Il prossimo Campionato Mondiale di Trail Running 2018 si disputerà a Penyagolosa (Spagna) il 12 maggio 2018. Format di gara: 85 Km (D+ 4000 mt). La FIDAL di recente ha aggiornato i criteri di partecipazione con il seguente comunicato:
“Premesso che la formazione di una squadra completa, al femminile e al
maschile, è subordinata alla possibilità di schierare Team sufficientemente
competitivi, saranno iscritti fino ad un massimo di 6 atleti/e gara, di cui 3
portano punteggio per la classifica a squadre. Stante la necessità di rivedere
i criteri di selezione alla luce della riduzione del percorso di gara di Eco
Trail Florence in data 3 marzo 2018, per ragioni di sicurezza e metereologiche,
da km 80 - 2400m D+ a km 42, si comunica che le scelte degli/delle atleti/e
verranno fatte in base a: a) vincitori del Campionato Italiano Assoluto di
Trail Lungo 2017 (Lidia Mongelli, Stefano Fantuz) b) vincitore e vincitrice
della gara individuata come prova di selezione: Eco Trail Florence (percorso
ridotto - 42km) - 3 marzo 2018 c) primi 2 classificati maschile e femminile
della gara individuata come ulteriore prova di selezione: Ultrabericus Trail
(65k - 2500m D+) - 17 marzo 2018 c) scelta tecnica (fino ad un massimo di 2
uomini e 2 donne, coerentemente con la premessa ai presenti criteri). La
convocazione degli atleti sarà comunicata entro il giorno 20.”
La gara di Eco Trail Florence in data 3 marzo 2018 è stata vinta da Andrea Macchi e
Stefano Rinaldi che hanno preceduto di soli 2 minuti Giovanni Tacchini. Nella
gara femminile la prima a giungere al traguardo è Lisa Borzani che precede
Francesca Pretto e Maria Elisabetta Mastri.
Per quanto riguarda l’Ultrabericus Trail (65k - 2500m D+) - 17 marzo
2018,
il vincitore è Simone Wegher che precede Christian Pizzatti e Riccardo
Borgialli, mentre tra le donne vince la francese Stephanie Manivoz che precede
le due italiane Chiara Bertino e Lisa Borzani.
Ora
sarà compito della FIDAL la convocazione degli atleti entro il giorno 20 marzo,
buon lavoro.
Di
seguito alcune testimonianze di alcuni atleti che ho raccolto nel corso degli ultimi
anni.
Stefano Fantuz:
Hai un tuo idolo, modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno? “Il trail runner che mi ha sempre affascinato maggiormente è Tony
Krupicka anche se devo dire che mi sono “buttato” in questo sport dopo aver
ascoltato la storia di Marco Olmo ad una presentazione del suo libro “Il
Corridore”. Sono personaggi totalmente differenti ma nell’approcciarmi alla
corsa traggo spesso ispirazione dalle loro storie.” C’è una parola o
una frase detta da qualcuno che ti aiuta ad affrontare la prossima gara? “E’ una frase di Walter Bonatti, un alpinista del passato le cui
avventure mi hanno sempre affascinato. “Chi più in alto sale, più lontano vede.
Chi più lontano vede, più a lungo sogna”, una frase tanto semplice quanto
profonda di significato. I sogni alimentano la forza per affrontare le sfide
più ardue e senza di essi non esisterebbero grandi imprese o vette conquistate.”
Quali sono le capacità, caratteristiche, qualità che ti aiutano in gare
importanti? “Ho la testa dura e difficilmente mollo
l’osso. Forse è questa la mia caratteristica più importante, l’essere
determinato e testardo fino ad ora mi ha sempre aiutato nelle gare più
impegnative. Anche l’essere molto paziente credo sia una buona qualità, mi
aiuta ad aspettare il momento migliore per dire la mia senza avere la fretta
che fa commettere errori.” Ritieni utile la figura dello psicologo
dello sport prima di una gara importante? “Credo di sì, personalmente
non ho mai provato ma la storia sportiva insegna che ci sono diversi campioni
del passato ma anche attuali che si affidano ad uno psicologo dello sport prima
di gare importanti o durante periodi di allenamento intenso per liberare la
mente ed allontanare i pensieri che possono intaccare il lavoro fisico svolto o
la prestazione in gara.” (Un particolare ringraziamento all’autore
della foto Alexis Courthoud)
Andrea Macchi:
Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva? “Be sicuramente la mia proposta di matrimonio che ho deciso di farla
al Tor des Geants del 2014, 330 km con 24000 di d+, Ho preso l’anello, l’ho
incartato bene con anche del domopack per non rovinarlo con sudore o acqua e
l’ho portato con me nello zainetto della corsa, quando sono arrivato al 280km
circa a Niel in un rifugio, Chiara, futura moglie, m’aspettava per farmi
assistenza ma io ero davvero a pezzi e volevo ritirami in quel ristoro, allora
le ho dato il pacchettino e lei dalla scatoletta ha intuito e rimettendomelo
nello zaino m’ha detto che qualsiasi cosa fosse se avevo deciso di dargliela
all’arrivo lì dovevo farlo, quindi ho ripreso la corsa e son giunto fino
all’arrivo a Courmayeur dove poi finalmente gliel’ho dato!” Che significato ha
per te praticare il tuo sport? “Be direi libertà di stare con me stesso,
fermare il tempo, godermi la natura rispettandola e avendone paura, trovare
soluzioni ai problemi quotidiani, quello che sembra tanto difficile dopo una
corsa è banale.”
