mercoledì 23 marzo 2016

Giovanna ed Ivano, continuare ad emozionarsi attraverso lo sport




 

A volte lo sport è contagioso, se vedi una persona che conosci che sperimenta benessere attraverso lo sport può capitare che ti fai prendere anche te da questa passione ed allora è fatta, in due è meglio, soprattutto se si tratta di una coppia affiatata.

E’ quello che succede a Giovanna ed Ivano ma anche alla loro figlia, una famiglia di sportivi che si allenano e gareggiano per mettersi alla prova, per confrontarsi con se stessi e con gli altri, per fare squadra con altri atleti che condividono la stesa passione.

L’avere vicino famigliari o amici che hanno la stessa passione, stimola progetti di gare, di allenamenti, di eventi.

Giovanna, una moglie di un runner e mamma di una runner, è riuscita a farsi contagiare ed ora c’è la corsa verso la prestazione migliore, verso la gara un po più lunga, ma tutto ciò Giovanna lo vive serenamente con la sua famiglia, i suoi amici, la sua squadra.

Ecco di seguito il punto di vista di Giovanna ed Ivano sullo sport per il benessere e la performance.

Come hai scelto il tuo sport?

“Grazie a mio marito.”

“Da piccolo, la mia famiglia era di contadini e tra virgolette povera, per cui nei campi si poteva solo correre.”

Corrado Mazzetti, storico della corsa e life coach per tanti corridori

Matteo SIMONE  21163@tiscali.it 
 

Corrado Mazzetti è uno storico della corsa ed un life coach per tanti corridori, maratoneti ed ultramaratoneti, ma soprattutto per tanti in condizioni di disagio per infortuni, malattie o altro.

E’ stato un atleta di ottimo livello e nella vita si può dire che ha incontrato delle situazioni a lui sfavorevole che lo hanno messo in condizione di fermarsi a causa di incidenti. Ma ogni volta è riuscito a rialzarsi ed a ricominciare con convinzioni positive, credendoci ed impegnandosi.
Corrado è andato sempre oltre l’ordinario ed il razionale, ha voluto sperimentare tecniche nuove, utilizzate in paesi più lontani, da persone più esperte e di diversi approcci. Ora con la sua esperienza può dare tanti consigli a persone che attraversano periodi di disagio, di malattia, di difficoltà

lunedì 21 marzo 2016

Per l’ex maratoneta Vincenza Sicari, ora quasi paralizzata, è una lotta difficile


Per l’ex maratoneta Vincenza Sicari, ora quasi paralizzata in un letto di ospedale, è una lotta difficile ma per ogni problema c'è almeno una soluzione o comunque delle modalità per gestire il problema. 

Non bisogna sottovalutare niente, bisogna pensare al di là dell'ordinario.
Ho visto il video dove, distesa su un letto di ospedale, fa una richiesta di aiuto, spiegando la sua difficoltà, la sua sofferenza, la sua incapacità: “Vi prego aiutatemi. Il mio è un calvario, sto andando incontro alla morte. Sto perdendo sempre più la forza e non capisco a cosa sia dovuto, abbiamo chiesto aiuto anche all’estero. Durante il periodo natalizio ero a Roma, la biopsia parlava di malattia neurovegetativa. Poi il primario mi ha detto che costavo troppo per il servizio sanitario nazionale e che avrei dovuto lasciare il posto libero. Sono dovuta scappare da Roma nonostante avevo un tumore mi prendevano per pazza. Mi ha ascoltata il professor Mariani e grazie a lui mi sono sottoposta a due biopsie muscolari che hanno confermato la presenza di una malattia degenerativa ai muscoli.

