Anche quello che ci sembra impossibile,
diventa possibile
Matteo SIMONE
Paola
Sanna ha nel suo palmarès le seguenti prestazioni sportive: 2003 Campionessa
Italiana della 100km in pista alla “Lupatotissima” con nuovo record Italiano di
8h26'19", Argento Mondiale assoluto e Oro a squadre femminile nella 100km
dei Mondiali di Taiwan; 2004 Campionessa Italiana della 30 miglia; 2005, 2007,
2009 e 2013 Campionessa Italiana della 100km su strada alla 100km del
Passatore; 2006 e 2007 Campionessa Italiana della 6h e Oro a squadre femminile
con primato personale di 7h41'56" ai Mondiali di Seoul; 2010 Campionessa
Italiana della 50km e Campionessa Italiana IUTA di 50km in salita.
Qual
è stato il tuo percorso nello sport? Io sono sempre stata una persona molto sportiva fin da
quando ero piccola. Diciamo pure che sono nata con le scarpe da ginnastica ai
piedi! In passato ho praticato il nuoto, poi mi sono dedicata alla palestra
che, frequentata proprio nel periodo in cui mi stavo sviluppando fisicamente,
mi ha permesso di "costruirmi" qualche muscolo nelle gambe.
Successivamente ho giocato in una squadra di calcio femminile come centravanti.
La paura però di farmi male alle gambe, e ancor più alle ginocchia, era tanta.
È stato allora che ho cominciato a interessarmi alla corsa.
Chi ha contribuito al tuo benessere e/o
performance?
Continuavo a vedere mio padre che usciva a correre costantemente, e devo
dire che è stato merito suo se mi sono incuriosita a questo sport. Ho appeso al
chiodo le scarpette con i “tacchetti" e mi sono iscritta nel gruppo
sportivo per cui era tesserato anche mio padre.
Interessante
conoscere le storie di atleti, soprattutto di campionesse come Paola che è
stata ai vertici delle classifiche delle ultramaratonete in Italia, in Europa e
nel Mondo per quasi 10 anni. Ed è bello vedere come un genitore possa
trasmettere una passione semplice come la corsa che comporta fatica e impegno.
Una
tua esperienza passata che ti è utile per affrontare il futuro? Non ho un’esperienza in
particolare, ma i ricordi di tutte le volte che sono riuscita a superare le
crisi mentali, mi aiutano ad affrontare il futuro.
In
effetti le ultramaratone mettono a dura prova soprattutto quando si tratta di
correre gare di 100km e si lotta per un titolo italiano, europeo, mondiale, nel
corso di tante ora di corsa le crisi sicuramente arrivano e bisogna farci i
conti, bisogna capire come accettarle, studiarle, capirle, osservarle,
lasciarle andare, affrontarle, gestire, superarle e quando superi tutto ciò la
vita quotidiana anche se può essere difficile in certi momenti o periodi si può
sempre trovare un modo per gestirla come se fosse una 100km da portare a
termini.
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività sportiva? La mia famiglia e i miei amici mi
hanno sempre supportata e mi supportano tutt'ora, anche e soprattutto nei
momenti in cui ho avuto delle difficoltà. E questo lo reputo una grande forza a
mio favore. La corsa mi ha fatto incontrare i miei più grandi amici, e questo
per me è un grande tesoro! Anche quello che è stato il mio più grande sponsor,
il Libraccio, è diventato una parte della mia famiglia.
Un
episodio curioso, triste, bizzarro, divertente della tua attività sportiva? Una
curiosità che ricorre sempre nei miei sogni la notte prima dì una mia gara, è
che immagino sempre per un motivo o per un altro, dì arrivare sempre in ritardo
alla partenza. E quindi sentirmi addosso l’ansia che stanno dando il via e io
sto ancora finendo dì prepararmi. Vedo che tutti partono e arranco verso la
partenza, ovviamente essendo ultima!
Interessante
questa testimonianza dell’ansia che mette fretta all'atleta, un’ansia che forse
è funzionale, che ricorda all'atleta di fare le cose per bene, che bisogna
arrivare puntuali e sbrigarsi perché sarà un grande giorno, davvero curioso e
interessante di come una paura, un’ansia, un sogno posa aiutare l’atleta a fare
le cose fatte bene prima della partenza.
