Sabato 7 marzo 2020, ho fatto una bella corsetta al Parco di Tor Tre Teste, incontrando tanti amici e apprezzando le bellezze naturali del parco popolato di stupendi animali come le tartarughe al laghetto ma anche popolato da tante persone che trascorrevano un po’ di tempo di svago a contatto con la natura.
Tra i tanti amici ho incontrato Attilio
che parlava delle sue avventure di una ventina di anni fa quando andava sotto i
4’ al km, ho incontrato Antonio Raso che camminava ma con tanta voglia di
correre, a seguito di un periodo di riabilitazione.
Tra i tanti anche Angelo Fiorini che ci riprova a correre dopo un altro stop a causa di problemi fisici e che ha manifestato tanta voglia di correre ma anche di chiacchierare e così passo dopo passo, parola dopo parola prima di rientrare a casa mi ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera di uomo delle lunghissime distanze.
Tra i tanti anche Angelo Fiorini che ci riprova a correre dopo un altro stop a causa di problemi fisici e che ha manifestato tanta voglia di correre ma anche di chiacchierare e così passo dopo passo, parola dopo parola prima di rientrare a casa mi ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera di uomo delle lunghissime distanze.
Lui si definisce uno che programma e non
improvvisa, la sua gara preferita è sempre stata la Nove Colli Running di
202,4km e afferma che un anno, a causa di una deviazione, era di 205km. Lui
aveva tutto stabilito in mente i vari passaggi e le situazioni da attraversare.
In particolare ricorda un’edizione arrivato al traguardo con Francesco Accarino
e mi ha ricordato i particolari e cioè lui partito con cautela incontra a un
certo punto del percorso Francesco Accarino che aveva un problema ai piedi per le vesciche e si ferma per
aiutarlo, interessanti le parole di Angelo: “Nelle gare superiori alla
maratona se trovo un amico o un avversario in difficoltà mi fermo ad aiutarlo.”
Angelo chiede a Francesco se gli servisse
acqua o barrette, resta un po’ insieme a Francesco confrontandosi sulle
vesciche ai piedi e sul proseguo della gara e poi riparte dopo essersi
assicurato che Francesco avrebbe continuato per conto suo. Quando mancavano
pochi chilometri all’arrivo, Angelo si volta indietro e intravede Francesco, lo
aspetta e decidono di proseguire insieme camminando, quando mancavano pochi
metri decidono di correre insieme arrivando al traguardo.
Inoltre Angelo
racconta di come Francesco l’abbia visto sereno e tranquillo quando l’ha
incontrato, senza fiatone. E anche Ivan Cudin quell’anno faceva assistenza alla
gara portando da bere agli atleti, quando incontrò Angelo si meravigliò per
come stava e per come correva nonostante i tanti chilometri percorsi.
Angelo racconta come anche nelle 24 ore lui aveva tutto studiato e programmato, era uno dei pochi che di notte continuava a correre mentre altri facevano massaggi e altro.
Poi successe il fattaccio alla Spartathlon,
Angelo aveva programmato tutto alla perfezione, sembrava che tutto andasse
liscio, sulla tabella di marcia era in tempo, ma poi a un certo punto qualcosa
l’ha costretto al ritiro, a un certo punto si è dovuto fermare forzatamente per
non compromettere la sua salute, Angelo dice che a un certo punto non ricorda
più niente di quello che era successo e comunque era passato ai 100°km in 11.40
e a circa 170° si è dovuto fermare quando mancavano solo una settantina di km
con un margine di tempo alla sua portata.
Di seguito la sua risposta a una mia
domanda di un po’ di tempo fa, Angelo Fiorini: “E’ stata la Sparta Atene del
2011, che mi ha fatto sperimentare il limite delle mie gare e soprattutto ho
capito che bisognava che ascoltassi la richiesta di aiuto da parte del mio
fisico. Infatti dopo un inizio brillante della gara, al 130imo km ho iniziato
a sentire sensazioni strane mai avvertite che mi hanno convinto a fermarmi e a
ritirami al km 172. In passato, nonostante problemi fisici ho resistito,
stretto i denti ma sono sempre arrivato al traguardo. In sintesi ho avuto una
grave insufficienza renale da rabdomiolisi, dovuta allo sforzo, alla cattiva
idratazione e alimentazione durante la gara.».
Angelo afferma che quell’anno aveva avuto
dei segnali strani, delle avvisaglie, forse afferma, era il destino, ala nove
colli running era scoppiata la lampadina della torcia, una cosa strana, inoltre dopo un allenamento di una ventina di km verso Tor Vergata, andata e ritorno, le scarpe che erano già collaudate per la 9 colli, a una settimana dalla gara, mi davano fastidio e sono stato costretto a usare scarpe
un po' usurate, inoltre alla Spartathlon erano saltati gli occhiali che aveva ancorato alla visiera del berretto, sentiva che c’era qualcosa che non quadrava. Comunque ora
Angelo continua a provare a correre e non si sa mai in futuro quali possano
essere le sue intenzioni di eventuali gare.
Un vero piacere correre con un grande
ultrarunner, riporto un’altra sua risposta a una mia domanda di qualche tempo
fa, Angelo Fiorini: «Cosa significava per me partecipare a gare estreme? La
gente si domandava: ma chi te lo fa fare! Per una medaglia! A queste persone
rispondevo che solo chi prova una passione poteva capire l’adrenalina che
cresce dentro di te quando fai una cosa in cui credi e che non deve avere
necessariamente un rientro economico, e la corsa non ne ha nessuno! E la
felicità nel tornare a casa con la medaglia al collo! Capisco che sia difficile
per i meno appassionati capire questa passione, ma sono soddisfazioni che ti
riempiono di orgoglio anche se certe imprese non portano niente di concreto ti
danno una carica che ti fa superare la fatica fisica».
Angelo è menzionato nei miei libri:
“Ultramaratoneti e gare estreme”, edito da Prospettiva Editrice: “Ultramaratoneta:
un’analisi interminabile”, edito da Aras Edizioni; “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti
psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
+393804337230 Psicologo, Psicoterapeuta
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