mercoledì 24 giugno 2015

Ultramaratona, un viaggio lungo che fa nascere e morire un milione di volte

Matteo SIMONE
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N
ella vita si fanno delle scelte, molti preferiscono poltrire o restare in una zona di estremo confort per non rischiare un giudizio, una brutta figura, altri per sentirsi vivi devono sentire il proprio corpo, le proprie sensazioni corporee, il cuore che palpita, il respiro affannoso, il sudore colare da proprio corpo, il senso di fame, sete, freddo, caldo, c’è tanto bisogno di sentire.

Dalle risposte alla domanda “Cosa significa per te essere Ultramaratoneta?” una parte degli atleti ha evidenziato semplicemente il percorrere una distanza superiore alla maratona mentre un’altra parte ha evidenziato aspetti inerenti le capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel tempo oltre quello previsto per la percorrenza della distanza di una maratona e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni, ecc..
Ma emerge anche l’importanza dello sperimentare, del far parte di una categoria privilegiata che sa che se vogliono possono fare tutto nello sport e nella vita.

Lavorare su tanti fronti e tirare fuori tutte le risorse della persona

Capita che l’essere umano si accorga di non stare bene e decida di correre ai ripari, nel senso che pensi di stare meglio. Ad esempio l’individuo ad un certo punto della sua esistenza può decidere che è ora di finirla con un suo comportamento o con una sua abitudine e siccome da solo non riesce a prendere tale decisione si rivolge ad una persona competente.
Ma il fatto di recarsi da un esperto non è sufficiente a risolvere il problema perché le abitudini, i comportamenti, lo stile di vita non si cambia da un giorno all’altro ma richiede un impegno notevole, un adattamento graduale ed un lavorare su più fronti.
Non c’è una soluzione, per esempio evitare di mangiare oppure fare attività fisica. Bisogna lavorare su tanti fronti e tirare fuori tutte le risorse della persona.
Per quanto riguarda l’attività fisica può valutare di iniziare gradualmente a fare movimenti incrementandoli con il tempo e cercando incentivi quali il fare attività in compagnia o comunque gratificanti.
Per quanto riguarda l’alimentazione non si può pretendere privazioni drastiche ma iniziare con piccoli accorgimenti, di primaria importanza è la masticazione, la persona deve comprendere che dovrebbe fare maggiore attenzione al masticare.

Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?

Matteo SIMONE 


Racconti di gare estreme
, dove si arriva al punto di rischiare di morire o comunque dove si sperimentano condizioni estreme di fatica fisica o atmosferica, oppure si rischia di perdersi o precipitare. 

Difficili sono considerate anche le gare dove si ripete un breve circuito per tantissime ore. Ma tutto ciò non basta per limitare il rischio, si arriva al punto di chiedere di essere incatenati.
Emerge una dipendenza dal ricercare il limite, quasi una inconsapevolezza e perdita di controllo, infatti in qualche modo si cerca aiuto a famigliari di intervenire per farsi legare e non osare troppo.
Di seguito le risposte ricevute alla domanda: Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?:
Marco Stravato: La TDS del Monte Bianco, 29 ore con dislivelli durissimi, discese durissime, dove bisognava reggersi alla corda, stare attenti a non scivolare giù nei burroni.”

