Matteo Simone
Dal 4 all’8 dicembre, gli impianti del CUS Cagliari hanno ospitato l’ottava edizione di “Cagliari No Limits”, organizzata dalla Polisportiva Olimpia Onlus.
Al PalaCUS sono scesi in campo i ragazzi della Polisportiva Olimpia Onlus, del Settore Disabilità FCBarcelona, la ASDBrasil Sport Club, la Arona Forspecial, la UPD Isolotto Coverciano e l'ASD Polisportiva Olimpia Sarrabus, per una festa dello sport.
Carlo Mascia è Presidente dell’A.S.D. Polisportiva Olimpia Onlus, Educatore Specializzato, Psicomotricista Funzionale per l’Età Evolutiva, Direttore Sportivo Polisportiva Olimpia Sarrabus (Villaputzu), Direttore Sportivo Hearbeat Moving Children (Monza).
Come nasce l'idea della Polisportiva Olimpia Onlus? Nel 1988 a mio padre fu diagnosticato un cancro al cervello di tipo ramificato e a seguito di una operazione al Centro Tumori di Padova, fu costretto a delle cure riabilitative presso un Centro Specializzato. Da diversi anni insegnavo attività Psicomotoria presso le scuole materne delle Suore Orsoline, poiché nelle scuole pubbliche non era consentito, e nel portare mio padre per fare la fisioterapia e vedere in questo istituto tantissimi di questi ragazzi e ragazze eseguire ogni giorno sempre e solo attività manuali senza nessun fine pratico, mi proposi alla Direzione del Centro per svolgere, con questi utenti, la stessa attività che facevo nella Scuola.
La mia richiesta fu accettata e iniziai da subito nel reparto Ragazzi ad attivare l’attività motoria creando in poco tempo la nascita, in Sardegna, della Polisportiva Olimpia Onlus, prima Associazione Sportiva, con l’unico scopo di utilizzare lo Sport Come Mezzo per l’Inclusione e l’Integrazione Sociale di queste persone. Ho portato in Sardegna i principi della Sig.ra Eunhnice Mary Shriver, che ho conosciuto in Nord Carolina e che fu fondatrice nel 1962 di Camp Shriver volto alla vera inclusione del disabile intellettivo con il tessuto sociale che lo circonda.
Eunice Mary Kennedy Shriver (10 luglio 1921) à fondatrice di Special Olympics, programma sportivo internazionale dedicato agli atleti con disabilità intellettiva.
Il primo Camp Shriver venne fondato da Eunice Kennedy Shriver all'inizio degli anni '60 nella sua fattoria nel Maryland, Timberlawn. Eunice ha chiesto alle scuole e alle cliniche speciali della sua zona di fornire nomi di bambini con bisogni speciali che potrebbero essere interessati. Quindi ha reclutato studenti delle scuole superiori e universitari come consulenti. Era quasi una situazione uno contro uno: 34 bambini, 26 consulenti. Uno degli aspetti più importanti di Camp Shriver è stata l'insistenza di Eunice affinché ci fosse un'interazione tra bambini con bisogni speciali e bambini normali.
Quali progetti avete e a chi sono rivolti? Noi stiamo utilizzando lo sport come strumento per mettere in moto un meccanismo di rivoluzione culturale nel Paese. Se oggi c'è una consapevolezza maggiore in merito ai diritti delle persone disabili, se siamo approdati all'immagine di una persona disabile declinata in positivo e non necessariamente come oggetto di assistenza è grazie allo sport. L'obiettivo dello sport è quello di essere inclusivo.
Lo sport per questo tipo di utenza non è soltanto un'attività ludica o agonistica. È la vita. Fare sport significa entrare in un meccanismo inclusivo. Stare in squadra, lavorare con altre persone. Il risultato per loro non è vincere medaglie, è fare l'attività stessa. Il nostro progetto propone azioni concrete e culturalmente all’avanguardia rispetto all’integrazione delle persone disabili all’interno del mondo dello sport, della scuola e nel sociale; in particolare la sperimentazione effettuata in questi anni in Sardegna nelle Provincie di Cagliari - Sassari - Carbonia - Iglesias ci ha spinti a fare uno studio operativo sulla riproducibilità del progetto in altre zone territoriali coinvolgendo così tutto il territorio della Sardegna e non solo.
