Matteo SIMONE
A dicembre 2014 decisi di allenarmi per fare un Ironman e vivendo a Roma mi hanno indicato l’Ironteam per la preparazione adeguata per affrontare quella che consideravo un sogno e quindi ho conosciuto il grande coach del nuoto presso Aquaniene che dopo aver visto come nuotavo per 8 vasche mi ha consigliato di fare un corso di nuoto per principianti e dopo qualche giorno incontrai Fabrizio Terrinoni, espertissimo di triathlon e di bici, e dopo tale incontro mi iscrissi subito all’Elbaman e avevo a disposizione 9 mesi per partorire l’Ironman, un’esperienza straordinaria, non solo la gara ma tutta la preparazione.
Ti puoi definire Ironman? “Direi di
sì.”
Cosa significa per te essere
Ironman? “Di solito si considera Ironman chi ha portato a
termine almeno un triathlon su questa distanza, anche se per me lo definisce
meglio chi ne ha fatti diversi nel corso degli anni, in quanto in questo modo
diventa un po' anche uno stile di vita e non un'esperienza.”
In effetti Fabrizio è un vero
Ironman, con tempi sotto le 10 ore e più gare ogni anno, io mi posso ritenere
un tirocinante Ironman avendone fatto solo uno e con un tempo di 16h16’ al
limite del tempo massimo che era di 17 ore, comunque esperienza stupenda.
Qual è stato il tuo percorso per
diventare Ironman? “Nei primi anni di triathlon mi sono dedicato
prevalentemente alla distanza olimpica, già sapendo che un giorno sarei passato
a quella più lunga.”
La distanza olimpica consiste in
1.500 metri di nuoto, 40km di bici e 10km di corsa mentre l’Ironman è più del
doppio e cioè 3.800 metri di nuoto, 180 di bici e la maratona di 42km e 195
metri.
Fabrizio ha fatto le cose per bene arrivando gradualmente all’Ironman
già convinto dall’inizio di essere un atleta da endurance. Per quanto mi
riguarda non sono riuscito a rispettare la gradualità per diversi motivi ed ho
esordito con l’Ironman, ma avevo da parte mia l’esperienza da ultramaratoneta,
di un lungo tour in bici, la bike for animals basta corrida tour, ed un
approccio molto mentale alla gara basato su autoconsapevolezza, lavoro di goal
setting, visualizzazioni, autoefficacia e resilienza, e avevo appreso tanto
dalla conoscenza approfondita del mondo delle gare estreme attraverso
questionari compilati da ultrarunneer e partecipazione ad alcune considerate
gare estreme.
Cosa ti motiva a essere Ironman? “Nella
mia personalissima visione dello sport, l'unica vera gara è l'Ironman, tutte le
altre sono solo frazioni della vera gara, e come tali hanno senso in quanto
allenamenti per la vera gara.”
Per Fabrizio, i 70.3 (mezzi Ironman), le gran fondo di ciclismo e le maratone,
sono obiettivi secondari ed intermedi, utili per la preparazione dell’obiettivo
importante che è l’Ironman.
Hai mai pensato di smettere di
essere Ironman? “Prima o poi credo che smetterò, ma non per il momento.”
Fabrizio sembra aver fermato la sua
età anagrafica, appare sempre giovane e sempre pronto ad allenarsi o a
gareggiare.
Cosa ti spinge a continuare a essere Ironman? “Il fatto di poter provare ancora le sensazioni che solo questa
gara mi dà, soprattutto sotto forma di ricordi che durano nel tempo.”
I ricordi che durano nmel tempo sono
fondamentali, soprattutto se si tratta di ricordi piacevoli dove continui a
sperimentare sensazioni positive.
Hai sperimentato l’esperienza del
limite nelle tue gare? “Probabilmente l’ho sperimentata più nelle gare brevi e
veloci, che per caratteristiche fisiche soffro particolarmente.”
Quali meccanismi psicologici
ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Per quanto riguarda l’aspetto
mentale di queste gare, più di ogni altra cosa mi aiuta la tranquillità.”
Molto sereno e tranquillo Fabrizio
che trasmette anche a chi gli sta vicino, si parla tranquillamente con lui, ti
da consigli utilissimi con serenità senza farti sentire giudicato o valutato,
sa come trasmettere entusiasmo e mentre parla si percepisce dietro le sue
parole la sua ricca esperienza. Questo mi ha aiutato quando dovevo decidere
quale Ironman dovevo fare ed anche il periodo prima della gara mi spiegò bene
le frazioni soprattutto l’utilizzo della muta ed il percorso duro e impegnativo
della bici all’Isola d’Elba, in bici ogni tanto lo pensavo in gara, pensavo ai gusci di castagne per terra sulla discesa da Marciana che
mi potevano bucare le ruote, alle discese tecniche a cui dovevo stare attento,
sono stato molto attento grazie alle sue parole e riuscii ad arrivare al
cancello orario della frazione della bici giusto 10 minuti prima del tempo
massimo, ma senza bucare, senza cadere, senza fretta.
La tua gara più
estrema o più difficile? “Credo l’Ironman di Lanzarote.”
Una gara estrema che ritieni
non poter mai riuscire a portare a termine? “Forse le gare di ultracycling di
diversi giorni e con molte salite lunghe e ripide, nelle quali oltre
all’impegno fisico estremo mi spaventa la carenza di sonno.”
C’è una gara estrema che non faresti
mai? “In realtà non lo so, perché come me ne viene in mente una subito dopo
penso che forse un giorno mi piacerebbe farla.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più
in avanti i limiti fisici? “La curiosità.”
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? “I miei familiari capiscono
perché sono tutti sportivi, per gli amici dipende, alcuni possono essere
increduli ed ammirati, altri mi consigliano di smettere data l’età.”
Tutte e tre le figlie di
Fabrizio sono fortissime e raggiungono
il podio.
Che significa per te partecipare a una gara estrema? “Prevalentemente affrontare una nuova esperienza, del tipo
che preferisco.”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Una
cosa che ricordo con particolare piacere è stato il mio ritorno appena finito
l’Ironman all’appartamento che avevo affittato a Klagenfurt, il cui ingresso
era in corrispondenza di uno dei rifornimenti del percorso maratona: quando
sono arrivato, tutti i volontari addetti ai rifornimenti si sono voltati verso
di me tributandomi un lungo applauso, sebbene fossi un qualsiasi partecipante.
Questo ci fa capire come è vissuto lo sport in altri Paesi.”
Come è cambiata la tua vita
famigliare e lavorativa? “Direi che non è cambiata perché ho iniziato nel 1993,
quando non avevo né famiglia né lavoro.”
Se potessi tornare indietro cosa
faresti o non faresti? “Se potessi tornare molto indietro, farei nuoto da
bambino.”
Usi farmaci, integratori? Per quale
motivo? “A parte i sali minerali e talvolta le vitamine, non li uso in quanto
ancora ci sono opinioni discordanti sull’efficacia degli integratori.”
Ai fini dell'idoneità agonistica, fai indagini più accurate? “Oltre al solito elettrocadiogramma
sotto sforzo ed analisi del sangue, ho fatto una ecografia del cuore e delle
arterie.”
E’ successo che ti abbiano
consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “Non da medici.”
Hai un sogno nel cassetto? “Ovviamente
l’Ironman delle Hawaii!”
Un’intervista a Fabrizio è riportata nel libro “Triathlon
e Ironman. La psicologia del triatleta”, di Matteo Simone (Autore)
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
21163@tiscali.it +393804337230
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