Foto di Claudio Bellosta |
Fanno scoprire una passione per lo sport, per la
natura, per la montagna e allora ti accorgi che la fatica della corsa con
dislivelli è compensata dalle sensazioni che si sperimentano e dalle emozioni
quando arrivi al traguardo contento e soddisfatto e sempre di più vuoi far
meglio e ottenere successi che ti portano sempre più in alto fino ad ambire a
una convocazione in nazionale per poter indossare una maglia azzurra.
Di seguito, Riccardo racconta la sua
esperienza di atleta rispondendo ad alcune mie domande un po’ di tempo fa.
Ti
puoi definire ultramaratoneta? “Direi di sì, corro
distanze superiori a quelle della maratona con l’aggiunta del dislivello dovuto
ai continui sali-scendi delle montagne.”
Foto di Claudio Bellosta |
Qual
è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?
“Io arrivo dal calcio, dai 6 ai 21 anni ho vissuto 15 anni di calcio in cui ho
raccolto anche delle belle soddisfazioni, non ero scarso, anzi! Poi però finite
le scuole superiori mi sono trasferito a Pavia per frequentare l’università,
tornando a casa tra le montagne solo nel weekend, lì ho cominciato a staccarmi
sempre più dal mondo del calcio e complice un mio grande amico che da un
annetto si era dato alla corsa in montagna, ho deciso di provarci. Ho iniziato
con una gara da 8km, senza allenamento particolare, e sono andato molto bene.
Un mese dopo scalpitavo già per il mio primo mini-trail (17km in Valle
Antigorio), era nata la passione, meno di un mese dopo infatti ero già passato
ad un gara da 20 km. Dopodiché ho continuato, anno per anno, ad aumentare le
distanze cercando di trovare quella più adatta a me, da un anno mi trovo molto
bene e ottengo buoni risultati a correre le gare da 50-55km (con dislivelli in
media di 3000-4000m).”
Cosa
ti motiva ad essere ultramaratoneta? “Indubbiamente le
emozioni che si provano prima, dopo e durante una corsa. Portarti allo
sfruttamento di tutte le energie che si hanno in corpo mentre si è in paesaggi
stupendi è qualcosa che nessun altro sport ti può dare.”
Foto di Claudio Bellosta |
Hai
mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
“Onestamente per il momento no, finché continuo a star bene sia fisicamente che
mentalmente credo che non smetterò.”
In effetti direi che per Riccardo ora è
il momento, ora sta in gran forma ed è il momento di spingere bene e fare del
suo meglio, certi treni poi passano.
Hai
mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta? “Di smettere no, una pausa forzata però
si, l’anno scorso ho avuto un problema al ginocchio che mi ha tenuto fermo un
mese, ma dopo tutto quel tempo fermo scalpitavo per rimettere le mie scarpette
da corsa!”
Foto di Claudio Bellosta |
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
“Sicuramente, la forza di volontà forse è il mio più grande pregio, riesco a
non mollare mai, nonostante i crampi che talvolta possono arrivare o le energie
che sono finite, in un modo o nell’altro però riesco sempre a raggiungere il
mio obbiettivo.”
Attraverso questo sport ci si conosce
sempre di più, si cresce sempre di più a superare momenti difficili o crisi, si
comprende sempre di più come e dove attingere nuove energie per continuare o
andare più forti.
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?
“Prima di tutto credo di potercela fare, so che nulla è impossibile se lo si
cerca con caparbietà e poi subentrano sempre quelle emozioni che ti spingono ad
andare avanti, e dimostrare a se stessi che ce la si può fare.”
Foto di Claudio Bellosta |
Una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine?
“Io credo che con un allenamento adeguato posso terminare qualsiasi gara, poi
la differenza sta sempre in come la si vuole finire, per esempio affrontandola
con un passo adeguato penso che potrei terminare anche una 100 miglia.”
Foto di Martina Valmassoi |
Cosa
ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
“Credo siano la curiosità e lo spirito di avventura a muovere il tutto, il
volere sempre di più per conoscere il più a fondo possibile noi stessi."
Cosa
pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?
“Ovviamente ci sono quelli che rimangono a bocca aperta di fronte alle mie
imprese, altri invece come la mia fidanzata o i miei genitori sanno che non
sono cose impossibili da fare e mi spronano sempre a fare meglio; sanno che è
uno sport che mi piace e mi fa star bene e per certi versi seguendomi lungo il
percorso di una gara, facendomi assistenza, si immedesimano in me e capiscono
cosa sto provando in quei momenti.”
E’ importante avere amici e familiari
dalla tua parte, che fanno il tifo per te, che ti coccolano, che ti sostengono
e supportano.
Foto di Martina Valmassoi |
Bello, la gara è gara, quando si è in
gara ci si trasforma si va sempre più forte, la gara in effetti ti permette
l’assistenza per allontanarti per tantissimi chilometri nella natura.
