mercoledì 20 maggio 2015

Si spera di non smettere mai di essere ultramaratoneta

Nella capoeira non ci sono vincita o perdita, ma c’è un gioco che consiste nello schivare, nell’evitare, nell’uscire dalle situazioni che appaiono difficili, così come succede nella vita reale, dove a tutto c’è una soluzione
Thiago, formado bahiano del gruppo “RACA” Roma

Dalle rispose alla domanda Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?” emerge che gli infortuni si mettono in conto e che si è disposti a fermarsi un po, oppure a rallentare i ritmi, infatti l’ultramaratona più che uno sport estremo viene considerato un lungo viaggio. Ecco le risposte:
“Si, nel 2005, al solito stato preparando il Passatore, passando da tantissimi allenamenti e la maratona di Roma, prima di questa maratona, correvo sempre sul tappeto una mezza a 3’45’’ mi si gonfiò il ginocchio, problemi di cartilagine al ginocchio sinistro, stop di 1 anno e mezzo, ma ne sono uscito fuori, il consiglio dell’ortopedico dell’IOR di Bologna fu, mai più Passatore, invece nel 2007 Maratona di New York, poi accompagno una podista a Sabaudia e Roma 2010 e poi ricorro il Passatore, è più forte di me e poi ritengo che sia molto più traumatico la corsa veloce corta (21 km) che non un lungo viaggio/corsa ad andatura lenta, ora infatti corro molto più lentamente.”
“Fortunatamente non ho mai subito infortuni seri. Non ho mai corso, salvo in rare eccezioni, in presenza di malanni o di infortuni. Ho insomma corso sempre da sano, fisicamente e mentalmente. Il corpo manda dei segnali che l’ultramaratoneta deve saper ascoltare. Sempre. Altrimenti si rischiano gravi infortuni e correre solo per soffrire è insensato.”
“Fortunatamente no. Dopo il passatore ho avuto un problema al ginocchio sinistro che ha reso durissima la Pistoia – Abetone costringendomi a camminare durante tutte le discese. Ho trattato e risolto il problema con l’osteopatia e oggi ho un problema a una caviglia che non sto riuscendo a risolvere ma che controllo dosando la progressione durante la corsa.”
“Si, nel 2012 ho subito un intervento chirurgico al piede sx sono stato fermo per un anno ma è servito a far crescere la mia passione.”
“Se passi attraverso un percorso fatto con metodo e raziocinio, rispettando il tuo corpo riduci la possibilità d’infortunio. Fortunatamente per risponderti, dico mai.”
“No, ho deciso di smettere prima che ciò si verificasse.”
“Si ho pensato diverse volte di smettere per infortuni o per problemi di salute, ma non lho mai fatto perché sarebbe stata la strada più semplice.”
“Si, ho avuto problemi, causati principalmente dall'inesperienza e dalla voracità che caratterizzano i primi periodi. Poi si impara a essere più attenti, e a prestare attenzione a ciò che dice il nostro organismo (anche se il problema può capitare lo stesso).”

Correre per combattere lo stress

Su incarico della ditta di articoli sportivi Asics, nel 2009 l’istituto di ricerca Synovate effettuò la più grande ricerca sulla corsa finora realizzata. Furono intervistati 3.500 podisti di sette paesi europei, a detta degli autori rappresentativi di ottanta milioni di appassionati. Da questa ricerca emerge che gli italiani sono ambiziosi e competitivi e considerano la corsa un ottimo modo per combattere lo stress. (Sportforum 2013 pag. 94.)
Si può iniziare con un paio di scarpe da ginnastica che bene o male tutti hanno a disposizione e con il tempo ci si accorge che ci sono abbigliamenti più tecnici, più adatti, e che si sta meglio se si diminuisce di fumare. Questa attività può continuare sperimentando benessere e voglia di competizione con i propri amici di corsa e si può arrivare alla consapevolezza che tutto è possibile, come è possibile iniziare un’attività sportiva che ti prende fino a non poterne fare a meno.