Lisa Borzani:
Cosa pensano i tuoi
famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “Paolo, il mio compagno, condivide tutto con me: allenamento, gare,
preparazione e questo oltre ad essere stupendo per me è anche una bellissima
fonte di forza. Mia mamma dice il rosario tutte le sere affinché il Signore mi
convinca a smettere perché teme che io, abbastanza minuta, possa consumarmi del
tutto!! Mio papà però è mio segreto complice! I miei amici che praticano anche
loro le ultra mi capiscono benissimo. Gli altri un po’ meno ma mi supportano ed
incoraggiano.” Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi
per avvicinarsi a questo sport? “In questo sport, come
nella vita, è importante mettere passione, dedizione, voglia ed impegno in ciò
che si fa perché la cosa importante non è vincere (anche se ciò può far piacere
ovviamente!) ma sentire di ‘aver dato tutto’ quando si taglia il traguardo.
Credo che sia importante passare questo messaggio perché, appunto, la società
di oggi è quella che esalta solo chi APPARE VINCENTE a scapito di chi invece
mette impegno, fatica e cuore in quello che fa.” (Lisa è menzionato nei miei
libri “Ultramaraotneti e gare estreme” e “Sport, benessere e
performance”)
Riccardo Borgialli: Cosa ti motiva ad
essere ultramaratoneta? “Indubbiamente le emozioni
che si provano prima, dopo e durante una corsa. Portarti allo sfruttamento di
tutte le energie che si hanno in corpo mentre si è in paesaggi stupendi è
qualcosa che nessun altro sport ti può dare. “ Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle
tue gare? “Sicuramente, la forza di volontà forse è il mio più
grande pregio, riesco a non mollare mai, nonostante i crampi che talvolta
possono arrivare o le energie che sono finite, in un modo o nell’altro però riesco
sempre a raggiungere il mio obbiettivo.” Cosa hai scoperto del tuo
carattere nel diventare ultramaratoneta? “Che ho una forza d’animo
incredibile, non pensavo di essere così riluttante all’idea di gettare la
spugna. La tenacia è sicuramente il lato di me ho più piacevolmente scoperto.”
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “Si, la morosa XD, vorrebbe che le dedicassi più tempo; non che non
gliene dedichi, però ogni tanto si lamenta perché talvolta do la precedenza ad
allenamenti e gare. Ma non è colpa mia, la corsa è una droga! Quando cominci
poi ne senti proprio il bisogno!” Hai un sogno nel cassetto? “Certo! Ne ho tanti, riguardo questo ambito mi piacerebbe partecipare
alle gare simbolo del mio sport, l’ultra-trail, così mi piacerebbe un giorno
partecipare alla UTMB (Ultra Trail du Mont Blanc), alla Western States
Endurance Run e al Tor des Geants, ma c’è tempo per questo, sono ancora giovane
e mi dirigerò su distanze così elevate solo tra qualche anno, per ora devo
sfruttare la mia velocità sulle 50km, provando a fare dei buoni piazzamenti,
così un sogno potrebbe realizzarsi già questa estate, sarebbe quello di salire
sul palco di Chamonix entrando nei dieci alla OCC (gara che fa parte
dell’evento UTMB).”
Importante diventa un lavoro accurato, ponderato e minuzioso di pianificazione
e programmazioni di obiettivi sfidanti, difficili ma raggiungibili coordinato
con il proprio team e soprattutto con il proprio allenatore che dovrebbe
conoscere più di tutti il proprio atleta: come si allena, come fatica, come
sopporta i carichi di lavori, come gestisce la gara dal punto di vista atletico
e dal punto di vista mentale soprattutto in gare dove ci può essere eventuale
pressione da parte di osservatori, fan, altri atleti eventualmente esclusi
dalla rosa della nazionale.
Psicologo, Psicoterapeuta
380-4337230 - 21163@tiscali.it
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
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