Matteo Simone
Non ha perso tempo Carlo, si è
subito reso conto che non poteva continuare con il suo stile di vita e quindi
dalla fase contemplativa dell’autoconsapevolezza è passato alla fase
dell’azione con la corsa al parco già all’età di 18 anni, entrando in una fase
chiamata del mantenimento, cioè il continuare nel suo intento di stile di vita
corretto teso al benessere e così chilometri dopo chilometri, incontrando
sempre gente che gli dava consigli è arrivato ad essere un atleta di ottimo
livello soprattutto nelle lunghe distanze di corse a piedi di 100km centrando
alcune volte il podio. Ora si racconta attraverso un questionario teso ad
approfondire questo mondo e strano, bizzarro, ma anche interessante e
fantastico degli ultrarunner.
Ti sei sentito campione nello sport
almeno un giorno della tua vita? “Campione mai, sono stato felicissimo quando
sono salito sul podio di qualche gara di ultramaratona.”
Qual è stato il tuo percorso per
diventare un Atleta? “Ho iniziato a correre a 18 anni al parco per dimagrire
perché pesavo 100kg. Nel 2003 ho fatto la Stracittadina di Roma e a ottobre la
prima gara ufficiale è stata la 10km della Garbatella.”
Un parco o una strada a
disposizione per camminare, correre o allenarti, se vuoi, la trovi sempre, e
poi si può provare a correre partecipando ad una gara non competitiva o
stracittadina, il passo successivo alle gare competitive viene da sé, quindi
l’appetito si trasferisce dal cibo allo sport, l’importante è trovare un giusto
equilibrio.
Quali sono i fattori che hanno
contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “Correre ti fa sicuramente
sentire più in forma. L’ambiente che ti circonda quando corri, gli altri atleti
spesso ti danno quella gioia che contribuisce a farti stare meglio durante la
vita di tutti i giorni.”
La condivisione degli allenamenti
di corsa è piacevole, c’è sempre qualche aneddoto strano e bizzarro da
raccontare, imprese da condividere ed anche cene e pizzate come si usa fare con
gli amici della società di ultrarunner Atletica villa de Sanctis di cui in
parte Carlo anche fa parte.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi
farmaci, integratori? “Non sono molto attento all'alimentazione prima, durante
o dopo. In famiglia mi hanno sempre insegnato ad avere un'alimentazione
salutare, ero arrivato a pesare 100 kg perché facevo poco movimento. Certe
volte cerco di mangiare alimenti che mi possano aiutare a migliorare la mia
performance sportiva. Utilizzo un integratore a base di ferro (sideral
oro) per contrastare la mia bassa ferritina."
C’è un mondo dietro l’atleta, tante persone che
sostengono e supportano, che condividono una passione
ritenuta importante.
Nello sport chi ha contribuito al
tuo benessere o alla tua performance? “Mia madre mi ha permesso di correre in
questi anni, la mia ragazza mi ha sempre supportato. Poi tantissima gente che
frequento nel mondo del podismo, però sarebbe ingiusto citare uno e non citare
tanti altri. Parlo giusto di Ivan Cudin perché mi fornisce le schede di
allenamento ed è stato colui che sicuramente mi ha fatto migliorare.”
In realtà Carlo ed Ivan hanno
qualcosa che li accomuna, una certa riservatezza, umiltà, modestia, e questo fa
di loro veri campioni non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana.
Qual è stata la gara della tua
vita, dove hai dato il meglio di te o dove hai sperimentato le emozioni più
belle? “La 100 km delle Alpi 2012 dove ho fatto il mio personale (8ore e 5
minuti) e dove sono salito la prima volta sul podio in una gara del genere
(3°). Ho avuto tante fortune in quella gara: Ho corso lunghi tratti di quella
gara insieme alla grandissima Monica Casiraghi, ad un altro grande come Nerino
Paoletti arrivandogli appena dietro e subito dopo di me c’era un altro
fortissimo atleta come Marco Lombardi agli inizi. Ciliegina sulla torta
all’arrivo della gara chi mi mette la medaglia al collo? Giorgio Calcaterra.
Cosa deve chiedere di più un’ultramaratoneta? Pensare che 6 anni prima esordivo
nella 100 km del Passatore con oltre 13 ore.”
Mi fa ben sperare Carlo, anch’io
tre anni fa esordivo al Passatore con 12h28’ quindi se seguo le orme di Carlo e
mi faccio allenare da Ivan, tra tre anni potrei salire sul podio di una 100km,
ma scherzi a parte un conto è la teoria ed un altro conto è la pratica, va bene
lo sport anche senza podi, certo se viene tanto meglio, si è più felici.
