sabato 17 marzo 2018

Il sogno di Saverio Monti è partecipare al Tor des Geants, ultra trail di 330 km


Il sogno di Saverio Monti è partecipare al Tor des Geants, un endurance trail di 330 km tra le montagne della Valle d'Aosta. Il suo nome non è stato estratto tra quello dei partecipanti ma l'organizzazione mette a disposizione 20 pettorali solidali dal costo di 2000 € che verranno devoluti in beneficenza, i suoi amici hanno deciso di tentare una seconda chance e di organizzare per lui una raccolta fondi online. Per avere maggiori informazioni su questa campagna, clicca qui: https://goo.gl/RRhA5J Altre info qui: https://goo.gl/5VBecD Per chi vuole partecipare all'acquisto del pettorale solidale, e correre con Saverio al TOR trova le informazioni qui: http://bit.ly/2oYsQEa

Approfondiamo la conoscenza di Saverio, Consigliere/Atleta A.S.D. Team Valtellina, che racconta le sue esperienze di atleta rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare un Atleta? “Ho avuto un passato come ciclista su strada fino ai 19 anni, poi ho abbandonato l’attività agonistica fino ai 26 anni (2010) quando ho iniziato a fare le prime gare di corsa in montagna.”

Nello sport chi contribuisce al tuo benessere o performance? “Diciamo che cerco sempre di essere “autosufficiente” ed è per questo che il tutto parte da me stesso, poi sicuramente le persone che hai vicino ti aiutano molto ma alla base credo che ognuno di noi debba conoscersi profondamente. Lo sport aiuta a capire molto di se stessi.”

Qual è stata la gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “L’esperienza più forte è stata l’Adamello Ultra Trail 2016. Arrivavo da un periodo in cui avevo perso gli stimoli e mi sono lanciato senza esperienza in quella avventura. Ne è uscito un viaggio incredibile di 35 ore e a distanza di quasi un anno mi vengono ancora i brividi mentre ricordo alcuni momenti. Dopo quella gara ho capito che l’essenza del mio correre in realtà era una esigenza di “viaggiare” ed è per questo che dopo quella esperienza mi sono dedicato quasi ed esclusivamente alle Ultra.”

Nello sport di endurance, negli ultra trail, si sperimenta un mondo fatto di scenari spettacolari interni ed esterni, interni per quanto riguarda l’entusiasmo, dubbi, ansie, endorfine, ed esterni riguardo paesaggi spettacolari nelle ore diverse della giornata soprattutto in gare di 35 ore dove ti assalgono dubbi e sicurezze, dove cadi e ti rialzi, dove sperimenti fame e sete, caldo e freddo, solitudine e compagnia degli animali o persone lungo il percorso, viaggi interiori alla ricerca del vero sé, di quello che veramente si desidera essere e fare ora, proprio in questo momento, in questo periodo.

Quale è stata la tua gara più difficile? “La Lavaredo Ultra Trail 2017. Sono stato male, sono caduto 2 volte, è stata una dura battaglia di testa, ho sofferto stretto i denti e alla fine è uscito anche un buon risultato (15° assoluto).”

Più è dura l’impresa e più sei soddisfatto, una dimostrazione di carattere, avercela fatta nonostante imprevisti e cadute, andare avanti fino al traguardo attenti, concentrati, focalizzati sull’obiettivo finale, arrivare nel miglior possibile.

Qual è una tua esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare? “Quando torno a casa dal lavoro stressato e spossato a volte non ho voglia di correre, non sento le energie per farlo, ma bastano 20’ e rinasco. Quando mi succede mi ripeto sempre: << ti ricordi anche l’ultima volta in cui non avevi energie e sei uscito a correre come poi sei tornato a casa?! >>. Non è questione di “saltare o fare un allenamento” è un modo per scaricare lo stress e ritrovare un equilibrio psicofisico.”

Lo sport ti rimette al mondo ogni giorno, ti dà conferme e sicurezze, ti ricorda quali sono le tue capacità e ti apre la mente, ti dà ogni giorno nuove consapevolezza.

Ti va di descrivere un episodio curioso della tua attività sportiva? “Avrei diversi aneddoti in tema trail, quando fai “gare lunghe” ci sono sempre diversi episodi al suo interno. L’ultimo in ordine temporale durante la Monte Rosa Walser Trail, stavo salendo l’ultima salita, erano circa le 13 del pomeriggio, non c’era aria e il caldo era asfissiante. In lontananza ho visto una vasca di acqua per le Mucche. Senza pensarci mi ci sono lanciato dentro alla ricerca di refrigerio senza accorgermi che era circondata dal filo elettrificato di contenimento per gli animali. E’ stato un bagno folgorante!”

Questo è il bizzarro e sorprendente mondo degli ultrarunner, sport e benessere.

Quali sono le sensazioni che sperimenti facendo sport? “Ricerco il benessere psicofisico alla fine è molto semplice mens sana in corpore sano.”

A cosa devi fare attenzione nel tuo sport? “Quando affronti un Ultra oltre che essere preparato fisicamente lo devi essere anche mentalmente, molto spesso si sottovaluta il “potere della mente”, puoi essere l’atleta fisicamente più forte del mondo, ma se non hai la testa difficilmente arrivi in fondo. Oltre a questo il mondo delle ultra li vedo molto come viaggi interiori ed è per questo che seleziono con cura a quali gare partecipare. Non faccio molte competizioni anche perché amo cercare percorsi nuovi e fare diverse esperienze nel mondo outdoor.”