A volte dove non arriva la medicina arriva la psicoterapia, lo sciamanesimo, l'ipnoterapia. In ogni caso, io sono dalla sua parte e continuo a fare il tifo per lei, per il suo benessere, per come può stare ed essere.
Ho visto un bel film dove c'erano due vincitori, l'uno con la forza e l'altro con il cuore, entrambi vincono e imparano. Vincenza quando correva vinceva con la forza muscolare, con le gambe, con la resistenza, ora ha bisogno di vincere con il cuore, con l’aiuto degli altri, persone che le vogliono bene, runner solidali che la prendano a cuore.
Importante è anche la presenza del coach sul ring che sostiene, incoraggia, supporta e Vincenza se prima aveva bisogno di un allenatore, un preparatore atletico che la stimolasse, che le desse un programma di allenamento da seguire, ora ha bisogno di un life coach che la sostenga, che l’accompagni in questa dura lotta della vita, che la facesse lavorare sull’autoconsapevolezza, autoefficacia, resilienza, sul gestire questi momenti difficili, sul recuperare risorse personali e di rete, andare avanti nonostante il muro invisibile di un male misterioso.

Nel mio libro “Sviluppare la Resilienza Per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport”, 
http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=507&controller=product, sono illuminanti alcuni concetti nella prefazione di Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari, a cui devo parte della mia formazione di psicoterapeuta della gestalt: “Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili.” Inoltre spiega come la cultura occidentale può essere limitante: “La cultura occidentale predilige le funzioni logiche dell’emisfero sinistro mentre rifiuta in larga misura quelle proprie dell’emisfero destro ed è per questo motivo che i nostri poteri dell’immaginazione, della visualizzazione e della fantasia vanno sempre più atrofizzandosi. Siamo abituati ad immaginare e percepire ciò che è nella linea dei nostri introietti, ovvero di ciò che dobbiamo essere piuttosto che di ciò che siamo. Per il neurofisiologo Karl Pribram e il fisico quantistico David Bohm, noi viviamo all’interno di una specie di gigantesco ologramma modellato dalle nostre convinzioni ed il nostro potenziale evolutivo risiede nella nostra abilità di controllare le conclusioni a cui arriviamo su noi stessi. Se pensiamo in un modo, così saremo.La nostra mente ha dei poteri immensi di intervenire sul corpo, ma poiché non ne siamo consapevoli, nonsiamo in grado di usarli.”

Mi ricordo nel 2003 alla maratonina della cooperazione Vincenza vinse la gara in 33’14”, ed io arrivai poco dopo di lei facendo la mia miglior prestazione sui 10.000 metri con 33’41”, per Vincenza era un inizio di una crriera che l’ha portata a far parte della Nazionale Italiana, 5 maratone ha vinto e quella di Torino nel 2008 con il crono di 2h29’50” gli valse come qualificazione alle olimpiadi di Pechino 2008.
Ora continuo a fare il tifo per Vincenza e continuo a correre con lei nei miei pensieri.
Ora è il momento di aiutare Vincenza Sicari, di andare avanti anche se è dura come un incontro di boxe. Insieme è meglio, più se ne parla e più si capisce come stanno le cose in modo da poter fare un intervento integrato medici e psicoterapeuti. Togheter is better. 

Matteo SIMONE
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

Utilizzare il potenziale dello sport per l’inclusione sociale


Sul libro bianco della Commissione delle Comunità Europee (Bruxelles, 11.7.2007) è riportato che: “Lo sport ha una forte attrattiva per i cittadini europei, la maggioranza dei quali pratica con regolarità un’attività sportiva. Esso è anche fonte di valori importanti come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tolleranza e la correttezza e contribuisce così allo sviluppo e alla realizzazione personali. Lo sport inoltre promuove il contributo attivo dei cittadini dell’UE alla società, aiutando in tal modo a rafforzare la cittadinanza attiva.”

Pertanto, lo sport promuove il benessere fisico e sociale e va inteso non solo come performance volta al raggiungimento di prestazioni eccellenti, ma anche come incentivo all’aggregazione sociale, strumento di prevenzione e promozione della salute.

