lunedì 25 maggio 2015

Energie fisiche e mentali per affrontare gare estreme

Alcuni atleti sono abbastanza resistenti alle gare estreme superano tutte le difficoltà e i rischi e si proiettano su nuove sfide da affrontare serenamente con sicurezza. 

Estreme e difficili sono considerate anche quelle dove non vi è motivazione, si corre con svogliatezza, quindi è importante credere in quello che si fa ed avere la passione che ti sostiene.
Gli ultramaratoneti raccontano episodi di sofferenza dove hanno continuato ad andare avanti per portare a termine la competizione es. “Ho camminato per quasi 40 km, 10 dei quali scalzo sui talloni, di notte e in salita”, ma alcuni riportano di essersi fermati ed aver deciso di rinunciare nella loro impresa troppo ardua, es. “Un circuito di 355 m ripetuto per 200 volte, dopo 10 h 30’ non ne potevo più e sono andato a casa".

Di seguito le risposte ricevute alla domanda Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
Angelo: “La gara più estrema e difficile per me, si è capito, è stata proprio la Sparta Atene, ed è quella che sicuramente non porterò mai a termine proprio perché essendo fermo già da tre anni, e mai decidessi di riprendere un percorso di gare, sarà quasi impossibile ritornare ad avere la preparazione per tornare a pensare a rifarla!
La 100km del Passatore ed il Gargano Raid di 77km e 3000mt D+, corso per metà in solitario.”
La TDS del Monte Bianco, 29 ore con dislivelli durissimi, discese durissime, dove bisognava reggersi alla corda, stare attenti a non scivolare giù nei burroni.
L’Ironman Frankfurt, quando dopo 10 ore di gara arriva la crisi fisica, e soprattutto mentale, proseguire è dura.”
La mia gara più estrema è stata la Maratona del Ventasso, di 42 km, ma mi ha impegnato molto duramente con salite e discese proibitive. E poi l’ultima Pistoia Abetone, quella del 2007, dove ho capito che dovevo farla finita con le ultramaratone e ho detto ai miei di incatenarmi nel caso avessi voluto rifarla.”
Il Passatore.”
Come dicevo poc'anzi, la 100 km delle Alpi è stata la più difficile. Ho camminato per quasi 40 km, 10 dei quali scalzo sui talloni, di notte e in salita.”
Credo l’Ironman di Lanzarote.”
La 58 km del Trasimeno è stata la più lunga, la più difficile per me il Trail Blumoon Marathon, molto tecnica e molto fuori dalla mia portata.”
La 12 ore di Carapelle, un circuito di 355m ripetuto per 200 volte, dopo 10h30’ non ne potevo più e sono andato a casa.”
100 km del Passatore.”
Le più difficili, almeno per la distanza, le due partecipazioni alla 100 miglia dell’ex muro di Berlino, ma non è una gara estrema.”
Ciro Di Palma: Di gare ne ho corse tante e tra le più dure al mondo: Spartathlon, Badwater, Ultrabalaton, Nove Colli Running, Brazil135... La gara estrema più dura? La prossima, il passato è passato ed è vivo nei ricordi in un cassetto del mio cuore.”
La Pistoia-Abetone, ben più dura di una 100 km!
Monica Casiraghi: “Le 24 h in pista, una cosa per me inconcepibile ma l’ho corsa!
Laura Ravani: “Quelle che non ho finito. Il che vale anche per un 1500 m in pista in cui mi ritirai completamente devastata all'età di 14 anni.
Marco D'Innocenti: “Ho corso diverse volte la 100 km.”
Paolo Zongolo: “La Spartathlon.”
Enrico Vedilei: La mia gara più estrema credo sia stata la 50 km dentro le Grotte di Stiffe (AQ) dove l’umidità era al 100% e ho dovuto affrontare 17.000 scalini. Mentre la gara più dura è stata il Cammino Inca in Perù dove abbiamo superato 2 passi sopra i 4000 mt slm e non avevo fiato per respirare.”
Ivan Cudin: “Quelle che ho affrontato senza consapevolezza o senza coscienza delle mie possibilità.”
Daniele Baranzini: “24 ore...e poi la prima (100 km Torino Saint Vincent).”
La gara più estrema la 48 ore e penso anche la più difficile.”
La prima 100 km del Passatore però andata pure bene 12 e 22.”
Una gara in Spagna di 100 km con 8000 m di dislivello in cui mi sono persa nella nebbia. Angoscia allo stato puro, potrei dire terrore.”
Il Tor des Geants…ma è stata anche l’esperienza più bella che abbia mai sperimentato!”
Penso che la gara più difficile sia la 24h sia fisicamente che psicologicamente.”
Tutte le 24 h effettuate con la Nazionale (finora 4).”
La più difficile è stata la UTLO (Ultra Trail del Lago d'Orta)! Fatta senza un minimo di preparazione e portata a casa comunque!”
Quella in cui ho avuto (mi capita spesso) problemi di stomaco.”
Nella Maremontana (La Maremontana Trail, a Loano, in Liguria è una competizione di 45 km con 2500 D+) di due anni fa ho pensato di morire per il freddo, arrivare al ristoro e stato una impresa fatta più che per una gara per sopravvivere.”
Difficile da dirlo. Potrei menzionare mia prima in assoluto: una mezza maratona ma sarebbe troppo facile.”
Forse estrema come difficoltà tecnica il Trofeo Kima (si svolge in Valmasino (SO) con i suoi 50 chilometri e oltre 3.800 metri di dislivello, è tra le gare più impegnative del panorama mondiale skyrunning), per via dei tratti esposti e con catene in alta montagna. Per me che pochi anni fa soffrivo di vertigini a un metro da terra è stata una vittoria. La più difficile a livello di resistenza, la Diagonale de Fous (29 ore di gara).
Per il momento la 24 h.”
La mia 1^ partecipazione alla 100 km del Passatore. Pioggia, vento, tuoni, temporali, 5°C di temperatura. 1°C al Passo della Colla (913 m). Tutto questo il 24 maggio 2013".

