Matteo SIMONE
Sto chiedendo a diversi atleti come vivono lo sport, la passione, la motivazione, come superano infortuni, come decidono i loro obiettivi, i sogni realizzati e da realizzare, chi gli aiuta nello sport, come si alimentano per approfondire lo strano mondo dello sport fatto di gioie, sconfitte, vittorie, amicizie e tanto altro. Di seguito
Simone Vitta ci racconta la sua esperienza da atleta.
Ti sei sentito
campione nello sport almeno un giorno della tua vita? ”Campione no, mi sono
sentito soddisfatto quando ho tagliato traguardi che non avrei pensato di poter
raggiungere.. Ma la parola Campione la associo ad un livello sportivo che
decisamente non mi appartiene!”
Qual è stato il
tuo percorso per diventare atleta? “Mi sono approcciato all’attività sportiva
molto gradualmente, iniziando con lo Spinning (ciclismo indoor a tempo di
musica) e proseguendo con l’aggiunta di una corsetta due volte a settimana.
Prendendo confidenza con l’istruttore di spinning, che ho scoperto essere un
triatleta professionista, abbiamo deciso di integrare con il nuoto il mio
allenamento e poi di farmi partecipare a qualche gara di triathlon.”
Hai dovuto
abbandonare uno sport a causa di una carriera scolastica o lavorativa? “Prima di partire per
arruolarmi in Aeronautica praticavo il Karate a livello agonistico, ma non
avendo ottenuto alcun titolo di rilievo nazionale non potevo essere inserito
nella squadra azzurra di Vigna di Valle, e così dopo tre anni di intensa
attività agonistica, cessai di allenarmi.”
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e/o performance? “Il gruppo di ragazzi con
cui mi alleno è l’unica cosa a cui non potrei rinunciare, sono uno sprone
continuo sia durante gli allenamenti che in ogni altro momento della giornata.”
Lo sport diventa un’occasione per stare
con gli amici, per condividere una passione, per giocare assieme, per
scontrarsi, per fare bene da solo ed in gruppo.
Quale
alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci,
integratori? “Ho rinunciato a mangiare carne (ma mangio 3 volte a settimana il pesce) per
cercare di mantenere alto il PH del sangue e l’ossigenazione, recentemente
l’OMS ha addirittura dichiarato cancerogena la
carne rossa e devo ammettere che non consumarne mi fa stare meglio a livello
fisico. Durante la gara integro con Sali minerali disciolti in acqua, miele e
banane mentre dopo le gare di solito una birra e qualche pizza ce le
concediamo!”
Nello sport chi
ha contribuito al tuo benessere e/o performance? “Il mio allenatore ha
sicuramente i meriti della mia Performance, e la squadra quelli del mio
Benessere.”
Attraverso lo sport Vitta riesce a
sperimentare sia la performance che il benessere, e questo è importante per
continuare a fare uno sport salutare.
La
gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le
emozioni più belle? “Probabilmente la prima, indimenticabile per emozioni e
tensione! Uno sprint (750mt di nuoto, 20km in bici e 5km di corsa) in Sicilia
con tutta la squadra a tifarmi!”.
Esperienze
indimenticabili quelle che si sperimentano attraverso lo sport, dove cioè
l’attesa, la tensione, la gioia, e tanto altro grazie anche alle persone che ti
sostengo, tutto contribuisce a sperimentare l’essenza dello sport, in
particolare il triathlon contempla tre discipline, il nuoto che prevede il
contatto con l’acqua, la bici che prevede lo sport con l’ausilio di uno
strumento tecnico che è la bici e la corsa che ti porta con le tue gambe dritto
al traguardo.
Quale tua esperienza ti può dare la convinzione di potercela fare? “L’aver completato un Ironman 70.3 (1.9km di nuoto, 90km in bici e 21km di corsa) con il poco allenamento sulle spalle e qualche problema climatico mi hanno reso consapevole delle mie capacità.”