Ti
va di raccontare un aneddoto? “Volentieri, non è
riferito ad una gara ma fa parte di quelle cose che mi hanno indirizzato a
questo sport. Anno 2012, la mia prima ragazza mi lascia e, come è facilmente
comprensibile sono giù di corda, voglia andare lontano da tutto per qualche
giorno e allora con altri 3 amici si organizza, GR20, il sentiero che taglia in
diagonale la Corsica. Fatti gli zainetti si parte, normalmente viene fatto in
14 giorni dagli escursionisti non troppo esperti in cerca di avventura, noi ce
ne mettiamo 5 e qualche ora, 180km e 12000 di dislivello positivo. Un avventura
che ci ha lasciato il segno, ancora oggi ne parliamo, partenza durante la
notte, camminate sotto il sole cocente. E’ stata un esperienza faticosissima e
stancante, anche per colpa dello zaino da 12kg che ci portavamo appresso,
nonostante tutto questo però ho capito che quella era la strada che volevo
prendere, su e giù per le montagne a provare emozioni che mai prima avevo
assaggiato. La fatica per l’ultima salita prima del rifugio, la notte a 2000
metri e l’alba sulla cresta della montagna più alta, cose che purtroppo non tutti
hanno la fortuna di provare ma che se capitasse finirebbero poi per prendere la
mia stessa strada.”
Su e giù per le montagne sono esperienze
che quotidianamente non si fanno perché si pensa al lavoro e alla normalità
quotidiana, quando sei in montagna si ritorna ragazzini, si ritorna a vivere
veramente e intensamente e con un gruppo di amici la condivisione intensifica
l’esperienza.
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
“Che ho una forza d’animo incredibile, non pensavo di essere così riluttante
all’idea di gettare la spugna. La tenacia è sicuramente il lato di me ho più
piacevolmente scoperto.”
Come
è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?
“Allenandomi per questo sport ho scoperto che richiede molta più costanza di
altri, è uno sport onesto, cioè se non ti alleni si vede, gli altri lo vedono e
tu vai meno. Inoltre è uno sport che ti rilassa, non è come il calcio dove una
svista arbitrale ti può fare arrabbiare, qui ci sei solo tu e una volta fatto
il tuo sforzo scoprirai che in te si è diffusa una sensazione di calma e
compiacimento.”
Straordinario, uno sport che ti fa
faticare tanto ma che ti rilassa dentro, ti fa trovare la pace dentro di te,
sei soddisfatto con te stesso.
Se
potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?
“Non cambierei nulla, è giusto arrivare a certi sport e certi livelli per
gradi, io sono soddisfatto dei miei miglioramenti ma non rinuncerei a tutte le
amicizie e ai bei momenti che ho passato nel calcio.”
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “Si, la morosa (scherzo), vorrebbe che le dedicassi più tempo; non che non gliene dedichi, però ogni tanto si lamenta perché talvolta do la precedenza ad allenamenti e gare. Ma non è colpa mia, la corsa è una droga! Quando cominci poi ne senti proprio il bisogno!”
Nella vita ci sono momenti e fasi, è
importante prendere il meglio da ogni momento e da ogni fase serenamente.
Usi
farmaci, integratori? Per quale motivo? “Non uso farmaci,
integratori solo durante le gare, sali minerali per integrare quello che perdo,
per il resto faccio una vita normalissima con un alimentazione mista.”
Ai
fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate?
“Generalmente faccio una visita
medico/sportiva dal mio medico di fiducia e un controllo delle analisi del
sangue, durante la stagione poi, prima o dopo le gare più importanti mi è
capitato di essere sottoposto al controllo anti-doping.”
E’ importante trovare un sano equilibro
tra famiglia, amici, lavoro, studio, a volte è importante suddividere i periodi
in base agli impegni e agli obiettivi ed essere chiari con se stessi e con gli
altri.
Hai
un sogno nel cassetto? “Certo! Ne ho tanti, riguardo
questo ambito mi piacerebbe partecipare alle gare simbolo del mio sport, l’ultra-trail, così mi piacerebbe un
giorno partecipare alla UTMB (Ultra Trail
du Mont Blanc), alla Western States
Endurance Run e al Tor des Geants,
ma c’è tempo per questo, sono ancora giovane e mi dirigerò su distanze così
elevate solo tra qualche anno, per ora devo sfruttare la mia velocità sulle
50km, provando a fare dei buoni piazzamenti, così un sogno potrebbe realizzarsi
già questa estate, sarebbe quello di salire sul palco di Chamonix entrando nei cinque
alla OCC (gara che fa parte dell’evento UTMB).”
Importante è sviluppare la
consapevolezza delle proprie capacità caratteristiche e anche dei propri limiti
ed essere sempre pronti a cavalcare l’onda del cambiamento per comprendere cosa
è possibile fare ora e quale direzione vogliamo prendere per raggiungere e mete
e obiettivi e cercare di trasformare sogni in realtà.
Riccardo Borgialli è menzionato nel mio libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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