Marco Zanchi è stato selezionato dalla
FIDAL per il prossimo Campionato Mondiale di Trail Running che si disputerà a Penyagolosa (Spagna) il 12 maggio 2018.
Marco Zanchi inizia a correre per
dimagrire, come fanno in tanti, ma in lui la passione e la voglia di correre
aumenta sempre di più fino a diventare un’amante delle lunghe distanze, ma
l’importante è che non si corra sull'asfalto, infatti Marco considera la 100 km
su strada una gara estrema che non farebbe mai. Quindi più che Ultramaratona
Marco si definisce Ultratrailer.
Marco ci racconta come ha iniziato a
correre: “Corro da oramai 15 anni, tutto
cominciato per dimagrire, dopo pochi anni ho intrapreso la strada delle gare,
un vizio che avevo già quando correvo in moto di trasformare la passione in
competizione. Ho cominciato a correre anche in montagna skyrace e skymarathon,
poi con il passare degli anni ho aumentato le distanze quando nel 2010 ho
affrontato la mia prima Ultratrail la Lavaredo di 90km dove ho concluso al 2°
posto e da allora ho intrapreso questa strada delle ultra distanze che in
italia non avevano ancora successo.”
Marco ha la passione per la montagna e
il visitare nuovi luoghi, si sente un po’ esploratore durante queste avventure.
Per Marco come per altri Ultramaratoneti e soprattutto per gli Ultratrailer
correre per lunghe distanze nella natura, per sentieri significa intraprendere
dei viaggi tra la natura e con solo le tue energie a disposizione. Infatti da
una parte c’è la passione per la natura, per la bellezza dei paesaggi,
dall’altra parte c’è una voglia di misurasi con se stessi, di fare da solo, di
superare sfide che a volte sembrano impossibili ma come racconterà Marco e come
raccontano altri, a volte sembra di essere arrivati al limite, allo stremo
delle forze, ma poi se scatta la molla mentale escono fuori risorse e capacità
insospettabili, ti fermi credi che sia finito e dopo un po’ ti rialzi con nuovi
stimoli, con più entusiasmo, questo significa essere resilienti, sapere che ce
la puoi fare, che ad ogni crisi c’è almeno una soluzione, almeno una via
d’uscita, basta trovare la porta giusta. E superando queste crisi, con
l’esperienza aumenta anche l’autoefficacia personale, credi sempre più in te
stesso e questa forza, caratteristica mentale si trasferisce, oltre che nello
sport, nella vita privata, sai che puoi gestire, affrontare qualsiasi disagio,
difficoltà, si diventa più sicuri.
Hai
mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
“Per ora mai, ogni tanto torno anche alle gare con distanze brevi skyrace più
per allenamento e rivedere tanti amici.”
Nelle ultra distanze di corsa a piedi è
importante fare attenzioni al proprio fisico, ai messaggi che manda, agli
opportuni tempi di recupero e gli atleti di livello questo lo sanno bene.”
Hai
mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta? “Per ora mai, incrociando le dita, la
cosa principale in questa disciplina è anche saper ascoltare il proprio corpo e
darsi i giusti tempi di recupero.”
Essere ultratrailer significa avere
tanta passione per quello che si fa che ti permette di mobilitare tanta energia
occorrente per percorrere lunghi tratti di sentieri per arrivare al traguardo
nonostante le avverse condizioni climatiche.
Cosa
ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta?
“Le emozioni che si provano in questi ‘viaggi’.”
In questo tipo di competizioni o
avventure o lunghi viaggi si ha modo di sperimentare il limite per diversi
motivi, ma l’importante è saper gestire, soprattutto con l’esperienza o con
l’aiuto di amici più esperti.
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
“Sì più di una volta, sia per aver esagerato nelle mie capacità che per le
condizioni climatiche che mi hanno colto di sorpresa.”
E’ importante considerare anche la forza
mentale oltre che quella fisica, senza motivazione, senza passione non si va
lontani, ci si ferma al minimo impedimento, disagio, difficoltà, non si è
disposti a soffrire.
Quali
i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?
“Passione per questo sport per la montagna, emozioni e ricordi che porti dentro
ogni volta che giungi al traguardo.
La gara più estrema o più difficile per
Marco è stata il Tor des Geants 2014.
Per gli ultramaratoneti non esiste una
gara da non poterci riuscire, arrivano alla consapevolezza che possono tutto se
vogliono.
Quale
è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?
“Non l’ho ancora trovata, come faccio a dirlo?”
C’è
una gara estremi che non faresti mai? “Io dico sempre ‘mai
dire mai’, 10 anni fa quando ho saputo dell’esistenza della famosa Ultra Trail du Mont Blanc dicevo che
sarebbe stata impossibile, ma se ci penso bene mi dici di fare 100km su strada
ti rispondo MAI!”
Infatti, il loro motto è: mai dire mai. Sono
alla ricerca di avventure, dove potersi sperimentare, dove poter uscire dalla
zona ordinaria di comfort e poter sperimentare nuove sensazioni ed emozioni.
