Il prossimo 12 settembre 2015 si
svolgeranno in Olanda i Mondiali di corsa su strada della ultradistanza di
100km, i convocati uomini sono: Giorgio Calcaterra, Paolo Bravi, Hermann
Achmuller, Silvano Beatrici, Marco Ferrari, Andrea Zambelli; mentre le donne
convocate sono: Francesca Canepa, Monica Carlin, Elisabetta Albertini, Barbara
Cimmarusti, Cristina Pitonzo.
Poco tempo fa ho avuto modo di
sottoporre a Canepa e Carlin il questionario su Ultramaratoneti e gare estreme per approfondire il mondo degli atleti
che praticano l’ultradistanza di corsa e riporto di seguito alcune interessanti
risposte per conoscere le due atlete che si apprestano a rappresentare l’Italia
con la maglia azzurra ai prossimi Campionati Mondiali di 100km in Olanda.
Quello che è emerso è che a entrambe piace
la fatica e lo sport di endurance.
Ti
puoi definire ultramaratoneta?
Francesca:
Mi posso definire Ultrarunner, perché principalmente corro lunghissime distanze
ma prevalentemente in natura, quindi condivido l’etichetta di Runner ma non
quella di Maratoneta.
Monica: Direi proprio di sì, dal 2005
quando ho corso la prima ultramaratona, la 50 km Pistoia-Abetone.
Francesca:
Significa semplicemente ritenere possibile correre qualsiasi distanza. Senza
limiti. Significa che il mio cervello non vede confini, il mio corpo neanche.
Monica: Correre oltre la distanza dei
42.195 km, avere resistenza e resilienza e rendere al meglio nelle gare lunghe.
Francesca:
Nel 2010 dopo una gran fondo con gli sci ho capito di non faticare su distanze
da molti ritenute già “lunghe”, lì erano 45 km. Così qualche settimana dopo ho
provato un trail di 26 km e la settimana seguente ho provato una maratona vera,
chiusa in 3.29 senza essere stanca. 2011 distanze fino a 100 km sempre in
natura e 2012 fino a 330km.
Monica: Ho corso 1 maratona nel 2004
(prima gara in assoluto) e 3 nel 2005; poi ho corso la Pistoia-Abetone.
Cosa
ti motiva ad essere ultramaratoneta?
Francesca: Mi piace l’endurance, spostare i confini di ciò che si ritiene di poter
fare, provare a correre sempre più forte anche dopo molte ore. Adoro la
sensazione di fatica appena finita la gara e vederla trasformarsi in recupero
già nel giorno seguente. Io recupero subito.
Monica: Mi piace la fatica e lo sport
di endurance.
Hai
mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta?
Francesca:
Mai avuto infortuni seri e soprattutto mai causati dalla corsa in sé. Quando ho
avuto alcuni problemi sono sempre dipesi da errori a monte commessi da me, es.
prendere storte perché partita stanca o infiammazioni causate da scarpe
sbagliate.
Monica: Finora tutti gli infortuni li
ho superati bene.
Cosa
ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?
Francesca:
Il fatto che sia una cosa che mi riesce facilmente e mi permette di sperimentare
un continuo progresso.
Monica: Mi piace correre e mi piace
correre a lungo; la soddisfazione di vincere le gare poi dà un valore aggiunto.
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
Francesca:
In realtà mai, in genere ascoltando bene i segnali non mi succede. Ho
sperimentato il limite psicologico, quello che per noia, brutte sensazioni o
mancanza di reale motivazione, mi ha fatto staccare il pettorale. Ma non è mai
successo per un limite dato dall’esaurimento fisico.
Monica: Finora mai; il mio nemico n. 1
è il freddo e l’ho patito veramente solo 1 volta alla Ultramarathon di Davos.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare
estreme?
Francesca: Il semplice concentrarsi sul qui ed ora, mettere un piede davanti
all’altro sapendo x certo che se la testa tiene il corpo mi segue.
