venerdì 5 giugno 2020

Intervista doppia ai due nazionali ultrarunner Paolo Bravi e Silvano Beatrici

Matteo Simone Psicologo, Psicoterapeuta
3804337230- 21163@tiscali.it

Foto di Sandro Marconi “Scrotofoto”
L’esperienza di gare impegnative, considerate quasi estreme ti mettono allo scoperto, lì devi mostrare a te stesso di saperci fare, di saper affrontare e gestire la situazione per apprendere e trarre insegnamento dall’esperienza per far meglio una prossima volta nello sport o nella vita.

Approfondiamo la conoscenza di Paolo Bravi e Silvano Beatrici attraverso alcune loro risposte a mie domande volte ad approfondire il mondo degli ultramaratoneti.

Cosa significa per te essere ultramaratoneta?
Paolo:
Significa appunto dedicarsi a gare la cui distanza è superiore ai fatidici 42km 195 mt, significa avere amore e passione per la corsa e avere la voglia ogni volta di affrontare un lungo viaggio.”
 Silvano: “Correre gare più lunghe della maratona, a volte molto più lunghe”.
Quale gara estrema ritieni non poter riuscire a portare a termine?
Paolo: “Ritengo che portare a termine un ironman per me sarebbe difficile visto i problemi o il poco allenamento che potrei avere con bici e nuoto ma la cosa mi affascina chissà, ma anche qui non credo sia estrema e non parto sicuramente con l’idea di non riuscire! Magari soffrire tanto si!
Silvano: “Non so, non ci ho ancora pensato, direi però che più che il problema di quanto ‘estrema’ è ‘con che ambizioni’ la si affronta. Intendo che una gara estrema fatta per finirla è un conto, un altro è puntare ad un risultato.”

Se l’ultramaratoneta è anche un atleta d’eccellenza la gara è ancora più estrema perché si va alla ricerca anche del miglior risultato oltre che portare a termine la gara.
C’è una gara estremi che non faresti mai?
Paolo: “Sono affascinato dal TOR, ma la montagna come il mare se sbagli non perdona……quello sì che lo ritengo estremo per me!”
Silvano: “Al momento non mi interessano quelle troppo lunghe, in cui bisogna dormire, prediligo gare secche in cui parti ti distruggi e arrivi. Provando più distanze, alla fine prediligo quelle meno ‘estreme’: 100km su strada, 60-80 km trail. Gare di 7-10 ore in cui posso andare forte senza arrivare alla distruzione (se va bene).”

Ogni atleta riesce ad individuare il tipo di competizione dove riesce meglio.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
Paolo: “La voglia di fare sempre meglio…e non accontentarsi.”
Silvano: Per me spostare avanti i limiti fisici non vuol dire fare più km, ma ad esempio migliorare la mia prestazione sulla 100 km.”

Superare i limiti non significa solo la lunghezza o la durezza del percorso ma anche una miglior performance che comporta un impegno maggiore, più determinazione, più coraggio.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?
Paolo: “Chissà devo chiedere! Ma chi mi conosce sa che sono appassionato per la corsa…e sa che senza non ci so stare!”
Silvano: “Chi sa cosa vuol dire o lo immagina mi sostiene, altri mi chiedono come si fa.”

