Spinto da mio papà decisi di
tesserarmi per la società A.P.D. di Pont-Saint-Martin
Matteo
SIMONE 21163@tiscali.it
Gara in salita, il fotografo Davide Verthuy mi ritrae nella mia classica espressione di sana fatica |
Si inizia a praticare uno sport per passione, per provare, per far parte di una squadra e nel corso degli anni si decide di continuare o cambiare cercando nuovi stimoli e c’è sempre qualcuno che consiglia, spinge, contagia, a volte amici, altre volte familiari.
Di seguito, approfondiamo la conoscenza
di Yanick attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual
è stato il tuo percorso nello sport? Ho
giocato 12 anni a calcio fino al 2016, all’età di 17 anni, ancora oggi lo seguo
assiduamente ma ahimè proprio in quegli anni mi stavo stufando dell’ambiente
pessimo che è presente intorno al calcio amatoriale e calcio giovanile, è uno
sport bellissimo che però porta con sé diversi difetti. Per fortuna, nel 2015
spinto da mio papà decisi di tesserarmi per la società A.P.D. di
Pont-Saint-Martin. Non avevo mai corso prima se non alle corse campestri della
scuola, sì a calcio facevo il terzino di spinta e il mio ruolo era quello di
correre avanti e indietro, però il mondo del podismo era a me totalmente nuovo.
Ho disputato quindi le prima gare nel 2015
quando giocavo ancora a calcio, più che altro per accompagnare mio padre,
assiduo frequentatore di queste competizioni. Nel maggio del 2016 un mio amico,
sapendo di questa nascente passione, mi ha spinto a iscrivermi alla gara di
Martse a pià di Verrayes (Tor de la Sarieula), la classica gara durissima di
paese. Sapevo di non avere un allenamento adeguato, ma ho voluto provare ed è
andata bene. Incoraggiato da questo buon esordio, ho iniziato a intensificare
gli allenamenti e non ho più smesso di correre, era ed è tutt’ora l’ambiente
perfetto per me. Purtroppo a fine 2018 mi sono infortunato alla bandelletta e
sono rimasto fuori dalle gare per due anni e mezzo. Superato questo lungo
periodo, ora gareggio di nuovo da due anni quasi e mi sento totalmente diverso:
ho imparato ad allenarmi bene, a conoscermi e a dare il massimo ogni volta e
soprattutto a livello mentale mi sento molto più forte.
Gara in salita, il fotografo Davide Verthuy mi ritrae nella mia classica espressione di sana fatica |
Quando
ti sei sentito campione nello sport? A livello amatoriale, come nel mio caso, la parola campione è un po'
esagerata. Essendo una sfida specialmente con se stessi direi che ti senti
campione quando ti poni un obiettivo e riesci a fare ancora meglio di quello
che pensavi. Ovviamente è importante non accontentarsi, raggiunto un obiettivo
bisogna sempre alzare l’asticella per mantenere alta la motivazione (sottolineo
che un obiettivo può essere impossibile per qualcuno, banale per qualcun altro
ma deve essere importante per te stesso).
Decidere obiettivi mette in moto le
persone, ci si organizza e ci si prepara per arrivare pronti all’obiettivo da
raggiungere e a volte tutto viene facile godendo dell’esperienza e cercando di
alzare l’asticella osando qualcosa in più.
Nello
sport cosa e chi contribuisce alla tua performance?
La grande passione per la corsa prima di
tutto, la volontà di migliorarmi sempre e cercare in qualche modo di rendere
possibile quello che prima ritenevo impossibile e poi, ultimo ma non per
importanza, la presenza dei miei amici e famigliari che mi supportano e che mi
seguono in gara e non solo. Ho la fortuna di condividere la passione della
corsa sia con mio papà che con la maggior parte dei miei amici con i quali
condivido molti allenamenti.
Passione, motivazione, complicità,
condivisione sono ottimi aspetti che agevolano la pratica di uno sport anche se
può essere faticosa e impegnativa.
