Non esiste non ce la faccio; volere è potere
Matteo SIMONE
Fare sport è una grande esperienza di vita individuale e collettiva con un gruppo o una squadra, guidati da un tecnico che dedica tempo e attenzione a ogni atleta cercando di tirare fuori il meglio da ognuno e dall’intera squadra.
Di seguito, Benedetta racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande di alcuni anni fa.
Ti sei sentita campionessa almeno un giorno? Si, mi sono sentita campionessa almeno un giorno. La maggior parte delle volte mi sono sentita in questo modo quando il mister tendeva a farmi ripetuti complimenti per la partita svolta. Se dovessi scegliere un giorno nello specifico è quando ho passato le selezioni per giocare con la rappresentativa sarda di calcio a undici femminile.
È importante avere una guida che dia indicazioni e fornisca riscontri adeguati e appropriati. Qual è stato il tuo percorso nello sport? All’età di 4 anni ho iniziato presso una scuola di danza. Successivamente all’età di 7 anni ho convinto i miei genitori a iscrivermi presso una scuola calcio (sport inizialmente agli occhi della mia famiglia non propriamente adatto alle donne) e fino all’età di 12 anni ho praticato entrambi gli sport in contemporanea. Dopodiché ho lasciato la danza per dedicarmi completamente al calcio fino all’età di 14/15 anni (età in cui le femmine non possono più giocare con i maschi). Durante le scuole medie e il liceo ho partecipato alle gare regionali di atletica per rappresentare la mia scuola perlopiù mediante la corsa. Infine, all’età di 18 anni ho iniziato a giocare a calcetto con una squadra femminile (Ladispoli) per 3 anni e mezzo.
Si è indirizzati a fare uno sport ma poi si comprende quale può essere il nostro sport di cui abbiamo passione e riusciamo a ritagliarci tempo e spazio per allenarci cercando di migliorare in eventuali gare individuali o di squadra o gruppo.
Nello sport cosa e chi contribuisce al benessere e/o performance? Penso che la performance possa essere considerata una conseguenza del benessere. Ossia il benessere all’interno del gruppo sportivo (non solo individuale) può incrementare in positivo la performance. Pertanto, le caratteristiche individuali e collettive, quali motivazione, determinazione, spirito di gruppo, coesione, etc. possono contribuire alla performance. Sicuramente un ruolo importante risiede nell’allenatore in quanto strumento che, a mio parere, deve aiutare e sfruttare al meglio le dinamiche all’interno dello sport. L’alimentazione è un altro fattore da tenere in considerazione; le situazioni esterne allo sport (per esempio problemi familiari che possono portare il soggetto a non essere presente mentalmente durante una partita e pertanto diminuendo la concentrazione).
Sono diversi gli aspetti e le persone che contribuiscono al benessere e alla performance dell’atleta in allenamento e in gara. Bisogna essere motivati, essere focalizzati, avere a disposizione persone competenti che consigliano, aiutano.
Un'esperienza che ti può dare la convinzione che ce la puoi fare? Durante la prima gara di atletica all’età di 12 anni ero completamente terrorizzata in quanto gareggiavano tantissime altre scuole e non volevo deludere il mio professore/allenatore. Mi ricordo che mentre correvo mi si appannavano gli occhi e stavo per crollare, ma nel frattempo pensavo che non avrei mollato e così è stato in quanto mi sono classificata tra le prime. Sicuramente un’esperienza del genere all’età di 12 anni mi ha segnato e rinforzato positivamente. Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? Inizialmente non erano propriamente d’accordo nel praticare un sport da loro definito prettamente “maschile”; nel momento in cui hanno potuto notare quanto fossi felice sono orgogliosi e allo stesso tempo felici per me.
Lo sport rende felici e ne beneficiano anche le persone vicine all’atleta nel vederlo entusiasta, energico, atletico, che segue uno stile di vita sano. Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? Il primo episodio che mi viene in mente è quando sono stata espulsa. Ai miei occhi è risultato divertente in quanto l’avversaria ha osato alzarmi le mani e io ingiustamente ho reagito. Sono caduta a terra e l’intera squadra (compreso il mister) hanno attaccato la squadra avversaria per difendermi. Sembrava di stare al 'mercato'.
A volte può capitare di essere istintivi e impulsivi e perdere di vista il senso della pratica sportiva competitiva ma rispettosa e tollerante.
Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport? Penso di essere molto determinata, reagisco al fallimento, competitiva (alle volte troppo), sportiva, leale e mi inserisco facilmente all’interno del gruppo. Che significa per te praticare attività fisica? Significa essere in pace con me stessa e soprattutto realizzata, in quanto ho la passione per il calcio e rinunciarci a vita comporterebbe rinunciare a una parte di me.
Lo sport fa parte delle abitudini di vita di una persona, diventa un nutrimento come acqua e pane e pertanto si vorrebbe essere sempre atleti.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport e in quali circostanze? Adrenalina prima di qualsiasi gara. Ansia da prestazione, soprattutto se vi sono persone che guardano come gioco in un’ottica di giudizio di quelle che sono le mie capacità. Soddisfazione quando so di aver fatto il possibile per cercare di raggiungere quel determinato scopo.
