Il sogno di Saverio Monti è partecipare
al Tor des Geants, un endurance trail di 330 km tra le montagne della Valle
d'Aosta. Il suo nome non è stato estratto tra quello dei partecipanti ma l'organizzazione
mette a disposizione 20 pettorali solidali dal costo di 2000 € che verranno
devoluti in beneficenza, i suoi amici hanno deciso di tentare una seconda
chance e di organizzare per lui una raccolta fondi online. Per avere maggiori
informazioni su questa campagna, clicca qui: https://goo.gl/RRhA5J
Altre info qui: https://goo.gl/5VBecD Per
chi vuole partecipare all'acquisto del pettorale solidale, e correre con Saverio
al TOR trova le informazioni qui: http://bit.ly/2oYsQEa
Approfondiamo la conoscenza di Saverio, Consigliere/Atleta
A.S.D. Team Valtellina, che racconta le sue esperienze di atleta rispondendo ad
alcune mie domande.
Qual
è stato il tuo percorso per diventare un Atleta?
“Ho avuto un passato come ciclista su strada fino ai 19 anni, poi ho
abbandonato l’attività agonistica fino ai 26 anni (2010) quando ho iniziato a
fare le prime gare di corsa in montagna.”
Nello
sport chi contribuisce al tuo benessere o performance?
“Diciamo che cerco sempre di essere “autosufficiente” ed è per questo che il
tutto parte da me stesso, poi sicuramente le persone che hai vicino ti aiutano
molto ma alla base credo che ognuno di noi debba conoscersi profondamente. Lo
sport aiuta a capire molto di se stessi.”
Qual
è stata la gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?
“L’esperienza più forte è stata l’Adamello Ultra
Trail 2016. Arrivavo da un periodo in cui avevo perso gli stimoli e mi sono
lanciato senza esperienza in quella avventura. Ne è uscito un viaggio
incredibile di 35 ore e a distanza di quasi un anno mi vengono ancora i brividi
mentre ricordo alcuni momenti. Dopo quella gara ho capito che l’essenza del mio
correre in realtà era una esigenza di “viaggiare” ed è per questo che dopo
quella esperienza mi sono dedicato quasi ed esclusivamente alle Ultra.”
Nello sport di endurance, negli ultra trail, si sperimenta un mondo
fatto di scenari spettacolari interni ed esterni, interni per quanto riguarda
l’entusiasmo, dubbi, ansie, endorfine, ed esterni riguardo paesaggi
spettacolari nelle ore diverse della giornata soprattutto in gare di 35 ore
dove ti assalgono dubbi e sicurezze, dove cadi e ti rialzi, dove sperimenti
fame e sete, caldo e freddo, solitudine e compagnia degli animali o persone
lungo il percorso, viaggi interiori alla ricerca del vero sé, di quello che
veramente si desidera essere e fare ora, proprio in questo momento, in questo
periodo.
Quale
è stata la tua gara più difficile? “La Lavaredo Ultra Trail 2017. Sono stato
male, sono caduto 2 volte, è stata una dura battaglia di testa, ho sofferto
stretto i denti e alla fine è uscito anche un buon risultato (15° assoluto).”
Più è dura l’impresa e più sei
soddisfatto, una dimostrazione di carattere, avercela fatta nonostante
imprevisti e cadute, andare avanti fino al traguardo attenti, concentrati,
focalizzati sull’obiettivo finale, arrivare nel miglior possibile.
Qual
è una tua esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare?
“Quando torno a casa dal lavoro stressato e spossato a volte non ho voglia di
correre, non sento le energie per farlo, ma bastano 20’ e rinasco. Quando mi
succede mi ripeto sempre: << ti ricordi anche l’ultima volta in cui non
avevi energie e sei uscito a correre come poi sei tornato a casa?! >>.
Non è questione di “saltare o fare un allenamento” è un modo per scaricare lo
stress e ritrovare un equilibrio psicofisico.”
Lo sport ti rimette al mondo ogni
giorno, ti dà conferme e sicurezze, ti ricorda quali sono le tue capacità e ti
apre la mente, ti dà ogni giorno nuove consapevolezza.
Ti
va di descrivere un episodio curioso della tua attività sportiva? “Avrei
diversi aneddoti in tema trail,
quando fai “gare lunghe” ci sono sempre diversi episodi al suo interno.
L’ultimo in ordine temporale durante la Monte Rosa Walser Trail, stavo salendo l’ultima salita, erano circa le 13 del
pomeriggio, non c’era aria e il caldo era asfissiante. In lontananza ho visto
una vasca di acqua per le Mucche. Senza pensarci mi ci sono lanciato dentro
alla ricerca di refrigerio senza accorgermi che era circondata dal filo
elettrificato di contenimento per gli animali. E’ stato un bagno folgorante!”
Questo è il bizzarro e sorprendente
mondo degli ultrarunner, sport e
benessere.
Quali
sono le sensazioni che sperimenti facendo sport?
“Ricerco il benessere psicofisico alla fine è molto semplice mens sana in corpore sano.”
A
cosa devi fare attenzione nel tuo sport? “Quando affronti un
Ultra oltre che essere preparato fisicamente lo devi essere anche mentalmente,
molto spesso si sottovaluta il “potere della mente”, puoi essere l’atleta
fisicamente più forte del mondo, ma se non hai la testa difficilmente arrivi in
fondo. Oltre a questo il mondo delle ultra li vedo molto come viaggi interiori
ed è per questo che seleziono con cura a quali gare partecipare. Non faccio
molte competizioni anche perché amo cercare percorsi nuovi e fare diverse
esperienze nel mondo outdoor.”