Cosa pensano familiari, amici, colleghi
della tua attività sportiva? La maggior parte
dei miei amici corre e quindi possiamo condividere gare e allenamenti,
assolutamente senza invidia, ci facciamo tutti tifo a vicenda. Con il mio amico
Mathieu ho la fortuna poi di condividere tantissime gare a staffetta come nel
caso del “Sugar Trail”, in questi casi ti rendi davvero conto dell’importanza e
della forza dello sport, il quale unisce e crea amicizie uniche e ricordi
indelebili. La mia famiglia ovviamente mi segue e viene a vedermi in tantissime
mie gare, questo mi dà la motivazione per fare ancora meglio ogni volta.
Domenica 26 giugno 2022 si è svolta il “Sugar
Trail”, gara ideata e organizzata dall’Associazione Diabetici Valle D’Aosta
(ADVA) con la collaborazione della Kriska Academy-ASD e l’Associazione Celiaci
della Valle D’Aosta.
La gara prevedeva due percorsi con partenza
da Pila (Gressan, Aosta, 1790 m): uno da 22 km e 1200 m di dislivello (con
possibilità di gareggiare anche in staffetta da due) e una non competitiva di
circa 7 km e 400 m di dislivello.
Il vincitore è stato Simone Truc in 2h03’11”,
precedendo Nicolas Statti 2h11’50” e Davis Ottobon in 2h12’32”. Tra le donne ha
vinto Marzia Spano in 2h57’39”, precedendo Annalisa Maccari e Federica Fazari.
Tra le coppie hanno vinto Mathieu Courthoud e Yannick Zublena.
Un episodio curioso, divertente, triste,
bizzarro della tua attività sportiva? Triste sicuramente
l’infortunio alla bandelletta che mi ha tenuto fuori dalle gare per due anni e
mezzo, tremendamente triste. Episodi divertenti e bizzarri ne avrei
un’infinità, soprattutto per quanto riguarda il post gara. Un esempio che mi
viene in mente è di quella volta che a una gara ero convinto di aver tagliato
il traguardo e mi sono fermato buttandomi per terra, dopo pochi secondi ho
visto due persone sorpassarmi a grande velocità e il mio presidente che urlava
a gran voce, non capivo, ero stanchissimo e solamente qualche secondo dopo mi
sono resoconto che il vero arrivo era circa 400 metri più avanti, ero solamente
passato sopra un tappeto che copriva dei cavi, forse del dj.
Purtroppo, a volte la stanchezza può
fare brutti scherzi, importante è prenderla bene senza stressarsi più di tanto
con la consapevolezza che ci saranno altre occasioni per far meglio ed essere
più attenti e centrati.
Quali capacità, risorse, caratteristiche
possiedi nel tuo sport? Secondo il mio modesto parere,
penso di possedere una buona dose di grinta e di competitività le quali mi
portano a dare quasi sempre il massimo andando anche oltre. In parole povere
non ho “paura” di faticare. Fisicamente invece ho la fortuna di ingrassare poco
anche se mangio tanto ma ahimè sono sovente a rischio infortuni.
Nella pratica del tuo sport quali sono
le difficoltà e i rischi? Cosa e chi ti ostacola?
A livello mentale bisogna stare attenti a non perdere la passione e la
motivazione, altrimenti non ne vale più la pena. A livello fisico invece devo
avere a che fare con un fisico sempre a rischio infortunio. Gli infortuni
avvolte mi limitano anche mentalmente, vorrei fare delle cose che purtroppo non
posso fare. Ora come ora però ci convivo bene, ci sono cose decisamente
peggiori.
La tua situazione sportiva più difficile?
Senza dubbio il mio infortunio alla bandelletta che mi ha tenuto fuori dalle
gare per circa 2 anni e mezzo e che ancora oggi mi dà qualche noia. Ho
iniziato ad andare in bici proprio per contrastare l'infortunio al ginocchio e
mi sono innamorato di questo meraviglioso sport, guardo tutte le gare
praticamente e vado ogni anno a vedere dal vivo il Tour e il Giro… la bici
però rimane solamente per staccare dalla corsa e per godermi i paesaggi,
nessuna gara, nessun cronometro o altro.
Si può cercare di andare oltre con
fiducia e motivazione, soprattutto se si è disposti a incontrare la fatica che
non fa male ma rinforza e potenzia. Gli infortuni si mettono in conto, si
tratta di pazientare e cercare di far qualcosa di mirato per prevenirli.
