sabato 26 marzo 2016

24 ore a Reggio Emilia 2016, Nico Leonelli percorre 240,740 km


Il Dipartimento di Scienze Biomolecolari Sezione di Biochimica Clinica e Biologia Cellulare dell’Università di Urbino, il CTR Centro Terapia Riabilitativa di Reggio Emilia guidato dal Direttore Sanitario Dr. Roberto Citarella, l’Area Medica IUTA, l’Area Convegni IUTA, l’Area Tecnica IUTA hanno allestito un importante test scientifico della durata di 24 ore.

La prova, i rilevamenti ed i prelievi ematici hanno avuto luogo sabato 12 e domenica 13 marzo, in occasione della gara di 24 ore ad inviti dalla IUTA e dal GP Biasola, sul tracciato stradale omologato e certificato Fidal, di 1.013 metri, a Reggio Emilia.
Tale test, svolto con il riconoscimento del Centro Studi & Ricerche della Federazione Italiana di Atletica Leggera, è stato possibile grazie alla disponibilità offerta dal Dott. Citarella di mettere a disposizione, mezzi e persone idonei per i prelievi, ma anche per il successivo trasporto degli stessi ai laboratori di analisi e successivamente al Dipartimento di Scienze Biomolecolari Sezione di Biochimica Clinica e Biologia Cellulare.

venerdì 25 marzo 2016

Sol Arneodo, lallenatrice di delfini: ho imparato come trattare ognuno di loro



La vita è bella anche perché si fanno incontri interessanti, si conosce gente, ci si interessa agli altri, ad altri mondi diversi e lontani, mi è capitato di incontrare un’allenatrice di delfini ed è interessante conoscere la sua esperienza, quest’attività di addestramento con il mondo animale acquatico, pertanto le ho chiesto di descrivere come si svolgeva la sua attività con i Delfini.

Come è stato il percorso di avvicinamento al delfino? “Quando si inizia a lavorare i primi 7 mesi sono di osservazione. Praticamente il nuovo arrivato si dedica a lavare la cucina, preparare i pesci per i delfini, studiare biologia e teoria di allenamento, e ad osservare e aiutare gli allenatori che già erano in contatto con i delfini.

Dopo sette mesi la prima attività fatta con i delfini è il DPE, che basicamente consiste nel check del corpo: si vede se hanno nuove ferite causate sia dagli altri delfini (il mordersi, spingersi e fare suoni sono i modi di comunicazione che hanno). In base a dove si trova il Rake Mark, che sarebbero i morsi si può definire che tipo di interazione hanno avuto, per esempio se è vicino ai genitali proviene da attività sessuale, se è nella coda sicuramente proviene dallo scappare dal delfino dominante, ecc.) o magari da qualche cosa che si sia rotto nella struttura. Si controllano gli occhi cercando qualsiasi cambiamento nel colore, la bocca cercando ferite, pietre che a volte restano tra i denti quando giocano con la sabbia e odore. Si chiede al delfino di starnutire (chuff) nella mano dell’allenatore e si controlla l’odore del respiracolo che potrebbe essere segno di qualche infezione nei polmoni. Si controlla la linea genitale per vedere se le mucose sono normali.

Poi si separano i delfini in diverse piscine. A volte si sa già che una femmina è in piena ovulazione, quindi per evitare problemi nel momento dell’interazione con i clienti si separa dai maschi.
Ci sono maschi che non cambiano il comportamento, e ci sono alcuni che non mangiano durante questo periodo e vogliono stare solo con le femmine.”


Come succede per qualsiasi lavoro è importante un approccio graduale, di conoscenza del contesto e di ciò con cui si ha a che fare che sia una persona, un animale, un ambiente, quindi importante la parte iniziale di avvicinamento, di conoscenza, di anamnesi, di informazione, di documentazione.



Matteo Colombo vince il Trail Ballando 2016, 30km e 1200mt d+



 

Matteo Colombo vince in 2 ore e 24 minuti il Trail Ballando 2016, 30km e 1200mt d+ lungo sentieri e boschi delle colline di Rivergaro e del Monte Denavolo. MATERIALE OBBLIGATORIO CONTROLLATO ALLA PARTENZA DA GIUDICE UISP: Giacca antivento, riserva idrica mezzo litro, 1 barretta energetica, telo termico, fischietto, scarpe rigorosamente da…TRAIL.

