giovedì 14 aprile 2022

Antonio Maggi: Il sogno Passatore è stato realizzato

 Quello che mi ha dato e mi sta dando la corsa, non ha eguali 
Matteo Simone 
 

Lo sport procura piacere, soddisfazioni, fatica, divertimento, aggregazione, successi, podi, ma a volte può togliere tempo da dedicare ad altro, bisogna saper trovare un equilibrio, sapersi organizzare e gestire propri tempi e spazi per dedicarsi a una passione che fa star bene e fa sperimentare sia benessere che performance. 

Di seguito Antonio racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande. 
Qual è stato il tuo percorso nello sport? All'età di 9 anni inizio a giocare a calcio. Tutte le trafile con la mia città natale, fino alla promozione, quest'ultima, giocata anche con maglia di città limitrofe. Nel 1998 smetto con il calcio e inizio con il calcio a 5. 15 anni di serie C con buoni risultati fino ad arrivare alla corsa, iniziata nel 2015. Amore forte per questa disciplina, fin da subito. 
 
Succede di incontrare la corsa e appassionarsi fortemente, allenandosi e cercando di preparare gare importanti e faticose come una maratona o addirittura una ultramaratona. 
Quando ti sei sentito campione nello sport?
Mai, ho soltanto percepito di aver fatto buone cose. 
Nello sport cosa e chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? In primis il mio stile di vita, regolare e senza troppi eccessi. Non ho mai fumato, mai usato sostanze e mi sono alimentato a dovere. 

Per stare bene e stare lontani da malattie e medici, potrebbe essere sufficiente anche solo praticare sport che porta ad avere sani stili di vita riguardo alimentazione, attività fisica e lontananza da dipendenze malsane. 
Quale tua esperienza passata ti rende più̀ sicuro di potercela fare? Molte esperienze vissute in passato, in primis la 100 km del Passatore del 2019. Mai raggiunto un apice così alto. Il calcio è stato anch'esso di forte impatto, ma quello che mi ha dato e mi sta dando la corsa, non ha eguali. 
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più̀ belle?
 La 100 km del Passatore è stata gioia pura, soprattutto dopo il ritiro dell'edizione precedente. 
La tua situazione sportiva più̀ difficile? Sempre il Passatore. Ho portato all'estremo il mio corpo alla massima potenza e ho capito quanto sia importante la forza di volontà. 

Portare a compimento una gara della distanza di 100km è un’impresa che lascia il segno di solito in modo positivo, per esserci riuscito a coronare un sogno di fatica, fino alla fine attraversando eventuali crisi lungo il percorso. 
Il 25-26 maggio 2019, Antonio ha portato a termine la 100 km del Passatore, Firenze-Faenza in 11h5111”, c’ero anch’io quell’edizione e impiegai 12h1318”. 
Cosa pensano familiari, amici, colleghi della tua
attività̀ sportiva?
Hanno sempre avuto una grande stima di me e, se erano titubanti, i miei risultati hanno tolto loro ogni dubbio. Mi hanno comunque sostenuto e penso vadano fieri di quello che ho fatto. 

E’ importante essere sostenuti nell’affrontare gare durissime dove nella mente dell’atleta ci sono tanti pensieri che si affollano, soprattutto nei riguardi di persone care che non possono essere presenti in quei momenti di fatica durante la gara e di soddisfazione al traguardo. 
Un episodio curioso, divertente, triste, bizzarro della tua attività̀ sportiva? Ce ne sono molti. La tristezza di una partita non vinta, l'aver fatto a pugni, le delusioni di un infortunio (tanti), una gara non corsa secondo le aspettative e altre cose che catalogo come "esperienze di vita sportiva", che ti aiutano a crescere. 

Lo sport è una grande palestra, un’enorme opportunità per mettersi in gioco e fare esperienza che incrementa la conoscenza di se stessi e aiuta a far meglio le prossime volte. Qualsiasi esperienza, dall’infortunio al successo.
 
Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport? Quelle di non mollare mai, perché dietro l'angolo ci può essere sempre la soluzione. Crederci sempre. La testa ha un ruolo fondamentale per me e dire che ho la "capa tosta" è il minimo. Importante è anche trovare gli stimoli, in ogni cosa, dalle persone che ti osservano, che ti criticano e che ti vogliono bene. Tutto può essere stimolo, basta saper capire e conoscere il proprio. Fondamentale è essere ambiziosi e competitivi, soprattutto con se stessi. Avere e crearsi un’Identità forte. 