Per quali aspetti e fasi ritieni utile
lo psicologo nel tuo sport? Nel mio caso, penso di avere
una mentalità molto rigida e forte e difficilmente mi abbatto senza poi
rialzarmi, non patisco le gare e se capita di affrontare un periodo no, stacco
un po' dalla corsa e cerco di trovare la serenità con altri sport. Sicuramente
per atleti di alto livello che sono messi sempre sotto stress il ruolo dello
psicologo può assumere un’importanza notevole… non mi capiterà perché non
diventerò mai un professionista ovviamente!
L'evento sportivo dove hai sperimentato
le emozioni più belle? Senza dubbio all’Aosta Comboé
2021, gara “corta” dell’Aosta Becca di Nona. È stato un podio inaspettato dopo
il lungo infortunio, in un bellissimo palcoscenico e con tanti miei amici e
famigliari che erano su a vedere la gara. È stato veramente divertente nonché
una grande soddisfazione. Ovviamente non lo ritengo un grande risultato
sportivo, non ho di certo vinto un mondiale di corsa, ma chissenefrega… in quel
momento mi sentivo davvero fiero di me stesso.
I podi sono sempre ben accettati e
rinforzano la voglia di continuare ad allenarsi duramente per continuare a far
meglio e a confermare ottime prestazioni.
Domenica 17 luglio 2022 ha avuto luogo
la 4a edizione vertical “Aosta – Comboé” 9 km / 1.500 m+, organizzata
dall’associazione “Becca di Nona 3142 a.s.d.”, in collaborazione con il Comune
di Charvensod e il Comune di Aosta. Yanick si è classificato al terzo posto
preceduto da Andrea Gradizzi e dal vincitore Dennis Brunod.
La partenza è situata in Piazza Chanoux
nel centro di Aosta. Dopo circa 1500 metri di dislivello si giunge nello
splendido vallone di Comboé dove è situato il traguardo.
Come hai affrontato, gestito, superato
eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Mi sono trovato a superare
un infortunio che mi ha tenuto fuori dalle gare per circa 2 anni e mezzo. In
alcuni periodi ero veramente triste e mi rendevo conto di essere meno
produttivo anche in altre attività come lo studio. La corsa mi mancava e vedere
tutti i miei amici che potevano gareggiare e io no, mi pesava tantissimo, non
vedevo più la luce in fondo al tunnel. La cosa importante però, è che non ho
mai pensato di mollare la corsa e alla fine, dopo tantissime fatiche, sono
riuscito a trovare una soluzione e a riprendere con calma e gradualmente. Ora
ho sempre qualche problemino ma a livello mentale sono cambiato totalmente, mi
sento decisamente più motivato e determinato e infatti i risultati personali
sono migliorati notevolmente. Ormai gareggio di nuovo con costanza da circa 2
anni sia in montagna che su strada.
Per ogni problema c’è almeno una
soluzione, bisogna saper accettare e capire cosa e come si può fare per
risolvere da solo o facendosi aiutare e riorganizzarsi per afre diversamente e
possibilmente meglio, sviluppando consapevolezza, fiducia e resilienza.
Cosa hai scoperto di te stesso e degli
altri nella pratica dello sport? Ho scoperto che lo
sport può veramente farti tirare fuori il meglio di te stesso, impari a
conoscerti meglio e a scoprire nuovi volti del proprio carattere. Ti fa capire
che se vuoi ottenere qualcosa devi impegnarti e dare il massimo, che non è
sempre facile arrivare a un obiettivo, ti aiuta a superare degli ostacoli.
Tutto questo può essere poi utile anche per affrontare eventi della vita
quotidiana.
Proprio vero, lo sport sembra essere
un’ottima palestra di vita, si apprende e si conosce meglio se stesso e gli
altri.
Quali allenamenti mentali utilizzi?
In realtà nulla di particolare, ascolto tanta musica prima delle gare
immaginando la gara, guardo video di gare e imprese sportive dei migliori
atleti al mondo e quando è possibile provo il percorso a ritmo lento cercando
di immaginarmi il giorno della competizione.
