Matteo Simone
E’ importante essere coinvolti e instradati allo sport attraverso genitori, parenti, insegnati e poi il gruppo diventa un
a base sicura dove ci si
confronta, ci si rispetta, ci si allena insieme e si notano progressi per
raggiungere insieme mete e obiettivi difficili e sfidanti ma raggiungibili. Di
seguito Francesca, collega psicologa, racconta la sua esperienza di atleta
rispondendo ad alcune mie domande.
Ti
sei sentita campionessa nello sport? “Si, mi sono sentita una campionessa
quando vincevo una gara e ogni volta che facevo dei progressi durante
l’allenamento.”
Qual
è stato il tuo percorso per diventare atleta? “Ho iniziato a praticare il Taekwondo
all’età di sette anni e continuo tutt’ora. In un clima divertente abbiamo
sviluppato la motricità ed appreso gradualmente la tecnica. All’età di sedici
anni ho conseguito la cintura nera 1 Dan, gareggiando nel frattempo in gare
regionali, interregionali ed in un torneo nazionale. Iniziata l’università ho
interrotto l’attività agonistica per dedicare maggiore tempo allo studio ed a
viaggi formativi. Ho comunque continuato ad allenarmi per me stessa, alternando
il Taekwondo ad attività di fitness ed allenando il gruppo di bambini della mia
palestra. Ora alterno il Taekwondo al Crossfit ed alla corsa nel
fine-settimana.”
Lo
sport diventa un aspetto importante nella vita di una persona, è importante
praticare sport da piccoli, fare esperienza con il corpo, con il fisico, con i
muscoli, giocando con gli altri coetanei e sfidando se stessi e gli altri quando si diventa più grandi. Lo sport
insegna a stare al mondo a partecipare alla vita quotidiana divertendosi e
faticando con gli allenamenti e poi testandosi in gare o combattimenti per notare
eventuali progressi e sperimentare ricche sensazioni ed emozioni uniche. Lo
sport può diventare parte importante della vita, lo si può continuare a
praticare o si può trasmettere gli insegnamenti ricevuti agli altri con
consigli, suggerimenti o insegnamento se si è preparati e competenti. La vita è
una ruota si impara e poi si insegna agli altri con passione.
Quali fattori contribuiscono al tuo benessere o alla tua performance? “Credo che ciò che contribuisce alla mia
performance è uno stato di benessere fisico e psicologico anche esterno
all’attività fisica. Nonostante alcuni momenti di difficoltà nel ciclo di vita
della mia famiglia, la mia vita è sempre stata caratterizzata da un equilibrio
ed una stabilità che mi hanno permesso di dedicare allo sport molte energie
fisiche e mentali.”
Nello
sport chi contribuisce al tuo benessere o alla tua performance? “Contribuiscono al mio benessere il mio
istruttore, il gruppo con cui mi alleno e mia madre. Nel mio gruppo sportivo,
allenatore e compagni, si respira un clima di amicizia e supporto che
sicuramente stimola la cooperazione. Mia madre mi ha trasmesso la sua passione
per lo sport, ma mi ha lasciata libera di esternarla nel modo che più
preferissi. Andiamo spesso a correre o fare esercizi insieme e questo mi motiva
molto.”
Conosco
la sua mamma che sono riuscito a coinvolgere nella partecipazione a una gara di
cross con la mia squadra "Atletica La Sbarra", molto
determinata, molto tenace e comunque forte e performante, al punto da essere
stata determinante per la classifica femminile della nostra squadra alla corri
per il verde.
La gara della tua vita? La tua gara più difficile? “Rispondo ad entrambe le domande
contemporaneamente. La gara soggettivamente più difficile e dove ho
sperimentato le sensazioni più belle è stata una gara interregionale di
combattimenti. Soggettivamente più difficile perché ho sempre preferito gare di
forme piuttosto che di combattimenti, due specialità in cui si suddividono le
competizioni di Taekwondo. Credo che le gare di forme mi suscitino meno ansia e
preoccupazione perché sono gare in cui, non essendo previsto lo scontro fisico
con l’avversario, la variabile dell’imprevedibilità è controllata e si può fare
maggiore affidamento sull’allenamento e la preparazione fatti. È stata una gara
in cui ero l’unica cintura rossa a dover fronteggiare tutte altre cinture nere.
Se avessi avuto la possibilità sarei scappata. Ovviamente non ne avevo il modo
e mi sono trovata sul tatami a dare il meglio di me e tirar fuori tutte le
energie. In quell’occasione mi sono classificata seconda. Vincere incontri
difficili e perdere l’incontro finale lascia sempre un po’ di amarezza, ma in
quell’occasione ero davvero soddisfatta di me stessa perché sentivo di aver
superato un limite. Ricordo che ero andata a dormire con la medaglia al collo
per la felicità.”