Matteo Colombo, un atleta amante della montagna, dei sentieri, delle ultra trail e ultra sky marathon, una sorta di superman della corsa capace di correre in libertà nei boschi, sentieri e montagne alla ricerca di sensazioni particolari, per sperimentare sempre nuove emozioni ed alla caccia della pura adrenalina che va in circolo e ti permette di andare avanti instancabilmente.

Un po di tempo fa ho invitato Matteo a rispondere a un questionario che ho predisposto che mi sta permettendo di conoscere questo fantastico ed affascinante mondo degli ultrarunner di strada, di sentieri, di pista. Ecco cosa raccontava Matteo Colombo del TEAM TECNICA ITALIA:

Che significa per te partecipare ad una gara estrema?

“Correre mettendomi sempre in gioco con me stesso, con gli altri e con la mia mente, la quale governa sempre il mio corpo.”

In effetti emerge la sfida a sfidare se stessi, mettersi alla prova, ma anche sfidare gli altri, arrivare prima dell’altro, riuscire in una gara dove un altro non riesce.

giovedì 24 marzo 2016

Katia Figini vince l'Asia Ultra Race 2016, corsa a piedi di 160 km nel Vietnam

Matteo Simone 

L'Asia Ultra Race si è svolta dal 20 al 23 marzo 2016 nel Nord Ovest del Vietnam, nella regione di Mai Chau, vicino al confine con il Laos. 
Katia Figini è stata la vincitrice assoluta, precedendo il francese Patrick Cande 19h20’36”
Il percorso passa attraverso molte piantagioni di riso in paesaggi di montagna, con alcuni percorsi tecnici.
E' una corsa a piedi di 160 km in quattro tappe, in autosufficienza con 5000 metri di dislivello positivo, ogni concorrente porta uno zaino contenente l’attrezzatura obbligatoria, cibo e attrezzatura personali. Ci sono alcuni punti di controllo situati a intervalli regolari. 

mercoledì 23 marzo 2016

Giovanna ed Ivano, continuare ad emozionarsi attraverso lo sport




 

A volte lo sport è contagioso, se vedi una persona che conosci che sperimenta benessere attraverso lo sport può capitare che ti fai prendere anche te da questa passione ed allora è fatta, in due è meglio, soprattutto se si tratta di una coppia affiatata.

E’ quello che succede a Giovanna ed Ivano ma anche alla loro figlia, una famiglia di sportivi che si allenano e gareggiano per mettersi alla prova, per confrontarsi con se stessi e con gli altri, per fare squadra con altri atleti che condividono la stesa passione.

L’avere vicino famigliari o amici che hanno la stessa passione, stimola progetti di gare, di allenamenti, di eventi.

Giovanna, una moglie di un runner e mamma di una runner, è riuscita a farsi contagiare ed ora c’è la corsa verso la prestazione migliore, verso la gara un po più lunga, ma tutto ciò Giovanna lo vive serenamente con la sua famiglia, i suoi amici, la sua squadra.

Ecco di seguito il punto di vista di Giovanna ed Ivano sullo sport per il benessere e la performance.

Come hai scelto il tuo sport?

“Grazie a mio marito.”

“Da piccolo, la mia famiglia era di contadini e tra virgolette povera, per cui nei campi si poteva solo correre.”

Corrado Mazzetti, storico della corsa e life coach per tanti corridori

Matteo SIMONE  21163@tiscali.it 
 

Corrado Mazzetti è uno storico della corsa ed un life coach per tanti corridori, maratoneti ed ultramaratoneti, ma soprattutto per tanti in condizioni di disagio per infortuni, malattie o altro.

E’ stato un atleta di ottimo livello e nella vita si può dire che ha incontrato delle situazioni a lui sfavorevole che lo hanno messo in condizione di fermarsi a causa di incidenti. Ma ogni volta è riuscito a rialzarsi ed a ricominciare con convinzioni positive, credendoci ed impegnandosi.
Corrado è andato sempre oltre l’ordinario ed il razionale, ha voluto sperimentare tecniche nuove, utilizzate in paesi più lontani, da persone più esperte e di diversi approcci. Ora con la sua esperienza può dare tanti consigli a persone che attraversano periodi di disagio, di malattia, di difficoltà

lunedì 21 marzo 2016

Per l’ex maratoneta Vincenza Sicari, ora quasi paralizzata, è una lotta difficile


Per l’ex maratoneta Vincenza Sicari, ora quasi paralizzata in un letto di ospedale, è una lotta difficile ma per ogni problema c'è almeno una soluzione o comunque delle modalità per gestire il problema. 

