Sono rimasto folgorato dall'apnea al punto di decidere di insegnarla agli altri
Matteo SIMONE
Foto di Alberto Balbi |
Lo sport è un grande laboratorio per apprendere a vivere bene facendo esperienze intense ed è importante trasferire apprendimenti ad altri.
Di seguito, approfondiamo la conoscenza di Daniele attraverso risposte ad alcune mie domande.
Quali sono i tuoi progetti, ambizioni, mete, sogni? In ambito sportivo sono un formatore, quello a cui aspiro è riuscire a cambiare in meglio le persone attraverso lo sport. Osservare come le loro vite e il loro approccio alle cose della vita migliora insieme al loro modo di stare in acqua mi spinge a migliorare il mio modo di trasmettere le conoscenze e desidero migliorare ancora in questo.
Non si finisce mai di imparare sia come atleta e sia come formatore, si cresce e si evolve sempre con l’esperienza e l’apprendimento.
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Faccio sport da che ne ho memoria, in età scolare ho vissuto fortemente l'agonismo e sempre in sport fortemente individuali (corsa di resistenza e MTB soprattutto, ma in misura minore anche arti marziali e atletica), l'inizio della carriera lavorativa ha segnato uno stop di molti anni, poi sono rimasto folgorato dall'apnea al punto di decidere di insegnarla agli altri.
Come stai cambiando attraverso lo sport? Mi migliora in tutto, nella mia energia, nel mio stato mentale, nella concentrazione e nella qualità delle mie relazioni.
Lo sport rende migliori se stessi ma anche se stessi in relazione agli altri, conoscendosi sempre di più e sapendo sempre più come relazionarsi con altri sia nella complicità sia nel confronto che risulta essere sempre arricchente.
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? Su tutte sicuramente spirito di sacrificio e metodo.
Che significato ha per te una vittoria o sconfitta? Sono entrambi maestri.
Ogni test, ogni gara è un test, una prova per capire se il lavoro fatto in allenamento ha prodotto risultati e cosa ancora si può far meglio per eccellere.
Quali sensazioni sperimenti prima, durante e dopo una gara? Non gareggio da molto ma la sensazione più forte era quella di vuoto attorno a me, tutto ciò che era fuori dal mio "spazio di gioco" diventava assolutamente insignificante.
Nella pratica del tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? La difficoltà maggiore nell'apnea resta quella di collegare al proprio stato di forma fisica l'immagine di una prestazione, spesso chi pratica questo sport resta molto indietro rispetto al proprio valore reale perché nell'immagine mentale di sé manca la costruzione di quei metri in più; l'apnea è uno sport a trazione mentale e nella cultura occidentale dove tutto si misura in termini prestazionali ci vogliono tempo ed esperienza per cambiare visione. I rischi sono collegati all'apnea prolungata e vanno da una semplice mioclonia (detta gergalmente "samba") fino anche alla morte per annegamento, in particolar modo se praticata in mare, le procedure di sicurezza e la piena consapevolezza delle proprie capacità correlate alla conoscenza dell'ambiente marino sono pilastri per la pratica in sicurezza di questa disciplina sportiva.
L’apnea sembra essere qualcosa di mistico, di ricerca sia in mare che dentro di sé, dove bisogna esserci pienamente con la testa e con il fisico, con un’adeguata concentrazione e focalizzazione, in contatto con il proprio respiro e mancanza di respiro e valutare le proprie capacità e limite calcolando ogni eventuale imprevisto.
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Sicuramente sì, è uno sport a tutto tondo che coinvolge l'uomo in ogni sua componente.
Quali abilità fisiche e/o mentali bisogna allenare? A livello fisico servono molte abilità, resistenza a alti livelli di CO2 e bassi livelli di O2, capacità coordinative, flessibilità muscolare e disponibilità articolare, propriocezione; a livello mentale forse ne servono anche di più, concentrazione, auto-ascolto, consapevolezza (qui e ora).
In effetti, sembra trattarsi di uno sport dove non sono ammesse distrazioni, bisogna starci nel qui e ora, in contatto con le proprie sensazioni corporee, momento dopo momento, metro dopo metro.
La tua gara più difficile? Una 10 km corsa per le strade del paese in cui sono cresciuto, venivo da un infortunio e ho corso anche se non avrei dovuto, ci tenevo a far bene (ero anche un ragazzino) e tagliando il traguardo sono svenuto cadendo addosso a mio padre che mi aspettava.
Ogni gara, ogni situazione difficile rimane sia un insegnamento e sia una memoria ricca di sensazioni ed emozioni intense.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Con due grandi aiuti: amici e impegno.
C'è stato il rischio di incorrere nel doping? Mai!
Un messaggio per sconsigliarne l'uso? Lo sport deve far stare bene e migliorare la nostra vita, il doping fa l'esatto contrario e ci rende schiavi.
Hai un modello di riferimento? Ti ispiri a qualcuno? Anche se faceva tutt'altro sport mi ispira molto Ayrton Senna, il suo approccio allo sport e alla vita sono stati un grande esempio per me.
Ayrton Senna da Silva è stato campione del mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991. Soprannominato Magic, seppe distinguersi nel corso della sua carriera soprattutto per la guida sul bagnato e la velocità in qualifica, detenendo il record di pole position (65) fino al 2006, quando fu superato da Michael Schumacher.
Senna risulta il pilota più veloce di sempre. Molto apprezzato dai colleghi, in un sondaggio a cui hanno partecipato 217 piloti di Formula 1, Senna è stato votato come il più grande pilota di tutti i tempi.
In effetti lo sport non può e non deve essere solo ricerca estrema della performance ma anche benessere psicofisico e relazionale.
Sogni realizzati e da realizzare? Amore e Famiglia sono i sogni che ho realizzato, sono i pilastri della mia vita, se proprio dovessi pensare a un sogno per il futuro, mi piacerebbe riprendere a fare sport ad alto livello quando avrò più tempo da dedicare all'allenamento.
Penso che si possa fare, si può intravedere un tempo e uno spazio per allenarsi e ritornare a gareggiare, gradualmente e incastrando il tutto tra impegni familiari e lavorati senza rimandare troppo, ora è il momento.
In che modo ti senti un riferimento per gli altri atleti? Insegnare è una grande responsabilità, ti accorgi che le persone osservano tutto ciò che fai, anche il modo in cui banalmente ti infili le pinne ai piedi, per certi versi si comportano (in piccolo) come dei figli che apprendono da ciò che fai più che da quello che dici.
In effetti, passare conoscenze ed esperienze ad altri è bello e apprezzabile, significa donare parte di sé ad altri e osservare come apprendono e un po’ vedersi negli altri come migliorano.
Cosa toglie e cosa dà lo sport? Lo sport toglie tutto ciò che è tossico per la tua vita, non ho mai visto come rinunce tutto ciò che ho tolto dalla mia vita per fare sport, perché ho semplicemente scelto cosa valeva la pena metterci.
Se qualcosa piace tutto il resto passa in secondo piano, anche ciò che potrebbe sembrare irrinunciabile.
Quali sono i tuoi allenamenti più importanti e decisivi? Di certo gli allenamenti in Mare danno uno scopo a mesi di preparazione e mi mettono davanti alle mie paure più nascoste, è lì che capisco se sono migliorato come atleta e come persona.
Provare a uscire un po’ dalla zona di confort, provare a osare senza esagerare aiuta a fare il salto di qualità, apprendendo dall’esperienza, provando e riprovando.
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