Sono
tante le esperienze che si fanno attraverso lo sport, a volte si esce fuori
dalla zona di confort e si affrontano situazioni ritenute molto difficili e poi
ci si accorge che si può essere in grado di gestirle e questo diventa una
palestra di vita.
Una tua esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la puoi fare? “Un’esperienza che mi ha dato molta
fiducia in me stessa non riguarda l’ambito sportivo ed è stata l’Erasmus. In
quell’occasione ho scoperto di avere più forza e flessibilità di quanto
credessi. Passare dalla casa dei miei genitori in un paese ad una grande città
in cui non conoscevo nessuno mi ha messo inizialmente in difficoltà. Si
aggiungeva il fatto di dover cercare una casa in breve tempo, ridotte risorse
economiche e la preoccupazione per iniziare un corso di studi in una lingua
completamente nuova. Il fatto di convivere con persone di cinque nazionalità
diverse si è trasformato rapidamente da ostacolo a grande risorsa. Ho imparato
ad affrontare una piccola difficoltà alla volta mantenendo la calma e
meravigliandomi di come non ci fossero problemi che fosse impossibile risolvere
anche da sola. Ed anche in quella occasione mi sono preoccupata di trovare
subito un modo per fare sport per poter gestire tutto con molta più
tranquillità."
Si
impara che per ogni problema c’è almeno una soluzione, bisogna essere pazienti
e cercare di trovare la soluzione più idonea, inoltre si apprende sempre di più
uscendo da casa, uscendo fuori dalla zona di confort, trovandosi a gestire,
affrontare e risolvere situazioni inattese e imprevisti.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Ricordo con molta allegria una gara
interregionale di forme svolta a Reggio Emilia nel 2007. Essendo l’unica atleta
del mio gruppo interessata a partecipare, l’istruttore che ci allenava in quel
periodo decise di non accompagnarmi in gara ritenendo che non “valesse la pena”
spostarsi per un solo atleta. Decisi di andare comunque con la mia famiglia e
mio fratello minore, che aveva solo 13 anni, si propose come rappresentante e
si improvvisò coach. Era divertente vedere con quanta motivazione ed entusiasmo
parlasse con arbitri ed altri allenatori, tutti giganti rispetto a lui. Ricordo
che in quell’occasione abbiamo riso e ci siamo divertiti tantissimo e non c’era
stato spazio per l’ansia che mi accompagnava sempre prima di una gara.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? “Un grande benessere, mi scarico e mi
ricarico contemporaneamente. Si annulla la stanchezza accumulata durante la
giornata e sembra di avere le energie per continuare a muoversi ancora per
tanto tanto tempo.”
Lo
sport ti rimette al mondo, ti ricarica i serbatoi di energie spese per il
lavoro o studio o faccende domestiche e quotidiane.
Quali
sono le difficoltà, i rischi, a cosa devi fare attenzione nel tuo sport? “Praticando sport a livello amatoriale
non corro grandi rischi di infortunio.”
Quali condizioni ti inducono a fare una prestazione non ottimale? “Preoccupazioni familiari. In periodi in
cui non c’era molta serenità a casa non riuscivo a godermi a pieno l’attività
sportiva. Pur scaricandomi fisicamente la mente rimaneva attiva e focalizzata
su tematiche che mi portavano via molta energia ed entusiasmo.”
A
volte è importante concentrarsi e focalizzarsi per dedicarsi all’attività
fisica, altre volte per distrarsi dallo stress o preoccupazioni diventa
importante praticare un po’ di sport per scaricare stress e tensione ed
elaborare problemi e situazioni.
Cosa
ti fa continuare a fare sport? “Continuo a fare sport perché mi fa
sentire davvero bene. È uno spazio completamente dedicato a me stessa. In
passato avevo problemi ad esternare emotività ed esigenze personali e questo si
trasformava in attivazione fisiologica, che portava a nervosismo e difficoltà a
dormire. Ritrovavo un equilibrio solo attraverso l’attività fisica. Tutt’oggi
sento l’esigenza di “buttar fuori” quello che ho dentro in modo costruttivo ed
i benefici che ne conseguono mi danno la spinta a continuare.”
Lo
sport forma carattere e personalità, aiuta ad esternare, ad essere quello che
non si ha il coraggio di essere nella quotidianità, permette di esprimersi con
il corpo e con i muscoli.
Come
hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Fortunatamente ho avuto solo piccoli
infortuni che si sono risolti con un breve momento di inattività. Mi è capitato
di sentirmi in crisi in seguito ad una sconfitta durante una gara. La
motivazione nel continuare l’allenamento nel periodo immediatamente successivo
era veramente ridotta, ma posso dire con certezza che il modo migliore per
superare queste fasi era avere un istruttore che faceva di ogni sconfitta un
punto di partenza per migliorare.”
La
figura di un istruttore o allenatore è determinante durante le diverse fasi,
soprattutto dopo una sconfitta, diventa importante restare accanto all’atleta e
supportarlo nella ripresa apprendendo da quello che è successo,
dall’insuccesso, da quello che non è andato bene per far meglio, per riprovare,
per continuare.