A cosa devi prestare attenzione nel tuo sport? Quali sono le difficoltà e i rischi? Sicuramente alla coesione della squadra e pertanto evitare che vi siano dinamiche conflittuali all’interno che potrebbero portare a una performance negativa. Inoltre, la gestione dell’ansia è fondamentale in quanto potrebbe portare a compiere errori banali come èer esempio non stoppare il pallone. Un’attenzione particolare potrebbe risiedere anche a quanto ti senti motivato dal proprio mister, poiché se vi è disaccordo con egli, ne potrebbe risentire non solo il singolo soggetto ma la squadra in generale. Un rischio è quello di far subentrare i problemi personali all’interno del gruppo sportivo.
Lo sport di squadra è davvero complesso e delicato, bisogna andare d’accordo con gli altri atleti, fare davvero squadra, essere guidati e coordinati da un mister che tenga conto del carattere e personalità di ogni atleta.
Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? Hai rischiato di mollare? Ho mollato per il mister ma anche perché essendo fuori sede oltre a studiare avevo la necessità di lavorare e non riuscivo a gestire in modo ottimale il tempo, ho dovuto lasciare la squadra. Pertanto, vi è l’intenzione di riprendere a fare attività fisica in quanto mi sento come se avessi messo da parte una metà di me stessa e quindi come si mi mancasse qualcosa.
È difficile portare avanti progetti quando entrano in gioco tanti altri fattori importanti nella propria vita, quali lo studio e il lavoro che sono la base per ogni persona, prioritarie a qualsiasi altra cosa che bisogna mettere da parte e riprendere a coltivare e dedicarsi appena possibile.
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti e fasi? Ritengo assolutamente utile lo psicologo nello sport. In particolare per la gestione dell’ansia e dell’insicurezza pre – partita; per incrementare la motivazione; per aiutare i giovani ad inserirsi meglio all’interno del gruppo; per gestire il rapporto allenatore – giocatori. Inoltre, per esempio, durante la fase adolescenziale sarebbe utile poter aiutare i genitori dei ragazzi nella gestione del rapporto familiare.
In effetti in una squadra ci sono tanti fattori, aspetti, dinamiche da considerare, da gestire, da affrontare, da superare e la figura di un professionista esperto può aiutare a modulare relazioni e sensibilizzare gli atleti a essere più comprensivi, consapevoli, tolleranti. L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? Rappresentativa sarda di calcio femminile.
La tua situazione sportiva più difficile? L’ultimo anno di calcio a undici con i maschi in quanto sentivo la differenza della forza fisica tra maschi e femmine.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Grazie alla mia capacità di non arrendermi facilmente e naturalmente grazie alle persone che mi stanno vicine.
È importante crederci, essere determinati, avvalersi di amici e portare avanti progetti, mete, sogni da realizzare. Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? Lasciate perdere i giochi sul telefonino. Praticate sport per sentirvi meglio con voi stessi, per crescere e per applicare tutti quelli che sono i principi che lo sport possiede nella vita in generale, quali ad esempio: sacrificio, determinazione, passione, rispetto.
In effetti, lo sport ti mette davanti alla praticità e alle difficoltà della vita da risolvere mettendosi in gioco o avvalendosi di amici apprendendo dall’esperienza.
Cosa hai scoperto di te stessa nel praticare attività fisica? Quanto sono competitiva, testarda e capace di migliorarmi quando voglio raggiungere quel determinato traguardo. Ho anche compreso quanto alle volte sono insicura prima di una determinata gara poiché penso spesso di non essermi allenata abbastanza (Credenza che viene poi smentita).
Hai un riferimento? Ti ispiri a qualcuno? Ai tempi d’oro mi ispiravo al mitico Kakà!
Una parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? Ripetere continuamente nella mia mente: “Non esiste non ce la faccio; volere è potere”.
Bisogna essere testardi nel continuare a perseguire sogni impegnandosi e credendoci e considerando che tutto è possibile se ci crediamo, ci proviamo e riproviamo, ci facciamo aiutare, studiamo, ci documentiamo.
Prossimi obiettivi e sogni realizzati e da realizzare? Sicuramente uno dei miei obiettivi è riprendere a giocare a calcio in modo costante e a livello agonistico.
Come ti vedi a 50 anni? Mi piacerebbe allenare una squadra di calcio femminile e perché no unire la psicologia allo sport.
Si cresce, si cambia, si trovano opportunità di lavoro, studio, divertimento e sarebbe ottimo unire sport e psicologia come io stesso ho fatto in passato e continuo a fare praticando sport e approfondendo la psicologia dello sport e degli atleti per un maggior benessere e una miglior performance con metodi e tecniche.
Quanto credi in te stessa? Alle volte sarebbe meglio che le persone mi ricordassero quanto valgo, ma nonostante ciò credo nelle mie potenzialità.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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