Il basket è diventato
lo sport agonistico per me
Matteo SIMONE
La pratica di uno sport fin da ragazzo aiuta a porsi obiettivi, a sognare e cercare di mobilitare energie sufficienti e necessarie per cercare di trasformare sogni in realtà.
Di seguito approfondiamo la conoscenza
di Andrea attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual
è stato il tuo percorso nello sport? Ho iniziato a circa
10 anni a giocare a mini-basket. Il basket è diventato lo sport agonistico per
me e a tempo perso giocavo anche a calcetto tra gli amici. A basket ho giocato
nelle giovanili della Viola Reggio Calabria (all'epoca presidente Gianni
Versace) e poi nelle giovanili del Basket Cosenza. In prima squadra ho
partecipato a un paio di Campionati di serie C con altre formazioni cosentine.
Il mio ruolo Playmaker (forte tecnicamente, elevata elevazione ma altezza non
eccessiva per questo sport).
Lo sport
permette di fare esperienza, mettersi in gioco, essere protagonista, aspirare
al successo e considerare proprie risorse limite per capire cosa si può fare e
ambire.
Quando
ti sei sentito campione nello sport? Quando giocavo nelle
giovanili perché mi allenavo anche in prima squadra, di tutti quanti ero il più
piccolo, mi sentivo e mi facevano sentire, società e tecnico, come una futura
promessa.
La pratica di
uno sport permette di conoscersi bene, capire cosa si potrebbe fare in futuro
migliorando e allenandosi sempre meglio con il sostegno di figure esperte e
professionali che aiutano e consigliano.
Nello
sport cosa e chi contribuisce alla tua performance? L'allenamento continuo e la cura del corpo (astemio e non fumatore).
Cosa
pensano familiari, amici, colleghi della tua attività sportiva? La mia famiglia mi ha supportato. Con gli amici si parlava il più delle
volte del calcio ma non della mia attività.
Un
episodio curioso, divertente, triste, bizzarro della tua attività sportiva? Giocavamo
a pallacanestro anche per strada e senza canestro utilizzando le insegne dei
negozi come tabellone.
In passato i
ragazzi avevano più opportunità si sviluppare resilienza, adattandosi e
giocando per strada con poco e trovando strategie per divertirsi a costo zero.
Quali
capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport?
Per compensare l'altezza (178 cm per il Basket sei basso) ero molto veloce
tecnico (stile giocoliere!) e con una buona elevazione circa 80 cm.
I limiti
possono essere superati attraverso modalità diverse di agire, utilizzando altre
caratteristiche e qualità che compensano mancanze.
Nella
pratica del tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Difficoltà conciliare i risultati scolastici che comunque dovevano
essere alti con il quotidiano.
Per
quali aspetti e fasi ritieni utile lo psicologo nel tuo sport?
Sempre
post allenamento, post partita e pre partita.
L'evento
sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? La
vittoria a Roma contro le giovanili del Messaggero Roma nel Campionato juniores.
Le vittorie
sono sempre ben accolte e ricaricano gli atleti che attraversano momenti e
periodi di fatica in allenamento per poter raggiungere risultati notevoli e
prestigiosi.
La
tua situazione sportiva più difficile? Prima
distorsione caviglia destra.
Come
hai affrontato, gestito, superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
Con la consapevolezza che ne sarei uscito più forte di prima.
Cosa
hai scoperto di te stesso e degli altri nella pratica dello sport?
Di
me stesso la capacità di organizzarmi e di conciliare lo studio con l'attività
sportiva e lo stare con la propria ragazza.
Si può fare
tutto nonostante le sconfitte, gli infortuni e gli impegni familiari e
lavorativi. Se c’è forte passione e motivazione si riesce a ricavarsi momenti e
spazi per allenarsi.
Prossimi
obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Il
mio sogno iniziale era diventare un cestista professionista, giocare in serie
A.
Come
vivi il pre-gara, la gara e il post-gara? Dipende dalle partite, i giovani come me che
giocavano anche in prima squadra preparavano la partita a seconda dell'evento. Se
giochi in prima squadra con i grandi, partivi dalla panchina, a volte giocavi
pochissimi minuti pertanto dovevi sfruttare al massimo le tue potenzialità. Cosa
diversa se giocavi con i tuoi coetanei nella tua categoria, ti era permesso
anche sbagliare e comunque avevi molto più tempo per metterti in mostra.
Quali
sono gli ingredienti del successo? Allenamento continuo senza
fermarsi mai, ma rimanere sempre umili e non vantarsi di quello che si fa o si
è.
La pratica di
uno sport aiuta a cresce, a maturare, a evolversi apprendendo sempre
dall’esperienza, facendo parte di un gruppo.
Cosa
diresti a te stesso quando eri più giovane? Continua
cosi.
A
quale personaggio ti ispiri? Al mio professore
di educazione Fisica al Liceo. Quando ci vedeva nelle sue ore diceva sempre a
tutta la classe "Ricordatevi che gli ingredienti nella vita sono tre:
studio - sport - amore", le tre chiavi di successo.
Psicologo,
Psicoterapeuta
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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