Cosa
ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
“La ricerca di nuove emozioni e avventure, anche se credo che dopo il Tor de Geants non puoi andare oltre.”
Gli amici dopo averti considerato pazzo
inizialmente, con il tempo si appassionano alle gesta dell’ultramaratoneta e
sono loro a spingere sempre verso avventure più difficili ed impossibili, i
famigliari anche se all’iniziano si preoccupano per le condizioni estreme dei
lunghi percorsi poi ti sostengono e piace ricevere trofei e leggere notizie sui
giornali.
Cosa
pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme?
“Sono gli amici che spesso mi lanciano nuove sfide, mio padre è contento solo
quando gli porto a casa i trofei!”
Partecipare ad una gara estrema
significa “Una nuova sfida, nuova
avventura, nuove emozioni.”
Interessanti sono gli aneddoti
raccontati dai diversi ultramaratoneti, ecco cosa ci racconta Marco: “UTMB 2011, mai fatto 170km tutto d’un fiato,
al 90km sono in crisi, ho i crampi e voglio ritirarmi in uno sconforto totale.
Sono sdraiato all’interno della tenda del ristoro da un’ora e di colpo arriva
la mia amica Cinzia anche lei in gara, che urlando mi dice ‘dai dai alza le
chiappe smettila di lamentarti e andiamo!’. Non mi sono più fermato recuperando
80 posizioni e giungendo 29° e primo Italiano.” Conclusione se vuoi puoi, le
energie ci sono, sono nascoste, baste saper aprire la porta giusta, avere gli
stimoli giusti, toccare il tasto giusto e gli amici sanno come fare, se ti
conoscono sanno come fare per farti rialzare, ti puoi piegare ma non ti spezzi,
ti puoi rialzare e completare il tuo percorso per diventare campione nello
sport e nella vita, sempre più ricco di esperienze e di insegnamenti.”
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
“La capacità di affrontare i problemi e difficoltà in gara ti possono essere
d’aiuto anche nella vita quotidiana!”
Si scopre il proprio carattere, la
propria persona, le proprie doti e capacità.
Come
è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa?
“Ho avuto molti cambiamenti familiari in contemporanea al mio arrivo nel mondo Ultratrail subito dopo la perdita di mia
madre e mi son reso conto di aver cambiato molto carattere e visione di come
affrontare la vita.”
Cambia la visione esistenziale
dell’ultramaratoneta sia famigliare che lavorativa. Cambiano le priorità, gli
obiettivi, le relazioni.
Se
potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?
“Rifarei tutto anzi comincerei prima a correre e andare in montagna.”
Molti Ultramaratoneti se tornassero
indietro vorrebbero scoprire prima questa disciplina liberatoria ed
appassionante, quindi sarebbe importante parlarne soprattutto nelle scuole,
fare avvicinare bambini e ragazzi alla scoperta dell’attività fisica e dei
percorsi a contatto con la natura.
Usi
farmaci, integratori? Per quale motivo? “Cerco di avere
un’alimentazione completa e abbastanza naturale senza eccessi proprio per non
dover ricorrere a integrazioni extra per poter supportare lo stress fisico
imposto al mio corpo in queste gare. Naturalmente durante queste gare di durata
sei costretto a ricorrere ad integratori energetici che ritengo più appropriati
per il corpo del così detto pane e salame che a livello di nutrimento e
protezione non è proprio salutare.”
Molti ultramaratoneti hanno seguono una
dita naturale, molti diventano vegetariani o addirittura vegani.
Ai
fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?
“Essendo anche atleta della Nazionale Italiana siamo sottoposti a controlli
maggiori rispetto alla classica visita medica agonistica, oltre a questo di mio
principio mi tengo sotto controllo periodicamente.”
Pochi fanno ulteriori accertamenti
considerato lo sport più stressante per il fisico ma manca lo stress della
competizione, dei tempi, per gli atleti della nazionale c’è più interesse ed
attenzione rispetto la loro salute.
E’
successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?
“Per ora mai, a volte se ascolti i medici dovresti stare sdraiato sul divano.”
Molti medici sconsigliano di fare questo
tipo di attività considerata estenuante ed al minimo problema fisico chiedono
di stare a riposo per un numero elevato di giorni o di smettere di fare
attività fisica, ma gli ultramaratoneti sanno che vita è questo tipo di disciplina
sportiva che ti da benessere psicofisico, emotivo e relazionale e lo fanno con
attenzione cercando di preservarsi fino a 100 anni.
Hai
un sogno nel cassetto? “Ne ho più di uno, spero di
realizzarli presto in ordine?? Reunion
e altri.”
Molti ultramaratoneti non vogliono
svelare il loro sogno nel cassetto, ma in genere il sogno è partecipare a
competizioni sempre più impossibili, indossare la maglia azzurra e partecipare
a Mondiali e gare prestigiosi e durare il più possibile fino a 100 anni
correndo ancora nel benessere.
(Marco è menzionato nei libri
“Ultramaraotneti e gare estreme” e “Sport, benessere e performance”)
Psicologo, Psicoterapeuta
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