Nutrire un atteggiamento
incline alla speranza sollecita a non gettare la spugna
Psicologo, Psicoterapeuta
È importante avere piani e programmi per portare a compimento propri sogni così come è importante essere sempre pronti a rimodulare propri sogni per circostanze impreviste e inaspettate come quelle che stiamo vivendo in questo particolare momento, ma si tratta solo di rimodulare mete, traguardi e sogni per riprenderli più in là con più serenità.
Di
seguito riporto un interessante punto di vista tratto dal libro “Arrendersi
mai, come trovare la carica per affrontare positivamente la vita”, di Luis
Rojas Marcos, pagg. 73-76: “… chi in passato ha centrato i propri obiettivi a
forza di impegno e pianificazione affronta nuove sfide con maggiore ottimismo.
Per pianificare un percorso occorre stabilire un traguardo e considerare i
passi necessari per raggiungerlo, ma serve anche possedere una certa dose di
flessibilità: ‘Se così non funzionerà, ecco pronto il piano B’. L’ottimismo
trasforma i desideri in sfide e confida nella propria capacità di superare gli
ostacoli che si frapporranno al suo cammino. È una forma concreta di speranza
che alimenta la sicurezza in sé stessi… Nel 1986, Bandura battezzò come ‘autoefficacia’
la convinzione di possedere le capacità indispensabili per compiere le azioni
utili a raggiungere il traguardo prefisso… Nutrire un atteggiamento incline
alla speranza serve in larga misura a sdrammatizzare le avversità, senza per
questo misconoscerne la gravità, e sollecita a non gettare la spugna”.
Passa tutto se siamo fiduciosi,
collaborativi, pazienti, se siamo comunque connessi, se siamo sensibili,
tolleranti. Possiamo e dobbiamo farcela sviluppando resilienza per cercare di
uscire più forti e determinati. Passa tutto e si affronta tutto come i muri di
tante maratone e ultramaratone sempre con il sorriso.
Interessante
la dichiarazione in diretta video del presidente del Consiglio Giuseppe Conte,
di cui riporto alcune parole:
“Il mio grazie va
anche a tutti voi, che state rispettando le misure che il Governo ha adottato
per contrastare la diffusione del virus. Vi ringrazio perché so che state
cambiando le abitudini di vita, state compiendo dei sacrifici, so che non è
facile, ma sappiate che con questa vostre rinunce – piccole o grandi – stanno
offrendo grande contributo prezioso al Paese… E voglio dirvi un’ultima cosa: se
saremo tutti a rispettare queste regole, usciremo più in fretta da questa
emergenza. Il Paese ha bisogno della responsabilità di ciascuno di noi, della
responsabilità di 60 milioni di italiani che quotidianamente compiono piccoli
grandi sacrifici. Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore, per
correre più veloci domani. Tutti insieme ce la faremo".
Non viviamo lo stare a casa ora come una
costruzione ma come un'opportunità, una scelta consapevole e condivisa,
approfittiamo per ricaricarci, per inventarci qualcosa che poi servirà anche
dopo, facciamo uscire chi è in prima linea.
Interessanti le parole dell’Arcivescovo
Ordinario Militare per l’Italia Santo Marcianò, del 9 marzo 2020, soprattutto
la parte finale:
“Stiamo
vivendo un’esperienza inedita, che ci lascia attoniti e ci obbliga a
riflettere, a concentrarci sull’essenziale, a riscoprire la bellezza delle
relazioni umane e familiari, a ritrovare lo spazio dell’interiorità… Dobbiamo
sentire fratelli gli uomini e le donne che più ci sono vicini e più hanno
bisogno di noi, perché anziani, fragili, soli. Chi è solo ha paura e non
ritrova motivi per sperare. La storia di questo virus, con le restrizioni
imposte, ci sta ricordando il valore della vita, di ogni suo attimo e del suo orizzonte
di eternità, ben superiore a guadagni personali e bilanci pubblici, e ci sta
insegnando che possiamo fare a meno di tante cose superflue, persino di tante
cose utili… Ma non possiamo fare a meno gli uni degli altri!”.
Ogni tanto fa molto bene fermarsi e
riflettere per comprendere a che punto ci si trova, da dove si è partiti, dove
si vuol arrivare, ogni tanto bisogna ricordare quanta fatica abbiamo fatto per
iniziare e tutto era difficile e poi con l’impegno e fiducia siamo riusciti a
ottenere tanto grazie prima di tutto a noi stessi e quindi possiamo volere
continuare per cercare di osare e alzare l’asticella e andare a prenderci
soddisfazioni più grandi e sfidanti ma raggiungibili con impegno e duro lavoro
facendoci amica la fatica che ci permette di guardarci indietro per apprezzare
quello che siamo riusciti a fare.
Certo, in questo momento presente è
importante focalizzarsi sul grande problema umanitario che sta facendo tante
vittime e tanta sofferenza bisogna avere un obiettivo unico e condiviso cercare
il meno possibile di propagare il virus, quindi si resta in attesa di tempi
migliori cercando di fare del proprio meglio per sé stessi e per gli altri per
andare comunque avanti nella vita che sta cambiando per tutti.