venerdì 15 maggio 2015

Trail running di 100 km sui sentieri delle valli Borbera, Spinti e Curone

Per il weekend dal 15 al 17 maggio, l’associazione “Gli Orsi A.S.D.” (associazione sportiva dilettantistica senza finalità di lucro) organizza tre gare di trail running: La 100 Porte” 102 km 5500D+, Le Porte di Pietra” 71km 4000D+, Le Finestre di Pietra” 37km 2000D+.
Il 15 maggio, al pomeriggio, la tavola rotonda su dieci anni di trail italiano.
Per la competizione la “100 Porte”, trail running di 100 km,  280 iscritti  provenienti da tutta Italia e dall’estero, con partenza alle 22 di venerdì da Cantalupo Ligure, e rientro entro la mezzanotte di sabato. La gara è notturna: in caso di maltempo è stato individuato un percorso alternativo e in generale i corridori saranno dotati di faretto frontale e il tracciato sarà segnalato con materiale riflettente. Lo scopo è benefico: verranno anche raccolti fondi per creare nel rifugio Piuzzo, nei pressi di Cabella, meta di molte colonie, cinque camere per ragazzi diversamente abili e una per gli accompagnatori, per aiutarli ad inserirsi e a partecipare alla vacanza con i loro coetanei. Lo stesso rifugio ospiterà un punto ristoro al 75km.”.
La sicurezza prevede 26h di assistenza continuative: saranno impiegate almeno cento persone, dislocate in vari punti del percorso insieme a mezzi fuoristrada e quad, con l’appoggio della CRI Vignole Borbera e dell’ospedale da campo di Cantalupo. Saranno abilitati un numero verde per le emergenze; un servizio di ricerca tramite GPS con immediata localizzazione del disperso; e un ponte radio per tutta la Val Borbera per ovviare ai problemi di ricezione telefonica.
Sabato, dalle 6 alle 14, il via alle altre gare agonistiche: “Le Porte di Pietra”, 70 km;  “Le Finestre di Pietra”, 35 km; “Il Castello di Pietra”, 16 km).
Per la gara “Castello di Pietra” ci si può iscrivere anche sul posto: prevede la competitiva e la non competitiva aperta a tutti, una passeggiata di tre ore nel verde.

giovedì 14 maggio 2015

La maglia virtuale dell’autoefficacia per i Mondiali Ultratrail

Se desiderate compiere qualcosa nella realtà, innanzitutto visualizzate voi stessi mentre riuscite a compierla.” (Lazarus A., 1989)

L’autoefficacia viene definita dallo psicologo Albert Bandura come “la fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare un compito specifico”.
Il lavoro sull’autoefficacia fa leva sugli obiettivi da raggiungere, le capacità/risorse occorrenti a raggiungere tale obiettivo e le quattro fonti di autoefficacia: 1. Precedenti esperienze di successo, 2. Le sensazioni sperimentate nelle precedenti esperienze di successo, 3. Persuasione verbale da parte di persone di riferimento, 4. Modelli di riferimento.

Per quanto riguarda l’autoefficacia, ho introdotto la maglia virtuale dell’autoefficacia che ho chiamato anche maglia virtuale delle risorse. Trattasi di un lavoro esperienziale con alcune visualizzazioni.

