel 490 a.C., da Maratona ad Atene per portare la notizia della
vittoria degli Ateniesi sui Persiani. Precedentemente, era già stato inviato a
Sparta per chiederne l'intervento in occasione della battaglia di Maratona.
Cosa significa per
te essere ultramaratoneta? “Significa essere in grado di
correre almeno per 24 ore, nell'antica Grecia chi ci riusciva diventava
‘Emerodromo’.”
Qual è stato il
tuo percorso per diventare un
ultramaratoneta? “Ho corso buona parte delle
maratone più belle del mondo, NY, Boston, Londra, a esempio, e in una di
queste, Berlino, sono arrivato al traguardo con ancora molte energie mentali e
fisiche e mi sono detto, perché non continuare a correre? E così ho fatto!”
Così succede, non si accontenta solamente arrivare
al traguardo ma si vuole andare avanti per continuare a stare sulle gambe,
continuare a faticare, continuare ad usare la testa che ti trasporta in avanti
metro per metro, chilometro per chilometro, continuare a elaborare pensieri e
situazioni correndo, una fuga dalla realtà, dal mondo quotidiano, la corsa ti
fa sintonizzare su te stesso, e quindi perché fermarsi ed allontanarsi da se
stesso, continuare sempre è il benessere che alcuni sperimentano, sempre più
chilometri.
Cosa ti motiva ad essere
ultramaratoneta? “La voglia di capire fin dove posso spingermi!”.
La motivazione diventa una continua ricerca del
limite, come un gioco a nascondino, la metà diventa più intrigante, più
allettante, più difficile e l’atleta scommette su stesso ogni volta, per vedere
se riuscirà a trovarla, se riuscirà ad arrivare al traguardo integro, ogni
volta.
Cosa ti spinge a
continuare ad essere ultramaratoneta? “Il capire che con l'allenamento e l'esperienza miglioro ogni anno!”
Ogni volta si impara qualcosa, diventa un’esperienza
utile a forgiare il carattere ed a costruire la personalità, apprendendo sempre
di più dalle situazioni di gare lunghe.
Quali meccanismi
psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? “La piena fiducia che ho in
me stesso! Parto sempre tranquillo!”
Si diventa sempre più sicuri e convinti, ci si
arriva sempre più preparati e sereni.
La
tua gara più estrema o più difficile? “La Nove Colli Running 2015, pioggia battente per 13 ore e 202 km di
salite e discese sull'asfalto! L'ho conclusa in 28 h.”
Ma ora la risposta di
William è un’altra: “Adesso ti direi: la 4K Endurance Trail della Valle D'Aosta, 350 km
corsi sui massicci del Gran Paradiso,
Monte Bianco, Cervino e Monte Rosa. È stata un'avventura unica dove ho
cercato di dare il meglio di me stesso in un'ambiente meraviglioso ma molto severo,
dove era vietato sbagliare! L'ho conclusa in 6 giorni e 7 ore.”
Tra il 3 e il 9 settembre 2016, William ha corso la "4K Alpine Endurance Trail Valle de'Aosta 350km in 6 giorni 7 ore 26 minuti e 40 secondi. Il vincitore fu l'italiano Peter Kienzl 3 giorni 10h53'31", precedendo Bruno Brunod 3 giorni 14h35'14" e il francese Yann Bonanni 3 giorni 16h36'53". Tra le donne vinse Francesca Canepa 4 giorni 2h04'22", precedendo Patrizia Pensa 4 giorni 7h38'44" e Giuliana Arrigoni 4 giorni 11h18'38".
Dice bene William: 'vietato sbagliare', in quei
contesti, in quelle condizioni, con stanchezza, deprivazione del sonno,
condizioni climatiche avverse, bisogna avere tutto sotto controllo, il proprio
corpo, la propria testa, la propria attrezzatura, cercare di trovare un amico
durante il percorso per eventualmente condividere fatica ed eventuali ansie e
paure, ma come dice William: 'un’avventura unica…in un’ambiente meraviglioso'.
Questo è il bello dell’ultratrail, alla scoperta di nuovi mondi.
Cosa ti spinge a
spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “Il vedere con piacere che se ti alleni bene il tuo
corpo si adatta a tutto!”.
Scopri di saper cavalcare imprevisti e cambiamenti, scopri di saper gestire ed affrontare situazioni impreviste e difficili, è questo che spinge ad esercitare la pratica delle lunghe distanze.
Che significa
per te partecipare a una gara estrema? “Significa essere pronto a tutto e non avere paura di niente!”
Significa andare oltre, oltre il conosciuto, oltre
l’ignoto, oltre qualsiasi limite mentale e scoprire tanto su se stesso.
Ti va di
raccontare un aneddoto? “Durante la Dolomitiskyrun
2014, alle prime luci dell'alba, dopo una notte di pioggia e neve, c'è stato
un'istante, amplificato dalla stanchezza e dalla solitudine, in cui, guardando
le immense montagne che mi circondavano mi sono sentito come il primo uomo
sulla terra! È stato qualcosa di un'intensità talmente forte che mi commuovo anche
adesso al solo pensarci.”
Tra il 4 e il 6 luglio 2014, William ha corso la Dolomiti Sky Run 131,7km in 33h11'23". Il vincitore fu Christian Insam 19h39'04", precedendo Paolo Leonardi 20h47'44" e Federica Boifava 22h46'20". Completa il podio maschile Alessandro Bertelle 22h54'27". Completano il podio maschile Patrizia Pensa 26h01'10" e Giuliana Arrigoni 27h05'34".
Le sensazioni ed emozioni che si sperimentano sono
uniche, i racconti ed aneddoti sono intrisi di gioia e paura, di lucidità e di
offuscamento, di deliri visivi ed uditivi, è una modalità di sperimentare il
non ordinario.
Cosa hai
scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Credo questa capacità di non mollare mai, forse
inaspettata.”
William sembra aver scoperto di essere davvero
resiliente, cioè di possedere quella capacità di non mollare mai, di piegarsi
ma non spezzarsi davanti agli imprevisti, alle intemperie, trova sempre il mono
per andare avanti, per continuare, per salire un gradino più alto. William è un
runner che attraverso il mondo dell’ultracorsa ha sviluppato tanta resilienza e
dopo aver portato a termine le sue gare che lo mettono alla prova per giorni e
giorni sperimenta una crescita post traumatica, esce fuori dalle situazioni
difficili sempre più forte.
Come è cambiata
la tua vita famigliare, lavorativa? “Forse sono più sereno, tranquillo.”
Lo sport di endurance dove contatti il vero te
stesso ti fa sperimentare il tuo rifugio interiore, il tuo posto sicuro, la tua
ancora di salvezza.
Usi farmaci,
integratori? Per quale motivo? “Niente farmaci, li lascio a
chi sta male. Integratori naturali si, vitamine, proteine vegetali.”
Hai un sogno nel
cassetto? “La Spartathlon!”
Il sogno di tanti la Spartathlon, una gara di 246
km, ci si arriva attraverso il superamento di gare propedeutiche di
qualificazione ed anche attraverso un sorteggio.
William è menzionato nel libro: Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
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