C'ero anch'io a correre in quella gara proprio quel giorno, anzi a cavallo dei due giorni, considerato che ci ho impiegato 12 ore e 27 minuti per portare a termine la gara di 100 km partendo alle 15.00 da firenze e arrivando alle 03.27 a Faenza.
Il Passatore e la 8 ore di capraia, maratona delle Forche Gaudine.”
Io non faccio gare estreme, la 100 km se ben preparata è una gara come le altre un po' più lunga ma non estrema".
Gran Raid des Pyrènèes, 160 km con 10000 metri dislivello positivo.”
La 100 km del Passatore dello scorso anno, senza dubbio.”
100 km del Passatore e la 100 km a tappe del Magraid.”
Tor des Geants 2014.”
Forse la 1 volta che feci la Pistoia - Abetone nel 1997, non conoscevo il percorso e le difficoltà. Mi dissi, se riesci a fare questa gara, sicuramente puoi fare tutte le gare che vuoi.”
Ultratrail del Mandriano.”
Marinella Satta: “La 24 ore di Torino, ma voglio farla ancora!
Gianluca Di Meo: “La grande Corsa Bianca 160 km 7000 D+ trainando una slitta di 15 kg sulla neve in autosufficienza.”
Vito Rubino: “La devo ancora fare…Finora pero’ un gara in bici da 830 km non-stop con più di 10000 metri di dislivello attraverso lo Utah, negli Stati Uniti. L’ho completata in meno di 44 h. La principale difficoltà è stata lottare con la mancanza di sonno. Durante la seconda notte ho avuto allucinazioni: vedevo la strada prendere forme strane, la striscia bianca attorcigliarsi come un serpente, e ho visto dei pirati impiccati a degli alberi…meglio non continuare.”
Silvio Cabras: “Un'ultratrail di 100 km. In tre tappe!”
Dante Sanson: “Passatore 2013 (Pioggia e cattivo tempo qualche caso di ipotermia al passo della colla) la gestione dell’equipaggiamento è stata per me di enorme importanza e questa scelta alla fine mi ha dato molta soddisfazione dopo molti dubbi e perplessità rendersi conto di aver preso le giuste decisioni è molto appagante.”
Monica Testa: “La più difficile che ho fatto, trovarmi su un crinale stresso in discesa, io che soffro le vertigini e il massimo, e per di più da sola, comunque ce l'ho fatta ho superato quel punto critico senza farmi prendere dal panico e respirando.”
Armando Quadrani: “No sarà sempre la prossima.”
Riccardo Borgialli: “Non credo di aver fatto nulla di estremo, cioè conosco gare davvero super impegnative a cui non ho ancora partecipato, quello a cui io ho partecipato è qualcosa in cui pensavo di riuscire. D’accordo per chi non è del settore quello che faccio è già estremo, ad esempio la Terra Acqua Cielo, 53 km e 4000 m di dislivello positivo, ma forse qualcosa di più difficile è stato fare la Sky del Motty 23 km e 2300 D+ in meno di 3 ore, questo dal mio punto di vista è più difficile che fare una 50 km con calma".
Andrea Boni Sforza
: “La Nove Colli Running, 202 km, finita due volte entro il tempo limite (30 h), in entrambi i casi ho dovuto trovare energie fisiche e mentali eccezionali". 