Ottimi metodi per performare,
visualizzare e immaginare sembrano essere ottimi strumenti per la performance,
cercando di simulare il più possibile l’esercizio da svolgere fisicamente e
mentalmente.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e
da realizzare? Ne ho tantissimi, sicuramente il
principale obiettivo è quello di migliorarsi ogni anno, aggiungendo sempre
qualche grado di difficoltà in più, non mi piace accontentarmi. In maniera più
concreta, per questo 2023, vorrei tornare a fare delle belle gare in salita,
qualche gara di “paese” che sono il fulcro della nostra passione, dove tutto
inizia e magari riprovare un Campionato Italiano cercando di essere più
competitivo. Nel trail corto mi piacerebbe fare qualche gara fuori Italia, sono
già iscritto al Trail de Saint Jacques a Puy en Velay (Francia) a inizio
giugno, gara dell’UTMB. Infine verso l’autunno mi piacerebbe ritoccare il mio
PB sui 10 km e quindi scendendo sotto i 34 min e ritornare a fare una mezza
maratona per concludere la stagione… tempi da tapascione ma che mi renderebbero
comunque felice, contando che principalmente pratica corsa in montagna. Le
distanze più lunghe le lascio a quando sarò più adulto e si spera meno fragile
fisicamente.
Ottimi propositi di gare per divertirsi
e per performare cercando di avere sempre nuovi stimoli e migliorando
gradualmente.
Come vivi il pre-gara, la gara e il
post-gara? Il pre-gara lo vivo con la giusta ansia da
prestazione che però, viene spesso sovrastata da una grande carica
motivazionale e dalla voglia di correre e fare bene, è a tutti gli effetti una
voglia smisurata di partire. Il post-gara invece è il momento che preferisco in
assoluto, comunque vada la gara, in testa ti pianifichi la prossima
competizione, il tutto assieme agli amici davanti ad una bella birra fresca,
ogni tanto però ammetto che esageriamo con la festa…
In effetti ogni gara è una prova, un
test per capire a che punto si è, e anche un’opportunità per mettersi in gioco
e vivere l’esperienza sportiva competitiva. Ma la gara è anche un punto di
ripartenza che ti dice come sei andato e a cosa puoi puntare.
Quali sono gli ingredienti del successo?
Al primo posto sicuramento il divertimento, soprattutto per noi amatori la
corsa deve rimanere un hobby e una valvola di sfogo e un mezzo per stare in
compagnia ed esprimere le proprie qualità. Ovviamente essendo competitivo per
natura aggiungerei anche la grinta e la determinazione sia negli allenamenti
che in gara, mai mollare, bisogna imparare a soffrire e non aver paura di fare
fatica. Sappiamo tutti che la corsa non ti regala nulla senza impegno, le
soddisfazioni bisogna guadagnarsele.
Ottimo approccio allo sport,
divertimento e fatica portano l’atleta a ottenere grandi soddisfazioni e
successi personali, essendo sempre ottimisti e non evitando la fatica.
Cosa diresti a te stesso quando eri più
giovane? Sono ancora troppo giovane per rispondere bene a
questa domanda, in ogni caso mi direi di pensare al presente e non avere fretta
che le soddisfazioni con il lavoro e il tempo arrivano.
A quale personaggio ti ispiri?
Il mio idolo nella corsa è sicuramente Xavier Chevrier, nonché grande amico
e quasi compaesano, ogni tanto ho la fortuna di condividere qualche allenamento
con lui, in particolare quando fa qualche lento. In generale nello sport invece
mi ispiro sempre a personaggi un po' stravaganti e in certi casi odiati da
molti ma i quali sono in grado di regalare spettacolo… Kyrgios nel tennis, Zach
Miller nel trail, Kawauchi nella maratona, Carapaz nel ciclismo.
in veste da tifoso, incito Xavier Chevrier ai Campionati Europei di Zermatt 2019 (foto di corsa in montagna - Mathieu Courthoud) |
Richard Antonio Carapaz Montenegro (classe
1993), ciclista su strada ecuadoriano (team EF Education-EasyPost), scalatore
puro, ha vinto la medaglia d'oro ai Giochi olimpici estivi di Tokyo 2020 e
un'edizione del Giro d'Italia (nel 2019).
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