Matteo SIMONE
Nel
testo Il corpo accusa il colpo, di Bessel Van
Der Kolk, Raffaello Cortina Editore, è possibile
leggere un’interessante citazione di Stephen Cope, Yoga and the Quest for True
Self: “Appena cominciamo a ri-esperiere una connessione viscerale con i bisogni
del nostro corpo ,emerge una specifica
capacità nuova; quella di amarsi con calore. Sperimentiamo una nuova
autenticità nel prenderci cura di noi stessi, che reindirizza la nostra
attenzione alla nostra salute, alla nostra dieta, alla nostra energia, alla
nostra gestione del tempo. Questa maggiore cura di sé nasce spontaneamente e
naturalmente, non come una risposta a un ‘dovrebbe’. Siamo in grado di
sperimentare un piacere immediato e intrinseco nella cura di noi stessi.”
Nello sport di endurance, gli infortuni si mettono in conto ed è
importante essere disposti a fermarsi un po’, oppure a rallentare i ritmi.
Si
spera che non giunga mai il momento per smettere, significherebbe smettere di
vivere, di sentire, di faticare, di divertirsi, di gioire, di mettersi alla
prova, di conoscersi, di sperimentarsi, di relazionarsi, di scoprire.
Riporto alcune risposte di alcuni atleti alla mia domanda: Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?
Riporto alcune risposte di alcuni atleti alla mia domanda: Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?
Alcuni fanno tesoro delle proprie esperienze di
infortunio come è il caso di Michele Graglia: “Dopo la
brutta esperienza della mia prima gara imparai molto. Decisi quindi di prendere la qualifica di Running
Coach e Nutrizionista Sportivo presso la USA Track&Field per
meglio gestire la mia preparazione atletica e nutrizionale.
Fino a questo
momento non ho avuto infortuni che mi abbiano messo in pausa, ovviamente
qualche infiammazione o problemino qua e la sono normali, ma questa introduzione è
solo per evidenziare che, con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio
corpo, gli infortuni possono sempre essere evitati.”
Anche Laura Ravani ne ha tratto una lezione di vita imparando ad essere più
attenta: “Sì, ho avuto problemi, causati principalmente dall'inesperienza e
dalla voracità che caratterizzano i primi periodi. Poi si impara a essere più
attenti, e a prestare attenzione a ciò che dice il nostro organismo (anche se
il problema può capitare lo stesso).”
Ha temuto il peggio Daniele Baranzini: “Si, 2 anni fa stavo per morire per il comportamento mio ad una gara,
scongiurato il pericolo morte ho rischiato la dialisi a vita per 10 giorni
circa ma non è successo. Anzi scavalcare una tomba mi ha fatto prima pensare poi
agire diversamente, meglio.”
Ha corso il pericolo di fermarsi anche
Satta Marinella ed ora è più prudente: “Sì, febbraio del 2014. Dopo aver fatto delle visite di controllo,
facendo l’ecocardiogramma privatamente
da un medico non sportivo mi indirizza direttamente all’ospedale per fare
accertamenti più accurati, in quanto pensava che avessi un infarto in atto.
Andai subito all’ospedale (premetto che non stavo per niente male), quando
arrivai in ospedale, mi ricoverarono con codice rosso (al che mi spaventai
abbastanza) e mi ricoverarono in terapia intensiva per 3 giorni, facendo tutti
gli esami del caso, compreso la coronarografia.
Meno male che tutti gli esiti
erano a posto. Ho dovuto recuperare tutti gli elettrocardiogrammi degli anni
precedenti, praticamente ho il cuore d’atleta. Da allora, però, quando mi sento
più stanca e stressata del solito, faccio la gara con molta più tranquillità
prendendomi tutte le pause necessarie.”
Il rischio l'ha corso anche Franco
Magliano: “Sì ho rischiato addirittura
di smettere con la corsa, per un'aritmia cardiaca che mi ha fatto perdere
conoscenza (stranamente in una 10 km) ma è stata risolta.”
Pietro
Salcuni se l'è vista male con una caduta durante un trail: “Sì, a un trail sono caduto, ed ho pensato di
aver finito di correre, sono stato fermo un mese e poi di nuovo sulla strada.”
Maria
Chiara Parigi è consapevole dell’estrema attenzione da porre in questo sport: “Purtroppo i rischi ci sono stati e mi sono fatta male più volte. Da
allora cerco di stare più attenta anche se vuol dire andare più piano!”
Marta
Miglioli previene alternando con altri sport per non sovraccaricare parti
affaticate: “Certo, gli infortuni fanno
parte dell'essere sportivo. L'importante è accorgersi dell'infortunio ed
intervenire in tempo, anche fermando gli allenamenti se occorre e non rischiare
di peggiorare la situazione pur di continuare a correre. Meglio continuare a
fare attività che non sforzino la parte lesionata come il nuoto o la
bicicletta.”
Al
nuoto e alla bici ricorre anche Simona Morbelli: “Gli infortuni capitano, a volte si sta fermi solo qualche giorno, a
volte qualche mese. Esistono però lavori alternativi molto efficaci come la
bici o il nuoto. Ti aiutano a rimanere in forma con il fiato e a fare un
ottimo lavoro di forza. In questo modo si può ritornare più forti di prima
essendoti anche "depurato" dai carichi di lavoro quotidiani della
corsa.”
Massimialinao
Clemot è previdente e saggio, corre ai ripari prima: “No, ho sempre avuto solo piccoli
infortuni che non mi hanno mai limitato, c’è da dire che ho sempre abbinato
alla corsa anche un buon allenamento in palestra che mi ha consentito di
rinforzare le parti a rischio infortunio.”
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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