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Mia madre è preoccupata
dalla possibilità di sforzarmi troppo (come tutte le mamme, presumo!) ma al
contempo felice dei benefici sul mio fisico dell’attività sportiva, i miei
amici sono entusiasti del mio percorso e ne ho addirittura convertiti un paio
al Triathlon.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Nella squadra abbiamo un
‘rito di iniziazione’, la prima volta in bici a Bassiano (una delle salite più
impegnative dell’Agro Pontino) stiamo tutti vicini a chi lo sta facendo per la
prima volta alimentando false speranze sulla durata e intensità della salita.”
Cosa hai
scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Ho scoperto che senza un obiettivo
dinnanzi a me non riesco ad allenarmi con metodo, ed anche nella mia vita non
riesco ad impegnarmi appieno senza uno scopo ben definito davanti a me.”
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di
possedere? “Ho dimostrato una buona propensione agli sport di endurance, nonostante non mi sia mai
preparato specificatamente per tali tipologie di sforzo fisico.”
Che significa
per te partecipare a una gara? “Da buon amatoriale (agonista, ma non in
condizione di poter competere per il podio) penso a completare la gara cercando
di dare fondo alle mie energie ma al contempo di divertirmi, al mio livello è
assolutamente necessario.”
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Fortunatamente si, il
limite è l’unica certezza sulle tue capacità e quello che ti fa crescere di più
dandoti la consapevolezza di cosa puoi fare e cosa non puoi ancora permetterti.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (pre-gara, in gara, post-gara? “Il clima del pre-gara è carico di tensione e adrenalina, una volta iniziata
la frazione natatoria l’euforia della gara prende il sopravvento almeno fino
alla fine della frazione ciclistica, durante la corsa infatti l’euforia lascia
il passo al ragionamento, alla valutazione delle energie rimaste e quindi ai
primi pensieri sui tempi e sulle classifiche. Dopo la gara invece l’adrenalina
aiuta a rimanere abbastanza vigili e presenti ancora qualche ora, ma lascerà
presto il posto alla spossatezza ed alla soddisfazione o al disappunto in base
ai risultati ottenuti.”
Tutto questo è sport ed in particolare nel
triathlon l’esperienza è diversificata, più complessa, più ricca, bisogna
andare sempre avanti, correre con le braccia, in bici, a piedi, sempre attenti,
svegli, con la voglia di far bene e dopo che tagli il traguardo c’è tutto il
tempo per gioire, per elaborare, per valutare.
La gara più estrema o più difficile? “Ogni volta che ci si cimenta con una
distanza maggiore è una incognita, una gara percepita sempre come estrema o
difficilissima, nonostante ci si prepari appositamente per quel tipo di
competizione.”
Nel tuo sport, quali sono le
difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione? “Difficoltà e rischi sono
molteplici, ad iniziare dal dover allenare tre diverse specialità almeno un
paio di volte a settimana, sia di inverno che in estate. I rischi sono spesso
correlati allo sforzo fisico, allenandosi a volte si tira la corda e riuscire a
capire il momento in cui fermarsi per non spezzarla e farsi male è
indispensabile, soprattutto se tale infortunio ci potrebbe creare delle
problematiche a livello lavorativo, sempre al primo posto delle priorità degli
amatoriali.”
Quali condizioni
fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non
ottimale? “Allenamenti a temperature molto diverse rispetto a quelle di gara.”
Cosa ti ha
fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Gli effetti dell’attività
sportiva sul mio fisico e a livello emotivo sono le cose che mi fanno
continuare ad allenarmi.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “L’infortunio più grave lo sto superando proprio in questi giorni, ho avuto uno stop di quasi 4 mesi all’attività agonistica per una problematica cardiaca (aritmie extrasistoliche) e sto cautamente ricominciando gli allenamenti. Il periodo non è stato piacevole, passare da allenarmi 15 ore a settimana a 0 è stato brusco e inaspettatamente pesante a livello emotivo, ci si sente inadeguati o inadatti e non è mai piacevole. Anche quando si ricominciano gli allenamenti si scopre che nonostante la voglia, il fisico è comunque poco allenato e non più abituato a sostenere gli allenamenti di qualche mese prima. Gli amici fanno sempre la parte del leone in questo, non isolandoti e coinvolgendoti nelle attività ricreative fuori dagli orari di allenamento.”