Monica: Arrivare in fondo bene ed
essere regolare per tutta la gara.
La tua gara più estrema o più difficile?
Francesca:
Una gara in Spagna di 100km con 8000m di dislivello in cui mi sono persa nella
nebbia. Angoscia allo stato puro, potrei dire terrore.
Monica: Nessuna in particolare la più
difficile e nemmeno estrema. Per sforzo muscolare probabilmente i mondiali di
Gibilterra nel 2010.
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a
termine? Una gara estremi che non faresti mai?
Francesca:
Non esiste, non la conosco. Però mi sono precluse tutte le prove senza
balisaggio, non so usare bussole e cartine quindi sicuramente il mio limite sta
li, non nel numero di km. E può stare anche nelle condizioni climatiche
estreme, credo di non essere tagliata né per il caldo estremo né x il freddo
estremo.
Monica: Nessuna credo, con la debita
preparazione; dato che il mio fidanzato è allenatore, sono facilitata. La
distanza oltre i 100 km non mi attira.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
Francesca: La curiosità e la sensazione che il
corpo comunque tende ad adattarsi e che se non faccio cose stupide tutto è
possibile.
Monica: Non ho
mai spostato avanti i miei limiti fisici. Finora sono sempre arrivata bene alle
gare, a parte i crampi quando feci il record al Passatore in 7.35 e quando feci
il record italiano della 6 ore su pista nel 2010.
Cosa
pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?
Francesca: Nulla di particolare, io sono
un’atleta da sempre, ho solo cambiato sport e questo in particolare lo pratico
e lo vivo con molta naturalezza.
Monica: Sono
felici e mi appoggiano, perché conoscono come mi alleno e sanno che corro con
la testa, con la precisazione di cui sotto.
Francesca:
In nessun modo perché non facendo allenamenti superiori all’ora e mezza,
massimo due se vado in gita con qualcuno e succede raramente, la corsa non
impatta sulla vita quotidiana.
Monica: Riesco a conciliare bene fino
ad ora allenamento e lavoro.
Cosa
hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
Francesca: Più che scoperte, direi che ho avuto
conferme. Qualunque cosa abbia davanti l’aggettivo “Ultra” amplifica il corredo
di base, caratteriale o fisico che sia. Porta oltre, per definizione. Quindi ho
avuto la conferma che se una cosa mi piace, se ci credo, nulla può impedirmi di
portarla a termine. Se invece per qualsiasi motivo non provo più nessun piacere
nel farla, semplicemente smetto di farla, qualunque sia la posta in gioco. Non
mi arrendo se ne vale la pena, ma questo concetto si riferisce unicamente al
mio sistema chiuso “mente-corpo”, non riesco a considerare obiettivi imposti o
caldeggiati dall’esterno. L’aggettivo Ultra amplifica anche la ribellione…
Monica: Di essere ferma, determinata e
di saper ascoltare il mio fisico.
Usi
farmaci, integratori? Per quale motivo?
Francesca:
Uso ogni tanto gli omega 3 per il loro effetto antinfiammatorio generale,
magnesio per il sistema nervoso e muscolare e ogni tanto vitamine del gruppo B
per migliorare l’utilizzo degli zuccheri. Farmaci no perché non ho mai malattie
e nel caso di infiammazioni meno ancora perché impedirebbero di controllare il
reale andamento del problema.
Monica: Mai farmaci, solo Sali quando è
caldo e carbogel in gara.
Ai
fini del certificato per idoneità agonistica, fai indagini più accurate? Quali?
Francesca:
Non ci penso neanche, già fatico a ricordare che bisogna rinnovare la visita
annuale.
Monica: La visita medico sportiva
annuale, analisi del sangue ogni 6 mesi e la visita periodica con la nazionale.
Francesca:
Vincere la maratona di New York nella categoria Over 70.
Monica: Finora i sogni che avevo li ho
realizzati.
Matteo SIMONE
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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