Lo sport è davvero una grande palestra di vita per tutti, un ottimo veicolo di conoscenza di se stessi e degli altri, di aggregazione e scoperta di risorse personali.
Cosa è cambiato nel tempo? Negli anni abbiamo collaborato con progetti di sport inclusivo con l’Esercito Italiano, con l’Arma dei Carabinieri, con i Vigili del Fuoco, con la Polizia Locale e con la Polizia Penitenziaria, con l’Aeronautica Militare, inoltre i nostri Atleti questo ottobre scorso hanno partecipato alle Olimpiadi Speciali di Andorra, unica società a rappresentanza dell’Italia tra le 11 Nazioni presenti.
Quali sono gli sport e l'attività che propone l'Associazione? Le “Azioni Concrete” a cui faccio riferimento sono quelle che riguardano il tipo di attività che la Polisportiva Olimpia Onlus ha fatto in questi ultimi decenni e che continua a fare ogni giorno, cioè fare km su km per andare nei paesini a prendere i ragazzi e portarli a fare attività sportiva e sociale o corsi di formazione e ancora intervenire nel territorio sensibilizzando sia le famiglie che le Istituzioni ed i giovani con Progetti scuola e alternanza scuola-lavoro.
Siete supportati dalla cittadinanza e dalle istituzioni? La nostra Associazione ha subito cercato di formulare un vero e proprio Progetto di Rete sul territorio e sottoscrivendo partenariati e convenzioni con Enti ed altre associazioni e non ultimo quello del Concordato con il Ministero del Tribunale dei Minori per utilizzare la nostra Associazione per la messa alla Prova dei Minori in Concorso di Pena. Attualmente il Progetto di rete inclusiva vede coinvolti in modo trasversale diversi Enti che collaborano alla diffusione della pratica sportiva quale strumento di inclusione sociale e crescita del territorio. Un progetto dove i nostri Atleti oltre a partecipare agli allenamenti e alle gare sportive regionali e nazionali si rendono protagonisti in ambito Europeo ed Internazionale quali promotori di un contesto sociale, ideologico, turistico culturale e ambasciatori al contempo di innovazione, tradizioni, e peculiarità di tutto il Territorio della Sardegna.
E' importante sempre più fare rete, fare squadra, ognuno, ogni realtà nel territorio può essere una risorsa per un’altra, per la cittadinanza.
Obiettivi sfidanti per te e la tua associazione? I nostri obiettivi prioritari sono sempre stati il promuovere l’acquisizione di nuove conoscenze e l’utilizzo di strumenti operativi relativi a porre lo "Sport come Mezzo per l’Inclusione Sociale" e in particolar modo: - Creare Attività Sportiva attraverso i bisogni della persona e della sua famiglia; - Analisi del bisogno e dare un’opportunità sportiva adeguata alle Capacità Reali del Disabile Mentale; - Creare per ogni utente modelli, strategie e strumenti adeguati alle proprie abilità Mentali e Motorie; - Strumenti di valutazione iniziale, in itinere e finale dei risultati ottenuti; - Interventi di sostegno alla famiglia per far partecipare i figlia alle attività sportive proposte; - Interventi sportivi a favore dei servizi territoriali, sociali per la Disabilità Mentale; - Interventi di Attività Motoria nella scuola a sostegno dell’integrazione scolastica.
Una vera e propria "rivoluzione culturale". Questo è ciò che la Polisportiva Olimpia Onlus sta portando avanti in Sardegna, Italia e in Europa.
Un ottimo esempio da imitare e da diffondere, la cultura dello sport per tutti come veicolo di inclusione, aggregazione, scoperta di se stessi e dell’altro anche se diverso.
Psicologo, Psicoterapeuta
Nessun commento:
Posta un commento