Dalle risposte alla decima domanda emerge da un lato una sorta di dipendenza dal ricercare il limite, quasi una sorta di inconsapevolezza e di perdita di controllo, infatti in qualche modo si cerca aiuto a famigliari di intervenire per farsi legare e non osare troppo.
Racconti di gare estreme, dove si arriva al punto di rischiare di morire o comunque dove si sperimentano condizioni estreme di fatica fisica o atmosferica, oppure si rischia di perdersi o precipitare. Difficili sono considerate anche le gare dove si ripete un breve circuito per tantissime ore. Ma tutto ciò non basta per limitare il rischio, si arriva al punto di chiedere di essere incatenati.
Per concludere non posso che augurare a tutti gli atleti e gli organizzatori di continuare a promuovere un sano esercizio fisico per tutte le età e con qualsiasi modalità e sviluppare sempre nuovi percorsi naturali e consultare libri sulla psicologia dello sport e del benessere.

Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
CONTATTI: 380.4337230 - 21163@tiscali.it

Diventare ultramaratoneta: UNA STRADA NUOVA, AFFASCINANTE

La distanza mi ha chiamato qualcuno dice, a volte è una chiamata che ti porta nel fantastico mondo delle ultramaratone. Qualcuno inizia per scommessa, per dimagrire, per caso e poi non si ferma più. Marco Zanchi, per esempio, ha iniziato per dimagrire ed ora il 30 maggio indosserà per la terza volta la maglia azzurra per partecipare ai mondiali utratrail di Annecy. Altri vengono da altri sport, dal calcio, d<l basket e si trasformano con una forte passione in ultramartoneti determinati e convinti con tanta sicurezza ed autoefficacia elevata.
Le potenzialità dell’essere umano sono inimmaginabili, si scopre per caso di essere portati per qualcosa per la quale siamo disposti ad investire in tempo, fatica o danaro.
Ecco le risposte ricevute alla domanda: “Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?”:
“Ho iniziato a corricchiare una mezzamaratona con un amico per scommessa a 32 anni. Da lì non mi sono più fermato.”

mercoledì 20 maggio 2015

Si spera di non smettere mai di essere ultramaratoneta

Nella capoeira non ci sono vincita o perdita, ma c’è un gioco che consiste nello schivare, nell’evitare, nell’uscire dalle situazioni che appaiono difficili, così come succede nella vita reale, dove a tutto c’è una soluzione
Thiago, formado bahiano del gruppo “RACA” Roma