L’insieme degli ingredienti che fa di una persona il campione, non è solo il talento, ma anche tanto duro lavoro senza trascurare nessuno aspetto e nessuno dettaglio. 
Fattori importanti sono l’allenamento fisico, l’aspetto mentale, la preparazione nutrizionale e tanta autoprotezione e coccole che consistono nei recuperi, massaggi, fisioterapia e l’affetto di persone care che fanno il tifo per te in ogni caso senza pretese, senza pressioni.
Che significa per te partecipare a una gara estrema?
Paolo: “Fare qualche cosa al limite delle proprie possibilità e del proprio controllo.”
Silvano: “Mettermi alla prova.”
Ti va di raccontare un aneddoto?
Foto di Sandro Marconi “Scrotofoto”
Paolo: “Nel 2014 al mio secondo 'Passatore' subito dopo lo sparo, dopo i primi metri di corsa, mi sono accorto che nella scarpa sinistra avevo un piccolo sassolino. Alla prima salita verso Fiesole guadagnavo posizioni, mi sono detto mi fermo più avanti. 
Quando mi sono trovato al dunque stavo recuperando sui primi tanto che in cima alla salita sono transitato in 5^ posizione e non era il caso di fermarsi. A Faenza c’era mio figlio Edoardo di 3 anni che mi aspettava, ed in quel periodo mi diceva sempre ‘babbo voglio giocare con i sassi’, bene superato il Passo della Colla, pochi chilometri dopo la posizione era diventata la 4^. A quel punto mi sono detto ‘Edo babbo ti porta un sasso oggi! E così quel sassolino mi ha tenuto compagnia per 100 km!”
Silvano: “A quel km 80 del Passatore al mio accompagnatore in bici ho detto che mi scappava la pipi per fermarmi a lato della strada qualche secondo, non poteva dirmi di no, poi gli ho detto che non era vero e siamo ripartiti, ma ho guadagnato una piccola sosta J”.

In gare lunghissime si impara a gestire tutto, stanchezza, dolori, clima, ed anche i sassolini nelle scarpe, l’esperienza serve poi per riderci su, per fare di una gara faticosa, un racconto piacevole.
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?
Paolo: “Non ho visto cambiamenti, ho sempre corso durante la mia vita. Ho cercato sempre di conciliare la mia vita di sportivo con la famiglia, lo studio prima ed il lavoro ora. Con un pò di organizzazione, un po' di sacrifici e tanta pazienza da parte di chi ti sta vicino si riesce a fare tutto.”
Foto di Sandro Marconi “Scrotofoto”
Silvano
: “Riesco a conciliare il tutto, la parte più difficile è dedicare spazio agli allenamenti nel fine settimana o durante le ferie senza rubare troppo alla famiglia.”

Come tanti altri ultrarunner è difficile trovare un equilibrio tra il tempo da dedicare agli allenamenti ed alle gare ed il tempo da dedicare alla famiglia ed ai propri affetti. Se vuoi puoi, basta organizzarsi.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?
Paolo: “Se potessi tornare indietro forse mi cimenterei prima nelle ultramaratone …negli anni 2003-2008 quando correvo le maratone sotto le 2h30’ e se potessi tornare negli anni 98/99 correrei più maratone e farei meno km in allenamento. Ma i se e i ma non hanno mai fatto la storia!”
Silvano: “Ci ho pensato ancora, forse mi sarei dato prima all’ultramaratona, magari avrei avuto qualche risultato in più. Ma alla fine sono contento del mio percorso, e magari anticipando i tempi avrei rischiato più infortuni.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?
Paolo: “Farmaci, quelli strettamente necessari quando si sta male, integratori spesso sì quando mi rendo conto che con l’alimentazione soltanto non riesco a ristabilire i giusti equilibri alimentari ed energetici di cui il fisico ha bisogno.”
Silvano: “Sali minerali, vitamine, ferro nei periodi di carico in vicinanza delle gare, per cercare di recuperare gli sforzi.”
Ai fini del certificato di idoneità per attività agonistica, fai indagini più accurate?
Paolo: “I controlli previsti per legge e qualche volta ho fatto indagini più approfondite ‘Progetto Gemona’ con l’Università di Udine ed Ecografia al Cuore ogni 2/3 anni.”
Silvano: “Mi è capitato di fare un’ecografia al cuore sotto sforzo.”
È successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?
Paolo: “No, però la mamma quando esco mi dice sempre ‘…stai attento non sudare’.
Silvano: “Una volta un fisioterapista che mi curava il tendine.”

È difficile fermarsi o ridurre l’attività fisica quando si sperimentano sensazioni di benessere e di performance.
Hai un sogno nel cassetto?
Paolo: Si sì …ma è un sogno ed è nel cassetto!”.
Silvano:Mah, diciamo che intanto sono impegnato sulle distanze più corte, ma avere nel curriculum una Spartathlon non mi dispiacerebbe!”

La lunghissima Spartathlon da Atene a Sparta di 246 km fa gola a molti atleti ultrarunner.
Paolo e Silvano sono menzionati nel mio libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline.

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

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