Nei momenti
difficili della mia vita per fortuna c'era lo sport
Matteo SIMONE
Lo sport a volte diventa una grande risorsa per la persona, soprattutto quando ci sono difficoltà e disagi da affrontare, gestire e superare.
Lo sport aiuta a distrarsi, a riflettere, a esaminare, a
valutare, a elaborare, situazioni, pensieri, eventi e a riorganizzarsi per
nuove mete, obiettivi, sfide da portare a vanti nonostante tutto.
Di seguito Mauro racconta la sua esperienza
rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è
stato il tuo percorso nello sport? Faccio
sport fin da bimbo, direi dalle scuole medie, ora ho 61 anni a gennaio. Qui da
noi in montagna, anni ‘70 avevamo solo il calcio e quindi è iniziato da lì, poi
avendo resistenza ho iniziato con la scuola a correre e mi piaceva molto. Altro
sport che mi piaceva molto era la bicicletta, vedendo in quel periodo i vari
Gimondi, Merckx. A 13 anni, dopo il lavoro estivo, partii in corriera per quel
di Pavullo dove c'era un rivenditore di bici da corsa e comprai la mia prima
Colnago, tornai a casa e mio padre mi ‘diede giù’, in senso bonario, e da lì ho
cominciato a girare su è giù per le mie montagne. Credo in quel periodo c’ero
solo io con un paio di scarpe Atala con le gabbiette, arrivavo a casa con un
mal di piedi bestiale ma ero felice.
Si cerca di andare sempre incontro a proprie
passioni, organizzandosi e mobilitando energie per attrezzarsi e coltivare
queste passioni che fanno star bene, nonostante la fatica che non ostacola ma
diventa un’amica di allenamenti.
Chi ha
contribuito al tuo benessere e/o performance? Ho
contribuito solo io e la mia passione, tutto fatto in casa e sono ancora qua,
volontà, tenacia, resistenza, passione da 51 anni.
Cosa pensano
familiari e amici della tua attività̀ sportiva? I familiari sono quelli all'antica, non
appoggiavano e nemmeno ostacolano, non gli interessava lo sport. Amici, bella
parola direi, preferisco organizzarmi da sol. Ora giro per gare podistiche con
mia moglie, ho molti conoscenti quando andiamo alle gare o tapasciate.
La pratica di una passione sportiva a volte è
compresa e condivisa, a volte viene criticata e ostacolata, è importante
trovare un equilibrio, sapersi organizzarsi, trovare spazio e tempo per
allenarsi o gareggiare e ben venga se familiari sono disposti a condividere o
partecipare a eventi approfittando di conoscere luoghi e incontrare persone.
Ritieni
utile lo psicologo nel tuo sport? Tutto
fatto in casa, non serve lo psicologo, tanta passione e sto bene con me stesso
e nei momenti difficili della mia vita per fortuna c'era lo sport.
Cosa hai
scoperto di te stesso nello sport? Be’
ho scoperto tante cose di me nello sport, mi ha dato tanto a livello personale,
lo sport mi ha aiutato nei momenti difficili.
Un episodio
curioso, triste, bizzarro, divertente della tua attività̀ sportiva? Episodi tanti, ogni manifestazione ti da
qualcosa che tieni dentro e te lo porti a casa. Cose tristi: i podisti che buttano
a terra i bicchieri dei ristori e altro, chi pratica sport dovrebbe avere un
senso civico e un rispetto che molte volte manca e questi comportamenti
rovinano l'immagine dello sport.
La pratica dello sport è molto salutare ed è
considerata un sano stile di vita in quanto da tanti vantaggi a chi lo pratica
che porta a casa intense esperienze e bisognerebbe comunque essere corretti e
rispettosi di luoghi e persone lasciando soprattutto i luoghi di allenamenti e
gare puliti.
A cosa devi
fare attenzione nella pratica del tuo sport? Devo
fare attenzione a non superare i miei limiti, cosa che molte volte nello sport
succede per dimostrare qualcosa agli altri, credo che bisogna dimostrare solo a
noi stessi quanto valiamo.
Mauro sembra molto determinato nel continuare
a praticare lo sport che preferisce continuando a sperimentarsi e andando
incontro a sfide con consapevolezza e attenzione.