Dalle rispose alla domanda Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?” emerge che gli infortuni si mettono in conto e che si è disposti a fermarsi un po, oppure a rallentare i ritmi, infatti l’ultramaratona più che uno sport estremo viene considerato un lungo viaggio. Ecco le risposte:
“Si, nel 2005, al solito stato preparando il Passatore, passando da tantissimi allenamenti e la maratona di Roma, prima di questa maratona, correvo sempre sul tappeto una mezza a 3’45’’ mi si gonfiò il ginocchio, problemi di cartilagine al ginocchio sinistro, stop di 1 anno e mezzo, ma ne sono uscito fuori, il consiglio dell’ortopedico dell’IOR di Bologna fu, mai più Passatore, invece nel 2007 Maratona di New York, poi accompagno una podista a Sabaudia e Roma 2010 e poi ricorro il Passatore, è più forte di me e poi ritengo che sia molto più traumatico la corsa veloce corta (21 km) che non un lungo viaggio/corsa ad andatura lenta, ora infatti corro molto più lentamente.”
“Fortunatamente non ho mai subito infortuni seri. Non ho mai corso, salvo in rare eccezioni, in presenza di malanni o di infortuni. Ho insomma corso sempre da sano, fisicamente e mentalmente. Il corpo manda dei segnali che l’ultramaratoneta deve saper ascoltare. Sempre. Altrimenti si rischiano gravi infortuni e correre solo per soffrire è insensato.”
“Fortunatamente no. Dopo il passatore ho avuto un problema al ginocchio sinistro che ha reso durissima la Pistoia – Abetone costringendomi a camminare durante tutte le discese. Ho trattato e risolto il problema con l’osteopatia e oggi ho un problema a una caviglia che non sto riuscendo a risolvere ma che controllo dosando la progressione durante la corsa.”
“Si, nel 2012 ho subito un intervento chirurgico al piede sx sono stato fermo per un anno ma è servito a far crescere la mia passione.”
“Se passi attraverso un percorso fatto con metodo e raziocinio, rispettando il tuo corpo riduci la possibilità d’infortunio. Fortunatamente per risponderti, dico mai.”
“No, ho deciso di smettere prima che ciò si verificasse.”
“Si ho pensato diverse volte di smettere per infortuni o per problemi di salute, ma non lho mai fatto perché sarebbe stata la strada più semplice.”
“Si, ho avuto problemi, causati principalmente dall'inesperienza e dalla voracità che caratterizzano i primi periodi. Poi si impara a essere più attenti, e a prestare attenzione a ciò che dice il nostro organismo (anche se il problema può capitare lo stesso).”

Correre per combattere lo stress

Su incarico della ditta di articoli sportivi Asics, nel 2009 l’istituto di ricerca Synovate effettuò la più grande ricerca sulla corsa finora realizzata. Furono intervistati 3.500 podisti di sette paesi europei, a detta degli autori rappresentativi di ottanta milioni di appassionati. Da questa ricerca emerge che gli italiani sono ambiziosi e competitivi e considerano la corsa un ottimo modo per combattere lo stress. (Sportforum 2013 pag. 94.)
Si può iniziare con un paio di scarpe da ginnastica che bene o male tutti hanno a disposizione e con il tempo ci si accorge che ci sono abbigliamenti più tecnici, più adatti, e che si sta meglio se si diminuisce di fumare. Questa attività può continuare sperimentando benessere e voglia di competizione con i propri amici di corsa e si può arrivare alla consapevolezza che tutto è possibile, come è possibile iniziare un’attività sportiva che ti prende fino a non poterne fare a meno.