A
cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? Quello che più conta nell’ultramaratona è il fattore testa. Senza una dose superiore al normale dì determinazione,
testardaggine, disposizione alla sofferenza e al superamento della stessa, non
si possono raggiungere traguardi.
Ecco
quali sono gli ingredienti del successo nell’ultramaratona, grazie Paola! In
gare di endurance come le ultramaratone dove lo sforzo fisico e mentale è
perpetrato nel tempo per più ore, dalle 6 alle 8 e più ore, bisogna essere
davvero determinati nel voler fare le cose fatte bene e nel miglior modo
possibile, predisposti alla sofferenza sapendola accettare, gestire, conviverci
e mettere in conto momenti bui ma anche soddisfazioni che prima o poi arrivano
se si è pazienti, costanti, fiduciosi e predisposti a tale disciplina sportiva.
Hai
rischiato di mollare?
Dopo diversi anni di agonismo ad alto livello, e quindi ogni giorno di ogni
anno allenamenti su allenamenti lunghi per preparare manifestazioni importanti
come Mondiali o Campionati Italiani, di diverse distanze di ultramaratona, la
mia testa era satura di km. Al Campionato Mondiale di 100km che si era svolto a
Tarquinia, poco prima di metà distanza mi sono ritirata, nauseata da tutti quei
km e quella fatica che non avevo più voglia di sopportare. Ero full! Nei giorni
e mesi successivi non ne volevo più sapere di correre per tanto tempo. 10km per
me erano già troppi. Così ho dato retta al mio fisico, o meglio alla mia testa,
e mi sono “disintossicata” da tutti i km che avevo macinato per anni.
La tua situazione sportiva più difficile? La
situazione sportiva più difficile è stata proprio nel 2008 al Campionato
Mondiale della 100km a Tarquinia, quando ho capito che non ne potevo più dì
correre per così tanto. Quella che fino al giorno prima era la mia passione più
grande e dì cui non potevo farne a meno, in quel momento non mi dava più
nessuno stimolo, anzi non ne volevo più sapere.
Purtroppo
arriva anche la saturazione quando si è abituati a vincere, a primeggiare, a
sfidare i più forti e tutto ciò richiede un allenamento costante, un pensiero
fisso sulla prestazione da fare, sull'avversario da battere, sui risultati da
confermare e allora meglio tirare il freno a mano, fermarsi, riflettere, capire
cosa si sta facendo e cosa è meglio per se stessi, quale strada bisogna
prendere proseguendo a star bene prima di tutto e a continuare ad avere
progettualità interessanti, sfidanti e stimolanti. Ho aspettato mi tornasse la
voglia prima di ricominciare. Nessuna forzatura perché bisogna essere più che
determinati e volenterosi, per aver voglia di tornare a stare sulle gambe per
tanto tempo.
Ritieni
utile lo psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti e in quali fasi? Chiaramente essendo fondamentale
la testa in questa disciplina, ritengo che lo psicologo sia una figura
importante. Può essere d’aiuto per aumentare l’autostima e il credere sempre in
se stessi, nonostante le difficoltà che inevitabilmente in un’ultramaratona si
attraversano. Inoltre ci può aiutare a scavare dentro dì noi per trovare
risorse utili che ci aiutino a superare qualsiasi eventuale imprevisto, e a
tollerare meglio la fatica.
In
effetti sarebbe opportuno lavorare prima di tutto sulla consapevolezza di sé
stessi, su come si è, cosa si vuol fare, da dove si è iniziato e come, dove si
vuol arrivare e ottenere e come, con quali capacità, risorse. Continuando con
il fidarsi di sé e ricordando sensazioni piacevoli di successo, competenza,
benessere accettando imprevisti e avversità e capendo come affrontarli per
rimodulare sempre piani e programmi.
L'evento
sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? Sono due gli eventi sportivi in
cui ho vissuto le emozioni in assoluto più belle, e non riesco a sceglierne una
in particolare. La prima risale al 16 Novembre 2003, ai Mondiali della 100km a
Taiwan. Si trattava della mia prima partecipazione a un evento così importante
e, come si può facilmente intuire, la mia emozione era alle stelle. Arrivare al
secondo posto assoluto era un risultato per me totalmente inaspettato. Ho
impiegato mesi e mesi per rendermi conto dell’impresa che avevo compiuto, e
ogni anno questo anniversario lo ricordo sempre con molta emozione. Il secondo
evento risale invece al 28 Maggio 2005, al Campionato Italiano della 100km, che
veniva assegnato al Passatore, classica e famosa 100km in tutto il Mondo. Ero
incappata in questa gara grazie a mio padre, che l’aveva corsa già cinque volte
e prima dì appendere le sue scarpe al chiodo, ci teneva tanto ne corressimo una
insieme. Così nel 2002 abbiamo partecipato insieme, nonostante io avessi corso
solo una mezza maratona prima. Alla fine sono arrivata quarta assoluta e terza
italiana, e l’amore per questa distanza è iniziato subito! Nel 2005 poter
regalare a mio padre, mio allenatore e mio primo fan, la vittoria a questa
gara, non aveva eguali.