Lo sport contribuisce a essere determinati, resilienti, risolutori nelle situazioni più difficili, ci si rende conto di come si è e cosa si può fare con le proprie motivazioni, ambizioni, progettualità.
Nella pratica del tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi?
Le difficoltà sono sempre dietro l'angolo. Se non si fanno le cose per bene, il rischio di cadere è alto. Organizzare e pianificare un evento e ciò che c'è prima di esso, è fondamentale.  
Cosa e chi ti ostacola? Gli unici ostacoli possono essere gli infortuni seri o la poca fiducia in sé stessi (cosa che non mi riguarda).

E’ importante non improvvisare e fare le cose con organizzazione e progettualità per non rischiare e tutelare la propria integrità psicofisica. 
Per quali aspetti e fasi ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Bè, qui c'è molto di personale. Ognuno di noi ha un profilo caratteriale bisognoso di un supporto. È fondamentale capire dove si vuole arrivare. Sono sicuramente fortunato perché ho sempre condiviso le mie passioni sportive con mio fratello gemello. Insieme abbiamo costruito il nostro carattere, che oggi ritengo sia forte e molto apprezzato da chi ci osserva. Di errori ne abbiamo fatti e, ripeto, ciò ci ha fatto crescere. Ritengo comunque che un aiuto psicologico sarebbe una ciliegina sulla torta nel cammino da affrontare. 

Bello condividere esperienze sportive con un fratello gemello, mi è capitato di vedere i gemelli Maggi che portavano a conclusione la maratona di Roma del 2022 mano nella mano con altri amici di squadra, una grande emozione. 
Come hai affrontato, gestito, superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? A 40 anni ho subito la rottura del crociato anteriore giocando a calcio a 5. Mi dissero che sarei tornato a giocare 6 mesi dopo. Dopo esattamente 96 giorni dall'intervento di ricostruzione ero in campo a giocare lo stesso campionato. Forza di volontà e sacrificio vero negli allenamenti fecero la differenza. Nella gara dei 100 km invece, ho superato una crisi che mi venne all'89mo km, con la testa, cercando di ascoltare il mio corpo. Ci riuscii, trovando un modo bizzarro, ma che alla fine risultò utile, dormire per un paio di minuti appoggiato a mio fratello. In quel momento avevo bisogno di dormire e lo feci. La delusione più cocente è stata il ritiro, causa inesperienza, nella prima 100 km del Passatore. Troppo dura, troppo difficile, troppo lunga. Una gara che mai e poi mai, mi ripetevo durante il percorso e nei momenti di crisi, avrei rifatto e provato a rifare. L'abbandono più totale alla sconfitta, il rifiuto… Morale della favola, il giorno dopo andai in banca a fare il bonifico per l'edizione dell'anno dopo! 


Questa è una bellissima esperienza di resilienza grazie alla risorsa a disposizione di un fratello gemello che accoglie il fratello bisognoso di alcuni minuti di sonno per ripartire con energie rinnovate e voglia di portare a termine la gara faticosa ma non impossibile. 
 
Nel libro "La 100km del Passatore" sono riportate tante storie, interviste, testimonianze, aneddoti di atleti che hanno preso parte alla gara di 100km arrivando a conclusione, a podio, vincendola.  
La 100km del passatore. Una gara fra coraggio e resilienza. Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? 
Cosa hai scoperto di te stesso e degli altri nella pratica dello sport? Sinceramente non pensavo di arrivare a conoscere il mio corpo in questo modo, sentirlo, ascoltarlo, assecondarlo. Una continua scoperta della sofferenza sportiva, alzando l'asticella quasi al massimo, annusando la paura di non farcela e la gioia della riuscita. Ho osservato gli altri e ne ho fatto tesoro. Ho imparato a calcolare e a convivere con la sofferenza, gestendo situazioni molto complicate. Di questo ne vado molto fiero. 

Gli sport e di fatica e di endurance incrementano, consapevolezza, autoefficacia e resilienza, si conosce meglio se stessi, cosa si è in grado di fare, si è più propensi e fiduciosi a trovare soluzioni senza abbattersi subito. 
Quali allenamenti mentali utilizzi? Agire, dopo aver deciso l'appuntamento prossimo futuro. Incrementare e preparare il corpo a ciò che ci aspetta, calcolando anche sorprese negative che potrebbero esserci. Da un po' di tempo a questa parte curo molto il corpo e quella parte di esso che durante la corsa ha più motivo di stressarsi. Stabilizzatori, muscoli dorsali, glutei, tricipiti femorali e adduttori, sono ciò che alleno di più e i risultati sono molto soddisfacenti. Tre uscite di corsa e due appuntamenti in palestra sono il lavoro settimanale che mi serve, all'età di 49 anni, a non avere brutte sorprese con gli infortuni. Pianificare gli allenamenti a seconda della gara che si andrà a fare è fondamentale. Velocità, resistenza e potenza sono i tre punti di forza per fare bene. Tutto ciò mi permette di essere sereno mentalmente e di avere buona lucidità in ogni momento. 