A volte è la testa che si mette al comando dell’organismo e decide per te, se vuole ti può sabotare, ti può convincere che non ce la fai, che ti devi fermare, che non vale la pena, oppure può decidere che ce la puoi fare, ti fa ricordare altre volte nel passato in cui sei riuscito a fare cose straordinarie.

Quali sono le condizioni che ti inducono a fare una prestazione non ottimale? “Ci possono essere diverse influenze esterne che possono portare a non avere una prestazione fisica ottimale, ma diciamo che vivendo il tutto come una nuova esperienza credo che ogni situazione diventi un bagaglio importante per accrescere la propria esperienza, sia quelle positive che quelle negative. Posso fare un esempio. Faccio molta fatica quando ci sono le alte temperature e per abituarmici mi sono allenato spesso a mezzogiorno sotto il sole. All’inizio sembrava una “tortura” ne è uscita una bella esperienza che è venuta utile in diverse competizioni.”

Cosa ti fa continuare a fare sport? “La cosa che preferisco è esplorare e scoprire posti nuovi e poi il benessere generale che ne deriva sia dalla attività fisica, sia dallo stare a stretto contatto con la natura.”

Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Infortuni e crisi sono sempre uno scoglio difficile da superare. Diciamo che le prime volte non è stato semplice poi con gli anni impari ad ascoltarti e io faccio molta auto-analisi e cerco sempre di trarre il buono anche in un momento di sconforto. Al riguardo ho scritto qualcosina sul mio blog: http://onestepoutside.it/linfortunio-un-momento-per-riflettere-su-se-stessi/

Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Prima del messaggio agonistico vorrei molto far passare il messaggio di come una passione coltivata con vero amore possa portare a risultati inaspettati! Ho iniziato correndo corsette di montagna da 7 km e guardavo come marziani coloro che si cimentavano nelle skymarathon e ora che mi sono dedicato alle ultra mi sono accorto come in realtà con un passo alla volta si possa arrivare molto lontano.”

Quale può essere un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Lo sport viene spesso visto solamente come numeri e classifiche, il vincente è visto come il migliore e chi perde come una nullità! Forse riuscire a cambiare un poco la mentalità soprattutto nelle fasi adolescenziali aiuterebbe a cambiare questo bisogno di eccellere a tutti i costi.”

I tuoi famigliari ed amici cosa dicono circa il tuo sport? “Fondamentalmente che sono un po’ pazzerello a fare determinate cose, ma sento molto il loro affetto quando sono in giro a gareggiare!”

Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Ho scoperto che comunque vada si trova sempre una soluzione ed ho scoperto di avere più risorse di quelle che mai pensassi di avere.

La grande palestra dell’ultratrail ti mette in contatto con mondi profondi e sconosciuti, ti mette in contatto con le proprie risorse personali, le proprie capacità di gestione delle forze ed energie, di affrontare percorsi e difficoltà.”

Riesci ad immaginare una vita senza lo sport? “Sicuramente diventerei un gran viaggiatore, non è uno sport vero e proprio ma comunque si macina diversi chilometri!”

Hai mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere atleta? “Nella mia esperienza ho passato anche questa fase, ma poi ho capito che l’essenza della mia pratica non era l’attività agonistica ma il piacere di stare all’aria aperta. Capito questo la mia visione di atleta è cambiata e con esso anche il mio approccio al mondo delle corse e a quello che ne consegue.”

Importante essere consapevole e sviluppare consapevolezza giorno per giorno, capire quello che facciamo come lo facciamo, il senso dello sport, della competizione, lo spirito di partecipazione o di competizione e rendersi conto se è quello il nostro benessere o qualcos’altro.

Ritieni lo psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali fasi? “Sicuramente sì! Lo sport soprattutto nelle fasi di crescita va vissuto in maniera sana e tranquilla. Non bisogna mettere al primo posto l’agonismo e le classifiche ma far scoprire ai giovani che anche l’insuccesso, il non riuscire fa parte del processo di crescita. Vorrei non utilizzare il termine sconfitta perché nell’immaginario comune il campione è colui che indossa una medaglia o sale su un podio. Per me i campioni sono quelli che nonostante le mille difficoltà riescono a portare avanti la propria passione, allenandosi a orari assurdi facendo salti mortali tra famiglia, lavoro e problemi. E’ ora di dare una nuova immagine alla attività sportiva, poi non voglio risultare ipocrita, mi piace mettermi alla prova gareggiare, sfidare, ma non deve essere l’unico o il principale motivo per fare dello sport.”

Vero, sport non è solo vincere o record, ma anche partecipazione, aggregazione, mettersi in gioco, sporcarsi, sperimentare.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? Quali sono i sogni realizzati e da realizzare? “Mi piacerebbe girare un po’ il mondo correndo, scoprendo nuovi territori e conoscendo nuove persone, diciamo che ogni anno scelgo nuove gare da fare anche per questo motivo, la scoperta è una fase che utilizzo molto anche per i miei allenamenti, studio spesso nuovi itinerari e nuovi posti da raggiungere! Ho diversi sogni nel cassetto, rimanendo in tema trail direi fare il TOR.”

Il TOR è il sogno di tanti, un passo alla volta i sogni sono raggiungibili e percorribili.

http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.tml

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