L'evento sportivo
dove hai sperimentato le emozioni più̀ belle? La
mia prima fiatone 1970 nel mio paesello Pievepelago Lago Santo, avevo 10 anni,
è sempre vivo il ricordo di 11 km in salita e un 19.000 ‘Sassuolissima’ super
competitiva, arrivato 54° correndo in 38 minuti, poi direi che la passione ti
porta a tanti bei ricordi sono tanti. Scusami ‘Sassuolissima’ 10.000, non 19,
io non faccio maratone o altro super come lei Matteo, mi limito a corse massimo
mezze, non ho la testa per affrontare certe competizioni come maratone o 100 km
dove devono scattare certi meccanismi mentali e avere preparazioni super, io
corro con grande passione ma non ho la testa per affrontare certe sfide, poi ho
sempre prediletto la velocità nelle gare anche se non sono mai andato sotto i
3’50” al km e il mio standard abituale era 4’00” al km.
Un bel ricordo di una gara all’età di 10 anni,
11km sembra essere molto sfidante per un bambino di 10 anni, soprattutto in
salita, davvero un bel ricordo di riuscita in salita con tanta fatica ma senza tirarsi
indietro.
Un messaggio
per avvicinare i ragazzi allo sport? Be’
ora è difficile dare un consiglio ai ragazzi, i valori sono cambiati, la
società è cambiata, lo sport come abbiamo fatto noi per amore e passione non
esiste più, ora ci sono valori materiali nello sport, quindi che dire a questa
domanda …non so …non riesco a dare un consiglio perché ora lo
sport è molto marcio, non vorrei dare valori e messaggi sbagliati.
Certo, una volta si era più genuini, si
faceva sport per strada con pochi mezzi a disposizione e senza pretese, ci si
confrontava e si tornava a casa, stanchi, sporchi e soddisfatti. Ora si cerca
la miglior prestazione, il miglior capo tecnico, il miglior orologio per
dichiarare tempi sempre più veloci.
Ti ispiri a
qualcuno? Certo che mi
ispiro a qualcuno, il grande Gino Bartali, grande uomo nella vita.
Una parola o
una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? Il bene si fa e non si dice detta da
Bartali.
Gino Bartali vinse tre Giri d'Italia (1936, 1937,
1946) e due Tour de France (1938, 1948). Bartali trasportò, all'interno della
sua bicicletta, dei documenti falsi per aiutare gli ebrei ad avere una nuova
identità, in collaborazione con l'organizzazione clandestina DELASEM. Nel
maggio del 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi consegnò
alla moglie di Bartali, Adriana, la medaglia d'oro al valore civile (postuma)
allo scomparso campione per avere aiutato e salvato molti ebrei durante la
seconda guerra mondiale. Il 2 ottobre 2011, inoltre, Bartali venne inserito tra
i "Giusti del Mondo" nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova.
Bartali, durante gli ultimi mesi
dell'occupazione tedesca, diede ospitalità alla famiglia di ebrei istriani dei
Goldenberg in una cantina di sua proprietà e il 7 luglio 2013 Bartali venne
dichiarato Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem. Nella motivazione, resa
pubblica il 23 settembre, si legge:
«In
seguito all'occupazione tedesca dell'Italia nel settembre 1943, Bartali, che
era un corriere per la Resistenza, giocò un importante ruolo nel soccorso degli
ebrei grazie ad una rete creata dal rabbino Nathan Cassuto a cui si unì [Elia]
Dalla Costa. Bartali, che era noto per coprire lunghe distanze con la sua
bicicletta per motivi di allenamento, trasportò documenti falsi da un posto
all'altro. La sua attività coprì una grande area. Distribuì anche documenti
falsi creati dalla rete di Assisi, un'altra operazione di soccorso cominciata
dai religiosi di quella città.».
Interessante la frase di Bartali: «Il bene si fa, ma non si dice. E certe
medaglie si appendono all'anima, non alla giacca».
Prossimi
obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Sogni
tanti nello sport, fare delle gran fondo di ciclismo in futuro. Ho risolto
qualche problema di anziani da accudire. Oltre il cuore per il podismo ho
un'altra grande passione, il ciclismo. Signor Matteo, grazie per l’intervista
spero gli sia stata utile, l’ho fatto molto volentieri e con sincerità.
Ringrazio davvero di cuore Mauro per la
sua disponibilità e sincerità a raccontare di se e della pratica del suo sport perpetrata
negli anni con tanta passione.
Psicologo,
Psicoterapeuta
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