Non bisogna sottovalutare niente, bisogna pensare al di là dell'ordinario.
Ho visto il video dove, distesa su un letto di ospedale, fa una richiesta di aiuto, spiegando la sua difficoltà, la sua sofferenza, la sua incapacità: “Vi prego aiutatemi. Il mio è un calvario, sto andando incontro alla morte. Sto perdendo sempre più la forza e non capisco a cosa sia dovuto, abbiamo chiesto aiuto anche all’estero. Durante il periodo natalizio ero a Roma, la biopsia parlava di malattia neurovegetativa. Poi il primario mi ha detto che costavo troppo per il servizio sanitario nazionale e che avrei dovuto lasciare il posto libero. Sono dovuta scappare da Roma nonostante avevo un tumore mi prendevano per pazza. Mi ha ascoltata il professor Mariani e grazie a lui mi sono sottoposta a due biopsie muscolari che hanno confermato la presenza di una malattia degenerativa ai muscoli.

A volte dove non arriva la medicina arriva la psicoterapia, lo sciamanesimo, l'ipnoterapia. In ogni caso, io sono dalla sua parte e continuo a fare il tifo per lei, per il suo benessere, per come può stare ed essere.
Ho visto un bel film dove c'erano due vincitori, l'uno con la forza e l'altro con il cuore, entrambi vincono e imparano. Vincenza quando correva vinceva con la forza muscolare, con le gambe, con la resistenza, ora ha bisogno di vincere con il cuore, con l’aiuto degli altri, persone che le vogliono bene, runner solidali che la prendano a cuore.
Importante è anche la presenza del coach sul ring che sostiene, incoraggia, supporta e Vincenza se prima aveva bisogno di un allenatore, un preparatore atletico che la stimolasse, che le desse un programma di allenamento da seguire, ora ha bisogno di un life coach che la sostenga, che l’accompagni in questa dura lotta della vita, che la facesse lavorare sull’autoconsapevolezza, autoefficacia, resilienza, sul gestire questi momenti difficili, sul recuperare risorse personali e di rete, andare avanti nonostante il muro invisibile di un male misterioso.

Nel mio libro “Sviluppare la Resilienza Per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport”, 
http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=507&controller=product, sono illuminanti alcuni concetti nella prefazione di Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari, a cui devo parte della mia formazione di psicoterapeuta della gestalt: “Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili.” Inoltre spiega come la cultura occidentale può essere limitante: “La cultura occidentale predilige le funzioni logiche dell’emisfero sinistro mentre rifiuta in larga misura quelle proprie dell’emisfero destro ed è per questo motivo che i nostri poteri dell’immaginazione, della visualizzazione e della fantasia vanno sempre più atrofizzandosi. Siamo abituati ad immaginare e percepire ciò che è nella linea dei nostri introietti, ovvero di ciò che dobbiamo essere piuttosto che di ciò che siamo. Per il neurofisiologo Karl Pribram e il fisico quantistico David Bohm, noi viviamo all’interno di una specie di gigantesco ologramma modellato dalle nostre convinzioni ed il nostro potenziale evolutivo risiede nella nostra abilità di controllare le conclusioni a cui arriviamo su noi stessi. Se pensiamo in un modo, così saremo.La nostra mente ha dei poteri immensi di intervenire sul corpo, ma poiché non ne siamo consapevoli, nonsiamo in grado di usarli.”

Mi ricordo nel 2003 alla maratonina della cooperazione Vincenza vinse la gara in 33’14”, ed io arrivai poco dopo di lei facendo la mia miglior prestazione sui 10.000 metri con 33’41”, per Vincenza era un inizio di una crriera che l’ha portata a far parte della Nazionale Italiana, 5 maratone ha vinto e quella di Torino nel 2008 con il crono di 2h29’50” gli valse come qualificazione alle olimpiadi di Pechino 2008.
Ora continuo a fare il tifo per Vincenza e continuo a correre con lei nei miei pensieri.
Ora è il momento di aiutare Vincenza Sicari, di andare avanti anche se è dura come un incontro di boxe. Insieme è meglio, più se ne parla e più si capisce come stanno le cose in modo da poter fare un intervento integrato medici e psicoterapeuti. Togheter is better. 

Matteo SIMONE
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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