Matteo SIMONE
Nel 2014 sì è disputata la prima edizione dell’Ultramaratona Milano San Remo (UMS), ideata e organizzata da “Impossible Target”, una gara che attraversa tre regioni d'Italia, 54 comuni, con partenza dalla Darsena dei Navigli di Milano e arrivo al mare di Sanremo, 48 le ore messe a disposizione per completare il percorso di 285 Chilometri, con partenza il 28 aprile 2018.
La gara è stata vinta dal russo Zaborskiy Ivan che è partito sabato 28 aprile alle ore 10:00 ed è arrivato domenica 29 aprile alle ore 15:44 impiegando in totale 29 ore e 44 minuti, precedendo il portoghese Oliveira Joao 31h07’ e il primo atleta italiano Moreno Nadal.
Tra
i partecipanti finisher anche Cannito Francesco che termina la sua gara prima
del tempo limite, arrivando a toccare il mare di San Remo lunedì 30 aprile
prima delle 10.00, impiegando meno di 48 ore. Di seguito, Francesco racconta la
sua impresa molto ardua rispondendo ad alcune mie domande mentre è in viaggio
di ritorno verso casa di Altamura, nella bellissima Puglia.
Ciao
Francesco com'è andata? Problemi, criticità? Cosa ti ha aiutato? Cosa pensavi?
Qualcuno era preoccupato per te? “Buongiorno Matteo, sto
ritornando a casa da Sanremo. Sono un po' stanco ma felice di aver raggiunto
questo obbiettivo a cui ci tenevo. Sai che stavo preparando questa gara da un
po' e non solo per i km nelle gambe, ma anche la testa. Solo lei mi ha
accompagnato a Sanremo. Tre giorni prima della gara mi viene la febbre e mal di
gola. Tachipirina, via la febbre ma il mal di gola rimane. Parto fiducioso per
Milano. Al briefing della gara sono felice, conosco i mostri di questo sport,
ma mi sentivo strano, avevo sintomi che la febbre veniva nuovamente a trovarmi. Ebbene si la notte
prima della gara nuovamente febbre, non riesco a respirare con il naso, ho la
gola secca e passo la notte a bere acqua e pensare alla gara. La mattina mi
sentivo uno straccio. La febbre mi passò con la tachipirina, ma la gola e la
stanchezza...quella la portavo ancora con me. La notte prima mi ero svegliato
alle 2.00 per poter partire per Milano.
Non sapevo se andare alla partenza o
rinunciare alla gara. Su insistenza di mia moglie preoccupata per il mio stato
ho deciso di ritornare a casa. Chiamo il direttore della gara Simone Leo per
avvisarlo che sto tornando a casa e dovrei consegnare il GPS che dovevo portare
in gara. Lui non risponde. Preparo le valige e nel frattempo mi chiama lui. Gli
dico della mia situazione e lui da grande amico e da grande ultra mi dice che
se non ho la febbre meglio iniziare la gara. Durante la corsa avrei buttato via
quelle tossine, ormai ero a Milano. La mia mente aspettava una risposta così e
subito mi porto a mille. Arrivo alla partenza e già a vedere quelle bandiere,
quell'atmosfera non penso più a niente...devo solo toccare il mare di Sanremo.”
Nella
mente dell’ultramaratoneta c’è un mondo di pensieri e dubbi, ci sono tanti
allenamenti e programmi per arrivare pronti alla partenza il giorno della gara;
dietro un atleta c’è un mondo di persone, ci sono amici e famigliari che da una
parte sostengono e dall’altra sono apprensivi e si preoccupano soprattutto se
si tratta di gare considerate estreme ed estenuanti; ci sono gli organizzatori
che da una parte devono coinvolgere atleti a partecipar e dall’altra devono
assicurarsi che stiano in buone condizioni ma la loro esperienza aiuta in tutto
ciò per vare loro stessi prima degli atleti partecipanti sperimentato questo
mondo delle ultramaratone. Alla fine la decisione spetta all’atleta che si
assume le sue responsabilità ascoltandosi e monitorandosi momento per momento
accettando consigli di chi gli sta vicino, sia persone competenti che
famigliari e amici.
Percorso?
