La prima edizione del 4K Alpine Endurance Trail della Valle d’Aosta si è disputata dal 3 al 9 settembre, sulle alte vie della valle d'Aosta, con partenza e arrivo a Cogne, attraversando Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino e Gran Paradiso.
Peter Kienzl è stato il vincitore impiegando quasi 83 ore. La gara femminile è stata
vinta da Francesca Canepa.
Di seguito l’esperienza di William Da
Roit che si racconta attraverso una breve intervista.
Com’è
stata l’esperienza di gara? “Il 4 K è di 350 km (330 il Tor de
Geants) 25.000 i metri di dislivello. È stata una gara incredibilmente intensa,
le montagne che hanno fatto da cornice, Gran Paradiso, Monte Bianco, Cervino e
Monte Rosa mi hanno dato un'energia che non sapevo di avere. Mi ci sono voluti
6 giorni per concludere la gara.”
Per chi è amante della montagna, per chi
ha la passione della corsa, attraversare giorni e giorni di sentieri e percorsi
impervi, irti, scalare montagne, diventa un’avventura stimolante ed eccitante,
più vai avanti e più scavi dentro di te per cercare le energie necessarie
fisiche e mentali per andare avanti, per arrivare, per concludere un tuo
viaggio pianificato e programmato da tanto, preparato bene con allenamenti e
studio di cartine, mappe, alimentazione necessaria provata e sperimentata
durante lunghi allenamenti, la vista dei passaggi, delle montagne del passare
dei momenti che vanno dall’alba al tramonto, l’assaporare la temperatura
notturna e l’accogliere tutti i pensieri che ti passano nella testa durante il
lungo viaggio ti da tante energie per continuare, per riuscire, per terminare,
ti arricchisce, ti fa maturare, ti cambia, ti rimette al mondo in modo nuovo,
ti fa scoprire una nuova persona, più sicura, più consapevole, più resiliente.
Che significa partecipare ad una prima
edizione? “A dire il vero non mi aspettavo, come prima edizione,
un'organizzazione così perfetta, nulla è stato lasciato al caso, né a
fondovalle né tantomeno su in alta montagna. Mi ha stupito molto la spontanea
cortesia dei Valdostani ed in particolare dei volontari sul percorso, sempre
gentili, sempre una buona parola è un sorriso per tutti!”
Ciò che fa diventare una competizione
interessante ed appetibile è l’insieme di tanti elementi, del territorio, degli
organizzatori, attenti e disponibili alle esigenze dei partecipanti e degli
accompagnatori, la disponibilità a soccorrere, ad intervenire, a dare una
parola di conforto, è importante coinvolgere istituzioni e volontari per far si
che la gara diventi un obiettivo condiviso e stimolante per tutti.
Che significato ha per te questa gara? “Per
me concludere il 4K Trail Endurance della Valle d'Aosta ha significato molto,
io vivo e mi alleno sulle Dolomiti e sentirmi a mio agio in un contesto, seppur
montano, completamente diverso mi è piaciuto molto.”
William sempre più alla ricerca di
sfide, sguazza nello sperimentarsi nella difficoltà, nell’affrontare situazioni
difficili, nel portare avanti progetti sfidanti e non alla portata di tutti,
William va alla ricerca dell’ultracorsa che sia asfalto o trail, importante è
durare nel tempo con le sue energie, arrivare fino in fondo.
Cambia qualcosa ora? “Adesso so che in
montagna posso correre per 350 km.”
Ogni gara per William è sia un punto di
arrivo ma anche un test da superare per poter puntare più in alto, per poter
osare ancora un po’, cercare sempre di alzare un po’ l’asticella con attenzione
e adeguata preparazione.
Hai ancora sogni progetti? Prossimi
obiettivi? “Molti, a fine aprile ritento la Ultra Milano/Sanremo 285 km su
strada, lo stesso percorso dei ciclisti. L'anno scorso non sono riuscito ad
arrivare alla fine. Poi sogno la Spartathlon, 245 km da Atene a Sparta, la
Marathon des Sables, 250 a tappe nel Sahara.”
William non è solo un sognatore ma uno
che trasforma i sogni in realtà, William è come un cantiere sempre aperto,
sempre lì a studiare progettare la sua prossima gara, che sia asfalto, trail,
deserto l’importante è che ti impegni per ore e ore, per stare a contatto con
sé stesso e conoscersi sempre di più.
Ci sono stati momenti difficili? “Il
momento più difficile è stata la notte fredda e piovosa con nevischio sopra i
3.000 m sul massiccio del Monte Bianco, poi il tempo è stato clemente e ci ha
regalato belle giornate di sole.”
Tutto cambia, tutto passa, tutto ha un
inizio ed una fine, è quello che sperimentano tanti atleti di endurance, la
crisi di solito non dura per sempre, se si ha freddo si riesce a trovare il
modo per riscaldarsi o comunque resistere fino a quando l’ambienti diventa più
sopportabile, la vita diventa un ciclo di benessere e difficoltà da superare,
quando si sta bene, si sa che prima o poi arriverà la tempesta, ma in genere
anche la tempesta ha il suo decorso o si trova il mondo per ripararsi senza
soccombere.
I momenti più belli e più brutti delle
giornate? “I momenti più belli per me è sono stati senz'altro vedere il sorgere
del sole, in alta quota con quei panorami mozzafiato è stato qualcosa di
magnifico. Momenti più brutti e difficili sempre verso mezzanotte l'una, crisi
di sonno e fatica si facevano sentire."
Da esperienze di sport di endurance è
importante portare a casa sempre con sé bei momenti che ti fanno sperimentare
benessere, immagini da avere sempre impressi nella memoria, utili per
ricordare, per riviverli.
William è menzionato nel mio libro: Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze.
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