Qual è una tua esperienza che ti
possa dare la convinzione che ce la puoi fare? “La 100 km delle Alpi 2013.
Parto con una fortissima dermatite atopica su grandissima parte del mio corpo,
i piedi sono quelli messi peggio, arrivo alla fine con 8 ore e 20 minuti
confermando il 3° posto dell’anno precedente. Mi sono detto ‘se ce l’ho fatta
oggi ce la farò sempre’.”
Questo è il vantaggio delle gare di
endurance, quando superi crisi, imprevisti, difficoltà, ti rafforzi e ti
ritieni in grado di affrontare qualsiasi cosa sia nello sport che nella vita,
endurance scuola di vita.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Sanno che a me piace e condividono la mia
passione.”
Ti va di descrivere un episodio
curioso o divertente della tua attività sportiva? “Durante il mio primo
Passatore ero in compagnia di Claudio Cavalagli che mi ha accompagnato fin sotto il traguardo.
Eravamo compagni di squadra e lui aveva già fatto quella gara. I cartelli che
indicavano i ristori erano gialli ed io verso gli ultimi 10-20 km di gara vedendo
un cartello stradale giallo gli dissi: ‘a Clà c’è il ristoro là più avanti’.
Ogni volta che lo incontro lo ringrazio di avermi scortato passo passo in
quella gara e ridiamo per la mia ‘allucinazione’.”
E’ vero tanti atleti di endurance
hanno allucinazioni, un ultraciclista mi raccontava che vedeva la linea bianca
della strada trasformarsi in serpente, un altro atleta mi raccontava che a
volte aveva allucinazioni ma qualche gara era interamente un’allucinazione,
quindi bisogna essere molto preparati dal punto di vista mentale per affrontare
questo tipo di gara, capire come tornare alla realtà, come distrarsi e come
fare attenzione, un sano equilibrio, un autoipnosi lucida.
Cosa hai scoperto del tuo carattere
nel praticare sport? “Difficilmente mollo, l’ho sempre avuto e la corsa l’ha
fatto emergere di più.”
Quali capacità,
risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? “Riesco a
sopportare non solo la fatica dell’allenamento o gara, ma certe volte anche altre situazioni di disagio come
caldo, dermatite e qualche volta qualche piccolo dolore.”
Che significa per te partecipare ad
una gara sportiva? “Incontrare altra gente che condivide la mia stessa passione
e verificare la mia condizione durante la preparazione di una gara futura o la
gara stessa che avevo programmato.”
Hai sperimentato l’esperienza del
limite nelle tue gare? “Del limite mai. Forse qualche volta ho terminato con
crampi ma sono comunque arrivato al traguardo.”
Quali sono o sono state le sensazioni che sperimenti facendo sport: pregara, in gara, post gara? “La
domanda potrebbe sintetizzarsi dentro di me così: Correrò, corro, ho corso. Nel
bene o nel male sono sempre felice perché farò, faccio e ho fatto una cosa che
mi piace tantissimo.”
Quale è stata la gara più estrema o
più difficile? “È stata la già citata 100 km delle Alpi del 2013.”
Quali sono le difficoltà, i rischi? A cosa devi fare attenzione nel tuo sport? “Abitando a Roma trovo spesso
difficoltà ad allenarmi. Roma ha tantissime aree verdi ma a me piace correre da una parte all’altra
della città. Spesso parto da Ponte Marconi e arrivo a Battistini, qualche volta
fino a Casalotti dove abito e a parte la pista ciclabile sul Tevere e quella di
Monte Mario mi trovo a correre nel traffico. Devo stare molto attento alle
macchine ma soprattutto negli ultimi 2 anni alle buche del manto stradale che
mi hanno provocato bruttissime storte.”
Quali condizioni fisiche o
ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale?
“Le alte temperature e la dermatite che mi accompagna fin da bambino, spesso incidono sulla mia prestazione.” Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti
fa continuare a fare sport? “Il mio motto è: ‘c’è chi vive di corsa, io
correndo vivo’.”
La pratica dell’ultramaratona mette di fronte a
ostacoli, crisi, difficoltà, criticità ma bisogna sempre essere pronti a
scavalcare tutto, a essere resilienti nonostante tutto.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Esteriormente
con l’aiuto di fisioterapisti di fiducia e lasciando al corpo il tempo di
guarire. Interiormente con la mia forza interiore e la fede. Sono molto
religioso, c’è un canto che spesso ascolto in chiesa e che mi ha sempre accompagnato
nella mia vita sportiva. Il testo ad un certo punto dice ‘Nella tua parola io
camminerò, finché avrò respiro, fino a
quando tu vorrai’.”