Come
hai superato crisi, sconfitte, infortuni? I momenti dì crisi in una disciplina come
l’ultramaratona sono assolutamente inevitabili. Si cade, ma bisogna sapersi rialzare
senza mollare mai. È così che anche quello che ci sembra impossibile, diventa
possibile. Se non ci si fa prendere dall’ansia, ma si rimane calmi, si riesce a
superare tutto. Bisogna saper aspettare e pazientare, perché tutto passa e i
momenti dì serenità, in cui recuperiamo le forze e ci sentiamo meglio tornano
dentro di noi. Questa è anche la mia filosofia di vita. Sono una persona che
non è mai ferma e ha sempre voglia di fare, ma il mio è un carattere che
davanti alle situazioni difficili rimane calmo. Non mi faccio prendere da ansie
o disperazioni. Penso sempre che ragionando o pazientando una soluzione si
trova sempre. Per questo devo ringraziare proprio la corsa, che in tanti anni
di attività mi ha aiutato a gestire le difficoltà che si incontrano nella vita
di tutti i giorni.
Un
messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? Il mio motto è: …corri, insegui
il tuo sogno e non mollare mai! Ai ragazzi di oggi vorrei dire dì stabilirsi
degli obiettivi ogni volta sempre più alti, e non fermarsi fino a quando non li
hanno raggiunti. Più sogni, più vai lontano!
Paola
sembra essere una vera maestra di vita grazie alla pratica della corsa, anzi
dell’ultracorsa, dovrebbe girare per scuole e strade incontrando ragazzi,
chiaccherando e correndo con loro per
guidarli e dargli una direzione da seguire con fiducia e coraggio.
Cosa
hai scoperto di te stessa nello sport? Lo sport dì me stessa mi ha fatto capire che ho tanta
tenacia e determinazione. Che sono disposta a fare qualsiasi sacrificio per le
cose in cui credo veramente. E che ottenere qualcosa dopo aver fatto tanti
sacrifici, è molto più gratificante rispetto che ottenerla facilmente.
In
effetti ben venga la fatica e la crisi se poi ti fa apprezzare traguardi e
successi che prima o poi arrivano e quando ti volti indietro apprezzi davvero
quello che sei stato capace di fare e di superare avendo in mente l’obiettivo
difficile e sfidante ma non impossibile.
Ti
ispiri a qualcuno?
Non mi ispiro a qualcuno in particolare. Tutti i più grandi campioni sono
per me un’ispirazione: umiltà, lavoro duro e determinazione.
Una
parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? Una frase che mi aiuta a crederci
sempre è: “se non perdi non puoi goderti le vittorie”.
Prossimi
obiettivi? Prossimo
obiettivo è riuscire a tornare a fare qualche gara corta, perché con due
bambini adesso mi è difficile fare altri programmi!
Questa
sembra essere davvero una grande sfida del momento ma ora che l’ha detto sono
proprio curiosa di vederla in gara e rimettersi in gioco.
Sogni realizzati e da realizzare? Aver vestito la maglia della
Nazionale in diverse gare dì livello Mondiale, e aver ottenuto grandi
risultati, sono stati sogni che ho potuto realizzare grazie alla mia passione.
Purtroppo l’ultramaratona non fa parte delle Olimpiadi, che per un vero
sportivo sono in assoluto il sogno più grande. Quindi i Giochi Olimpici per me
rimarranno per sempre un sogno. Un gran bel sogno!
Ringrazio
davvero Paola per aver dedicato tempo a rispondere a queste poche domande e
averci fatto rivivere i suoi tempi d’oro e il suo approccio all’ultramaratona
come insegnamento di vita.
Segnalo
il sito web di Paola Sanna: www.paolasanna.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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