A volte è la testa che si mette al
comando dell’organismo e decide per te, se vuole ti può sabotare, ti può
convincere che non ce la fai, che ti devi fermare, che non vale la pena, oppure
può decidere che ce la puoi fare, ti fa ricordare altre volte nel passato in
cui sei riuscito a fare cose straordinarie.
Quali
sono le condizioni che ti inducono a fare una prestazione non ottimale?
“Ci possono essere diverse influenze esterne che possono portare a non avere
una prestazione fisica ottimale, ma diciamo che vivendo il tutto come una nuova
esperienza credo che ogni situazione diventi un bagaglio importante per
accrescere la propria esperienza, sia quelle positive che quelle negative.
Posso fare un esempio. Faccio molta fatica quando ci sono le alte temperature e
per abituarmici mi sono allenato spesso a mezzogiorno sotto il sole. All’inizio
sembrava una “tortura” ne è uscita una bella esperienza che è venuta utile in
diverse competizioni.”
Cosa
ti fa continuare a fare sport? “La cosa che
preferisco è esplorare e scoprire posti nuovi e poi il benessere generale che
ne deriva sia dalla attività fisica, sia dallo stare a stretto contatto con la
natura.”
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Infortuni
e crisi sono sempre uno scoglio difficile da superare. Diciamo che le prime
volte non è stato semplice poi con gli anni impari ad ascoltarti e io faccio
molta auto-analisi e cerco sempre di trarre il buono anche in un momento di
sconforto. Al riguardo ho scritto qualcosina sul mio blog: http://onestepoutside.it/linfortunio-un-momento-per-riflettere-su-se-stessi/
Quale
può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport?
“Prima del messaggio agonistico vorrei molto far passare il messaggio di come
una passione coltivata con vero amore possa portare a risultati inaspettati! Ho
iniziato correndo corsette di montagna da 7 km e guardavo come marziani coloro
che si cimentavano nelle skymarathon
e ora che mi sono dedicato alle ultra mi sono accorto come in realtà con un
passo alla volta si possa arrivare molto lontano.”
Quale
può essere un messaggio per sconsigliare l’uso del doping?
“Lo sport viene spesso visto solamente come numeri e classifiche, il vincente è
visto come il migliore e chi perde come una nullità! Forse riuscire a cambiare
un poco la mentalità soprattutto nelle fasi adolescenziali aiuterebbe a
cambiare questo bisogno di eccellere a tutti i costi.”
I
tuoi famigliari ed amici cosa dicono circa il tuo sport?
“Fondamentalmente che sono un po’ pazzerello a fare determinate cose, ma sento
molto il loro affetto quando sono in giro a gareggiare!”
Cosa
hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica?
“Ho scoperto che comunque vada si trova sempre una soluzione ed ho scoperto di
avere più risorse di quelle che mai pensassi di avere.
La grande palestra dell’ultratrail ti mette in contatto con
mondi profondi e sconosciuti, ti mette in contatto con le proprie risorse
personali, le proprie capacità di gestione delle forze ed energie, di
affrontare percorsi e difficoltà.”
Riesci
ad immaginare una vita senza lo sport? “Sicuramente
diventerei un gran viaggiatore, non è uno sport vero e proprio ma comunque si
macina diversi chilometri!”
Hai
mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere atleta?
“Nella mia esperienza ho passato anche questa fase, ma poi ho capito che l’essenza
della mia pratica non era l’attività agonistica ma il piacere di stare all’aria
aperta. Capito questo la mia visione di atleta è cambiata e con esso anche il
mio approccio al mondo delle corse e a quello che ne consegue.”
Importante essere consapevole e
sviluppare consapevolezza giorno per giorno, capire quello che facciamo come lo
facciamo, il senso dello sport, della competizione, lo spirito di
partecipazione o di competizione e rendersi conto se è quello il nostro
benessere o qualcos’altro.
Ritieni
lo psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali fasi?
“Sicuramente sì! Lo sport soprattutto nelle fasi di crescita va vissuto in
maniera sana e tranquilla. Non bisogna mettere al primo posto l’agonismo e le
classifiche ma far scoprire ai giovani che anche l’insuccesso, il non riuscire
fa parte del processo di crescita. Vorrei non utilizzare il termine sconfitta perché
nell’immaginario comune il campione è colui che indossa una medaglia o sale su
un podio. Per me i campioni sono quelli che nonostante le mille difficoltà
riescono a portare avanti la propria passione, allenandosi a orari assurdi
facendo salti mortali tra famiglia, lavoro e problemi. E’ ora di dare una nuova
immagine alla attività sportiva, poi non voglio risultare ipocrita, mi piace
mettermi alla prova gareggiare, sfidare, ma non deve essere l’unico o il
principale motivo per fare dello sport.”
Vero, sport non è solo vincere o record,
ma anche partecipazione, aggregazione, mettersi in gioco, sporcarsi, sperimentare.
Quali
sono i tuoi prossimi obiettivi? Quali sono i sogni realizzati e da realizzare?
“Mi piacerebbe girare un po’ il mondo correndo, scoprendo nuovi territori e
conoscendo nuove persone, diciamo che ogni anno scelgo nuove gare da fare anche
per questo motivo, la scoperta è una fase che utilizzo molto anche per i miei
allenamenti, studio spesso nuovi itinerari e nuovi posti da raggiungere! Ho
diversi sogni nel cassetto, rimanendo in tema trail direi fare il TOR.”
Il TOR è il sogno di tanti, un passo
alla volta i sogni sono raggiungibili e percorribili.
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.tml
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