Matteo Simone Psicologo, Psicoterapeuta
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Foto di Sandro Marconi “Scrotofoto” |
Approfondiamo la conoscenza di Paolo Bravi e Silvano Beatrici attraverso alcune loro risposte a mie domande volte ad approfondire il mondo degli ultramaratoneti.
Cosa
significa per te essere ultramaratoneta?
Paolo: “Significa appunto dedicarsi a gare la cui distanza è
superiore ai fatidici 42km 195 mt, significa avere amore e passione per la
corsa e avere la voglia ogni volta di affrontare un lungo viaggio.”
Silvano: “Correre gare più lunghe della
maratona, a volte molto più lunghe”.
Quale gara estrema ritieni non
poter riuscire a portare a termine?
Paolo:
“Ritengo che portare a termine un ironman
per me sarebbe difficile visto i problemi o il poco allenamento che potrei avere
con bici e nuoto ma la cosa mi affascina chissà, ma anche qui non credo sia
estrema e non parto sicuramente con l’idea di non riuscire! Magari soffrire
tanto si!”
Silvano: “Non so, non ci ho ancora pensato,
direi però che più che il problema di quanto ‘estrema’ è ‘con che ambizioni’ la
si affronta. Intendo che una gara estrema fatta per finirla è un conto, un
altro è puntare ad un risultato.”
Se l’ultramaratoneta è anche un atleta d’eccellenza
la gara è ancora più estrema perché si va alla ricerca anche del miglior
risultato oltre che portare a termine la gara.
C’è una gara estremi che non
faresti mai?
Paolo:
“Sono affascinato dal TOR, ma la montagna
come il mare se sbagli non perdona……quello sì che lo ritengo estremo per me!”
Silvano: “Al momento non mi interessano
quelle troppo lunghe, in cui bisogna dormire, prediligo gare secche in cui
parti ti distruggi e arrivi. Provando più distanze, alla fine prediligo quelle
meno ‘estreme’: 100km su strada, 60-80 km trail. Gare di 7-10 ore in cui posso
andare forte senza arrivare alla distruzione (se va bene).”
Ogni atleta riesce ad individuare il tipo di
competizione dove riesce meglio.
Cosa ti spinge a spostare sempre
più in avanti i limiti fisici?
Paolo:
“La voglia di fare sempre meglio…e non
accontentarsi.”
Silvano: “Per me spostare avanti i limiti fisici non vuol dire fare più km, ma ad
esempio migliorare la mia prestazione sulla 100 km.”
Superare i limiti non significa solo la lunghezza o
la durezza del percorso ma anche una miglior performance che comporta un
impegno maggiore, più determinazione, più coraggio.
Cosa pensano familiari e amici
della tua partecipazione a gare estreme?
Paolo:
“Chissà devo chiedere! Ma chi mi conosce sa
che sono appassionato per la corsa…e sa che senza non ci so stare!”
Silvano: “Chi sa cosa vuol dire o lo immagina
mi sostiene, altri mi chiedono come si fa.”
L’insieme
degli ingredienti che fa di una persona il campione, non è solo il talento, ma
anche tanto duro lavoro senza trascurare nessuno aspetto e nessuno dettaglio.
Fattori importanti sono l’allenamento fisico, l’aspetto mentale, la
preparazione nutrizionale e tanta autoprotezione e coccole che consistono nei
recuperi, massaggi, fisioterapia e l’affetto di persone care che fanno il tifo
per te in ogni caso senza pretese, senza pressioni.
Che significa per te partecipare a
una gara estrema?
Paolo:
“Fare qualche cosa al limite delle proprie
possibilità e del proprio controllo.”
Silvano: “Mettermi alla prova.”
Ti va di raccontare un aneddoto?