E’ successo che
ti abbiano consigliato di ridurre l’attività sportiva? “Assolutamente sì, per la
problematica cardiaca.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Fare sport
aiuta a socializzare, a crescere divertendosi ed a realizzare i propri sogni.”
Lo sport aiuta
ad abbattere tante barriere, avvicina gente di diverso ceto sociale, di diverse
culture e mondi, si condivide assieme la fatica e la gioia dello sport, ci si
aiuta a vicenda.
C’è stato il
rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “Il rischio sta sempre
dietro l’angolo, dal negoziante di fiducia che ti consiglia un integratore
proibito invece di uno onesto, dalla volontà di migliorare i propri tempi senza
impegnarsi troppo e senza faticare, nel mio caso specifico non ho mai assunto
alcuna sostanza che potesse modificare la mia performance ma intorno a me
qualcuno ne ha fatto uso.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Il doping regala
l’illusione di essere migliori di quanto si è realmente, ma alla fine i conti
si pagano tutti. La performance di un giorno rimane fine a se stessa mentre i
danni provocati al nostro corpo conviveranno con noi per sempre.”
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi
dell’attività sportiva? “Ritengo utile un approccio psicologico da
parte di uno psicologo vero e proprio o di un allenatore sportivo, se in grado,
perché la testa ha una importanza sempre maggiore sia negli allenamenti che
nelle gare sportive di tutti i livelli.”
Una buona percentuale del benessere e
della performance nell’attività sportiva è dovuta all’allenamento mentale,
saper programmare gli obiettivi, saper affrontare le vittorie e gestire gli
infortuni, costruire un buon clima tra atleti e nelle squadre.
Se potessi
tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Se potessi tornare indietro rifarei
volentieri tutto il mio percorso sportivo, l’unico rammarico è di averlo
intrapreso troppo tardi per poter raggiungere dei traguardi di rilievo
nazionale.”
Sogni realizzati e da realizzare? “Ho realizzato il sogno
di gareggiare con i miei amici e il mio allenatore in una gara di livello
internazionale, per il momento solamente una volta ma l’anno prossimo potrei
competere nuovamente con loro. Continuo inoltre ad inseguire miglioramento
della mia forma psicofisica, benché senza traguardi ben definiti questo
percorso si preannuncia più lungo del previsto.”
Un’intervista a Simone vitta
è riportata nel mio libro Triathlon e ironman. La psicologia del
triatleta. Editore: Prospettiva Editrice. Data di
Pubblicazione: 2019.
Per
approfondire il mondo degli atleti di triathlon ironman, ho costruito un
questionario e ho raccolto alcune risposte. Questo ci permette di conoscere più
da vicino le motivazioni che affascinano le persone ad
avvicinarsi a questo tipo di disciplina considerata estrema. L'ironman prevede
3,8 km di nuoto, 180 km di bicicletta e la maratona di corsa a piedi (42,195
km).
Rispetto al senso di essere ironman, alcuni atleti hanno evidenziato
aspetti inerenti alle capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel
tempo e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper
autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni. Dalle loro
risposte emerge che le potenzialità dell'essere umano sono inimmaginabili, si
scopre per caso di essere portati per qualcosa per la quale siamo disposti a
investire in tempo, fatica o danaro. Gli atleti vanno alla ricerca di
sensazioni positive e di benessere, ed alla ricerca della sfida, per verificare
quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo.
https://www.libreriauniversitaria.it/triathlon-ironman-psicologia-triatleta-simone/libro/9788894995299
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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