Un’efficace comunicazione per la promozione della salute

Psicologo, Psicoterapeuta

La Carta di Ottawa dell’Organizzazione mondiale della sanità nel 1986, ha definito il concetto di “promozione della salute” come il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. Ma molte persone non riescono a prendersi cura attivamente della propria salute, alcune persone sottovalutano le conseguenze di alcuni comportamente che danneggiano la salute, alcuni non hanno una reale percezione della prorpia salute.
E’ necessaria una comunicazione efficacia in grado non solo di informare le persone sugli stili di vita che apportano benessere o comunque che non creino malessere, ma la comunicazione efficace dovrebbe motivare le persone a considerare l’importanza della propria salute per un diretto interesse personale, per l’interesse delle persone a cui si sta vicino o si condivide un affetto, un amore, un’amicizia.
Importante è anche motivare le persone a prendere in considerazione un minimo cambiamento nel proprio stile di vita, nelle proprie abitudini ad iniziare nel porre l’attenzione in quello che si fa, a come lo si fa, con quale modalità, con quale frequenza, con quale intensità in modo da rendersene pienamente consapevoli e decidere se è veramente quello che si vuole o è qualcosa che si fa per mera abitudine, quasi per pigrizia.
La comunicazione dovrebbe avere un approccio partecipativo, dovrebbe considerare la persona a cui si riferisce senza giudicarla ma rivolgendosi con attenzione e con rispetto, la comunicazione non dovrebbe essere offensiva ma empatica, senza terrorizzare, altrimenti le persone evitano a priori di ascoltare l’informazione e continuano per la propria strada.

Gestire le proprie energie per portare a termine la maratona

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta

I maratoneti vanno alla continua ricerca di sondare le proprie possibilità sempre di più, osano ma sono convinti di farcela ed hanno dalla loro parte le sensazioni di benessere che sperimentano che li fanno sentire vivi mentre fanno quello che vogliono con passione e dedizione.
La maratona è una prestazione sportiva di lunga durata, in genere i campioni impiegano poco più di due ore di tempo, mentre il tempo massimo può essere anche di 7-8 ore.
Tanti sono i fattori che possono influenzare l’atleta nella sua prestazione. Ho avuto modo di parlare al telefono con Dario Santoro, Campione Italiano di Maratona, contentissimo per il suo titolo ma dispiaciuto per il crono superiore al suo personale a causa di un percorso cittadino della città di Ravenna poco favorevole ed ai crampi ai quali è incorso che quasi lo invogliavano a fermarsi, ma con il titolo in palio. Dario non ha voluto mollare, ha dimostrato di essere resiliente resistendo ed andando avanti fino al traguardo, conquistando questo titolo ambito e dedicandolo alla usa famiglia ed ai tanti fans che da anni lo seguono.
E’ difficile gestire la gara in quanto può accadere che prima di arrivare al traguardo si può incontrare il cosiddetto “muro” che consiste in un punto dove l’atleta sente di non avere più le energie per continuare la sua prestazione all’andatura prefissata.
In questi casi come si può fare a superare il muro. Ci si può avvalere della meditazione, di un allenatore interno, di un riesame di un precedente successo.
Come utilizzare la meditazione? Bisognerebbe essere addestrati a meditare ed iniziare la competizione già con un atteggiamento meditativo.

domenica 20 marzo 2016

Sonia e Roldano, una coppia di vegan Ultrarunner


Lo sport accomuna, unisce, crea legami, sono tante le coppie di sportivi che portano avanti la loro passione per il benessere e la performance e ciò serve da collante alla loro relazione, per saldare e rafforzare i loro rapporti, in particolare per le ultramaratone ci vuole tanto supporto e tanto accudimento l’un l’altro per i periodi di preparazione a gare lunghissime ed impegnative come possono essere quelle della durata di 24 ore, 36 ore fino ad arrivare alle 6 giorni di corse. 

Tra le tante coppie sono specialisti in questo Sonia Lutterotti e Roldano Marzorati, loro sanno come organizzare la preparazione per le loro gare, come gestire le gare, come leccarsi le ferite a fine gara, è un rispetto reciproco, un accudirsi, un confrontarsi, un consigliarsi, a turno tifano l’uno per l’altro e fanno le loro strategie, tutto ciò serenamente con competizione ma con tanta passione. Ho avuto modo di conoscerli, mi hanno ospitato abbiamo condiviso bei momenti assieme di corsa, di cibo vegan, di trasmissione di conoscenze e competenze sulle ultramartone rivolte ad un pubblico interessato in quel di Arco.

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