Foto di Sandro Marconi “Scrotofoto” |
Quando mi sono trovato al dunque
stavo recuperando sui primi tanto che in cima alla salita sono transitato in 5^
posizione e non era il caso di fermarsi. A Faenza c’era mio figlio Edoardo di 3
anni che mi aspettava, ed in quel periodo mi diceva sempre ‘babbo voglio
giocare con i sassi’, bene superato il Passo della Colla, pochi chilometri dopo
la posizione era diventata la 4^. A quel punto mi sono detto ‘Edo babbo ti
porta un sasso oggi! E così quel sassolino mi ha tenuto compagnia per 100 km!”
Silvano: “A quel km 80 del Passatore al mio
accompagnatore in bici ho detto che mi scappava la pipi per fermarmi a lato
della strada qualche secondo, non poteva dirmi di no, poi gli ho detto che non
era vero e siamo ripartiti, ma ho guadagnato una piccola sosta J”.
In
gare lunghissime si impara a gestire tutto, stanchezza, dolori, clima, ed anche
i sassolini nelle scarpe, l’esperienza serve poi per riderci su, per fare di
una gara faticosa, un racconto piacevole.
Come è cambiata la tua vita familiare
e lavorativa?
Paolo:
“Non ho visto cambiamenti, ho sempre corso
durante la mia vita. Ho cercato sempre di conciliare la mia vita di sportivo
con la famiglia, lo studio prima ed il lavoro ora. Con un pò di organizzazione,
un po' di sacrifici e tanta pazienza da parte di chi ti sta vicino si riesce a
fare tutto.”
Foto di Sandro Marconi “Scrotofoto” |
Come tanti altri ultrarunner è difficile trovare un
equilibrio tra il tempo da dedicare agli allenamenti ed alle gare ed il tempo
da dedicare alla famiglia ed ai propri affetti. Se vuoi puoi, basta
organizzarsi.
Se potessi tornare indietro cosa
faresti o non faresti?
Paolo:
“Se potessi tornare indietro forse mi cimenterei
prima nelle ultramaratone …negli anni 2003-2008 quando correvo le maratone
sotto le 2h30’ e se potessi tornare negli anni 98/99 correrei più maratone e
farei meno km in allenamento. Ma i se e i ma non hanno mai fatto la storia!”
Silvano: “Ci ho pensato ancora, forse mi
sarei dato prima all’ultramaratona, magari avrei avuto qualche risultato in
più. Ma alla fine sono contento del mio percorso, e magari anticipando i tempi
avrei rischiato più infortuni.”
Usi farmaci, integratori? Per
quale motivo?
Paolo:
“Farmaci, quelli strettamente necessari
quando si sta male, integratori spesso sì quando mi rendo conto che con
l’alimentazione soltanto non riesco a ristabilire i giusti equilibri alimentari
ed energetici di cui il fisico ha bisogno.”
Silvano: “Sali minerali, vitamine, ferro nei
periodi di carico in vicinanza delle gare, per cercare di recuperare gli
sforzi.”
Paolo:
“I controlli previsti per legge e qualche
volta ho fatto indagini più approfondite ‘Progetto Gemona’ con l’Università di
Udine ed Ecografia al Cuore ogni 2/3 anni.”
Silvano: “Mi è capitato di fare un’ecografia
al cuore sotto sforzo.”
È successo che ti abbiano
consigliato di ridurre la tua attività sportiva?
Paolo:
“No, però la mamma quando esco mi dice
sempre ‘…stai attento non sudare’.”
Silvano: “Una volta un fisioterapista che mi
curava il tendine.”
È difficile fermarsi o ridurre l’attività fisica
quando si sperimentano sensazioni di benessere e di performance.
Hai un sogno nel cassetto?
Paolo: “Si sì …ma è un sogno ed è nel cassetto!”.
Paolo: “Si sì …ma è un sogno ed è nel cassetto!”.
Silvano: “Mah, diciamo che intanto sono
impegnato sulle distanze più corte, ma avere nel curriculum una Spartathlon non
mi dispiacerebbe!”
La lunghissima Spartathlon da Atene a Sparta di 246
km fa gola a molti atleti ultrarunner.
Paolo
e Silvano sono menzionati nel mio libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida”, Edizioni Psiconline.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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