Intervista doppia a due Recordman Italiani Ultrarunner

Tra gli ultrarunner che hanno risposto al mio questionario per la stesura del libro Ultramaratoneti e gare estreme, vi sono due personaggi Italiani titolati nelle ultramaratone e cioè il mitico Giorgio Calcaterra che fa parlare di lui dalla fine degli anni ‘90 in quanto era sempre presente nelle gare di maratona a distanza ravvicinata e con tempi strepitosi, il Re Giorgio è stato sempre interessato ad essere presente semplicemente come atleta alle manifestazioni podistiche nelle varie città di Italia con umiltà e modestia.
Wikipedia riporta notizie su Giorgio: “Nel 1990, a 18 anni, partecipa alla Maratona di Roma completandola in 3:29. Nel 2000 oltre a stabilire il suo personale sulla distanza (2:13:15), stabilisce il Record Mondiale di Maratone corse in un anno sotto le 2:20:00 (16).
Nel 2006 Calcaterra partecipa per la prima volta alla 100 km del Passatore Firenze - Faenza vincendo in 06:45 conquistando il titolo italiano di 100 km. Nello stesso anno entra nel giro della Nazionale di Ultramaratona con la quale partecipa ai Campionati Mondiali ed Europei del 2006, 2007,2008 e 2009. L'8 novembre del 2008 vince la terza edizione dell'Ultramaratona degli Etruschi a Tarquinia e si laurea Campione del Mondo e d'Europa sui 100 km.
Il 10 settembre 2011, in Olanda, conquista il suo secondo titolo mondiale ed europeo vincendo la 100 km di Winschoten con il tempo di 6:27:32.
Nel 2015 vince per la decima volta consecutiva la 100 km del Passatore, conseguendo anche il primato di maggior numero di vittorie consecutive al mondo in una competizione di ultramaratona.”
Un altro super runner al quale ho sottoposto il questionario sulle ultramaratone e gare estreme è Ivan Cudin che ha dimostrato di essere titolato sulle distanze doppie rispetto a quelle di Giorgio Calcaterra, infatti mentre Giorgio ha vinto per la decima volta consecutiva la gara di 100km con partenza da Firenze ed arrivo a Faenza, Ivan Cudin è lo specialista della 24 ore conseguendo il record italiano di circa 266km ed è stato più volte vincitore di una delle gare più dure al mondo la Spartathlon della distanza di circa 247km.

martedì 23 giugno 2015

Modello O.R.A.: Obiettivi, Risorse, Autoefficacia nella vita e nello sport

Matteo SIMONE

Utilizzando il modello O.R.A. si definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. 

E’ importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto, indossare l’obiettivo raggiunto. Attraverso l’ipnosi Ericksoniana si chiede di immaginarsi poi avanti nel tempo con l’obiettivo raggiunto: Come te lo immagini? Come ti vedi avendo già raggiunto l’obiettivo? Dove? Con chi? Come ti senti? Come è stato raggiungere l’obiettivo? Cosa hai fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono state le tue risorse? Come hai iniziato? Da dove sei partito? Quali difficoltà hai incontrato? Come le hai superate?

giovedì 18 giugno 2015

Alberto Ceriani, non vedente: Sogni? Maratona nel deserto, ripetere l’iroman e passatore


Ho avuto modo di fare esperienza da accompagnatore sia in allenamento che in gara con un’atleta non vedente, la mitica coraggiosa e determinata atleta Ada Ammirata che è scesa da cavallo dopo un’esperienza a livello internazionale ed ha scoperto la corsa a piedi applicandosi con entusiasmo, dedizione e determinazione.
L’esperienza di corsa con Ada permette di scoprire cosa significa correre con una disabilità come la vista e ognuno si può sperimentare come accompagnatore negli allenamenti ed in gara, mettendo da parte qualsiasi forma di competizione estrema e dedicandosi all’altro con generosità.

martedì 16 giugno 2015

Se si vuole, qualsiasi obiettivo può diventare raggiungibile

Gli ultrarunner sperimentano di avere risorse interiori nascoste che vengono fuori al momento opportuno, inoltre sperimentano di riuscire nelle loro imprese, sperimentano di essere in grado di portare a termine i loro progetti, i loro obiettivi.

Le risposte degli atleti alla domanda: Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta, fanno riferimento ad altre dimensioni, al superare il normale, il banale, la vita quotidiana, si parla di girare una curva per vedere cosa c’è dietro, scoprire quello che non si può vedere e quindi la voglia di superarsi, di superare il noto, il conosciuto.
Gli atleti più che di sport parlano di un viaggio nel mistero nella conoscenza propria, nel vedere cosa riescono a fare, cosa riescono a sopportare, a raggiungere. Di seguito le risposte ricevute:

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