È importante curare diversi aspetti del corpo e della mente, organizzarsi fisicamente e mentalmente sul da farsi, su quali parti del coro bisogna potenziare senza
sottovalutare le parti più nascoste e con la consapevolezza che la corsa non è solo gambe e muscoli ma anche addome, busto, pensiero positivo e tant’altro.
 
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Stavo preparando la maratona di Padova, in programma il 24 Aprile, purtroppo è saltata, andrò comunque a correre una 21 km nel Conero, a Numana, ma poco importa, ce ne saranno altre. Il sogno Passatore è stato realizzato. Raggiungere le 20 maratone (attualmente sono 13) è il prossimo step, ma ciò che mi logora, purtroppo, è il non poter dire di aver corso una maratona sotto le 3 ore. Confesso che sarà difficile poterlo fare, ma conoscendomi, lascerò un piccolo spazio all'impresa, cercando di bissare quei 3 minuti che mi separano da essa. 

Credo che il muro delle 3 ore in maratona è una bella sfida e che si possa portare a termine continuando ad allenarsi in modo mirato e focalizzato con i lavori occorrenti e con una fase accurata di preparazione che prevede le varie ripetute lunghe con brevi recuperi attivi, i vari medi lunghi allenamenti a ritmo medio/gara e alcuni lunghissimi a ritmo poco più lenti della maratona, ma soprattutto con l’aiuto del fratello gemello e altri amici di pari livello. 
Quale domanda avrei dovuto farti?
La domanda "sei felice di quello che fai" potrebbe essere una buona domanda, forse scontata, ma racchiude molte cose, una fra tutte "lo stimolo". Nessuno mai pensa alla felicità che si può sprigionare da una cosa fatta con fatica, passione e coraggio. La corsa è soprattutto questo. Abbiamo idea di quanto possa regalare ad ognuno che la pratica? Di quanta autostima generi? Di come dia la possibilità a molti di esprimersi, di emergere, di essere se stessi, pur avendo un handicap, un carattere chiuso e una vita da esclusi in questa società che non è poi così tanto benevola verso di essi. La corsa da possibilità a tutti di esprimersi, senza essere un campione, senza essere bello e senza essere perfetto, e questa è una cosa fantastica! 

Questa è una bellissima testimonianza, utile a capire il valore di praticare uno sport come la corsa che può sembrare faticoso e noioso ma che contempla allenamenti, sfide, progetti, condivisione, aggregazione, inclusione, risultati, gradualità. 
Come vivi il pre-gara, la gara e il post-gara? Una settimana prima di un evento importante ho sempre avuto un po' di ansia, ben controllata, ma molto presente. Fare e preparare le cose per bene mi ha sempre aiutato molto. Personalmente, detesto l'attesa, preferendo di gran lunga essere impegnato per non pensare. Ho una pizzeria e il mio lavoro tira per le lunghe, soprattutto il sabato sera e più di una volta ho corso gare importanti il giorno seguente con poco meno di due ore di sonno. Queste situazioni sono per me le migliori, non so perché ma è così. 

Tocca festeggiare la prossima maratona in pizzeria da Antonio e smaltire un po’ di residui di ansia pre-gara.
Quali sono gli ingredienti del successo? Ognuno di noi ha il proprio. Essere se stessi e avere un'identità è alla base di tutto. Dare un esempio positivo genera rispetto più di ogni altra cosa. Il ciarlatano alla lunga esce fuori e la selezione naturale è presto fatta. Non bisogna essere un campione per avere successo, bisogna essere seri, coerenti e avere rispetto per tutti. Miglioro me stesso, non per piacere agli altri 
Cosa diresti a te stesso quando eri più̀ giovane? Con il senno di poi, a quel giovane ragazzo che ero, direi una cosa fondamentale: ‘L’allenamento è la chiave del successo’. La situazione mentale migliora di conseguenza, perché la lucidità guadagnata, rafforza l'autostima e genera energia. Questo, per quanto mi riguarda, l'ho scoperto con il trascorrere degli anni, a mie spese, pensa che spettacolo sarebbe stato se qualcuno me lo avesse detto agli inizi della mia gioventù. 

A quale personaggio ti ispiri? Non ho un personaggio a cui mi ispiro. Sento forte il desiderio di essere migliore e di migliorare la mia vita, cercando di lasciare un buon esempio negli altri e soprattutto in mia figlia. Grazie per l'attenzione che mi hai dato. Spero di conoscerti quanto prima e di vederci in qualche gara. 


Matteo SIMONE 

380-4337230 - 21163@tiscali.it 

http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html 

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