venerdì 15 maggio 2015

Trail running di 100 km sui sentieri delle valli Borbera, Spinti e Curone

Per il weekend dal 15 al 17 maggio, l’associazione “Gli Orsi A.S.D.” (associazione sportiva dilettantistica senza finalità di lucro) organizza tre gare di trail running: La 100 Porte” 102 km 5500D+, Le Porte di Pietra” 71km 4000D+, Le Finestre di Pietra” 37km 2000D+.
Il 15 maggio, al pomeriggio, la tavola rotonda su dieci anni di trail italiano.
Per la competizione la “100 Porte”, trail running di 100 km,  280 iscritti  provenienti da tutta Italia e dall’estero, con partenza alle 22 di venerdì da Cantalupo Ligure, e rientro entro la mezzanotte di sabato. La gara è notturna: in caso di maltempo è stato individuato un percorso alternativo e in generale i corridori saranno dotati di faretto frontale e il tracciato sarà segnalato con materiale riflettente. Lo scopo è benefico: verranno anche raccolti fondi per creare nel rifugio Piuzzo, nei pressi di Cabella, meta di molte colonie, cinque camere per ragazzi diversamente abili e una per gli accompagnatori, per aiutarli ad inserirsi e a partecipare alla vacanza con i loro coetanei. Lo stesso rifugio ospiterà un punto ristoro al 75km.”.
La sicurezza prevede 26h di assistenza continuative: saranno impiegate almeno cento persone, dislocate in vari punti del percorso insieme a mezzi fuoristrada e quad, con l’appoggio della CRI Vignole Borbera e dell’ospedale da campo di Cantalupo. Saranno abilitati un numero verde per le emergenze; un servizio di ricerca tramite GPS con immediata localizzazione del disperso; e un ponte radio per tutta la Val Borbera per ovviare ai problemi di ricezione telefonica.
Sabato, dalle 6 alle 14, il via alle altre gare agonistiche: “Le Porte di Pietra”, 70 km;  “Le Finestre di Pietra”, 35 km; “Il Castello di Pietra”, 16 km).
Per la gara “Castello di Pietra” ci si può iscrivere anche sul posto: prevede la competitiva e la non competitiva aperta a tutti, una passeggiata di tre ore nel verde.

giovedì 14 maggio 2015

La maglia virtuale dell’autoefficacia per i Mondiali Ultratrail

Se desiderate compiere qualcosa nella realtà, innanzitutto visualizzate voi stessi mentre riuscite a compierla.” (Lazarus A., 1989)

L’autoefficacia viene definita dallo psicologo Albert Bandura come “la fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare un compito specifico”.
Il lavoro sull’autoefficacia fa leva sugli obiettivi da raggiungere, le capacità/risorse occorrenti a raggiungere tale obiettivo e le quattro fonti di autoefficacia: 1. Precedenti esperienze di successo, 2. Le sensazioni sperimentate nelle precedenti esperienze di successo, 3. Persuasione verbale da parte di persone di riferimento, 4. Modelli di riferimento.

Per quanto riguarda l’autoefficacia, ho introdotto la maglia virtuale dell’autoefficacia che ho chiamato anche maglia virtuale delle risorse. Trattasi di un lavoro esperienziale con alcune visualizzazioni.

Focalizzarsi sull'obiettivo mondiale Ultratrail

Su richiesta di Enrico Vedilei, che è dell'idea che mai come in questo momento ci sia bisogno di psicologi sportivi, ho preso parte al raduno premondiale della Nazionale di Ultratrail.
Intanto ringrazio Enrico ed anche Stefano Sciavaroli e il Direttivo IUTA per avermi dato la possibilità per avermi imbarcato in questa avventura mondiale e per avermi offerto questa possibilità di collaborazione che sembra essere molto efficace per il benessere degli atleti, della squadra e quindi dello Staff.
Per quanto riguarda il mio operato e le mie considerazione c’è stata innanzitutto un entrare nel mondo Ultratrail per conoscerlo e poter far qualcosa o dare suggerimenti di strategie o metodi di comunicazione o intervento più funzionali o più efficaci.
La mia esperienza del raduno è stata positiva, in quanto mi ha permesso di approfondire la conoscenza dello stesso Enrico, dello Staff e di alcuni di atleti.
Quello che ho potuto notare è il collante della squadra composto dalla passione che ognuno ha per questa disciplina sportiva che è anche uno stile di vita.
Per quanto riguarda Enrico nel corso delle due giornata ho notato un lieve cambiamento verso un maggior benessere, infatti da quando ci siamo incontrati ho potuto notare una sorta di stress elevato come se tutte le responsabilità, tutte le problematiche ricadessero su di lui e in quel particolare momento sembrava che le cose fossero irrisolvibili o comunque difficilissime da gestire o risolvere.
Nel corso dei due giorni l’ho visto più sereno, come se il carico fosse stato un po distribuito tra i suoi collaboratori, era come mollare un po le redini e fidarsi che assieme è meglio, è meno faticoso, è più gestibile.

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