Alimenti indispensabili? “Impostai la gara a un
ritmo per i primi 40 km a 6'30", poi un km a passo veloce e uno a 6'30". Non
riuscivo a ingoiare niente. Appena bevevo un po', subito si formava dei
pezzetti di catarro che dovevo subito espellere, altrimenti accusavo disturbi
di vomiti. Mangiai volentieri ogni tanto gallette di riso con marmellata. Al
primo cancello di Casteggio 54 km bevo un po' di succo e vado subito via. Ogni
tanto succhiavo spicchi di arancio o limone e mangiai fino al secondo cancello
di Ovada km 123 due ghiaccioli. A Ovada c'era la pasta mi sforzai a mangiarla
per nutrirmi e prendere energie, ma appena bevvi un po' d'acqua, si formò del
catarro e vomitai tutto. Non volli fermarmi, perché anche se i tempi si
allungano non sono mai troppi. Mangiai 3 fichi secchi che prepara mia moglie e
partii. Erano le 3.00 Arrivai alle 10.00 al terzo cancello a Genova Voltri. Mi
cambiai indumenti e mangiai due biscotti e ripartii subito. Il percorso in quel
tratto era bello, costeggiavo il mare e la gente che ti incoraggiava. Avevo
fame e mi feci preparare da una trattoria un piatto di spaghetti con il sugo di
pesce, in quel momento il mio stomaco desiderava questo. Mi fermai 5 minuti
seduto sulla panchina e mangiai metà piatto e ripartii. Quei spaghetti mi
dettero un po' di energia e ripresi la corsa con tanta gioia.
Arrivai al
cancello di Borghetto Santo Spirito km 224 alle 21.30 mangiai 50 gr di pasta in
bianco e un pezzo di cioccolato e ripartii per i miei ultimi 61 km di gara.
Pioveva e un vento terribile. Il percorso difficile. Salivo i paesini e
scendevo. Dopo 10 km da Borghetto sbagliai strada. Chiamai l'organizzazione e
con molta professionalità mi guidarono fino al punto dove ripresi la corsa.
Avevo percorso 4 km in più. Ma la mia testa era tranquilla, sapeva che avrebbe
aiutato il mio corpo ad andare avanti. Continuai ancora in avanti mangiando
frutta secca. Mangiai anche due pere, mi dettero prontamente energia. Verso l'alba intravedevo Sanremo. Non avevo nessuno strumento che
mi indicasse preciso a che km mi trovavo ma vedevo in lontananza l'obbiettivo,
ero sempre positivo. Dopo un po' chiamo l'organizzazione per essere aggiornato
a che km mi trovavo. Mi dissero che mancavano ancora 8 km. Ero stanco con due
vesciche però 8 km li avrei fatti tranquillamente. Riparto, il tempo di fare
pochi metri e mi richiamano, quelli dell'organizzazione si scusano e mi dicono
che si sono sbagliati, non mi mancano 8 km ma bensì 28 km. Li ringrazio e
riprendo la corsa. A 20 km da Sanremo veniamo messi su una pista ciclabile
noiosa e alle 9.32 tocco il mare.”
Francesco
sembra aver passato un inferno ma è arrivato al traguardo e ora può rilassarsi,
tutto ciò che ha fatto era nei suoi piani ed era consapevole a cosa poteva
andare incontro, era preparato fisicamente e mentalmente a ciò, non ci è
arrivato di punto in bianco, ci è arrivato con gli anni aumentando gradualmente
chilometraggio e difficoltà in gara provando sempre di più a osare e ascoltando
sia se stesso, corpo e mente, sia le persone che gli sono vicino per valutare
volta per volta cosa può fare e in che condizioni, sembra essere abbastanza
responsabile e consapevole e ora stanco ma felice.
Francesco è menzionato nel libro “Sport, benessere e performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta”, di Matteo Simone.
Editore: Prospettiva Editrice. Collana: Sport & Benessere.
Data di Pubblicazione: 15 novembre 2017
Sollecitato da un amico triatleta ho pensato di scrivere un libro che parli non solo di campioni, ma anche dell’atleta comune lavoratore, il quale deve districarsi tra famiglia e lavoro per coltivare la sua passione sportiva, per trovare il tempo per allenarsi, praticare sport, stare con amici atleti, partecipare a competizioni. Attraverso questionari ho raccolto il punto di vista di atleti comuni e campioni, per approfondire il mondo dello sport, e in particolare gli aspetti che incidono sul benessere e sulla performance. È fondamentale conoscere il loro punto di vista a completamento delle teorie relative agli aspetti che incidono sul benessere e la performance dell’atleta e della squadra. Lo psicologo dello sport a volte diventa una figura di riferimento per il singolo atleta, per l’intera squadra, per lo staff, i tecnici, i dirigenti.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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