Un messaggio rivolto ai ragazzi per farli avvicinare allo sport? “Penso che il miglior messaggio per
avvicinarsi allo sport sia ricevere un esempio positivo. I ragazzi possono
essere spinti da varie motivazioni, quali migliorare l’aspetto fisico,
aumentare la sicurezza personale, trasformare le energie distruttive in
costruttive. Ogni ragazzo è sensibile ad un diverso messaggio e tale messaggio
diventa efficace se trasmesso in un contesto sano. Quello di provare e mettersi
alla prova anche una sola volta, anche solo per gioco o per sfida, potrebbe
essere un buon inizio. Provare non costa nulla.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Si prova più soddisfazione ad ottenere
risultati con le proprie forze che convivere con la consapevolezza che siano
stati falsati. Tentare il successo senza aiuti esterni può diventare
un’opportunità nel favorire l’autoconsapevolezza ed interrompere il circolo
vizioso di abitudini disfunzionali.”
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport? “Essendoci più persone nella mia famiglia
che praticano sport, sono stata sempre spronata e sostenuta. I miei famigliari
hanno sempre ritenuto lo sport un buon investimento ed un’attività da
incoraggiare. Nel mio gruppo di amici molte persone praticano sport e spesso
organizziamo delle attività insieme."
Cosa
hai scoperto di te stessa nel praticare attività fisica? “Attraverso l’attività sportiva ho
scoperto un lato del mio carattere a cui precedentemente non avevo dato modo di
emergere. Lo sport mi ha dato uno spazio in cui mi era concesso e mi sentivo
legittimata ad esternare aggressività ed impulsività. Essendomi sentita fin da
piccola responsabile del benessere delle persone circostanti non mi ero mai
permessa di uscire da una zona di sicurezza ed esplorare aspetti della mia
personalità che temevo potessero non essere accettati. Lo sport mi ha fatto
scoprire che sono in grado di mantenere un equilibrio ed una stabilità tra la
Francesca quotidiana e la Francesca potenziale.”
Lo
sport permette di scoprire se stessi, permette di mettersi in gioco, di
sperimentarsi, tirare fuori altre parte di sé che si tengo a bada per timore di
essere giudicati. Lo sport libera te stesso.
Riesci
ad immaginare una vita senza lo sport? “Assolutamente no. Non pratico più sport
a livello agonistico ma rimane una costante nelle mie giornate.”
Hai
mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere atleta? “No.
Fortunatamente non ho mai avuto gravi infortuni che mi impedissero di
continuare l’attività fisica.”
Ritieni
utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti e in quali
fasi? “Credo
che la figura dello psicologo dello sport sia utile sotto vari aspetti. In
primo luogo lo psicologo dello sport può curare il benessere e le prestazioni
dell’atleta fornendo strategie di gestione dello stress e promuovendo
un’evoluzione in seguito ad un momento di crisi. Inoltre, lo psicologo dello
sport può ottimizzare il contesto in cui l’atleta svolge attività fisica:
potrebbe leggere le dinamiche del gruppo di lavoro favorendo la cooperazione e
la crescita dell’atleta in un ambiente sano. Anche qualora non si trattasse di
uno sport di gruppo il gruppo rimane fondamentale: in una fase precoce lo
psicologo è in grado di favorire la propensione o l’avversione dell’atleta
all’attività agonistica ed in una fase successiva è in grado di sostituire la
competizione con l’emulazione. Infine, lo psicologo dello sport può educare
istruttori e genitori a contenere la rivalità e la competizione, trasformando
la palestra in una scuola attitudinale e relazionale spendibile in tutti gli
altri contesti.”
Queste
sono parole di una psicologa che riconosce l’importanza del lavoro degli
psicologi nei diversi ambiti, contesti e fasi della vita sportiva dell’atleta e
di chi lo circonda.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? “Al momento attuale pratico sport a
livello amatoriale e mi sento soddisfatta. In passato ho gareggiato con esito
positivo superando molti dei miei limiti personali e sportivi. Una
soddisfazione è stata anche quella di saper trasmettere la passione per lo
sport a bambini che si approcciavano per la prima volta all’attività fisica.
Con il passare del tempo ho preferito dedicare più tempo ad altre attività ed
ho sentito il desiderio di sperimentare altri tipi di sport. Avendo
recentemente iniziato un corso di Crossfit, il prossimo obiettivo è quello di
migliorare la tecnica e le prestazioni in questa attività che per me è nuova.
Mi rende comunque felice tornare regolarmente nel 'luogo di origine' ed
accorgermi che ne sento costantemente la necessità.”
Nella
vita ci sono fasi che passano, treni che si prendono, diventa importante
cavalcare l’onda del cambiamento e prendere nuove direzioni che ti portano dove
tu vuoi andare per sperimentare e per apprendere.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
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