Di seguito riporto una testimonianza di
resilienza dell’amico Mauro Tomasi che riesce a trasmettere tanta forza e
coraggio: Come hai superato crisi, sconfitte, infortuni? “La crisi nella fase dopo incidente, durata circa 9 anni, l’ho superata
trovando L’INPUT per ricredere nella vita, vedendo persone che erano messe
molto peggio di me fisicamente, ma psicologicamente messe meglio, mi riferisco
a tetraplegici e varie malattie degenerative, loro erano felici, entusiasti,
nonostante che tanti non si muovevano per niente... Vedendo loro ho cambiato anch’io la visione di quello che mi è
successo da negativo in positivo, accettando quello che mi era successo come
un’opportunità, un’occasione diversa di vivere la vita. E li veramente ho
cominciato a vivere, accorgendomi di quante cose avrei potuto fare nella mia
“nuova occasione” che mi è stata donata, il mondo cambia solamente se cambiamo
noi e le nostre decisioni e convinzioni in questo sono determinanti. Tante
volte non si apprezza e non si dà valore a quello che si ha, oppure se ne
accorge solo quando non si ha più, ‘c’è chi ha tutto e non ha niente e c’è chi
non ha niente e a tutto’”.
I giorni passano e le cose cambiano di
giorno in giorno, bisogna svincolarsi dai mille problemi, la vita va avanti da perché la vita è resiliente, sa come rimanere sempre
a galla nonostante tutto. Ora tocca a noi prendere in mano le redini, decidere
momento per momento cosa è meglio per noi.
Interessanti
le parole del Presidente FITri Luigi Bianchi, del 09 marzo 2020 Prot. n° 309
indirizzata A tutte le ASD/SSD affiliate, Ai CCRR FITri, Ai Delegati regionali
e provinciali FITri. Soprattutto nella parte finale:
“… chiedo la collaborazione di tutti voi, in attesa che
la situazione gradualmente migliori per tornare presto alla normalità. Detto
questo, voglio esortarvi a non mollare in questo momento di difficoltà
collettiva. Non è una frase fatta dire che dalle crisi possano nascere nuove
opportunità. Continuate a fare allenare i ragazzi, magari con modalità
innovative, fuori dagli schemi, anche individualmente, se necessario ciascuno
presso la propria abitazione, ove non fosse possibile rispettare i dettami del
Decreto, ma non molliamo. Confido nella capacità e nelle competenze dei tecnici
delle società che riusciranno ad escogitare sistemi alternativi, ma comunque
molto efficaci, per proseguire in maniera produttiva i programmi di allenamento
e sono certo che, quando riusciremo a riprendere l’attività a pieno regime,
sarete tutti pronti”.
Nel libro “Triathlon e Ironman. La
psicologia del triatleta” al Capitolo
4 “Resilienza nel Triathlon” è interessante il primo paragrafo dal titolo
“Cavalcare in modo resiliente l’onda del cambiamento”, di seguito un breve
estratto: “Tutto passa, tutto
cambia, è importante cavalcare in modo resiliente l’onda del cambiamento,
individuare sempre nuove mete, nuove possibilità, nuove sfide e prendere la direzione
verso dove vogliamo arrivare decidendo come e cosa vogliamo raggiungere, con la
consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, credendo sempre più
in sé stessi, fidandosi e affidandosi”.
A volte le esperienze possono essere traumatiche, ma certe volte da esperienze
forti si esce cambiati anche in positivo, si sviluppa una sorta di maggiore
autoconsapevolezza, una crescita post- traumatica, si esce più forti da
situazioni difficili.
Daniel Fontana: Quali meccanismi psicologici ti
aiutano nello sport? “Il fatto di
essere nato e cresciuto in un paese dove le difficoltà sono la normalità anche
per i bambini, e la normalità dell’affrontare situazioni difficili, di crisi
ogni giorno e dove devono essere prese delle decisioni.”
Gli psicologi possono intervenire dove c’è
trauma e tragedia per contenere ed elaborare dolore, sofferenza, panico,
disperazione, per accompagnare vittime e familiari per indirizzarli ad
accettare e affrontare l’onda del cambiamento imposta della routine giornaliera
in attesa di poter gradualmente ritornare alla quotidianità quando sarà
possibile. Di seguito alcune informazioni utili, a cura degli psicologi
dell’emergenza CISOM, che possono aiutarci ad evitare due errori possibili:
sopravvalutare o sottovalutare (negare) il problema.
Segnalo alcuni miei libri: Sviluppare la resilienza; Cosa spinge le
persone a fare sport?; Triathlon e ironman. La psicologia
del triatleta; Maratoneti e
ultrarunner; Lo sport delle donne;
Sport, benessere e performance; Carlos Castaneda incontra don Juan, uno
sciamano divenuto suo maestro; Ultramaratoneti
e gare estreme; Sviluppare la
resilienza; Doping Il cancro dello
sport; O.R.A. Obiettivi, Risorse,
Autoefficacia; Psicologia dello sport e
dell’esercizio fisico; Psicologia dello sport e non solo.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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