Focalizzarsi sull'obiettivo mondiale Ultratrail

Su richiesta di Enrico Vedilei, che è dell'idea che mai come in questo momento ci sia bisogno di psicologi sportivi, ho preso parte al raduno premondiale della Nazionale di Ultratrail.
Intanto ringrazio Enrico ed anche Stefano Sciavaroli e il Direttivo IUTA per avermi dato la possibilità per avermi imbarcato in questa avventura mondiale e per avermi offerto questa possibilità di collaborazione che sembra essere molto efficace per il benessere degli atleti, della squadra e quindi dello Staff.
Per quanto riguarda il mio operato e le mie considerazione c’è stata innanzitutto un entrare nel mondo Ultratrail per conoscerlo e poter far qualcosa o dare suggerimenti di strategie o metodi di comunicazione o intervento più funzionali o più efficaci.
La mia esperienza del raduno è stata positiva, in quanto mi ha permesso di approfondire la conoscenza dello stesso Enrico, dello Staff e di alcuni di atleti.
Quello che ho potuto notare è il collante della squadra composto dalla passione che ognuno ha per questa disciplina sportiva che è anche uno stile di vita.
Per quanto riguarda Enrico nel corso delle due giornata ho notato un lieve cambiamento verso un maggior benessere, infatti da quando ci siamo incontrati ho potuto notare una sorta di stress elevato come se tutte le responsabilità, tutte le problematiche ricadessero su di lui e in quel particolare momento sembrava che le cose fossero irrisolvibili o comunque difficilissime da gestire o risolvere.
Nel corso dei due giorni l’ho visto più sereno, come se il carico fosse stato un po distribuito tra i suoi collaboratori, era come mollare un po le redini e fidarsi che assieme è meglio, è meno faticoso, è più gestibile.

martedì 12 maggio 2015

Vito Rubino, Ultraman: Essere determinato e paziente nel raggiungere gli obiettivi

Matteo SIMONE 

Approfondendo il mondo  degli ultramaratoneti ho scoperto che la motivazione è il motore principale per percorrere tantissimi chilometri e quindi c’è differenza di preferenze tra gli atleti.

Ci sono quelli che preferiscono il trail immersi nella natura e non farebbero mai gare su strada, altri che è indifferente correre su sentieri o su strada ma che non farebbero mai  circuiti brevi da ripetere enne volte come una pista di atletica.
Vito Rubino per esempio è un atleta ultra, ultra, ultra ma gli puoi chiedere di correre sott’acqua, nel deserto, in cresta di montagna, in bici, ma se gli dici che c’è da ripetere un giro per enne tantissime volte non parte nemmeno perché la motivazione è inesistente e quindi il motore di avviamento nemmeno si mette in moto.

Incontri con gli autori in biblioteca

Zona d'autore Elsa Morante - venerdì 29 maggio, ore 17:30 Presentazione libri Incontri di lettura dedicati agli autori del territorio.

L'appuntamento è nella biblioteca Elsa Morante, Via Adolfo Cozza 7, venerdi 29 maggio alle 17.30.
Partecipano:
Giovanna Avignoni “Sono nato troppo presto” e “Come una bolla” Ed. in proprio; Matteo  Simone “Doping: il cancro dello sport” e “O.R.A. Obiettivi Risorse Autoefficacia” Aras Edizioni. Modera Giuseppe Meffe. L'incontro fa parte delle iniziative del Maggio dei libri. L'ingresso è libero. Info 06 45460481 - elsamorante@bibliotechediroma.it
Condividi il link a questa notizia: http://www.bibliotu.it/news/10127 .
Oggi nella gara sportiva si è arrivati a un agonismo così spinto, a interessi economici così grossi che l’atleta cerca ogni mezzo per migliorare la sua prestazione. Anzi, l’atleta riporta di sentirsi “costretto” a fare questo perché i tifosi pretendono risultati, i giornali criticano le scarse prestazioni e gli allenatori spingono affinché venga raggiunto un rendimento sempre maggiore.
Come dice l'amico collega Gaetano Buonaiuto nell’introduzione del libro “Doping Il cancro dello sport”: "Il fenomeno del doping è insidioso e accattivante allo stesso tempo: come un vaso di Pandora, esso rappresenta la promessa di ‘miracolosi’ risultati, impossibili da raggiungere senza un aiuto esterno. I limiti che si vogliono a tutti i costi superare non rappresentano solo e soltanto quelli fisici. Spesso i primi limiti che si oltrepassano sono quelli mentali, psicologici, morali e spirituali. In una società complessa e sofisticata come la nostra, sotto il bombardamento costante dei mass-media, costruiamo l’immagine ideale cui vorremmo tutti assomigliare: successo e vanità sembrano vuoti e pesanti golem che hanno la capacità di schiacciare le nostre fragilità e debolezze dello spirito."

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