Quale può essere un messaggio
rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Il mio messaggio sarebbe lungo
ma può sintetizzarsi in poche parole. Mi rivolgerei a tutti i ragazzi, anche a
quelli che purtroppo fanno uso di sostanze stupefacenti o abuso di alcool.
Direi brutalmente: ‘Se volete sballarvi, sbronzarvi, farvi o semplicemente
trovare delle emozioni indimenticabili, correte!’ Mi piacerebbe che tutti
i ragazzi provassero almeno una volta l’emozione di una corsa.”
Carlo Ascoli è una persona molto sensibile e
consapevole, e rende il mondo dello sport molto pulito e autentico annullando
qualsiasi aspetto negativo che a volte ci può essere.
C’è stato il rischio di incorrere
nel doping nella tua carriera sportiva? “Mai. Oltre all'etica sportiva l'uso di
doping è anche un rischio salutare. Sebbene da piccolo ho utilizzato tantissimo cortisone (crema) per contrastare la mia
dermatite atopica, quando ho iniziato a fare attività sportiva ho smesso, sia perché non volevo qualcosa che mi avrebbe in
qualche modo avvantaggiato (anche se sulle creme non vi era mai il simbolo
doping), sia perché l'abuso di cortisone
spesso può avere un effetto nocivo sulle ossa. In questi anni spesso ho dovuto
affrontare eczemi su gran parte del corpo cercando di sopportarli e utilizzando
prodotti naturali."
Quale può essere un messaggio per
sconsigliare l’uso del doping? “Io la vedo così, se facessi uso di doping non
potrei più guardarmi allo specchio. Cerco di essere vero in tutto quello che
faccio, il doping mi porterebbe ad essere falso.”
Ritieni utile lo
psicologo dello sport? Per quali aspetti e fasi dell’attività
sportiva? “Penso di sì, potrebbe riuscire a far superare ad alcuni atleti ansie
e crisi di panico. Ad altri potrebbe aiutarli a credere maggiormente nelle proprie
possibilità, a superare dei limiti anche mentali.”
Se potessi tornare indietro cosa
faresti o non faresti? “Forse avrei iniziato a praticare atletica leggera fin
da bambino. Credendo in un disegno divino farei tutto quello che ho fatto fino
ad ora compreso gli errori.”
Nella mente dell’ultramaratoneta ci sono tanti
dubbi sull’esito della prestazione, soprattutto se in passato si è sperimentato
performance salendo sul podio di gare importanti e difficili, ma bisogna sempre
essere umili e onesti con se stessi e con gli altri e mettersi sempre in gioco
con le risorse e possibilità residue del momento presente.
Quali sono i sogni che hai
realizzato e quali quelli da realizzare? “Il mio sogno è poter correre come un
mio ex compagno di squadra Ugo Marchionni. Ugo è del 1935 e per 22 volte ha
terminato la 100 km del Passatore. Pensare che dal 2005 ha saltato soltanto
l’edizione 2010.”
Obiettivi imminenti? “Obiettivi imminenti è tornare a fare le ultra in maniera continuativa, infatti i miei tempi si riferiscono a 3-4 anni fa. A causa del manto stradale ho subito negli ultimi 2 anni infortuni (storte) ai piedi. Cercherò di tornare, poi quello che verrà verrà, l'importante è correre sempre divertendosi. Mi piacerebbe anche diventare una guida sportiva, però non riesco mai a sapere dove posso rivolgermi per allenarmi. Iniziando a correre tardi mi porto dietro alcuni errori, come quello di muovere un po' troppo le braccia, quindi prima di accompagnare un atleta (per esempio ipovedente) ad una gara, mi piacerebbe allenarmi con quella persona per non penalizzarla a causa di questo mio difetto."
Obiettivi imminenti? “Obiettivi imminenti è tornare a fare le ultra in maniera continuativa, infatti i miei tempi si riferiscono a 3-4 anni fa. A causa del manto stradale ho subito negli ultimi 2 anni infortuni (storte) ai piedi. Cercherò di tornare, poi quello che verrà verrà, l'importante è correre sempre divertendosi. Mi piacerebbe anche diventare una guida sportiva, però non riesco mai a sapere dove posso rivolgermi per allenarmi. Iniziando a correre tardi mi porto dietro alcuni errori, come quello di muovere un po' troppo le braccia, quindi prima di accompagnare un atleta (per esempio ipovedente) ad una gara, mi piacerebbe allenarmi con quella persona per non penalizzarla a causa di questo mio difetto."
Questo è
il sorprendente, bizzarro, straordinario mondo degli ultrarunner, incontri,
saluti, abbracci, condivisione dell’esperienza.
Un’intervista
a Carlo Ascoli è riportata nel libro “Maratoneti e ultrarunner. Aspetti
psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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