Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
Un po' di tempo proposi a Michele di rispondere a un questionario teso a conoscere il mondo degli ultramaratoneti ed interessanti furono un paio di sue risposte alle seguenti domande.
Ti puoi definire ultramaratoneta? “Si, penso di
essere sulla buona strada.”
Hai un sogno nel cassetto? “Si, continuare fino a
che il fisico e la mente me lo permettono. La mia soddisfazione più grande
sarebbe vincere un giorno un’ultramaratona.”
In effetti era sulla buona strada e da allora ne ha
fatta tanta di strada, soprattutto nell’ultimo periodo dove è riuscito a
compiere un trittico di gare impegnative e cioè la Nove Colli Running di 202,4
km impiegandoci quasi 30 ore, la settimana successiva la classicissima per gli
ultrarunner 100km del Passatore da Firenze a Faenza e la settimana a seguire la
Prima edizione del “Molise in
pista-6 Ore in pista”, trasformando il suo sogno in realtà e cioè vincere un’ultramaratona.
Infatti ha vinto la gara di 6 ore in pista di atletica percorrendo una distanza
superiore alla maratona e precisamente 64,079km. Cristina Belmonte ha vinto la gara femminile
percorrendo in 6 Ore 51,526 km.
Tra i tanti atleti erano presenti Domenico
Martino di Lucera, Francesco Capecci, Giovambattista Malacari di Roma della
società Villa De Sanctis, Agostino Cipolla, Antonio Salvatore, Michele
Calabrese, Marcello Romano, Massimo Faleo di Foggia e Angela Gargano della
società Barletta Sportiva.
Conosciamo meglio Michele Debenedictis.
Cosa significa per te essere
ultramaratoneta? “Una persona che punta un obiettivo, lo raggiunge e lo supera
lentamente ma con saggezza.”
Sono tanti gli obiettivi superati da
Michele e i sogni che trasforma in realtà.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “È stato appunto la curiosità di vedere cosa c’era oltre quel
muro.”
Sono tanti e diversi i muri che incontra Michele,
altissimi e diversi quelli incontrati durante la Nove Colli Running di 202,3 km
con il tanto caldo e le lunghe salite spalmate nelle quasi 30 ore di corsa.
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta? “Misurarmi
con me stesso.”
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?
“Il fatto di star bene con me stesso e di trasmettere positività a chi mi sta
intorno.”
Ho conosciuto Michele proprio in una 6 ore di Lucera
e rivisto in altre occasioni maratona di Roma, nove colli, ed ultimamente alla
50km del Gran Sasso, sempre solare, rispettoso, amichevole.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a
partecipare a gare estreme? “Il fatto di pensare che alla fine di uno sforzo
immane la soddisfazione sarà immensa mi aiuta a non mollare psicologicamente;
posso dire che funziona.”
E’ vero la felicità è superare muri, crisi,
ostacoli, difficoltà, superare sfide, e lì che scatta l’incremento di
resilienza, l’essere consapevole che ce l’hai fatta, con le tue forze, con la
tua forza di volontà, con il tuo impegno, passione e determinazione. La
soddisfazione ripaga di tutto e dura tantissimo a lungo. Le sensazioni
sperimentate non hanno prezzo.
La tua gara più estrema o più
difficile? “Per me non esistono gare più facili o più estreme; anche una gara
di soli 10km può essere tragica.”
Ad ogni gara, Michele appare sempre sereno, sa che
deve faticare ma andare avanti per la sua strada per raggiungere i suoi
obiettivi e definirne sempre di nuovi e stimolanti.
Una gara estrema che ritieni non poter mai
riuscire a portare a termine? “Devo essere sincero ho un po’ di timore
nell’affrontare la mitica Sparta-Atene.”
Mai dire mai, il timore è giusto che ci sia, ma non
si sa mai, man mano si diventa empre più sicuri e si vuole alzare un po
l’asticella, si decide momento per momento, e quando arriva il momento buono si
mettono in atto tutte le strategie per compiere e portare a termine la sfida.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti
fisici? “Il fatto stesso di scoprire il mio limite sempre con molta cautela.”
Molto saggio e consapevole Michele, è vero bisogna
usare molta cautela in questo tipo di sport d’endurance, il rischio è sempre
dietro l’angolo, non bisogna sottovalutare niente, essere sempre accorti ed
automonitorarsi.
Cosa pensano familiari e amici della tua
partecipazione a gare estreme? “Si dividono a metà: c’è chi ti incita ad andare
avanti e lo fa in modo onesto e garbato; poi c’è chi cerca di ‘tirarti i piedi’.
Per quanto riguarda i miei familiari mi sono vicini a 360° in particolar modo
mia moglie che a volte mi fa da supporto.”
Che significa per te partecipare a una gara
estrema? “Significa raggiungere il miglior risultato per poter attingere
positività e orgoglio che sono uno dei motivi per star bene con me stesso e con
gli altri.”
Cosa hai scoperto nel diventare
ultramaratoneta? “Non pensavo di avere tutta questa forza fisica e mentale.”
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa? “Andavano
già a gonfie vele, ora continuano ad andare col vento in poppa.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “Uso
integratori quando è necessario, ma solitamente cerco di nutrirmi con cibi
adeguati al mio fabbisogno.”
Ai fini del certificato per idoneità attività agonistica, fai
indagini più accurate? Quali? “Si. Esami accurate del sangue e visite
cardiologiche approfondite.”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Tutto è cominciato
10 anni fa grazie ad un vicino di casa che una mattina mi invitò a provare questa
nuova esperienza. La prima cosa che notò furono le mie scarpe ovvero scarpe
antinfortunistiche; erano le uniche che avevano un po' di gomma.
Nonostante ciò
feci i miei primi 5 km. Il mio amico poi, vedendo che non mi dispiacque questa
nuova esperienza, mi regalò un buono sconto per l’acquisto delle mie prime
scarpe. Da quel momento non mi sono più fermato!”
Da quel momento non mi sono più fermato è quello che
raccontano tanti ultramaratoneti, molti iniziano per caso e poi si innamorano
della corsa, vengo rapiti, sequestrati, la corsa diventa un addiction, in genere
positiva, una sorta di cura da fare sempre con attenzione, da non superare le
giuste dosi.
Interviste a Michele sono riportate nei seguenti libri
Sport, benessere e performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta, edito da Prospettiva Editrice
Maratoneti e ultrarunner
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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